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I furti in abitazione hanno toccato il picco 2012-2014, crollando
drasticamente dopo la pandemia 2020.
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Nord e Centro più colpiti grazie a urbanizzazione e ricchezza, Sud
generalmente meno esposto ai furti.
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Differenze regionali marcate: Molise e Umbria in crescita, Valle d’Aosta
e Sardegna in forte calo.
 
L’analisi
dei dati sui furti in abitazione per 1.000 famiglie dal 2004 al 2023 permette
di tracciare un quadro dettagliato sull’evoluzione di un fenomeno che tocca
direttamente la sicurezza dei cittadini e la percezione di vulnerabilità nelle
diverse regioni italiane. Nel complesso, l’andamento ventennale mostra
dinamiche molto diverse tra Nord, Centro e Sud, con alcune realtà che hanno
conosciuto un incremento netto dei casi e altre che invece hanno registrato un
calo significativo, specie negli anni più recenti. La lettura di questi dati
consente di comprendere non soltanto l’andamento statistico dei reati, ma anche
le conseguenze delle trasformazioni sociali, economiche e urbanistiche, oltre
che le possibili ricadute delle politiche di prevenzione e controllo del
territorio.
In Piemonte
il fenomeno appare molto evidente soprattutto nella prima metà del periodo. Dai
10,3 furti per 1.000 famiglie del 2004 si arriva al picco di 22,7 nel 2014,
dopodiché inizia una fase di declino che porta il dato ai 7,9 del 2023.
L’evoluzione segnala come la regione abbia vissuto un decennio di forte
crescita dei furti, forse legata all’espansione delle aree urbane e alle
difficoltà socio-economiche seguite alla crisi del 2008, per poi vedere un
miglioramento con il rafforzamento delle misure di sicurezza e della
sorveglianza. La Valle d’Aosta presenta un quadro opposto: dai 10,6 casi del
2004 si scende ai 4,3 del 2023, con una riduzione del 59%. Trattandosi di una
regione di piccole dimensioni, con un tessuto sociale e territoriale molto
particolare, la contrazione potrebbe essere dovuta a un più efficace controllo
capillare, alla densità abitativa ridotta e a una forte coesione comunitaria
che riduce le opportunità criminali.
La Liguria
mostra anch’essa un calo importante. Dopo un incremento fino a metà degli anni
Duemila, con valori oltre i 15 casi, la tendenza si inverte, e nel 2023 si
registrano 5,5 furti ogni 1.000 famiglie. La variazione del -40% indica un
netto miglioramento. La Lombardia, invece, costituisce un’eccezione nell’Italia
settentrionale: da 8,4 casi nel 2004 si passa a 10,3 nel 2023, con una crescita
del 22%. La regione più popolosa e urbanizzata del Paese evidenzia dunque una
vulnerabilità strutturale, probabilmente legata alla complessità del territorio
metropolitano, alla concentrazione di ricchezza e alla maggiore attrattività
per le attività criminali.
Il
Trentino-Alto Adige, pur partendo da livelli molto bassi (4,9 nel 2004),
conosce un aumento fino a 11,5 nel 2014, salvo poi scendere a 6 nel 2023,
mantenendo comunque un saldo positivo rispetto all’inizio. Il Veneto segue un
percorso simile, con una crescita marcata fino a superare i 19 casi nel 2014 e
un successivo calo, anche se il dato finale del 2023 (11,5) resta più alto
rispetto a quello iniziale, con un incremento del 18%. Particolarmente
significativa è la traiettoria del Friuli-Venezia Giulia, che pur partendo da
5,7 casi nel 2004 arriva a 9,2 nel 2023, con una crescita del 61%. Qui la
vicinanza con confini internazionali e dinamiche migratorie potrebbero aver
inciso sull’andamento.
L’Emilia-Romagna
si conferma una delle regioni con i valori più elevati, con picchi superiori ai
22 furti per 1.000 famiglie intorno al 2014. Nonostante la diminuzione negli
ultimi anni, il dato del 2023 resta molto alto (10,6), con una lieve crescita
rispetto al 2004. In Toscana i furti crescono sensibilmente, con un +58% nel
ventennio: dal 8,5 del 2004 si arriva ai 13,4 del 2023, dopo aver toccato
valori oltre i 20 nei primi anni Dieci. L’Umbria si distingue per la variazione
più marcata del Centro Italia, con un +67%. Dopo picchi molto alti tra il 2012
e il 2015, il fenomeno resta comunque più diffuso che in passato, segno che il
piccolo tessuto regionale ha subito un impatto duraturo della criminalità
predatoria.
Le Marche
registrano invece una contrazione, passando da 7,3 a 6,8, con un calo del 6,8%.
Dopo un aumento fino al 2014, il fenomeno appare più contenuto, forse per
effetto di dinamiche demografiche e di rafforzamento della prevenzione locale.
Il Lazio evidenzia una crescita del 34%, con un incremento progressivo che lo
porta da 6,7 a 9 casi. La presenza della Capitale, con la sua complessità
urbana e sociale, incide sicuramente su un dato che si mantiene alto anche nei
periodi di calo nazionale.
In Abruzzo
si osserva invece una flessione complessiva: dai 8,1 furti del 2004 ai 7,4 del
2023, con una variazione negativa del 9%. Molise costituisce una particolarità,
con un aumento quasi raddoppiato: dai 3,3 del 2004 ai 6,3 del 2023, pari a
+91%. Sebbene i valori assoluti restino contenuti, la crescita relativa segnala
una maggiore esposizione della regione a fenomeni che in passato apparivano
marginali. La Campania rimane sostanzialmente stabile, con un lieve incremento
da 5,5 a 6 casi, senza variazioni di rilievo.
In Puglia,
al contrario, la riduzione è netta: da 7,7 a 5,8, pari a un calo del 25%. Dopo
aver raggiunto valori molto alti nel 2010-2014, il fenomeno si è contratto,
probabilmente anche per l’introduzione di sistemi di sorveglianza diffusi e
politiche di sicurezza urbana. La Basilicata presenta un dato immobile: 3,1 nel
2004 e 3,1 nel 2023. Sebbene ci siano state oscillazioni intermedie, la regione
non mostra né miglioramenti né peggioramenti nel lungo periodo.
La Calabria
segna un calo marcato del 28%, scendendo da 4,3 a 3,1 furti per 1.000 famiglie,
con una riduzione evidente dopo il 2010. La Sicilia registra anch’essa una
forte contrazione, con un -34% rispetto al 2004. Dopo valori elevati tra il
2010 e il 2014, il dato è sceso fino ai 4,7 casi del 2023. La Sardegna è infine
la regione con una delle riduzioni più marcate: dai 5,5 del 2004 ai 2,9 del
2023, con un calo del 47%.
Nel
complesso, il fenomeno dei furti in abitazione in Italia ha seguito una curva
che cresce con decisione nella prima parte del periodo considerato, raggiunge
il suo apice tra il 2012 e il 2014 e poi cala in modo significativo, con un
crollo evidente nel 2020, anno segnato dalle restrizioni alla mobilità per la
pandemia, che hanno ridotto drasticamente le opportunità di furto. Dopo questa
cesura, i numeri tendono a risalire leggermente, ma restano nella maggior parte
dei casi inferiori rispetto ai livelli pre-crisi.
Le
differenze regionali restano marcate: il Nord e il Centro hanno registrato
livelli mediamente più alti, legati a un maggiore sviluppo urbano ed economico
che rende le abitazioni più appetibili per i ladri. Il Sud, invece, ha
conosciuto in generale valori più bassi, con alcune eccezioni locali, ma anche
qui il trend è stato di riduzione. I dati confermano dunque come i furti in
abitazione siano un fenomeno fortemente condizionato da fattori territoriali,
socio-economici e storici.
Fonte: ISTAT
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