Dall’allarme alla fiducia: evoluzione della percezione del rischio criminalità in Italia (2005–2023)
·
Percezione del rischio criminalità in calo
significativo in quasi tutte le regioni.
·
Campania e Lazio mantengono livelli alti
nonostante un calo progressivo.
·
Valle d’Aosta e Sardegna tra le regioni con
maggiore miglioramento percepito.
L’analisi della
percezione del rischio di criminalità in Italia tra il 2005 e il 2023 offre uno
spaccato significativo sul rapporto tra cittadini e senso di sicurezza nei
territori. I dati evidenziano tendenze interessanti sia su scala nazionale che
regionale, mettendo in luce dinamiche socio-culturali e variabili legate alla
comunicazione, all’andamento reale dei reati e alla fiducia nelle istituzioni.
Il Piemonte apre la lista con una percezione del rischio iniziale
relativamente alta, pari al 30,9% nel 2005, che cresce fino a un picco del
44,1% nel 2015 per poi diminuire sensibilmente fino a un valore del 19,7% nel
2023. Questo calo complessivo del 36,25% suggerisce una riduzione significativa
del timore percepito nel territorio, probabilmente correlata sia a una
diminuzione reale dei reati sia a un miglioramento della comunicazione
istituzionale e del controllo territoriale. Il dato più alto, registrato nel
2015, potrebbe essere legato a specifici eventi mediatici o picchi reali di
criminalità urbana.
Un caso particolarmente rilevante è quello della Valle d’Aosta,
che mostra un calo netto della percezione, passando dal 12,7% nel 2005 al 4,5%
nel 2023, con una variazione percentuale negativa del 64,57%. Questa regione si
distingue per essere tra le più sicure anche secondo gli indicatori oggettivi,
e il costante declino della percezione negativa sembra riflettere una coerenza
tra la realtà e la percezione soggettiva dei residenti.
La Liguria segue un percorso simile, pur partendo da valori più
elevati. Il dato iniziale del 25% nel 2005 scende al 17,8% nel 2023, con un
decremento del 28,8%. Anche qui, nonostante fluttuazioni intermedie – come il
34,2% del 2015 – si osserva una progressiva tendenza al miglioramento nella
percezione della sicurezza.
La Lombardia presenta una traiettoria più irregolare. Partendo
dal 31,3% nel 2005, raggiunge un picco del 46,8% nel 2015, per poi calare gradualmente
fino al 25,8% nel 2023. Sebbene la variazione assoluta sia contenuta (-5,5
punti), la tendenza mostra una certa stabilizzazione negli ultimi anni. Questo
dato potrebbe riflettere la complessità del territorio lombardo, dove aree
densamente urbanizzate come Milano convivono con zone rurali e periferiche a
bassa densità, con livelli diversi di criminalità e percezione.
Un caso di crescita anomala, almeno rispetto alla media
nazionale, è quello del Trentino-Alto Adige. Con un valore iniziale dell’11,6%
e uno finale del 12%, la variazione è positiva (+3,45%), anche se di modesta
entità. Il picco del 24% nel 2015 è un dato curioso, forse attribuibile a
eventi circoscritti o a una momentanea amplificazione mediatica del fenomeno
criminale.
Il Veneto presenta un calo importante, con una riduzione del
48,15% rispetto al 2005. Si passa infatti dal 37,8% al 19,6% nel 2023.
Nonostante le oscillazioni, come il picco del 47,8% nel 2015, il trend è
chiaramente discendente. Ciò potrebbe riflettere non solo miglioramenti nelle
politiche di sicurezza, ma anche un adattamento percettivo da parte dei
cittadini, in un contesto urbano ed economico in evoluzione.
Per quanto riguarda il Friuli-Venezia Giulia, la percezione del
rischio diminuisce di oltre il 30%, passando dal 19,3% al 13,3%. Si tratta di
una regione che, pur conoscendo fluttuazioni, mostra una tendenza costante
verso un miglioramento della percezione di sicurezza, soprattutto negli ultimi
cinque anni.
Anche l’Emilia-Romagna segue un trend generalmente positivo. Si
parte da un valore del 24,3% nel 2005 e si arriva al 21,4% nel 2023, dopo un
picco del 45,5% nel 2016. La discesa successiva suggerisce una risposta
efficace delle istituzioni e delle forze dell’ordine a eventuali criticità
temporanee.
La Toscana presenta un percorso interessante. Partendo da una
percezione del 25,6%, si assiste a un incremento fino al 36,5% nel 2016, per
poi scendere gradualmente al 20,5% nel 2023. Il calo percentuale finale si
attesta intorno al 20%, confermando una tendenza positiva.
L’Umbria rappresenta un caso emblematico di oscillazione. Dopo un
2005 al 35,2%, la percezione scende e poi risale più volte, toccando il 47,5%
nel 2015 e scendendo infine al 23,1%. La variazione complessiva negativa del
34,38% mostra comunque una netta riduzione della percezione del rischio.
Anche le Marche mostrano un trend interessante. Partendo dal
13,9% e arrivando al 14,5% nel 2023, con un leggero aumento (+4,32%), la
regione si distingue per una certa stabilità della percezione, pur con un picco
intermedio al 40,2% nel 2016. Tale andamento fa pensare a una percezione
fortemente influenzata da singoli episodi o campagne mediatiche.
Il Lazio si distingue per essere una delle regioni con i valori
più alti lungo tutta la serie storica. Partendo da un 31,8% nel 2005, si
raggiunge un picco del 51,6% nel 2015, per poi scendere lentamente fino al
32,8% nel 2023. Nonostante il lieve aumento finale rispetto al 2005, la
percezione rimane tra le più elevate in Italia, complice la complessità del
contesto romano.
L’Abruzzo evidenzia invece un incremento marcato, passando dal
13,1% al 18,4%, con una variazione del +40,46%. L’andamento crescente, seppur
discontinuo, fa pensare a una preoccupazione crescente da parte della
popolazione, non necessariamente giustificata da un aumento dei reati, ma forse
da una maggiore sensibilità sociale e mediatica.
Il Molise presenta un andamento altalenante ma tutto sommato
stabile, con una lieve diminuzione finale. Si parte dall’11,8% e si chiude con
un 11,5%, dopo aver toccato punte più alte nel 2011 e nel 2015. Il dato
suggerisce un territorio in cui la percezione della criminalità resta
contenuta, ma soggetta a fluttuazioni periodiche.
La Campania rappresenta un caso complesso: con il valore più alto
in assoluto nel 2005 (52,6%), la percezione scende a 39% nel 2023, con una
riduzione del 25,86%. Sebbene il calo sia importante, il livello finale resta
tra i più elevati in Italia. La correlazione con fenomeni di criminalità
organizzata e degrado urbano potrebbe spiegare questa persistenza di
insicurezza percepita.
La Puglia mostra un andamento discendente, con un passaggio da
29,7% a 25,3%. Il picco si registra nel 2011 con il 42,1%, per poi diminuire
gradualmente. La riduzione complessiva del 14,81% indica una percezione ancora relativamente
alta, ma in via di normalizzazione.
Un dato particolare è quello della Basilicata, dove la percezione
passa dal 13,8% al 14%, con un aumento trascurabile. In questo caso, le
fluttuazioni intermedie non compromettono la sostanziale stabilità della
percezione del rischio. Le basse densità urbane e la relativa marginalità del
territorio potrebbero contribuire a questa tenuta.
Anche la Calabria evidenzia una tendenza discendente, passando
dal 15,6% al 10,7%, con un calo del 31,41%. Nonostante la presenza storica
della criminalità organizzata, la percezione del rischio tra i cittadini sembra
essersi ridotta, probabilmente per una normalizzazione percettiva o per un
miglioramento della situazione reale.
La Sicilia, con valori inizialmente moderati (23%), mostra una
lieve diminuzione, arrivando al 22,4%. La riduzione è contenuta, pari al 2,61%,
ma significativa se si considera il contesto storico e socio-culturale della
regione.
Infine, la Sardegna presenta un trend in discesa, passando dal
17,2% al 10,3%, con una variazione negativa del 40,12%. La percezione del
rischio sembra ridursi progressivamente, in linea con una realtà territoriale
tendenzialmente stabile sul fronte della criminalità.
In sintesi, la lettura complessiva di questi dati evidenzia una
generale riduzione della percezione del rischio di criminalità in Italia tra il
2005 e il 2023. Le cause sono molteplici: un effettivo miglioramento della
sicurezza, una diversa narrazione mediatica, strategie di prevenzione più
efficaci, o una desensibilizzazione parziale dell’opinione pubblica. Alcune
regioni mostrano variazioni più marcate, sia in senso positivo che negativo, e
i dati più estremi – come quelli della Campania, del Lazio o del Piemonte –
meritano analisi approfondite in relazione ai mutamenti sociali, economici e
politici avvenuti nel periodo. Nel complesso, però, l’Italia appare un Paese in
cui, nonostante le criticità, la percezione della criminalità si è ridotta,
segnando un progresso importante sul piano della sicurezza percepita.
Fonte: ISTAT
Commenti
Posta un commento