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Fiducia nel sistema giudiziario tra Nord e Sud: un percorso di crescita lenta e disomogenea

  • La fiducia nel sistema giudiziario cresce lentamente, con differenze regionali marcate tra Nord e Sud 
  •  I valori medi restano contenuti, raramente oltre 5, segnalando diffidenza persistente verso la giustizia.
  •  Fattori culturali, politici e storici influenzano la percezione della giustizia oltre l’efficienza istituzionale.

L’analisi dei dati relativi alla fiducia nel sistema giudiziario nelle regioni italiane dal 2011 al 2023 consente di riflettere su un fenomeno complesso che coinvolge sia dinamiche socio-istituzionali sia fattori culturali e territoriali. Nel periodo considerato, le valutazioni fornite dai cittadini mostrano un andamento variegato, caratterizzato da oscillazioni che riflettono da un lato la percezione dell’efficienza e dell’equità delle istituzioni giudiziarie, dall’altro l’influenza di contingenze politiche, scandali mediatici e crisi economiche che hanno contribuito a modellare il rapporto tra società civile e sistema della giustizia. In linea generale, il livello medio di fiducia appare relativamente contenuto, oscillando per lo più tra valori compresi tra 4 e 5, con punte che solo raramente superano questa soglia. Questo dato sottolinea un atteggiamento di cautela, se non di diffidenza, che da sempre caratterizza il rapporto tra cittadini e apparati giudiziari nel contesto italiano, sebbene emergano significative differenze territoriali e tendenze di miglioramento in diverse aree.

Un primo elemento che risalta riguarda la tendenza complessivamente positiva osservata in molte regioni del Nord Italia, benché con intensità differenziata. In Piemonte, ad esempio, il valore passa da 4,5 nel 2011 a 4,8 nel 2023, con una variazione assoluta pari a +0,3 e relativa del 6,67 per cento. Questo incremento, sebbene moderato, indica una progressiva stabilizzazione della fiducia, soprattutto a partire dal 2018, quando si registra un recupero rispetto alle flessioni del quinquennio precedente. In Lombardia, regione caratterizzata da un forte peso economico e da un elevato grado di complessità istituzionale, si nota un miglioramento più marcato: da 4,4 del 2011 a 4,8 nel 2023, con un incremento del 9,09 per cento. Tale crescita potrebbe riflettere sia l’impatto di iniziative di digitalizzazione e snellimento delle procedure, sia una rinnovata percezione di efficienza derivante da processi di riforma della giustizia. Anche il Veneto mostra una variazione significativa, passando da 4,2 a 4,6 con un incremento del 9,52 per cento, nonostante un calo rilevante nel periodo 2013-2015, quando la fiducia era scesa fino a 3,4. Questo recupero testimonia una capacità di resilienza della fiducia istituzionale, probabilmente influenzata da una migliore gestione percepita dei processi negli anni più recenti.

Il Trentino-Alto Adige rappresenta un caso interessante per la relativa stabilità dei valori, sempre attestati su livelli medio-alti, con un incremento finale da 4,6 a 4,9. La particolarità di questa regione, caratterizzata da una forte autonomia e da una tradizione amministrativa consolidata, può spiegare la maggiore fiducia dei cittadini nel funzionamento delle istituzioni, inclusa la giustizia. Analogamente, il Friuli-Venezia Giulia mostra oscillazioni contenute e un lieve miglioramento nel lungo periodo, con una variazione del 4,55 per cento. L’Emilia-Romagna, pur avendo registrato flessioni significative nel periodo centrale dell’analisi, raggiunge nel 2023 un valore pari a 4,9, superiore al dato iniziale, con una variazione positiva dell’8,89 per cento, suggerendo una tendenza al recupero della fiducia. Diverso il caso della Toscana, dove la fiducia rimane sostanzialmente stabile: il dato del 2023 (4,8) coincide quasi perfettamente con quello del 2011, evidenziando un equilibrio tra fattori di criticità e elementi di stabilizzazione che hanno portato a una sostanziale immobilità nei valori.

Scendendo verso il Centro Italia, si osservano dinamiche più accentuate. L’Umbria e le Marche registrano incrementi consistenti, pari rispettivamente all’8,7 e al 16,28 per cento. In particolare, nelle Marche, la fiducia cresce da 4,3 a 5, un valore che rappresenta uno dei più alti nel panorama nazionale, segnalando un miglioramento percepito rilevante. Il Lazio, cuore delle istituzioni centrali, mostra un andamento positivo con un incremento da 4,6 a 5, sebbene caratterizzato da oscillazioni, probabilmente influenzate dalle vicende giudiziarie di rilievo nazionale che hanno avuto grande eco mediatica e che hanno potuto sia minare sia rafforzare la percezione di efficienza del sistema giudiziario. L’Abruzzo registra l’aumento più marcato tra le regioni considerate, con una crescita del 17,5 per cento, passando da 4 a 4,7, evidenziando un miglioramento netto che appare particolarmente significativo alla luce delle difficoltà socioeconomiche che hanno interessato l’area, specialmente dopo eventi traumatici come il terremoto dell’Aquila e le sue conseguenze sulle istituzioni.

Il quadro del Mezzogiorno appare ancora più sfaccettato. Il Molise presenta una variazione moderata, con un incremento del 6,38 per cento, mentre la Campania mostra un miglioramento consistente, passando da 4,7 a 5,2 con una crescita del 10,64 per cento. Questo dato è particolarmente rilevante se si considera che la regione è spesso associata a criticità legate alla criminalità organizzata e alla lentezza dei procedimenti giudiziari. Un aumento della fiducia potrebbe quindi riflettere sforzi percepiti di contrasto alle illegalità e un rafforzamento delle istituzioni giudiziarie locali. Anche la Puglia e la Basilicata seguono questa traiettoria positiva, con incrementi rispettivamente del 10,87 e dell’8,89 per cento, raggiungendo nel 2023 valori prossimi a 5, un risultato che testimonia un miglioramento percepito dell’efficienza del sistema. La Calabria e la Sicilia, pur mantenendo valori relativamente elevati, registrano variazioni più contenute, rispettivamente del 4,17 e del 2,08 per cento. In Calabria si nota un picco nel 2020-2021, quando la fiducia raggiunge 5,2, per poi calare lievemente, forse a causa di vicende giudiziarie locali che hanno inciso negativamente sulla percezione pubblica. La Sicilia, al contrario, si mantiene complessivamente stabile, con un valore che oscilla tra 4,7 e 5,2, senza però produrre una crescita significativa nel lungo periodo. La Sardegna infine registra un incremento limitato, pari al 4,08 per cento, ma significativo considerando che il valore iniziale era già elevato, 4,9, e che nel 2023 raggiunge 5,1.

L’analisi complessiva dei dati mette in luce almeno tre dinamiche principali. In primo luogo, il generale recupero della fiducia osservato negli anni più recenti, a partire dal 2017-2018, che ha interessato molte regioni italiane dopo un periodo di calo nella fase 2012-2015. Questo andamento può essere collegato a un contesto politico e istituzionale caratterizzato da tentativi di riforma del sistema giudiziario, di introduzione di strumenti di digitalizzazione e di maggiore efficienza processuale, che hanno probabilmente contribuito a migliorare la percezione dei cittadini. In secondo luogo, emergono differenze territoriali significative: mentre le regioni del Centro e del Sud hanno registrato in molti casi incrementi percentuali più marcati, quelle del Nord hanno mantenuto una maggiore stabilità, riflettendo forse un atteggiamento di partenza già più positivo e una maggiore continuità nell’organizzazione istituzionale. Infine, la terza dinamica riguarda la sostanziale difficoltà del sistema giudiziario di guadagnare una fiducia piena e diffusa: i valori rimangono infatti in media poco al di sopra del 4,5 e raramente raggiungono o superano il 5, suggerendo che i cittadini continuano a percepire il sistema come parzialmente inadeguato o inefficiente.

Da un punto di vista sociologico, la fiducia nelle istituzioni giudiziarie rappresenta un indicatore cruciale della qualità della democrazia e del funzionamento dello Stato di diritto. Un livello basso di fiducia può tradursi in una minore propensione dei cittadini a rivolgersi alle istituzioni per la risoluzione dei conflitti, alimentando fenomeni di ricorso a soluzioni informali o parallele, mentre un incremento, anche modesto, segnala un rafforzamento del legame tra cittadini e Stato. Nel caso italiano, l’andamento dei dati suggerisce che la fiducia nel sistema giudiziario sia stata condizionata non soltanto dall’efficienza oggettiva dei tribunali, ma anche da fattori esterni, quali il contesto politico, gli scandali di corruzione, l’impatto dei media e le esperienze individuali con la burocrazia. Le differenze regionali rispecchiano inoltre la diversità delle esperienze storiche e culturali: regioni con maggiore radicamento di fenomeni criminali mostrano da un lato livelli relativamente alti di fiducia negli ultimi anni, forse perché il sistema viene percepito come baluardo contro tali criticità, mentre in altre aree la stabilità riflette un equilibrio più consolidato tra società e istituzioni.

In conclusione, i dati sul periodo 2011-2023 delineano un quadro complesso, fatto di progressivi miglioramenti ma anche di persistenti limiti. La fiducia nel sistema giudiziario appare in lenta crescita, con picchi significativi in alcune regioni del Centro-Sud e un andamento più stabile nel Nord. Tuttavia, il livello medio rimane contenuto, segnalando l’urgenza di politiche volte a rafforzare l’efficienza, la trasparenza e la prossimità delle istituzioni giudiziarie nei confronti dei cittadini. Solo un processo di riforma profonda, accompagnato da una comunicazione istituzionale efficace e da una reale percezione di giustizia equa e accessibile, potrà favorire un consolidamento della fiducia, trasformando i modesti incrementi osservati in un consenso diffuso e duraturo. La fiducia nel sistema giudiziario non è infatti un mero indicatore statistico, ma rappresenta la base su cui poggia la legittimità stessa delle istituzioni democratiche.

 

Fonte: ISTAT

Link: https://public.tableau.com/app/profile/istat.istituto.nazionale.di.statistica/viz/BES2024_aggiornamento/Bes2024







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