- Nord costantemente più soddisfatto, Sud migliora ma resta ancora significativamente indietro.
- Pandemia 2020 provoca crollo generale, impatto più forte rispetto crisi economica 2008.
- Calabria, Campania e Puglia guidano crescita, emergono nuovi modelli culturali di benessere.
La soddisfazione
per il tempo libero rappresenta un indicatore importante del benessere
soggettivo delle persone e consente di osservare come, al di là delle variabili
economiche e lavorative, la qualità della vita venga percepita nei diversi
contesti regionali. Analizzare i dati relativi al periodo compreso tra il 2005
e il 2023 permette di cogliere le trasformazioni sociali, culturali ed
economiche che hanno inciso sul vissuto delle comunità italiane. Il quadro che
emerge non è uniforme: si registrano forti differenze territoriali,
oscillazioni dovute a contingenze storiche, crisi economiche e sanitarie, ma
anche tendenze di recupero e consolidamento.
Il Nord si conferma nel complesso più stabile e con valori
mediamente più alti. Il Trentino-Alto Adige, ad esempio, mantiene quasi
costantemente livelli di soddisfazione molto elevati, superiori al 70 per
cento, con picchi che arrivano a superare il 79 per cento. La leggera flessione
registrata negli anni successivi al 2020 non altera un primato che sembra
radicato nelle condizioni di vita del territorio: qualità ambientale, offerta
di servizi, presenza di spazi naturali e una forte identità culturale
contribuiscono a spiegare la costanza di questi risultati. Il Veneto, pur partendo
da valori più bassi, mostra una crescita significativa: dal 62,4 per cento del
2005 arriva al 69,6 nel 2023, con una variazione positiva dell’11,54 per cento,
segno di un miglioramento percepito nonostante momenti di calo. Anche il
Friuli-Venezia Giulia conferma un andamento solido, con una progressione che
porta al 71,2 per cento nell’ultimo anno osservato. In Lombardia la crescita è
meno marcata, ma significativa, con un aumento di 2,5 punti percentuali dal
2005 al 2023. In generale, il Nord mostra un tessuto sociale capace di
assorbire meglio gli shock esterni, inclusa la pandemia, che nel 2020 aveva
fatto precipitare ovunque la soddisfazione per il tempo libero, salvo poi
vedere una ripresa.
Il Centro Italia presenta dinamiche meno lineari. In Toscana e
Emilia-Romagna i valori oscillano, ma restano comunque attorno a una media
medio-alta. La Toscana passa da un 67,6 nel 2005 a un 70,3 nel 2023, con un
incremento di quasi 4 punti percentuali, mentre l’Emilia-Romagna guadagna
soltanto 1,4 punti nello stesso periodo. Marche e Lazio evidenziano incrementi
più significativi: rispettivamente 8 e 9 punti percentuali in quasi vent’anni.
In particolare il Lazio, pur partendo da livelli più bassi e attraversando fasi
di forte calo (come nel 2006 e nel 2012), recupera fino a un 70,3 per cento nel
2023. L’Umbria rappresenta un caso a parte: dopo una crescita fino al 2015,
mostra un calo netto negli ultimi anni, tanto che la variazione complessiva è
negativa. Questo potrebbe riflettere fragilità strutturali, minore disponibilità
di infrastrutture e servizi per il tempo libero o difficoltà legate a dinamiche
demografiche.
Il Mezzogiorno, come prevedibile, parte da valori più bassi e,
nonostante miglioramenti in alcune aree, continua a segnare il passo rispetto
al resto del Paese. Campania, Calabria e Puglia mostrano progressi notevoli,
con variazioni percentuali positive rispettivamente dell’11,65, del 19,62 e
dell’11,85 per cento. La Calabria, in particolare, è la regione che segna il
maggiore incremento assoluto e percentuale, passando da un 57,6 per cento del
2005 a quasi il 69 nel 2023. Questi dati testimoniano un cambiamento nel
vissuto della popolazione meridionale, probabilmente legato a una rivalutazione
del tempo libero come dimensione di benessere e all’emergere di nuove forme di
socialità e fruizione culturale. Tuttavia, permangono differenze significative
rispetto al Nord, a causa di fattori strutturali come la minore dotazione di
infrastrutture, il peso della disoccupazione e la scarsa offerta di servizi. Sicilia
e Sardegna, pur avendo valori di partenza simili alla Calabria, mostrano
progressi più contenuti. In Sicilia l’aumento è di poco superiore ai 4 punti,
mentre in Sardegna si arriva a 4,7. La Basilicata, nonostante oscillazioni,
cresce solo marginalmente. Il Molise appare sostanzialmente stabile, con un
incremento di appena 0,7 punti, segnale di un territorio dove il benessere
percepito nel tempo libero non ha subito trasformazioni radicali.
Osservando i dati complessivi, emerge chiaramente l’impatto del
2020, anno in cui tutte le regioni registrano cali consistenti, in alcuni casi
drastici. Piemonte, Lombardia, Toscana e molte altre regioni vedono precipitare
la soddisfazione fino a valori intorno al 55-58 per cento. Questa caduta
coincide con l’emergenza sanitaria, il lockdown e le restrizioni alla mobilità
e alla socialità, che hanno limitato drasticamente la possibilità di vivere il
tempo libero in maniera soddisfacente. Tuttavia, i dati degli anni successivi
segnalano un recupero generalizzato, anche se non sempre sufficiente a
riportare le regioni ai livelli precedenti. È interessante notare come il
Trentino-Alto Adige, pur registrando anch’esso una flessione, sia riuscito a
contenere le perdite e mantenere un livello di soddisfazione relativamente alto.
Al contrario, regioni come l’Umbria e il Molise sembrano non aver recuperato
appieno lo shock, evidenziando difficoltà più radicate.
Il confronto tra regioni consente anche di osservare la
persistenza di un divario Nord-Sud. Nel 2023 il Trentino-Alto Adige si colloca
al 76 per cento, mentre la Puglia si ferma al 60,4 e la Sicilia al 62,7. La
differenza resta marcata, nonostante gli sforzi e i miglioramenti osservati in
alcune regioni meridionali. Tale divario non è solo numerico ma riflette
disuguaglianze nella qualità delle infrastrutture, nell’offerta culturale e
ricreativa, nella sicurezza e nella vivibilità urbana, tutti fattori che
incidono sulla percezione del tempo libero. La maggiore soddisfazione nel Nord
non si spiega unicamente con il reddito più elevato, ma anche con la presenza
di un tessuto sociale e associativo più solido, di un contesto ambientale più
curato e di un’offerta turistica e culturale di livello superiore.
Il caso della Calabria merita un’attenzione particolare. Pur
partendo da livelli tra i più bassi, la regione registra il progresso più
evidente, con un aumento del 19,62 per cento. Questo risultato potrebbe
derivare da un processo di valorizzazione delle risorse locali, dall’emergere
di nuove pratiche comunitarie e da un cambiamento culturale nella percezione
del tempo libero. Se prima questo veniva vissuto come tempo residuale e poco
valorizzato, negli ultimi anni potrebbe essere stato riscoperto come ambito di
benessere e di identità collettiva. Tuttavia, nonostante i progressi, la
Calabria resta ancora lontana dai livelli delle regioni di punta del Nord.
Un altro aspetto rilevante è la volatilità dei dati in alcune
regioni. Valle d’Aosta e Liguria, ad esempio, mostrano forti oscillazioni tra
un anno e l’altro, probabilmente legate alla dimensione ridotta della
popolazione, che rende i dati più sensibili a variazioni locali o a particolari
contingenze. La Valle d’Aosta, pur avendo toccato livelli molto alti come nel
2017 con quasi il 75 per cento, nel 2021 crolla al 61,6, per poi risalire. La
Liguria invece appare sostanzialmente stabile, con valori che oscillano ma non
segnano crescite sostanziali.
La lettura di lungo periodo suggerisce che il benessere legato al
tempo libero sia un fenomeno dinamico, influenzato tanto da fattori
macroeconomici quanto da variabili culturali e sociali. La crisi economica del
2008-2009, ad esempio, non sembra aver avuto effetti drastici come quelli
osservati nel 2020, segno che la dimensione relazionale e sociale del tempo
libero ha un peso forse maggiore rispetto a quella strettamente economica. In
altre parole, se le difficoltà materiali non annullano la capacità di godere
del tempo libero, le restrizioni sociali e fisiche hanno invece un impatto
devastante.
In sintesi, i dati mostrano un’Italia a più velocità. Le regioni
del Nord si confermano più soddisfatte, con picchi nel Trentino-Alto Adige e un
progressivo miglioramento in Veneto e Friuli. Il Centro si colloca su valori
intermedi, con una crescita significativa in Lazio e Marche, ma difficoltà
persistenti in Umbria. Il Sud parte da livelli bassi ma mostra segnali
incoraggianti di miglioramento, soprattutto in Calabria, Campania e Puglia, pur
restando distante dai valori settentrionali. L’andamento del 2020 resta una
cesura evidente, un punto di svolta che ha messo in luce la fragilità della
dimensione del tempo libero di fronte a crisi globali. La ripresa degli anni
successivi dimostra però la resilienza delle comunità e la centralità del tempo
libero come fattore di benessere. L’analisi suggerisce che investire in servizi
culturali, spazi pubblici, infrastrutture ricreative e occasioni di socialità
sia cruciale per ridurre i divari e rafforzare la qualità della vita,
soprattutto nelle aree più fragili del Paese.
Fonte: Istat-BES
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