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Dal Trentino alla Sicilia: un viaggio nei dati sull’eccesso di peso degli italiani

 

·         L’eccesso di peso resta elevato in Italia, con differenze marcate tra Nord virtuoso e Sud critico.

·         Abruzzo, Trentino-Alto Adige, Marche e Sardegna registrano le riduzioni più significative nel lungo periodo.

·         Campania, Puglia, Sicilia e Calabria mantengono valori stabilmente alti, evidenziando fragilità strutturali e socioeconomiche persistenti.

 

 

 

L’analisi dei dati sui tassi standardizzati di eccesso di peso per 100 persone nel periodo 2005-2023 evidenzia dinamiche articolate a livello regionale e nazionale, con oscillazioni rilevanti e differenze marcate fra Nord, Centro e Mezzogiorno. L’eccesso di peso, che comprende sovrappeso e obesità, rappresenta uno dei principali fattori di rischio per lo sviluppo di patologie croniche non trasmissibili come diabete, malattie cardiovascolari e alcuni tipi di tumore. Osservare l’andamento temporale di questo indicatore permette di valutare non solo lo stato di salute della popolazione, ma anche l’efficacia delle politiche di prevenzione e i cambiamenti nello stile di vita degli italiani.

A livello nazionale emerge una sostanziale stabilità dei valori, con oscillazioni che però nascondono andamenti divergenti tra le regioni. Nel Nord Italia, il Piemonte mostra una leggera crescita complessiva del 3,10 per cento, con un aumento dai valori di circa il 38,7 del 2005 fino a oltre 42 nel 2022, per poi ridiscendere a 39,9 nel 2023. La Valle d’Aosta presenta un incremento del 4,36 per cento, segnalando come nelle regioni alpine, nonostante il contesto ambientale favorevole all’attività fisica, i comportamenti alimentari e lo stile di vita abbiano spinto verso una crescita dell’eccesso ponderale. La Liguria, invece, registra una diminuzione del 5 per cento, mostrando un andamento più virtuoso con valori scesi dal 40 iniziale al 38 finale, pur con alcune punte più alte. La Lombardia evidenzia un incremento significativo, pari a quasi il 10 per cento, con una crescita netta soprattutto nel periodo 2008-2011 e una stabilizzazione successiva. Il Trentino-Alto Adige si distingue per una riduzione marcata del 12,87 per cento, con un calo dai valori iniziali di 43,5 a 37,9 nel 2023, segnalando un miglioramento che potrebbe riflettere migliori condizioni socioeconomiche, maggiore attenzione a stili di vita salutari e politiche territoriali di prevenzione. Il Veneto appare sostanzialmente stabile, con una variazione positiva dello 0,92 per cento, mentre il Friuli-Venezia Giulia mostra una riduzione del 4,19 per cento pur partendo da valori molto elevati superiori al 45 nel 2005. L’Emilia-Romagna resta in area alta ma con un incremento contenuto del 3,99, mostrando nel 2017 e nel 2019 punte sopra il 47, segno di oscillazioni notevoli. La Toscana registra un calo del 6,96 per cento, scendendo dai valori intorno al 43,1 del 2005 a circa 40 nel 2023, evidenziando un miglioramento progressivo.

Nell’Italia centrale spiccano dinamiche differenziate. L’Umbria presenta un andamento altalenante ma con una crescita complessiva del 3,24 per cento, con picchi sopra il 48 intorno al 2012 e un assestamento su valori intorno al 44 negli anni più recenti. Le Marche mostrano invece una riduzione dell’8,86 per cento, passando da valori di 44 nel 2005 a circa 40 nel 2023, segno di un percorso favorevole. Il Lazio evidenzia una sostanziale stabilità, con un incremento trascurabile dello 0,22 per cento e valori che si mantengono tra il 43 e il 45, mostrando un andamento regolare e senza oscillazioni drammatiche.

Il quadro del Mezzogiorno è più complesso e riflette il peso strutturale del problema dell’eccesso ponderale nelle regioni meridionali. L’Abruzzo registra una forte riduzione del 17,49 per cento, passando da valori elevati di oltre 50 a poco più di 42, una delle diminuzioni più rilevanti del Paese che suggerisce un cambiamento positivo nei comportamenti alimentari e nello stile di vita. Il Molise appare sostanzialmente stabile con una riduzione trascurabile dello 0,61 per cento, rimanendo su valori molto elevati, costantemente sopra il 49. La Campania rimane una delle regioni più critiche, con valori mediamente sopra il 52 e punte di 55, nonostante un lieve calo complessivo del 3,04 per cento, segno che il problema rimane molto radicato. La Puglia mostra anch’essa una riduzione del 3,58 per cento, scendendo dai valori sopra il 53 dei primi anni a circa 51 nel 2023, mantenendosi comunque su livelli preoccupanti. La Basilicata registra una flessione del 5,12 per cento, con oscillazioni significative e punte anche oltre il 54, ma chiude intorno a 50. La Calabria, pur segnando una diminuzione dell’1,58 per cento, rimane costantemente intorno al 50, mentre la Sicilia cala solo dell’1,01, mantenendosi anch’essa attorno al 49-50. La Sardegna invece segna una riduzione dell’11,29 per cento, passando da valori di 43,4 a circa 38,5 nel 2023, segnalando un miglioramento strutturale e duraturo.

Dal confronto emerge un’Italia divisa in due: da un lato le regioni del Nord e alcune del Centro, che mostrano valori inferiori e in diversi casi riduzioni significative, dall’altro il Sud e le Isole che presentano livelli mediamente più elevati, con poche eccezioni virtuose. È evidente come le condizioni socioeconomiche, le abitudini alimentari e la disponibilità di servizi di prevenzione giochino un ruolo determinante. Le regioni meridionali, dove la dieta mediterranea dovrebbe costituire un vantaggio, evidenziano invece criticità legate al consumo di alimenti industriali, alla sedentarietà e a un minore accesso a programmi di educazione alla salute.

La pandemia di Covid-19 ha inciso sull’andamento recente, in particolare negli anni 2020-2021. In alcune regioni, come Campania e Lombardia, si osservano incrementi temporanei legati probabilmente alla riduzione dell’attività fisica e al peggioramento degli stili di vita durante i periodi di confinamento. In altre regioni, come Abruzzo e Sardegna, l’impatto appare meno evidente, probabilmente perché erano già in atto percorsi virtuosi di prevenzione.

Le implicazioni di questi dati sono rilevanti per le politiche sanitarie. L’eccesso di peso rimane un problema strutturale per l’Italia, con valori stabilmente alti in tutte le regioni e differenze che evidenziano persistenti disuguaglianze. Gli interventi di prevenzione primaria, come programmi di promozione dell’attività fisica, educazione alimentare nelle scuole, campagne di sensibilizzazione e incentivi a consumi salutari, sono essenziali. Le regioni che hanno mostrato riduzioni importanti, come Abruzzo, Trentino-Alto Adige, Marche e Sardegna, possono offrire modelli di riferimento, mentre le regioni ancora in difficoltà necessitano di politiche mirate e investimenti specifici.

In conclusione i dati 2005-2023 mostrano che l’Italia non è riuscita a ridurre in modo consistente l’eccesso ponderale, con variazioni complessive spesso limitate e un quadro di sostanziale stabilità. Alcune regioni evidenziano progressi incoraggianti, altre mantengono livelli critici che minano la salute pubblica e la sostenibilità del sistema sanitario. La sfida futura sarà quella di ridurre le disuguaglianze territoriali e affrontare in modo sistemico un problema che, se trascurato, continuerà a generare elevati costi sociali ed economici.


 

Macro-regioni. I dati sui tassi standardizzati di eccesso di peso in Italia dal 2005 al 2023 offrono un quadro di sostanziale stabilità con alcune differenze territoriali significative. A livello nazionale la percentuale si mantiene quasi costante, oscillando tra il 44 e il 46 per cento e registrando una variazione finale minima pari a -0,89 per cento. Questo dato suggerisce che, nonostante le campagne di sensibilizzazione e i programmi di prevenzione, il problema dell’eccesso ponderale rimane radicato nella popolazione italiana. Nel Nord si osserva una crescita lieve ma significativa, pari a +3,67 per cento, con valori che passano da 40,9 nel 2005 a 42,4 nel 2023. All’interno dell’area emerge un incremento più marcato nel Nord-Ovest (+6,22 per cento), mentre il Nord-Est rimane sostanzialmente stabile. Il Centro registra un calo del 2,51 per cento, segnalando un leggero miglioramento con valori scesi a 42,8 nel 2023. Nel Mezzogiorno si registrano livelli più alti rispetto alla media nazionale, pur con una riduzione complessiva del 3,94 per cento. Il Sud resta l’area più critica, con valori sempre sopra il 50 per cento, anche se in calo, mentre le Isole mostrano una diminuzione del 3,13, chiudendo al 46,4. Il confronto territoriale conferma la storica dicotomia Nord-Sud: nel 2023 la distanza tra Nord e Sud è di circa 7 punti percentuali, evidenziando come le condizioni socioeconomiche, le abitudini alimentari e l’accesso ai servizi di prevenzione influenzino fortemente i risultati. In sintesi, l’eccesso di peso in Italia rimane un problema diffuso e stabile, con lievi segnali di miglioramento soprattutto nel Centro e nelle Isole, ma con criticità persistenti nel Sud.

 

Fonte: ISTAT BEST

Link: https://www.istat.it/











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