Passa ai contenuti principali

Differenze territoriali nella soddisfazione per il tempo libero



 

La soddisfazione per il tempo libero rappresenta un indicatore importante del benessere soggettivo delle persone e consente di osservare come, al di là delle variabili economiche e lavorative, la qualità della vita venga percepita nei diversi contesti regionali. Analizzare i dati relativi al periodo compreso tra il 2005 e il 2023 permette di cogliere le trasformazioni sociali, culturali ed economiche che hanno inciso sul vissuto delle comunità italiane. Il quadro che emerge non è uniforme: si registrano forti differenze territoriali, oscillazioni dovute a contingenze storiche, crisi economiche e sanitarie, ma anche tendenze di recupero e consolidamento.

Il Nord si conferma nel complesso più stabile e con valori mediamente più alti. Il Trentino-Alto Adige, ad esempio, mantiene quasi costantemente livelli di soddisfazione molto elevati, superiori al 70 per cento, con picchi che arrivano a superare il 79 per cento. La leggera flessione registrata negli anni successivi al 2020 non altera un primato che sembra radicato nelle condizioni di vita del territorio: qualità ambientale, offerta di servizi, presenza di spazi naturali e una forte identità culturale contribuiscono a spiegare la costanza di questi risultati. Il Veneto, pur partendo da valori più bassi, mostra una crescita significativa: dal 62,4 per cento del 2005 arriva al 69,6 nel 2023, con una variazione positiva dell’11,54 per cento, segno di un miglioramento percepito nonostante momenti di calo. Anche il Friuli-Venezia Giulia conferma un andamento solido, con una progressione che porta al 71,2 per cento nell’ultimo anno osservato. In Lombardia la crescita è meno marcata, ma significativa, con un aumento di 2,5 punti percentuali dal 2005 al 2023. In generale, il Nord mostra un tessuto sociale capace di assorbire meglio gli shock esterni, inclusa la pandemia, che nel 2020 aveva fatto precipitare ovunque la soddisfazione per il tempo libero, salvo poi vedere una ripresa.

Il Centro Italia presenta dinamiche meno lineari. In Toscana e Emilia-Romagna i valori oscillano, ma restano comunque attorno a una media medio-alta. La Toscana passa da un 67,6 nel 2005 a un 70,3 nel 2023, con un incremento di quasi 4 punti percentuali, mentre l’Emilia-Romagna guadagna soltanto 1,4 punti nello stesso periodo. Marche e Lazio evidenziano incrementi più significativi: rispettivamente 8 e 9 punti percentuali in quasi vent’anni. In particolare il Lazio, pur partendo da livelli più bassi e attraversando fasi di forte calo (come nel 2006 e nel 2012), recupera fino a un 70,3 per cento nel 2023. L’Umbria rappresenta un caso a parte: dopo una crescita fino al 2015, mostra un calo netto negli ultimi anni, tanto che la variazione complessiva è negativa. Questo potrebbe riflettere fragilità strutturali, minore disponibilità di infrastrutture e servizi per il tempo libero o difficoltà legate a dinamiche demografiche.

Il Mezzogiorno, come prevedibile, parte da valori più bassi e, nonostante miglioramenti in alcune aree, continua a segnare il passo rispetto al resto del Paese. Campania, Calabria e Puglia mostrano progressi notevoli, con variazioni percentuali positive rispettivamente dell’11,65, del 19,62 e dell’11,85 per cento. La Calabria, in particolare, è la regione che segna il maggiore incremento assoluto e percentuale, passando da un 57,6 per cento del 2005 a quasi il 69 nel 2023. Questi dati testimoniano un cambiamento nel vissuto della popolazione meridionale, probabilmente legato a una rivalutazione del tempo libero come dimensione di benessere e all’emergere di nuove forme di socialità e fruizione culturale. Tuttavia, permangono differenze significative rispetto al Nord, a causa di fattori strutturali come la minore dotazione di infrastrutture, il peso della disoccupazione e la scarsa offerta di servizi. Sicilia e Sardegna, pur avendo valori di partenza simili alla Calabria, mostrano progressi più contenuti. In Sicilia l’aumento è di poco superiore ai 4 punti, mentre in Sardegna si arriva a 4,7. La Basilicata, nonostante oscillazioni, cresce solo marginalmente. Il Molise appare sostanzialmente stabile, con un incremento di appena 0,7 punti, segnale di un territorio dove il benessere percepito nel tempo libero non ha subito trasformazioni radicali.

Osservando i dati complessivi, emerge chiaramente l’impatto del 2020, anno in cui tutte le regioni registrano cali consistenti, in alcuni casi drastici. Piemonte, Lombardia, Toscana e molte altre regioni vedono precipitare la soddisfazione fino a valori intorno al 55-58 per cento. Questa caduta coincide con l’emergenza sanitaria, il lockdown e le restrizioni alla mobilità e alla socialità, che hanno limitato drasticamente la possibilità di vivere il tempo libero in maniera soddisfacente. Tuttavia, i dati degli anni successivi segnalano un recupero generalizzato, anche se non sempre sufficiente a riportare le regioni ai livelli precedenti. È interessante notare come il Trentino-Alto Adige, pur registrando anch’esso una flessione, sia riuscito a contenere le perdite e mantenere un livello di soddisfazione relativamente alto. Al contrario, regioni come l’Umbria e il Molise sembrano non aver recuperato appieno lo shock, evidenziando difficoltà più radicate.

Il confronto tra regioni consente anche di osservare la persistenza di un divario Nord-Sud. Nel 2023 il Trentino-Alto Adige si colloca al 76 per cento, mentre la Puglia si ferma al 60,4 e la Sicilia al 62,7. La differenza resta marcata, nonostante gli sforzi e i miglioramenti osservati in alcune regioni meridionali. Tale divario non è solo numerico ma riflette disuguaglianze nella qualità delle infrastrutture, nell’offerta culturale e ricreativa, nella sicurezza e nella vivibilità urbana, tutti fattori che incidono sulla percezione del tempo libero. La maggiore soddisfazione nel Nord non si spiega unicamente con il reddito più elevato, ma anche con la presenza di un tessuto sociale e associativo più solido, di un contesto ambientale più curato e di un’offerta turistica e culturale di livello superiore.

Il caso della Calabria merita un’attenzione particolare. Pur partendo da livelli tra i più bassi, la regione registra il progresso più evidente, con un aumento del 19,62 per cento. Questo risultato potrebbe derivare da un processo di valorizzazione delle risorse locali, dall’emergere di nuove pratiche comunitarie e da un cambiamento culturale nella percezione del tempo libero. Se prima questo veniva vissuto come tempo residuale e poco valorizzato, negli ultimi anni potrebbe essere stato riscoperto come ambito di benessere e di identità collettiva. Tuttavia, nonostante i progressi, la Calabria resta ancora lontana dai livelli delle regioni di punta del Nord.

Un altro aspetto rilevante è la volatilità dei dati in alcune regioni. Valle d’Aosta e Liguria, ad esempio, mostrano forti oscillazioni tra un anno e l’altro, probabilmente legate alla dimensione ridotta della popolazione, che rende i dati più sensibili a variazioni locali o a particolari contingenze. La Valle d’Aosta, pur avendo toccato livelli molto alti come nel 2017 con quasi il 75 per cento, nel 2021 crolla al 61,6, per poi risalire. La Liguria invece appare sostanzialmente stabile, con valori che oscillano ma non segnano crescite sostanziali.

La lettura di lungo periodo suggerisce che il benessere legato al tempo libero sia un fenomeno dinamico, influenzato tanto da fattori macroeconomici quanto da variabili culturali e sociali. La crisi economica del 2008-2009, ad esempio, non sembra aver avuto effetti drastici come quelli osservati nel 2020, segno che la dimensione relazionale e sociale del tempo libero ha un peso forse maggiore rispetto a quella strettamente economica. In altre parole, se le difficoltà materiali non annullano la capacità di godere del tempo libero, le restrizioni sociali e fisiche hanno invece un impatto devastante.

In sintesi, i dati mostrano un’Italia a più velocità. Le regioni del Nord si confermano più soddisfatte, con picchi nel Trentino-Alto Adige e un progressivo miglioramento in Veneto e Friuli. Il Centro si colloca su valori intermedi, con una crescita significativa in Lazio e Marche, ma difficoltà persistenti in Umbria. Il Sud parte da livelli bassi ma mostra segnali incoraggianti di miglioramento, soprattutto in Calabria, Campania e Puglia, pur restando distante dai valori settentrionali. L’andamento del 2020 resta una cesura evidente, un punto di svolta che ha messo in luce la fragilità della dimensione del tempo libero di fronte a crisi globali. La ripresa degli anni successivi dimostra però la resilienza delle comunità e la centralità del tempo libero come fattore di benessere. L’analisi suggerisce che investire in servizi culturali, spazi pubblici, infrastrutture ricreative e occasioni di socialità sia cruciale per ridurre i divari e rafforzare la qualità della vita, soprattutto nelle aree più fragili del Paese.

 


Fonte: Istat-BES

Link: https://www.istat.it/statistiche-per-temi/focus/benessere-e-sostenibilita/la-misurazione-del-benessere-bes/gli-indicatori-del-bes/

 



Commenti

Post popolari in questo blog

Il Cuneo Fiscale nei Principali Paesi OCSE nel 2024

  I dati mostrano l’evoluzione del tax wedge medio – cioè l’incidenza percentuale delle imposte sul lavoro rispetto al costo totale del lavoro – per un lavoratore single senza figli, con un reddito pari al 100% del salario medio, in un campione ampio di Paesi OCSE, nel periodo 2015–2024. Questo indicatore è centrale per comprendere l’onere fiscale sul lavoro e il suo impatto sull’economia, sull’occupazione e sulla competitività. L’analisi mostra un panorama piuttosto eterogeneo. I Paesi OCSE si collocano su un ampio spettro, che va da chi applica una pressione fiscale minima, come Colombia e Cile, fino a chi presenta carichi elevati, come Belgio e Germania. Nonostante le differenze strutturali tra i sistemi fiscali, è possibile individuare alcune tendenze comuni e differenziazioni regionali e temporali. Cominciando dai Paesi con le pressioni fiscali più alte, il Belgio resta costantemente in cima alla classifica per tutta la serie temporale, pur mostrando un leggero trend dis...

Trend globali nella produzione di nuovi medici

  Il lungo arco temporale compreso tra il 1980 e il 2023 offre uno sguardo ricco di dettagli sull’evoluzione della formazione dei medici in numerosi paesi, misurata in laureati in medicina per 100 000 abitanti. All’inizio degli anni Ottanta diverse nazioni presentavano livelli di ingresso nelle facoltà di medicina piuttosto elevati, con alcuni picchi record, mentre altre registravano numeri più contenuti. Nel corso dei decenni successivi il quadro si è fatto più sfaccettato: a un’estensione e a un potenziamento delle politiche di reclutamento hanno fatto da contraltare oscillazioni legate a riforme accademiche, crisi economiche, ristrutturazioni dei sistemi sanitari e flussi migratori di professionisti. Dall’analisi emerge un generale trend di aumento della produzione di nuovi medici a livello mondiale, benché con intensità e momenti diversi a seconda delle regioni e dei contesti nazionali, riflettendo scelte politiche, bisogni demografici e dinamiche di mercato. A livello comple...

Nord e Sud a confronto: differenze territoriali nei tassi di adeguata alimentazione

  ·          Le regioni del Nord mantengono livelli elevati, ma mostrano cali significativi negli ultimi anni. ·          Il Mezzogiorno registra valori più bassi, con Calabria e Abruzzo in miglioramento, Basilicata in forte calo. ·          Crisi economiche , pandemia e stili di vita hanno inciso profondamente sull’ adeguata alimentazione degli italiani.   L’analisi dei dati relativi all’adeguata alimentazione in Italia nel periodo compreso tra il 2005 e il 2023, misurata attraverso i tassi standardizzati per 100 persone, restituisce un quadro piuttosto articolato, con forti differenze territoriali, variazioni cicliche e trend di lungo periodo che denotano dinamiche sociali, economiche e culturali. Nel Nord e nel Centro i livelli sono generalmente più elevati rispetto al Mezzogiorno, ma anche qui emergono oscillazioni notevoli. In alcune regi...