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Il 2015 rappresenta l’anno di minimo storico
nella percezione di sicurezza in quasi tutte le regioni italiane, seguito da un
progressivo recupero.
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Alcune regioni del Sud, come Campania e
Calabria, registrano i miglioramenti più significativi, mentre il Trentino-Alto
Adige evidenzia un calo nonostante i valori inizialmente elevati.
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La percezione di sicurezza non coincide con i
dati reali di criminalità, ma riflette fattori sociali, culturali e urbanistici
che incidono profondamente sulla qualità della vita.
La percezione di
sicurezza nel camminare da soli quando è buio è un indicatore fondamentale per
comprendere il rapporto tra cittadini e territorio. Essa non misura soltanto
l’oggettiva incidenza dei reati, ma riflette la fiducia delle persone negli
spazi urbani, nella coesione sociale e nella presenza delle istituzioni.
L’analisi dei dati relativi agli anni dal 2010 al 2023 nelle diverse regioni
italiane mostra un quadro complesso e differenziato, dove emergono dinamiche
regionali, oscillazioni nel tempo e contrasti che risentono di fattori
economici, sociali e culturali. Nel complesso, si tratta di un osservatorio
privilegiato per comprendere come mutino le sensazioni di sicurezza a fronte di
crisi economiche, cambiamenti urbani, emergenze sanitarie e trasformazioni nei
modelli di vita quotidiana.
Partendo dal Nord Italia, il Piemonte mostra un andamento
oscillante: dal 60,4 per cento del 2010 si scende al minimo del 51,1 nel 2015,
per poi risalire fino al 66,6 nel 2023. La variazione assoluta di 6,2 punti e
quella percentuale di oltre il 10 per cento segnalano un recupero significativo
nell’ultimo periodo, probabilmente legato a interventi di riqualificazione
urbana e a una percezione più positiva della sicurezza nei centri cittadini. In
Valle d’Aosta la situazione appare tra le migliori a livello nazionale, con
valori sempre alti, superiori al 75 per cento, e una crescita finale che porta
l’indicatore all’81,5 nel 2023. Qui la dimensione ridotta del territorio e il
tessuto sociale coeso incidono in maniera evidente. Diversa è invece la
parabola del Trentino-Alto Adige, che partiva da livelli molto elevati, intorno
al 76 per cento, ma conosce una progressiva riduzione, con un saldo negativo di
oltre 4 punti. La perdita di fiducia può essere collegata a fenomeni di
urbanizzazione crescente, all’arrivo di flussi turistici e migratori e alle
nuove problematiche di sicurezza percepite, non necessariamente legate a dati
reali di criminalità.
Nel Nord-Est si osserva una certa variabilità. Il Veneto passa
dal 58,1 per cento al 63,1, registrando un miglioramento complessivo pur dopo
un calo consistente fino al 47 per cento nel 2015, segno che la percezione è
stata influenzata da crisi economica e da cambiamenti sociali che in quel
periodo hanno acuito la sensazione di insicurezza. Anche il Friuli-Venezia
Giulia evidenzia un calo nella prima metà del decennio e un recupero
successivo, chiudendo con una crescita più moderata rispetto ad altre regioni.
L’Emilia-Romagna mostra una dinamica simile, con un crollo tra 2015 e 2016 fino
a valori inferiori al 46 per cento, ma un recupero deciso negli ultimi anni
fino a stabilizzarsi oltre il 61. Questo andamento sembra legato a fenomeni
come il degrado percepito in alcune aree urbane e il successivo potenziamento
di politiche di controllo e rigenerazione urbana.
In Liguria, invece, la percezione rimane sostanzialmente stabile,
con un saldo finale di soli due punti percentuali in più rispetto al 2010. I
dati oscillano tra il minimo del 55,5 per cento del 2015 e il massimo del 69,6
del 2020, segnalando comunque un livello medio-alto. In Lombardia si nota una
crescita consistente: dal 53,6 per cento si arriva al 61, con un aumento del
13,8 per cento. Nonostante una fase critica intorno al 2013-2015, la regione
mostra un recupero sostenuto, forse anche per effetto delle trasformazioni
urbane legate all’Expo 2015 e al potenziamento dei servizi pubblici.
Spostandoci al Centro, la Toscana mostra un andamento con
saliscendi ma un miglioramento complessivo, passando dal 63,1 al 66,1. L’Umbria
presenta invece un percorso molto particolare: un crollo drastico al 43,6 per
cento nel 2015, seguito da un recupero altrettanto rapido, fino a toccare il
66,7 nel 2023. Questa oscillazione testimonia quanto fattori contingenti
possano influenzare la percezione collettiva. Le Marche si mantengono su valori
stabili, con un leggero aumento finale, mentre il Lazio rimane tra le regioni
con i valori più bassi. Nel 2010 solo il 50,4 per cento delle persone si
dichiarava sicuro, con un calo fino al 40,5 nel 2015. Nonostante un recupero
negli anni successivi, il valore del 2023 rimane attorno al 52,4, con una crescita
marginale rispetto al punto di partenza. Questo dato può riflettere le
problematiche legate alla complessità di Roma e delle sue periferie, dove il
senso di insicurezza rimane diffuso.
Nel Sud la situazione è più eterogenea. L’Abruzzo mostra un calo
complessivo, passando dal 66,5 al 63,7, con un andamento altalenante. Molise e
Basilicata partono da valori molto alti, intorno al 75 per cento, ma mentre la
Basilicata riesce a mantenere un livello stabile chiudendo al 76, il Molise
registra una perdita significativa di oltre 5 punti. La Campania rappresenta un
caso interessante: nel 2010 solo il 46,5 per cento dichiarava di sentirsi
sicuro, ma nel 2023 il valore è salito al 54,3, con una crescita del 16,7 per
cento, tra le più alte in Italia. Questa variazione indica che, pur rimanendo
su valori bassi rispetto ad altre regioni, la percezione è migliorata in modo
sostanziale. In Puglia si registra una lieve crescita, mentre in Calabria
l’incremento è molto più marcato: dal 63,7 del 2010 si arriva al 72,9 del 2023,
con un aumento di oltre 9 punti. Questo è uno dei progressi più significativi a
livello nazionale, che potrebbe essere spiegato da cambiamenti nelle politiche
di sicurezza urbana e da una maggiore fiducia delle comunità locali.
La Sicilia presenta un andamento irregolare: dal 56,4 per cento
iniziale si passa a un minimo del 44 nel 2015, con un recupero successivo che
porta il dato a 58,3 nel 2023. Pur in presenza di un saldo positivo,
l’incremento è molto limitato, meno di due punti, segno che il problema della
percezione di insicurezza rimane radicato. La Sardegna si distingue invece per
la stabilità, con valori sempre elevati, intorno al 70 per cento, e una
sostanziale assenza di variazioni nel lungo periodo.
Analizzando nel complesso, si nota come il 2015 rappresenti un
anno di svolta: in quasi tutte le regioni si registra un minimo nella
percezione di sicurezza. Questo fenomeno può essere legato a diversi fattori
concomitanti: la crisi economica ancora forte, episodi di criminalità che hanno
avuto risonanza mediatica, un diffuso clima di incertezza sociale e politica.
Dopo il 2015, in molte regioni si assiste a un progressivo miglioramento, che
in alcuni casi diventa molto significativo. Inoltre, il periodo 2020-2021,
coincidente con la pandemia, non mostra un crollo della percezione di
sicurezza, anzi in alcune aree i dati restano stabili o migliorano. Questo può
essere interpretato con il fatto che la riduzione della mobilità e delle
interazioni sociali ha portato a una minore esposizione percepita al rischio.
Dal punto di vista territoriale, il Nord e il Centro tendono a
mostrare valori più alti e stabili, con l’eccezione del Lazio e di alcune
oscillazioni marcate in Umbria. Il Sud e le Isole, pur partendo in alcuni casi
da valori bassi, registrano progressi importanti in regioni come Campania e
Calabria. È interessante notare che regioni con livelli di criminalità
percepita tradizionalmente più alta, come la Campania, abbiano comunque visto
crescere il senso di sicurezza, mentre altre, come il Trentino-Alto Adige,
hanno sperimentato una flessione nonostante il basso tasso di criminalità
effettiva. Ciò dimostra come la percezione non sia legata solo ai dati
oggettivi, ma anche a fattori come la fiducia nelle istituzioni, la qualità
degli spazi pubblici, la copertura mediatica dei fatti di cronaca e la coesione
sociale.
In conclusione, il quadro che emerge dall’analisi dei dati dal
2010 al 2023 racconta di un’Italia in cui la percezione di sicurezza è
migliorata in molte regioni, pur con differenze marcate tra Nord, Centro e Sud.
La media nazionale, influenzata da variazioni regionali molto diverse, mostra
una tendenza alla crescita dopo una fase critica nel 2015. Questo suggerisce
che politiche mirate di rigenerazione urbana, potenziamento dei servizi di
sicurezza e rafforzamento del senso di comunità possono incidere in maniera
significativa sul modo in cui i cittadini vivono lo spazio pubblico nelle ore
notturne. La percezione della sicurezza, pur non coincidendo con la realtà dei
dati criminali, rimane un indicatore essenziale del benessere sociale, perché
solo dove i cittadini si sentono sicuri è possibile parlare di piena vivibilità
e di qualità della vita urbana.
Fonte: ISTAT
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