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Andamento dei tassi di consumo alcolico in Italia: un’analisi regionale dal 2007 al 2023

 

·         Dal 2007 al 2023 i tassi alcolici regionali italiani mostrano una riduzione generalizzata significativa.

·         Nord e Sud presentano cali diversi: più marcati in Puglia e Marche, moderati in Trentino.

·         Le campagne di prevenzione, unite a cambiamenti culturali, hanno favorito un calo strutturale dei consumi.

 

 

L’analisi dei dati riportati nella tabella sugli “Alcol Tassi standardizzati per 100 persone” nelle diverse regioni italiane dal 2007 al 2023 mostra un quadro complesso e differenziato, con trend regionali che nel complesso evidenziano una diminuzione generalizzata dei consumi o comunque della diffusione del fenomeno, pur con oscillazioni e fasi intermedie che non sempre seguono un andamento lineare. Se si osserva il dato complessivo, quasi tutte le regioni evidenziano una riduzione dei valori dal 2007 al 2023, con variazioni percentuali negative anche significative, in alcuni casi superiori al 40 per cento. Questo dimostra come nell’arco di oltre quindici anni vi sia stato un calo costante nell’incidenza del consumo standardizzato di alcol, probabilmente riconducibile a fattori culturali, sociali e sanitari, oltre che a politiche di prevenzione più mirate e a una maggiore sensibilità collettiva rispetto ai rischi legati all’abuso di bevande alcoliche.

Analizzando regione per regione emergono alcune peculiarità. Piemonte, ad esempio, parte da un valore piuttosto alto nel 2007 pari a 26,2 e registra nel 2023 un 20, con una perdita assoluta di 6,2 punti e una variazione percentuale negativa del 23,66 per cento. Valle d’Aosta, che storicamente presenta livelli molto elevati, parte da 30,6 e scende a 24,2, un calo netto del 20,92 per cento. Liguria mostra invece una delle riduzioni più marcate, passando da 23,5 a soli 14,1 con una perdita del 40 per cento, segno di un cambiamento molto forte nelle abitudini di consumo. Lombardia segue un percorso simile con valori che da 23,2 scendono a 16,8, un calo del 27,59 per cento.

Nelle regioni del Nord si evidenzia comunque una certa eterogeneità: Trentino-Alto Adige e Veneto, storicamente legati a un consumo più radicato di alcolici, mostrano anch’essi cali significativi rispettivamente del 26,47 e del 26,37 per cento, anche se partendo da valori iniziali alti e mantenendo nel tempo dati comunque sopra la media nazionale. Friuli-Venezia Giulia scende del 23,25 per cento, Emilia-Romagna del 26,32, Toscana del 33,33 e Umbria del 29,82. Ciò mostra una tendenza comune al Centro-Nord, con riduzioni diffuse ma con regioni che restano caratterizzate da valori elevati rispetto ad altre aree italiane.

Le Marche rappresentano un caso particolarmente interessante. Nel 2007 la regione parte da 26,9, ma nel 2023 scende a 14,3 con una riduzione quasi della metà, pari al 46,84 per cento, la più elevata in termini percentuali in tutto il quadro nazionale. Anche Puglia registra una diminuzione drastica, da 22,9 a 11,9, con un calo del 48,03 per cento, il più alto in assoluto. Basilicata cala del 39,84 per cento, Calabria del 28,50 e Sicilia del 27,34. Le regioni del Sud e le isole partivano generalmente da valori inferiori rispetto al Nord e al Centro, ma hanno comunque visto una riduzione importante che in alcuni casi è ancora più marcata rispetto ad aree storicamente più esposte al fenomeno.

Lazio e Abruzzo mostrano cali più contenuti, intorno al 20 per cento, mentre Molise registra un calo del 29,17. Campania passa da 18,3 a 11,5 con un calo del 37,16, confermando la tendenza meridionale a ridurre in modo significativo i tassi, sebbene i valori di partenza fossero già più bassi rispetto al Centro-Nord. Sardegna scende da 22,2 a 17,6 con un calo del 20,72.

Nel complesso si può osservare come quasi tutte le regioni, pur con andamenti altalenanti tra alcuni anni, abbiano conosciuto una fase di riduzione evidente dei tassi soprattutto dopo il 2010, con accelerazioni nelle riduzioni tra il 2012 e il 2020. Questo periodo coincide con un rafforzamento delle campagne di prevenzione, con una maggiore consapevolezza sociale rispetto ai danni dell’alcol e con l’introduzione di politiche pubbliche mirate, incluse le restrizioni alla guida sotto effetto di alcolici e l’abbassamento della soglia legale di alcolemia.

Un altro aspetto che emerge è la convergenza dei valori: nel 2007 la forbice tra la regione con i valori più alti, la Valle d’Aosta con 30,6, e quella con i più bassi, la Sicilia con 12,8, era di quasi 18 punti percentuali, mentre nel 2023 la differenza tra la più alta, Valle d’Aosta con 24,2, e la più bassa, Sicilia con 9,3, si riduce pur restando consistente. Questo fenomeno di convergenza dimostra come il calo sia stato diffuso e generalizzato, portando progressivamente le regioni a valori meno distanti.

Se si considera la variazione percentuale complessiva, emerge chiaramente come alcune regioni del Centro-Sud abbiano registrato cali più drastici, mentre al Nord si osservano diminuzioni importanti ma più moderate in termini relativi. Le ragioni di queste differenze possono essere molteplici: fattori culturali, abitudini alimentari e sociali, peso delle tradizioni enogastronomiche, livello di urbanizzazione e campagne di prevenzione locali. In regioni come Veneto, Trentino-Alto Adige o Friuli Venezia Giulia la tradizione legata al vino e alla birra artigianale resta radicata, e ciò può spiegare il mantenimento di valori più alti nonostante la riduzione.

In conclusione, il quadro complessivo mostra come in Italia vi sia stata una riduzione generale e strutturale dei tassi di consumo standardizzato di alcol, con oscillazioni annuali ma con un trend netto al ribasso in tutte le regioni. Alcune aree hanno visto riduzioni particolarmente marcate, come Puglia e Marche, mentre altre hanno mantenuto livelli relativamente più alti ma comunque in calo, come Valle d’Aosta e Trentino-Alto Adige. Il fenomeno può essere interpretato come il risultato di una maggiore consapevolezza collettiva, di cambiamenti generazionali nelle abitudini, di politiche pubbliche più incisive e di un diverso approccio culturale nei confronti dell’alcol. Ciò non significa che il problema sia stato risolto, ma i dati dimostrano che nell’arco di oltre quindici anni vi è stata una significativa inversione di tendenza, che ha interessato l’intero Paese in modo più o meno uniforme e che segna un progresso rilevante nel campo della salute pubblica.

 

Fonte: ISTAT

Link: https://www.istat.it/statistiche-per-temi/focus/benessere-e-sostenibilita/la-misurazione-del-benessere-bes/gli-indicatori-del-bes/

 




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