·
In tutte le regioni italiane si registra un
forte calo della mortalità stradale giovanile 2004-2022.
·
Il Nord e il Centro mostrano riduzioni più
omogenee, Sud e Isole migliorano ma con differenze regionali.
·
L’introduzione di normative, tecnologie di
sicurezza e campagne di prevenzione ha inciso profondamente sui risultati.
L’analisi dei
dati relativi alla mortalità per incidenti stradali nella fascia di età 15-34
anni in Italia tra il 2004 e il 2022 offre un quadro ricco di spunti
interpretativi, che consente di cogliere sia i progressi compiuti sul piano
della sicurezza stradale, sia le persistenti differenze territoriali e le
criticità ancora presenti. L’indicatore utilizzato, espresso come decessi ogni
mille giovani residenti, permette di comparare territori diversi e di leggere
l’andamento temporale degli incidenti mortali in una fascia di popolazione
particolarmente vulnerabile, perché più esposta alla mobilità e ai rischi
connessi a una maggiore propensione alla guida e a stili di vita spesso meno
prudenti.
A livello generale, emerge un calo consistente della mortalità in
quasi tutte le regioni. La variazione assoluta e percentuale mostrata in
tabella evidenzia riduzioni che in molte aree superano il 60 o addirittura il
70 per cento, con punte come Abruzzo che arriva a un calo dell’81,8 per cento,
Toscana al 76,1 e Valle d’Aosta al 77,7. Questo significa che in meno di
vent’anni le morti stradali giovanili si sono ridotte a una frazione rispetto
al passato, riflettendo l’efficacia delle politiche di prevenzione,
l’inasprimento delle normative sul codice della strada, l’introduzione della
patente a punti, il miglioramento delle infrastrutture, ma anche i progressi
tecnologici dei veicoli in termini di sicurezza passiva e attiva. L’effetto del
periodo pandemico, soprattutto nel 2020 e nel 2021, con la drastica riduzione
della mobilità, ha accentuato ulteriormente il calo, portando i valori in
alcune regioni a livelli minimi storici. Tuttavia, è evidente che la tendenza
decrescente era già avviata e consolidata da tempo.
Se si osservano i valori del Nord Italia, si nota che regioni
come Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna partivano da livelli
piuttosto elevati nei primi anni della serie, intorno a 2 decessi ogni mille
giovani, con l’Emilia-Romagna che raggiungeva addirittura 2,7 nel 2004. Nel
corso degli anni, tuttavia, il calo è stato costante, con valori che nella
maggior parte dei casi si attestano oggi intorno a 0,5-0,7. Questi dati
segnalano un miglioramento notevole, soprattutto se si considera l’alta densità
di traffico in queste regioni, legata sia alla popolazione che alla forte
presenza di poli industriali e infrastrutture viarie complesse. Il
Trentino-Alto Adige, che all’inizio della serie si collocava su valori molto
alti (2,3 nel 2004), è riuscito a scendere a 0,6 nel 2022, con un calo del 73,9
per cento. Un dato interessante riguarda il Friuli-Venezia Giulia, che pur
avendo oscillazioni più marcate, riduce anch’esso significativamente la
mortalità. In queste regioni il miglioramento può essere associato a politiche
locali di sicurezza molto incisive, campagne educative rivolte ai giovani e
un’attenzione crescente alla sicurezza delle strade extraurbane e autostradali,
spesso teatro di incidenti gravi.
Nel Centro Italia, Toscana, Umbria, Marche e Lazio mostrano
dinamiche simili. La Toscana partiva da valori di 2,1 nel 2004 e arriva a 0,5
nel 2022, con una riduzione del 76,2 per cento. L’Umbria presenta oscillazioni
importanti, con anni come il 2015 in cui si registra un picco, ma nel complesso
la tendenza è nettamente discendente, con un calo del 64,7 per cento. Le
Marche, dopo un valore iniziale di 1,7, si attestano oggi su 0,7, mentre il
Lazio scende da 2,0 a 0,7. Ciò che accomuna queste regioni è la presenza di un
tessuto viario che alterna zone urbane densamente popolate a vaste aree
collinari e montane con strade spesso più pericolose, ma anche qui il
miglioramento testimonia l’efficacia delle strategie di prevenzione e
controllo.
L’Abruzzo merita una menzione particolare, perché è la regione
con la maggiore riduzione percentuale: da 2,2 nel 2004 a 0,4 nel 2022, con un
calo dell’81,8 per cento. Questo dato, sorprendente per una regione
caratterizzata da infrastrutture complesse e da una forte mobilità tra costa e
aree interne, segnala probabilmente un’efficace combinazione di interventi
infrastrutturali, controlli più capillari e forse anche dinamiche demografiche
che hanno ridotto l’esposizione al rischio.
Nel Sud Italia e nelle Isole la situazione è più eterogenea. La
Campania partiva da valori relativamente bassi già nel 2004, intorno a 1,1, e
scende a 0,6 nel 2022, con una riduzione meno marcata in termini percentuali
(-45,5). Questo andamento può dipendere dal fatto che la mortalità era già contenuta,
ma pone interrogativi sulla persistenza di un livello non molto distante dai
valori del Nord, nonostante differenze nel contesto infrastrutturale e nei
modelli di mobilità. La Puglia registra un calo dal 1,9 al 0,9, con una
riduzione del 52,6 per cento, mentre la Calabria passa da 1,2 a 0,5, con una
riduzione del 58,3 per cento. La Basilicata è un caso anomalo: partendo da 1,2
nel 2004, mostra valori molto oscillanti con picchi e cali repentini,
probabilmente dovuti alla piccola dimensione demografica, e registra la
riduzione percentuale più bassa d’Italia (-8,3). Sicilia e Sardegna mostrano
miglioramenti consistenti: la prima scende da 1,4 a 0,6, la seconda da 1,7 a
0,8, con riduzioni intorno al 57-53 per cento.
Un aspetto interessante è la comparazione tra regioni ad alta
urbanizzazione e regioni a bassa densità. Lombardia e Lazio, due tra le aree
più urbanizzate e trafficate, hanno registrato riduzioni significative,
portandosi oggi su valori comparabili a regioni più piccole e meno densamente
popolate. Questo dimostra che la densità di traffico non è più un fattore di
rischio determinante se accompagnata da misure efficaci di controllo,
prevenzione e innovazioni tecnologiche. Al contrario, in regioni piccole come
Valle d’Aosta, Molise e Basilicata, la volatilità dei dati rende più difficile
individuare tendenze stabili: bastano pochi incidenti in più o in meno per
influenzare fortemente il tasso, rendendo la lettura più complessa.
Il calo generale della mortalità giovanile da incidenti stradali
può essere letto anche alla luce di cambiamenti culturali e sociali. Negli anni
2000 l’introduzione della patente a punti ha avuto un impatto immediato sui
comportamenti alla guida, così come le campagne contro l’abuso di alcol e
droghe. L’obbligo del casco e delle cinture di sicurezza, l’aumento dei
controlli su strada, l’introduzione degli autovelox e l’inasprimento delle pene
per guida in stato di ebbrezza hanno contribuito a cambiare le abitudini.
Inoltre, l’evoluzione tecnologica ha reso i veicoli più sicuri, con sistemi di
frenata assistita, airbag multipli e dispositivi di controllo della stabilità.
Anche le infrastrutture stradali hanno visto miglioramenti significativi, con
la costruzione di nuove tratte più sicure e la messa in sicurezza di punti
critici.
Il periodo della pandemia di Covid-19 ha accentuato
temporaneamente questo calo: nel 2020 e nel 2021 la drastica riduzione della
mobilità ha determinato una diminuzione straordinaria degli incidenti, che si
riflette nei dati con valori prossimi allo zero in alcune aree. Tuttavia, il
fatto che nel 2022 i valori non siano tornati ai livelli pre-pandemici indica
che il trend di lungo periodo rimane consolidato.
Ciò che resta come sfida è la riduzione ulteriore dei decessi in
alcune aree dove i valori sono ancora relativamente alti e la gestione della
variabilità in regioni a bassa popolazione. È necessario inoltre considerare
che la mortalità stradale non si distribuisce in modo omogeneo all’interno
delle regioni: le aree urbane presentano criticità legate al traffico e alla
convivenza di diversi utenti della strada, mentre le aree rurali sono
caratterizzate da strade più insidiose e spesso meno controllate.
In conclusione, il
quadro complessivo mostra un grande successo delle politiche di sicurezza
stradale in Italia, con una riduzione drastica della mortalità giovanile da
incidenti in quasi tutte le regioni. Le differenze territoriali si sono
attenuate ma non annullate: il Nord e il Centro hanno visto cali consistenti e
omogenei, il Sud e le Isole miglioramenti meno marcati ma comunque
significativi, con l’eccezione della Basilicata che resta un caso a parte. La
sfida per il futuro sarà consolidare questi risultati, puntando a un’ulteriore
riduzione fino ad avvicinarsi all’obiettivo europeo di “zero vittime sulla
strada” entro il 2050, e continuare a educare i giovani a una mobilità
responsabile, consapevole e sostenibile. I dati mostrano che molto è stato
fatto, ma ogni singola vita salvata giustifica il proseguimento e il
rafforzamento delle politiche adottate.
Fonte: ISTAT
LINK: https://www.istat.it/
Commenti
Posta un commento