Passa ai contenuti principali

Differenze territoriali nella longevità italiana: un divario tra Nord e Sud che resiste

 

·         Dal 2004 al 2019 la speranza di vita in Italia è cresciuta costantemente, passando da 80,7 a 83,2 anni, con il Nord-est stabilmente in testa e il Mezzogiorno più indietro.

·         Il 2020 segna un calo netto a 82,1 anni a causa della pandemia, con perdite più pesanti nel Nord, ma il recupero inizia già dal 2021.

·         Nel 2023 la speranza di vita torna a livelli elevati (83,1 anni), ma il divario territoriale rimane: oltre 83,5 anni al Nord contro poco più di 82 nel Mezzogiorno.

 

 

La speranza di vita alla nascita è uno degli indicatori più significativi per valutare lo stato di salute complessivo di una popolazione e, più in generale, il livello di benessere di una società. Essa dipende da molteplici fattori, che spaziano dalla qualità del sistema sanitario alle condizioni socio-economiche, dagli stili di vita individuali fino alle caratteristiche ambientali e alle emergenze che possono colpire un territorio. Guardando all’Italia tra il 2004 e il 2023 si osserva un andamento complessivamente positivo, con una crescita costante fino al 2019, interrotta bruscamente dall’impatto della pandemia di Covid-19 e seguita da un recupero parziale negli anni successivi. In questo arco temporale la speranza di vita è passata da valori compresi tra circa 79 e 82 anni all’inizio della serie fino a livelli medi tra 82 e 84 anni alla vigilia della crisi sanitaria globale. L’aumento non è stato uniforme, ma riflette miglioramenti generali nella prevenzione, nell’accesso alle cure e nella gestione delle malattie croniche che hanno caratterizzato gli ultimi decenni. Il 2020 ha segnato una rottura evidente di questa traiettoria con un calo diffuso e in alcuni casi molto pronunciato, soprattutto nelle regioni del Nord che sono state maggiormente colpite dall’ondata iniziale del virus. La Lombardia, ad esempio, è scesa da valori superiori agli 83 anni a poco più di 81,4, mentre il Trentino-Alto Adige ha perso circa un anno e mezzo di aspettativa di vita. In altre regioni la riduzione è stata meno marcata ma comunque evidente, confermando l’impatto eccezionale e drammatico della pandemia. A partire dal 2021 i dati mostrano un recupero progressivo, con un ritorno quasi ai livelli pre-pandemici in molte regioni entro il 2023, anche se permangono differenze territoriali piuttosto nette.

Le regioni del Nord e del Centro tendono a mantenere valori più elevati rispetto al Mezzogiorno. Il Trentino-Alto Adige rappresenta spesso il riferimento più alto della serie, raggiungendo gli 84,3 anni nel 2023, seguito da Marche, Toscana, Lombardia e Veneto, tutte stabilmente sopra gli 83 anni. Le regioni del Sud e delle isole invece registrano valori più bassi, con la Campania che rimane per tutto il periodo la realtà con la speranza di vita minore, attestandosi a soli 81,4 anni nel 2023, nonostante un miglioramento rispetto al 2004 quando non superava i 79,2. Anche Sicilia, Calabria e Basilicata faticano a mantenere il passo con le regioni centro-settentrionali, pur mostrando una crescita costante lungo quasi tutta la serie temporale. Le differenze geografiche rispecchiano in buona parte gli squilibri socio-economici, le disparità nell’offerta sanitaria, i diversi stili di vita e le condizioni ambientali.

Analizzando più nel dettaglio, si nota che le regioni del Centro come Toscana, Umbria e Marche hanno mantenuto livelli molto alti e costanti, spesso vicini o superiori agli 83 anni. Queste regioni combinano un buon sistema sanitario, una rete di servizi diffusa e stili di vita che favoriscono longevità. Le regioni del Nord, in particolare Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, mostrano dinamiche simili, con valori che negli ultimi anni sfiorano o superano gli 83,5 anni. L’impatto della pandemia ha fatto arretrare temporaneamente questi progressi, ma la ripresa successiva è stata rapida, tanto che nel 2023 i valori risultano persino superiori a quelli pre-Covid. Nel Sud invece i progressi sono stati più lenti e discontinui. La Campania si distingue negativamente per il divario che la separa dal resto del Paese: la forbice rispetto al Trentino-Alto Adige è di quasi tre anni nel 2023, una differenza significativa se si considera che si tratta di un indicatore medio dell’intera popolazione. Calabria, Sicilia e Basilicata si attestano su valori intermedi, mostrando miglioramenti ma non tali da colmare il divario.

Il periodo compreso tra il 2010 e il 2019 rappresenta probabilmente la fase più stabile e di crescita omogenea, con incrementi costanti e differenze regionali che, pur restando evidenti, non sembravano allargarsi ulteriormente. La crisi pandemica ha introdotto una discontinuità che evidenzia quanto la speranza di vita sia sensibile a shock sanitari improvvisi e quanto i sistemi regionali possano rispondere in modo differente a seconda della loro resilienza. A distanza di tre anni dall’inizio dell’emergenza sanitaria, il recupero appare solido ma non uniforme, e i dati del 2023 indicano come l’Italia abbia sostanzialmente ripreso il trend di crescita, pur con alcuni rallentamenti e disparità persistenti.

Nel complesso, l’analisi mostra un’Italia che in vent’anni ha saputo migliorare significativamente le condizioni di vita e di salute della popolazione, ma che continua a fare i conti con differenze territoriali profonde. Se da un lato le regioni del Nord e del Centro hanno consolidato la loro posizione tra le aree europee a più alta longevità, dall’altro il Mezzogiorno resta indietro e pone interrogativi importanti sulla necessità di politiche sanitarie e sociali mirate a ridurre queste disuguaglianze. La speranza di vita non è soltanto un numero, ma un indicatore che riassume la qualità della vita, l’efficacia delle politiche pubbliche e la capacità di una società di proteggere i propri cittadini dalle malattie e dalle disuguaglianze.

 

I dati sulla speranza di vita alla nascita in Italia dal 2004 al 2023 mostrano un quadro complessivamente positivo, con un aumento costante fino al 2019, un brusco calo nel 2020 legato alla pandemia di Covid-19 e una successiva ripresa che ha riportato i valori su livelli elevati entro il 2023. Nel 2004 la media nazionale era di 80,7 anni, con un divario già evidente tra Nord, Centro e Mezzogiorno. Il Nord si attestava attorno agli 81 anni, il Centro leggermente al di sotto, mentre il Sud e le Isole non superavano i 80,2 anni. Negli anni successivi si osserva una crescita diffusa: entro il 2014 la speranza di vita raggiunge valori medi di 82,6 anni in Italia, con il Nord-est che arriva a 83,2 e il Mezzogiorno che si ferma a 81,8. Questo trend di miglioramento continua fino al 2019, quando l’Italia tocca la media record di 83,2 anni, trainata dalle regioni settentrionali che superano stabilmente gli 83,5 anni, mentre il Sud e le Isole rimangono sotto 82,5. Il 2020 rappresenta uno spartiacque. L’emergenza pandemica riduce la speranza di vita a 82,1 anni, con un impatto più marcato nel Nord-ovest e nel Nord-est, che scendono rispettivamente a 81,5 e 82,7. Tuttavia, già nel 2021 si registra un recupero, che si consolida nel 2022 e nel 2023, quando l’Italia torna a 83,1 anni, con il Nord-est a 83,8 e il Mezzogiorno a 82,1. In sintesi, il trend ventennale è di crescita, ma persistono differenze territoriali significative. Il Nord si conferma l’area più longeva, il Centro segue a breve distanza, mentre il Mezzogiorno rimane strutturalmente più indietro. La pandemia ha temporaneamente interrotto il progresso, ma non ha cancellato la tendenza di lungo periodo verso un progressivo aumento della longevità in Italia.

 

Fonte: ISTAT-BES

Link: https://www.istat.it/scheda-qualita/misure-del-benessere-equo-e-sostenibile-bes/











Commenti

Post popolari in questo blog

Il Cuneo Fiscale nei Principali Paesi OCSE nel 2024

  I dati mostrano l’evoluzione del tax wedge medio – cioè l’incidenza percentuale delle imposte sul lavoro rispetto al costo totale del lavoro – per un lavoratore single senza figli, con un reddito pari al 100% del salario medio, in un campione ampio di Paesi OCSE, nel periodo 2015–2024. Questo indicatore è centrale per comprendere l’onere fiscale sul lavoro e il suo impatto sull’economia, sull’occupazione e sulla competitività. L’analisi mostra un panorama piuttosto eterogeneo. I Paesi OCSE si collocano su un ampio spettro, che va da chi applica una pressione fiscale minima, come Colombia e Cile, fino a chi presenta carichi elevati, come Belgio e Germania. Nonostante le differenze strutturali tra i sistemi fiscali, è possibile individuare alcune tendenze comuni e differenziazioni regionali e temporali. Cominciando dai Paesi con le pressioni fiscali più alte, il Belgio resta costantemente in cima alla classifica per tutta la serie temporale, pur mostrando un leggero trend dis...

Trend globali nella produzione di nuovi medici

  Il lungo arco temporale compreso tra il 1980 e il 2023 offre uno sguardo ricco di dettagli sull’evoluzione della formazione dei medici in numerosi paesi, misurata in laureati in medicina per 100 000 abitanti. All’inizio degli anni Ottanta diverse nazioni presentavano livelli di ingresso nelle facoltà di medicina piuttosto elevati, con alcuni picchi record, mentre altre registravano numeri più contenuti. Nel corso dei decenni successivi il quadro si è fatto più sfaccettato: a un’estensione e a un potenziamento delle politiche di reclutamento hanno fatto da contraltare oscillazioni legate a riforme accademiche, crisi economiche, ristrutturazioni dei sistemi sanitari e flussi migratori di professionisti. Dall’analisi emerge un generale trend di aumento della produzione di nuovi medici a livello mondiale, benché con intensità e momenti diversi a seconda delle regioni e dei contesti nazionali, riflettendo scelte politiche, bisogni demografici e dinamiche di mercato. A livello comple...

Nord e Sud a confronto: differenze territoriali nei tassi di adeguata alimentazione

  ·          Le regioni del Nord mantengono livelli elevati, ma mostrano cali significativi negli ultimi anni. ·          Il Mezzogiorno registra valori più bassi, con Calabria e Abruzzo in miglioramento, Basilicata in forte calo. ·          Crisi economiche , pandemia e stili di vita hanno inciso profondamente sull’ adeguata alimentazione degli italiani.   L’analisi dei dati relativi all’adeguata alimentazione in Italia nel periodo compreso tra il 2005 e il 2023, misurata attraverso i tassi standardizzati per 100 persone, restituisce un quadro piuttosto articolato, con forti differenze territoriali, variazioni cicliche e trend di lungo periodo che denotano dinamiche sociali, economiche e culturali. Nel Nord e nel Centro i livelli sono generalmente più elevati rispetto al Mezzogiorno, ma anche qui emergono oscillazioni notevoli. In alcune regi...