Passa ai contenuti principali

Dinamiche Economiche 2025: Confronto tra Crescita e Stagnazione nei Paesi OCSE

 

L’analisi dei dati presentati offre una panoramica sulle dinamiche economiche e industriali di una serie di Paesi e regioni tra gennaio e maggio 2025. I numeri rappresentano probabilmente indici di produzione industriale o attività economica, con una base normalizzata a 100, dove valori superiori indicano espansione rispetto al periodo base. L’osservazione di questi andamenti mensili consente di rilevare tendenze, discontinuità e differenze regionali significative.

Cominciando dall’Austria, si nota una sostanziale stabilità nei primi tre mesi, con valori identici a gennaio e marzo, seguiti da una notevole impennata in aprile, dove l’indice passa da 123.3 a 126.1. Questo suggerisce un’accelerazione dell’attività economica, forse dovuta a fattori stagionali o all’aumento della domanda esterna. Tuttavia, il dato di maggio non è disponibile, limitando la visione del trend di più lungo periodo. Il Belgio presenta una crescita continua, partendo da 119.8 a gennaio e arrivando a 124.1 in aprile, segnale di un contesto economico in miglioramento, probabilmente alimentato da settori trainanti come la logistica o la produzione high-tech.

Il Canada, al contrario, mostra una dinamica stagnante con leggere variazioni: l’indice parte da 109.1 e termina a 108.5 in aprile. Questo lieve calo può essere indicativo di una contrazione della domanda o della produzione, oppure di una fase di consolidamento economico. Il Cile presenta una traiettoria opposta, con un indice in costante crescita da 103.4 a 105.6 nel corso dei cinque mesi considerati. È un andamento regolare che lascia presumere stabilità e resilienza del tessuto produttivo cileno.

La Colombia, invece, mostra un andamento irregolare: un lieve calo da gennaio a marzo, seguito da una ripresa ad aprile. Questo potrebbe indicare vulnerabilità a fattori interni o esterni, come inflazione, politiche fiscali o instabilità. Anche la Repubblica Ceca segue un trend positivo costante: da 110.7 a 114.2 in quattro mesi, suggerendo una buona performance dell’industria, forse trainata da export o investimenti diretti.

La Danimarca presenta un andamento molto volatile, con un picco in febbraio (143.0) seguito da un calo in marzo e poi una risalita in aprile. Questa ciclicità potrebbe derivare da settori fortemente influenzati dalla stagionalità o da flussi commerciali legati all’energia. L’Estonia, pur mostrando una certa fluttuazione, si mantiene su livelli elevati (tra 114.1 e 121.0), confermando la vitalità della sua economia digitale e industriale. La Finlandia, anch’essa, mostra un andamento positivo nel tempo: dopo un piccolo calo in febbraio, rimbalza fino a 120.4 ad aprile.

La Francia e la Germania si collocano su un piano molto diverso. La Francia mostra un indice inferiore a 100 in tutti i mesi, segnalando un’attività al di sotto del livello base. L’oscillazione è minima, il che suggerisce una fase stagnante. La Germania registra valori ancora più bassi, con un indice che non supera i 90.5 nel periodo analizzato. Questo è allarmante per la maggiore economia europea, che probabilmente soffre per la debolezza del settore manifatturiero, i tassi d’interesse elevati e la transizione energetica. Entrambe le economie sembrano bloccate in una fase di debolezza strutturale.

La Grecia presenta dati preliminari molto elevati, con un picco a febbraio (132.8), seguito da un calo e poi una leggera ripresa. Questo potrebbe riflettere l’effetto di misure governative, investimenti pubblici o fondi europei. L’Ungheria mostra un andamento relativamente stabile, oscillando intorno a quota 111. Dopo un calo a febbraio, recupera ad aprile, suggerendo un’economia in bilico tra pressioni interne e opportunità esterne.

L’Irlanda si distingue nettamente da tutti gli altri paesi: parte da un già alto 170.4 e raggiunge 217.4 a marzo, per poi scendere a 184.3 in aprile. Un tale incremento potrebbe essere attribuito al ruolo delle multinazionali tech e farmaceutiche, molto presenti nel Paese. Tuttavia, l’elevata volatilità rende difficile trarre conclusioni strutturali. Israele ha dati solo per gennaio e febbraio, entrambi molto alti (oltre 135), segnalando una fase di espansione, anche se la mancanza dei dati successivi impedisce un’analisi completa.

L’Italia mostra una situazione piatta: i valori restano sempre sotto 100 e variano molto poco, evidenziando una crescita debole e una mancata spinta del settore produttivo. Anche il Giappone presenta valori bassi, appena sopra 90, con una leggera tendenza al rialzo in maggio. La Corea, invece, registra un aumento significativo fino a marzo, poi una lieve flessione. Questo andamento può riflettere l’andamento dell’export tecnologico.

I Paesi baltici offrono dinamiche interessanti. La Lettonia presenta una lieve oscillazione, ma resta sempre sopra 115. La Lituania mostra un calo più marcato, da 161 a 154.4, pur mantenendosi su livelli molto alti, forse a causa della volatilità dell’industria chimica o alimentare. Il Lussemburgo registra dati piuttosto bassi, inferiori a 90, segnalando una contrazione rispetto al periodo base. È possibile che l’andamento negativo sia legato a una riduzione dell’attività finanziaria o logistica.

Il Messico mostra una certa stabilità, con variazioni modeste e un indice attorno a 103–104. Lo stesso vale per i Paesi Bassi, che mostrano un piccolo incremento fino a marzo, seguito da un leggero calo. La Norvegia si distingue per un andamento in crescita, da 101.6 a 104.9 in aprile, forse dovuto a buone performance del settore energetico.

La Polonia conferma la sua posizione come una delle economie più dinamiche dell’Est Europa, con valori stabili e in crescita da 151.4 a 152.4 in maggio. Il Portogallo, pur partendo da un valore basso (95.0), mostra una buona ripresa, raggiungendo quasi 99 a maggio, segnalando un recupero dell’attività produttiva.

La Slovacchia ha un indice inferiore a 100 per tutta la serie, ma mostra un miglioramento costante, da 91.8 a 98.2. La Slovenia, al contrario, evidenzia un calo continuo: da 124.6 a 119.0. Questa tendenza potrebbe indicare una perdita di slancio economico, forse per un rallentamento della domanda esterna. La Spagna mantiene una crescita contenuta ma costante, con l’indice che passa da 103.6 a 104.4.

La Svezia mostra valori stabili sopra quota 115, con un leggero aumento in aprile, che può indicare una ripresa legata a settori ad alta tecnologia. La Svizzera, con valori tra 133.1 e 152.0, evidenzia una forte crescita, compatibile con la sua reputazione di economia ad alta produttività.

La Turchia mostra valori molto alti, anche se altalenanti. Il dato più elevato è a marzo (150.2), seguito da un calo. Questa instabilità potrebbe riflettere sia pressioni inflazionistiche sia misure di politica monetaria. Il Regno Unito si mantiene poco sotto quota 100, segno di una crescita moderata e ancora incerta dopo la Brexit.

Gli Stati Uniti presentano un andamento stabile, tra 102.1 e 102.7. La crescita è limitata ma costante, indice di una situazione economica bilanciata nonostante le sfide geopolitiche. Il G7, nel complesso, riflette la debolezza di alcune grandi economie come Germania, Francia e Giappone, con un indice sempre sotto 100. L’Eurozona mostra invece segnali di ripresa fino a marzo, con una leggera flessione ad aprile, forse legata alla performance della Germania.

L’Unione Europea nel complesso segue una traiettoria simile, mentre l’area OCSE mostra una crescita moderata ma costante. L’Europa OCSE si distingue per un livello più alto, con valori che arrivano a 109.9 a maggio. Questo riflette probabilmente il contributo positivo di Paesi come Irlanda, Polonia e Paesi nordici.

Tra le economie non-OCSE, il Brasile mostra una lieve crescita fino a marzo, seguita da una leggera contrazione. La Croazia presenta una flessione netta da gennaio a marzo, seguita da una ripresa in aprile. L’India, infine, ha un solo dato disponibile (137.7 a gennaio), che suggerisce una forte attività, ma non consente un’analisi completa.

Nel complesso, il quadro emerso nei primi cinque mesi del 2025 è caratterizzato da una forte eterogeneità. Mentre alcune economie mostrano una crescita vivace e sostenuta, altre sembrano attraversare una fase di stagnazione o addirittura di contrazione. Le economie orientate all’export e con forte componente tecnologica tendono a performare meglio, mentre quelle con settori manifatturieri tradizionali sembrano più esposte alle difficoltà attuali. I dati suggeriscono che, almeno per ora, la ripresa economica post-pandemica e post-inflattiva si sta sviluppando in modo asimmetrico, a seconda della struttura produttiva e delle politiche economiche adottate nei singoli Paesi.

 

Fonte: OCSE

Link: https://data-explorer.oecd.org/vis?lc=en&df[ds]=dsDisseminateFinalDMZ&df[id]=DSD_KEI%40DF_KEI&df[ag]=OECD.SDD.STES&dq=.M.PRVM.IX.BTE..&lom=LASTNPERIODS&lo=5&to[TIME_PERIOD]=false&vw=tb

 


Commenti

Post popolari in questo blog

Il Cuneo Fiscale nei Principali Paesi OCSE nel 2024

  I dati mostrano l’evoluzione del tax wedge medio – cioè l’incidenza percentuale delle imposte sul lavoro rispetto al costo totale del lavoro – per un lavoratore single senza figli, con un reddito pari al 100% del salario medio, in un campione ampio di Paesi OCSE, nel periodo 2015–2024. Questo indicatore è centrale per comprendere l’onere fiscale sul lavoro e il suo impatto sull’economia, sull’occupazione e sulla competitività. L’analisi mostra un panorama piuttosto eterogeneo. I Paesi OCSE si collocano su un ampio spettro, che va da chi applica una pressione fiscale minima, come Colombia e Cile, fino a chi presenta carichi elevati, come Belgio e Germania. Nonostante le differenze strutturali tra i sistemi fiscali, è possibile individuare alcune tendenze comuni e differenziazioni regionali e temporali. Cominciando dai Paesi con le pressioni fiscali più alte, il Belgio resta costantemente in cima alla classifica per tutta la serie temporale, pur mostrando un leggero trend dis...

Trend globali nella produzione di nuovi medici

  Il lungo arco temporale compreso tra il 1980 e il 2023 offre uno sguardo ricco di dettagli sull’evoluzione della formazione dei medici in numerosi paesi, misurata in laureati in medicina per 100 000 abitanti. All’inizio degli anni Ottanta diverse nazioni presentavano livelli di ingresso nelle facoltà di medicina piuttosto elevati, con alcuni picchi record, mentre altre registravano numeri più contenuti. Nel corso dei decenni successivi il quadro si è fatto più sfaccettato: a un’estensione e a un potenziamento delle politiche di reclutamento hanno fatto da contraltare oscillazioni legate a riforme accademiche, crisi economiche, ristrutturazioni dei sistemi sanitari e flussi migratori di professionisti. Dall’analisi emerge un generale trend di aumento della produzione di nuovi medici a livello mondiale, benché con intensità e momenti diversi a seconda delle regioni e dei contesti nazionali, riflettendo scelte politiche, bisogni demografici e dinamiche di mercato. A livello comple...

Superbonus, PNRR e digitalizzazione il futuro del settore dell’architettura e dell’ingegneria in Italia

  L’analisi del valore aggiunto nel settore delle attività degli studi di architettura e ingegneria, collaudi e analisi tecniche in Italia tra il 2014 e il 2022 evidenzia un incremento complessivo del 34,68%, con un aumento assoluto di 6,08 miliardi di euro. Il settore ha attraversato fasi alterne, con momenti di crescita e contrazione che riflettono l’andamento del mercato delle costruzioni, delle infrastrutture e degli investimenti pubblici e privati. Se nei primi anni del periodo analizzato il comparto ha subito una serie di difficoltà legate alla stagnazione economica e alla riduzione degli investimenti, dal 2020 in poi si è registrata una ripresa significativa, culminata nel boom del 2021 e 2022. Questo andamento è il risultato di una combinazione di fattori, tra cui il rilancio degli investimenti in infrastrutture, l’impatto del Superbonus 110%, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e l’aumento della domanda di progettazione e collaudi nel settore edilizio e indus...