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La percezione del degrado urbano in Italia è
complessivamente diminuita, con cali significativi in regioni come Campania
(-54%), Umbria (-52%) e Valle d’Aosta (-44%).
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L’anno 2017 rappresenta il momento critico in
cui molte regioni hanno registrato i valori più alti, seguito da un
miglioramento costante fino al 2023.
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Restano differenze marcate: il Lazio continua a
mostrare livelli elevati di degrado percepito, mentre regioni come
Trentino-Alto Adige e Molise segnano un leggero peggioramento nonostante valori
complessivamente bassi.
La presenza
di elementi di degrado nella zona in cui si vive rappresenta un indicatore
importante per valutare la qualità della vita percepita dalle persone. Con il
termine degrado si intendono spesso situazioni di incuria urbana, sporcizia,
abbandono, vandalismo o presenza di aree trascurate che incidono profondamente
sul benessere quotidiano e sulla fiducia nei confronti delle istituzioni
locali. I dati che coprono il periodo dal 2009 al 2023 offrono un quadro molto
variegato tra le regioni italiane, mostrando dinamiche di miglioramento in gran
parte del Paese, ma anche alcune eccezioni che segnalano persistenti
difficoltà.
In Piemonte
i valori partono dal 10,8 per cento nel 2009 e toccano un massimo del 13,1 nel
2017, per poi scendere progressivamente fino al 7 per cento nel 2023. La
riduzione complessiva è significativa, pari a 3,8 punti percentuali, ossia
oltre il 35 per cento in meno. Questo andamento indica un miglioramento della
percezione degli spazi urbani, probabilmente collegato a politiche di rigenerazione
nelle città maggiori e a interventi di manutenzione più costanti.
La Valle
d’Aosta parte già da valori molto bassi, intorno al 3,4 per cento, con un picco
al 7,3 nel 2017, per poi ridursi fino all’1,9 nel 2023. Il miglioramento netto
del 44 per cento in meno rispetto al 2009 riflette una situazione territoriale
caratterizzata da comunità di dimensioni ridotte e da una gestione
relativamente più semplice degli spazi pubblici.
In Liguria
si registra un calo di quasi tre punti percentuali, dal 8,2 iniziale al 5,5
finale, con una variazione del 33 per cento. Anche in questo caso, nonostante
oscillazioni intermedie, la tendenza generale è verso una riduzione del degrado
percepito. La Lombardia, pur partendo da livelli medio-alti attorno all’11 per
cento, mostra un miglioramento costante, scendendo a 8,6 nel 2023, con una
riduzione complessiva del 22 per cento. Qui la dimensione territoriale e la
presenza di grandi aree metropolitane rendono la gestione del degrado più
complessa, ma il trend positivo suggerisce progressi nella cura degli spazi
pubblici.
Il
Trentino-Alto Adige rappresenta un caso anomalo: dal 3,7 per cento del 2009 si
arriva al 4,2 del 2023, con una variazione positiva del 13,5 per cento, cioè un
peggioramento della situazione. Sebbene i valori restino molto bassi rispetto
ad altre regioni, l’incremento segnala una crescita della percezione negativa,
forse legata a fenomeni urbani nuovi o all’aumento delle aspettative dei
cittadini.
Il Veneto
mostra un calo netto: dal 6,1 al 4,3, pari a una riduzione del 29,5 per cento.
Un andamento simile si osserva in Friuli-Venezia Giulia, che scende dal 3 al
2,2 per cento, con un calo del 27 per cento. L’Emilia-Romagna registra un
andamento altalenante con picchi al 13 per cento nel 2017, ma alla fine del
periodo si stabilizza al 5,2, con un calo del 35,8 per cento rispetto al 2009.
Anche la Toscana, con dinamiche simili, vede una riduzione da 8,7 a 6,0, con un
miglioramento superiore al 30 per cento.
In Umbria si
registra una delle diminuzioni più marcate: dal 8,7 iniziale al 4,2 finale,
pari a un miglioramento del 51,7 per cento. Questo dato indica un sensibile
cambiamento nella percezione dei cittadini, con una forte riduzione delle
situazioni percepite come degradanti. Nelle Marche i valori rimangono bassi per
tutto il periodo, con una lieve riduzione complessiva, mentre il Lazio, pur
registrando una diminuzione da 14,9 a 12, resta tra le regioni con i livelli
più alti di degrado percepito. Il dato riflette la complessità di gestire
un’area metropolitana vasta come Roma, dove fenomeni di incuria e degrado
urbano sono diffusi e radicati.
Nel
Mezzogiorno emergono dinamiche particolarmente interessanti. L’Abruzzo mostra
un miglioramento consistente: dal 8,3 per cento del 2009 si passa al 5,6 del
2023, con un calo del 32 per cento. Il Molise, invece, registra una lieve
crescita, da 2,3 a 2,4, con un peggioramento del 4,3 per cento, sebbene i
valori restino molto contenuti. La Campania è il caso più emblematico: dai
valori molto alti del 2009, con il 17,3 per cento, si scende al 7,9 del 2023.
Il calo di oltre 9 punti, pari al 54 per cento, rappresenta la riduzione più
significativa a livello nazionale. Questo andamento mostra un netto
miglioramento della percezione, probabilmente frutto di interventi di riqualificazione
e di una maggiore attenzione al decoro urbano.
In Puglia i
valori oscillano con picchi molto alti, come il 16,3 per cento del 2017, per
poi scendere all’8,2 nel 2023, leggermente sopra al dato del 2009. Nel lungo
periodo non si registra un vero miglioramento, ma piuttosto una stabilità con
variazioni notevoli. La Basilicata rimane su livelli bassi, con un leggero calo
complessivo, mentre la Calabria mostra una riduzione netta, dal 4,7 al 2,9,
pari a un miglioramento del 38 per cento.
La Sicilia
si mantiene sostanzialmente stabile, con valori tra il 5 e il 6 per cento,
mentre la Sardegna mostra una riduzione evidente, dal 6,4 al 4,1, con un calo
del 36 per cento.
Nel
complesso nazionale, si osserva un trend generalizzato di miglioramento, con
riduzioni spesso significative della percezione di degrado urbano. L’anno 2017
rappresenta per molte regioni un punto critico, in cui i valori toccano livelli
alti. Questo potrebbe essere collegato a una fase di crisi economica ancora
presente, a una minore capacità di spesa degli enti locali e a un incremento di
fenomeni legati all’abbandono e al vandalismo. Successivamente, la tendenza è
generalmente positiva, con un progressivo miglioramento che si consolida tra il
2019 e il 2023.
Un aspetto
importante da sottolineare è che la percezione di degrado non coincide
necessariamente con la reale presenza di rifiuti, incuria o vandalismo, ma si
lega anche al livello di attenzione e sensibilità dei cittadini. In regioni
dove i valori sono storicamente bassi, come Valle d’Aosta, Friuli-Venezia
Giulia o Trentino-Alto Adige, anche piccoli cambiamenti possono influenzare la
percezione. Al contrario, nelle aree metropolitane, dove i fenomeni di degrado
sono più visibili, la riduzione dei valori indica progressi significativi nella
gestione urbana.
Guardando
alle macro-aree, il Nord presenta in generale valori più bassi e una riduzione
consistente nel tempo, il Centro mostra un andamento simile con l’eccezione del
Lazio, mentre il Sud e le Isole evidenziano dinamiche contrastanti. Da una
parte si registrano miglioramenti rilevanti in Campania e Calabria, dall’altra
la Puglia e la Sicilia restano su livelli stabili o con progressi molto
contenuti.
In sintesi,
i dati mostrano che dal 2009 al 2023 la percezione del degrado urbano in Italia
è complessivamente diminuita, con differenze regionali anche notevoli.
L’esperienza quotidiana dei cittadini risulta oggi, in molte aree, meno segnata
da segnali di incuria rispetto a quindici anni fa. Ciò non significa che il
problema sia risolto, ma testimonia una tendenza positiva che, se consolidata,
può contribuire a migliorare non solo l’aspetto estetico delle città, ma anche
la fiducia collettiva e il senso di appartenenza agli spazi comuni.
Fonte: ISTAT
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