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Borseggi, Veneto e Lombardia in crescita contro la tendenza nazionale

 

·  Il Lazio registra la crescita più marcata in Italia, con un aumento di oltre il cento per cento dei borseggi in vent’anni, trainato soprattutto da Roma.

·  La Valle d’Aosta segna il calo più netto, con una riduzione dell’ottanta per cento, portando il fenomeno quasi a scomparire.

·  Lombardia e Veneto mostrano incrementi consistenti, mentre Liguria, Piemonte ed Emilia-Romagna hanno registrato un ridimensionamento evidente rispetto ai picchi dei primi anni Duemila.



Il fenomeno dei borseggi in Italia, analizzato attraverso i dati relativi ai tassi per 1.000 abitanti dal 2004 al 2023, mostra un quadro complesso e stratificato, con significative differenze territoriali e andamenti che riflettono tanto dinamiche locali quanto trasformazioni più ampie di carattere sociale, economico e persino normativo. Ogni regione presenta una traiettoria propria, che si inserisce però in un contesto nazionale caratterizzato da fasi di crescita, momenti di stabilizzazione e una tendenziale riduzione negli ultimi anni, in parte dovuta anche all’impatto della pandemia e delle restrizioni alla mobilità.

Partendo dal Piemonte, i dati evidenziano un andamento oscillante con un picco nel 2006, quando il tasso raggiunge quota 10,1. Successivamente, si osserva un calo graduale che porta al 2023 a un valore di 5,7, con una riduzione assoluta di 0,8 punti e una variazione percentuale negativa del 12,3%. Questo andamento sembra suggerire una diminuzione del fenomeno rispetto ai livelli di inizio periodo, pur restando comunque su valori relativamente alti nel confronto con altre aree del paese.

La Valle d’Aosta rappresenta uno dei casi più interessanti per via della sua netta riduzione: dal 2004 al 2023 il calo percentuale è pari all’80%, con valori che passano da 1,5 a 0,3 borseggi per 1.000 abitanti. Questo territorio, per le sue dimensioni ridotte e per caratteristiche demografiche e turistiche peculiari, mostra un fenomeno in progressivo ridimensionamento, quasi marginale nella realtà recente.

La Liguria, invece, presenta inizialmente valori molto elevati: nel 2006 si registra un picco di 16,6, tra i più alti in assoluto a livello nazionale. Nel tempo, però, il tasso cala sensibilmente, fino a 4,6 nel 2023, con una riduzione del 42,5%. Genova, per la sua posizione strategica, il porto e i flussi turistici, ha rappresentato un polo di attrazione per questa tipologia di reato, ma gli ultimi dati testimoniano una significativa inversione di tendenza.

In Lombardia si osserva un fenomeno diverso: qui, infatti, il trend è in crescita. Dai 5 casi ogni 1.000 abitanti del 2004 si passa a 7,2 nel 2023, con un incremento del 44%. Milano, per la sua natura di grande metropoli e centro economico, ha probabilmente trainato questi valori. La regione conferma la sua posizione come uno dei territori a maggiore esposizione al borseggio, soprattutto nelle aree urbane densamente popolate e caratterizzate da elevati flussi di pendolari e turisti.

Il Trentino-Alto Adige mostra invece una sostanziale stabilità: i valori oscillano ma senza variazioni significative, con un leggero calo del 5,26% nel periodo considerato. Anche qui la dimensione ridotta e le peculiarità territoriali hanno probabilmente contenuto il fenomeno, che resta comunque presente.

Il Veneto evidenzia un trend in crescita: dai 3,1 del 2004 si arriva ai 4,9 del 2023, con un aumento del 58%. Le città d’arte come Venezia, Padova e Verona, meta di milioni di turisti ogni anno, sono contesti che favoriscono episodi di borseggio, fenomeno particolarmente legato alle dinamiche turistiche.

Anche il Friuli-Venezia Giulia presenta un andamento decrescente: dai 3,4 del 2004 si scende a 1,2 nel 2023, con una riduzione del 64,7%. Questa regione ha visto un calo costante, con valori che oggi la collocano tra le aree meno colpite dal fenomeno.

In Emilia-Romagna, i dati mostrano una tendenza al ribasso: da 7,6 del 2004 si scende a 5,3 nel 2023, con un calo del 30,2%. Bologna e altre città universitarie e turistiche hanno mantenuto livelli relativamente elevati, ma l’andamento complessivo è quello di una progressiva riduzione.

La Toscana segue una traiettoria di crescita: dai 5,9 del 2004 si arriva ai 7,2 del 2023, con un aumento del 22%. Firenze, città d’arte di rilevanza internazionale, spiega in parte questo incremento, poiché i flussi turistici espongono maggiormente al rischio di borseggi.

L’Umbria mostra una sostanziale stabilità con una leggera riduzione, pari all’8%. Dopo un picco nel 2006 (5,8), i valori sono scesi a 2,3 nel 2023. Anche qui, pur trattandosi di una regione turistica, i numeri restano contenuti rispetto ad altre aree del centro Italia.

Le Marche hanno mantenuto valori relativamente bassi per tutto il periodo, con una variazione negativa del 5,5%. Nel 2023 il dato è pari a 1,7, segnalando una presenza contenuta del fenomeno.

Il Lazio, invece, rappresenta il caso più eclatante. Qui si registra una crescita imponente: dai 6,3 borseggi per 1.000 abitanti del 2004 si arriva a 13,6 nel 2023, con un incremento del 115,8%, il più alto a livello nazionale. Roma, per dimensione, centralità turistica e presenza di grandi nodi di trasporto, è senza dubbio il motore di questa crescita.

In Abruzzo, i dati restano bassi, con una variazione minima positiva del 6,6%. Nel 2023 il valore è 1,6, lontano dai picchi osservati nelle regioni più grandi e turistiche.

Il Molise, pur con numeri molto contenuti, mostra una crescita del 71,4%, passando da 0,7 a 1,2. Questo incremento va letto tenendo conto della scala ridotta: in termini assoluti, il fenomeno resta molto limitato.

In Campania i dati mostrano una lieve crescita, dal 3,3 del 2004 al 3,5 del 2023, con un aumento del 6%. Napoli, pur essendo una città con forti criticità sul fronte della sicurezza, non sembra aver trainato incrementi significativi nel lungo periodo, probabilmente anche a seguito di interventi di controllo più mirati.

In Puglia si osserva un incremento contenuto, del 7,7%, con valori che restano bassi: da 1,3 nel 2004 a 1,4 nel 2023.

La Basilicata presenta valori minimi, con una leggera crescita del 25%, ma si tratta di un incremento quasi trascurabile se confrontato con le grandi regioni.

La Calabria, al contrario, mostra un calo significativo del 50%. Dai 0,8 borseggi ogni 1.000 abitanti del 2004 si scende a 0,4 nel 2023, segnalando un fenomeno sempre più marginale.

La Sicilia presenta una riduzione del 15%, con valori che passano da 2 a 1,7. Il calo è costante e porta la regione a collocarsi in una fascia intermedia.

Infine, la Sardegna mostra un lieve incremento del 14,3%, ma con valori molto contenuti: da 0,7 nel 2004 a 0,8 nel 2023.

Dall’analisi complessiva emergono alcune tendenze generali. Le regioni del nord-ovest, in particolare Liguria e Piemonte, hanno mostrato una riduzione rispetto ai picchi di metà anni 2000, mentre la Lombardia è rimasta su livelli elevati e in crescita. Nel nord-est, Veneto in crescita e Friuli in calo rappresentano due traiettorie opposte, mentre il Trentino resta stabile. Nel centro Italia spicca la crescita del Lazio e della Toscana, mentre Umbria e Marche restano su livelli bassi e stabili. Nel sud e nelle isole, i valori sono generalmente più contenuti, con alcune eccezioni come la Campania e la Sicilia, ma complessivamente con un’incidenza minore del fenomeno rispetto alle grandi aree urbane del centro-nord.

La dinamica temporale mostra come, dopo i picchi registrati in molte regioni tra il 2006 e il 2014, si sia assistito a una progressiva riduzione a partire dal 2015, con un calo particolarmente evidente nel biennio 2020-2021, coincidente con la pandemia e le conseguenti restrizioni che hanno ridotto drasticamente gli spostamenti, il turismo e la vita sociale. Tuttavia, in alcune aree come il Lazio, il fenomeno ha ripreso a crescere subito dopo, segnalando la resilienza di questo tipo di criminalità nelle grandi città.

In sintesi, i borseggi in Italia non rappresentano un fenomeno uniforme: variano notevolmente in base al contesto territoriale, alla dimensione urbana, alla presenza turistica e alla densità demografica. Le grandi città d’arte e le metropoli sono i luoghi dove il fenomeno è più diffuso e persistente, mentre le regioni periferiche o meno esposte al turismo internazionale registrano livelli molto bassi e in calo. I dati mostrano una riduzione complessiva rispetto ai picchi degli anni 2000, ma al contempo evidenziano come in alcune aree, in particolare il Lazio e la Lombardia, la questione resti ancora centrale.

 

 

Fonte: ISTAT

Link: https://www.istat.it/statistiche-per-temi/focus/benessere-e-sostenibilita/la-misurazione-del-benessere-bes/gli-indicatori-del-bes/

 

 




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