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Mortalità per demenze e malattie neurologiche in Italia: evoluzione 2004-2021

 

·         Dal 2004 al 2021 la mortalità per demenze e malattie neurologiche negli anziani è aumentata in tutte le regioni italiane, con un trend nazionale in crescita.

·         Le differenze territoriali mostrano un progressivo avvicinamento tra Nord e Sud, con incrementi particolarmente marcati in Sardegna, Sicilia e Trentino-Alto Adige.

·         L’invecchiamento della popolazione e i progressi diagnostici spiegano gran parte dell’aumento, con importanti ricadute sui servizi sanitari e sociali.


Negli ultimi due decenni la mortalità legata a demenze e malattie del sistema nervoso nella popolazione anziana ha assunto una crescente rilevanza epidemiologica e sociale. Si tratta di patologie croniche e degenerative che incidono in maniera rilevante sia sulla qualità di vita dei pazienti sia sul carico assistenziale delle famiglie e dei sistemi sanitari. I dati relativi ai tassi standardizzati di mortalità per 10.000 residenti di età pari o superiore ai 65 anni, disponibili dal 2004 al 2021, consentono di delineare un quadro complesso e dinamico, caratterizzato da un incremento generale e da marcate differenze territoriali. L’analisi di tali informazioni non ha solo valore descrittivo, ma permette anche di riflettere sui determinanti di salute, sugli stili di vita, sulla qualità dei servizi e sull’impatto delle transizioni demografiche in atto nel Paese. Il quadro complessivo evidenzia un trend crescente della mortalità da demenze e malattie neurologiche tra il 2004 e il 2021. Sebbene vi siano oscillazioni annuali, in quasi tutte le regioni italiane si registra un aumento assoluto e percentuale significativo, in alcuni casi superiore al raddoppio dei valori iniziali. Le variazioni percentuali confermano la diffusione del fenomeno: Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige, Sardegna e Sicilia hanno registrato incrementi molto marcati, mentre anche regioni più piccole come Molise e Basilicata hanno conosciuto crescite consistenti. Questo andamento riflette fattori comuni a livello nazionale. Da un lato l’aumento dell’aspettativa di vita determina una maggiore prevalenza di malattie neurodegenerative tipiche dell’età avanzata, dall’altro il miglioramento della capacità diagnostica e della certificazione delle cause di morte ha ridotto la sottostima dei decessi attribuiti a queste patologie. Inoltre la riduzione della mortalità per altre malattie, come quelle cardiovascolari e oncologiche, ha comportato uno spostamento del peso relativo verso le malattie neurologiche.

Le differenze territoriali restano comunque rilevanti. Le regioni settentrionali presentano storicamente valori più elevati di mortalità per queste cause. Già nel 2004 Liguria, Veneto, Emilia-Romagna e Piemonte partivano da livelli superiori alla media, dato legato a una struttura demografica più anziana e a sistemi di sorveglianza epidemiologica più capillari. Nel 2021 i valori rimangono elevati ma con crescite meno drammatiche rispetto al Sud: Piemonte, Liguria, Veneto ed Emilia-Romagna si attestano tra 33 e 35 decessi per 10.000 residenti. Particolarmente interessante è il caso del Trentino-Alto Adige che partiva da un tasso molto basso e ha raggiunto valori vicini a quelli delle regioni tradizionalmente più colpite, con un incremento percentuale superiore al 130. Nel Centro Italia i valori si collocano su livelli intermedi ma con un andamento in crescita costante. Toscana, Umbria, Marche e Lazio hanno visto aumentare sensibilmente la mortalità, in alcuni casi con incrementi superiori al 60 per cento. Le Marche si distinguono per una crescita molto marcata che porta i valori finali oltre quelli di gran parte del Nord. Nel Mezzogiorno il quadro è ancora diverso: partendo da livelli più bassi nel 2004, le regioni meridionali hanno visto incrementi più rapidi e consistenti. In Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna i tassi sono aumentati in modo significativo, con la Sardegna che ha registrato uno dei valori finali più alti in Italia, oltre 41 decessi per 10.000 residenti. Questo processo testimonia una convergenza verso l’alto, con le regioni meridionali che hanno progressivamente raggiunto o superato i livelli del Nord.

Le ragioni di queste tendenze possono essere ricondotte a più fattori. L’invecchiamento demografico è il più rilevante, poiché l’Italia è tra i Paesi più anziani al mondo e le regioni del Nord e del Centro hanno sperimentato da più tempo l’aumento dell’età media. Con il progressivo invecchiamento delle regioni meridionali, anche queste hanno visto crescere i tassi di mortalità. Altri elementi riguardano la capacità diagnostica e la registrazione delle cause di morte, oggi più accurate rispetto al passato, la transizione epidemiologica che ha ridotto l’impatto di altre patologie più letali e ha reso più visibile il peso delle malattie neurologiche, i determinanti sociali e ambientali che differenziano le aree del Paese e, più recentemente, l’impatto della pandemia di Covid-19. Quest’ultima ha probabilmente inciso sui dati 2020-2021, quando si osservano oscillazioni particolari, con valori talvolta inferiori rispetto al picco del 2019, per effetto sia di decessi direttamente attribuiti al virus sia di una minore attenzione diagnostica ad altre cause.

Alcuni casi regionali sono emblematici. Il Trentino-Alto Adige si distingue per la crescita relativa più elevata, da valori molto bassi a livelli simili al resto del Nord. La Valle d’Aosta presenta valori altissimi già dal 2007, con un picco nel 2017, mentre la Sardegna registra un raddoppio dei tassi, confermando il paradosso di una regione caratterizzata da longevità eccezionale ma anche da un forte peso delle malattie neurodegenerative. La Sicilia, con un incremento vicino al 100 per cento, mostra anch’essa la convergenza verso i valori del Nord.

L’aumento della mortalità per demenze e malattie del sistema nervoso comporta conseguenze profonde. Il carico assistenziale sulle famiglie e sui sistemi pubblici cresce costantemente, mentre i servizi territoriali devono essere potenziati per garantire assistenza domiciliare, centri diurni e strutture residenziali adeguate. La formazione del personale sanitario in geriatria e neurologia diventa indispensabile, così come la diffusione di una cultura della cura della cronicità. La prevenzione assume un ruolo centrale, con la promozione di stili di vita salutari, istruzione, inclusione sociale e riduzione dell’inquinamento, tutti fattori che incidono sulla prevalenza delle malattie neurodegenerative. Infine le differenze regionali pongono la necessità di politiche mirate a ridurre le disuguaglianze nell’accesso e nella qualità dei servizi sanitari.

L’analisi dei dati 2004-2021 conferma dunque che le demenze e le malattie del sistema nervoso rappresentano una delle principali sfide sanitarie del ventunesimo secolo in Italia. La mortalità è in crescita ovunque, con variazioni regionali che riflettono fattori demografici, diagnostici, sociali e ambientali. Se il Nord e il Centro avevano già livelli elevati, oggi il Sud sta rapidamente convergendo, evidenziando che il fenomeno è ormai generalizzato. Alcune regioni hanno sperimentato incrementi straordinari, mentre altre mantengono livelli elevati ma con variazioni meno pronunciate. Di fronte a questi dati la risposta deve essere integrata e coordinata: rafforzare i servizi territoriali, sostenere le famiglie, migliorare la prevenzione e ridurre le disuguaglianze regionali sono azioni imprescindibili per affrontare un fenomeno destinato a crescere ulteriormente nei prossimi decenni, parallelamente all’aumento dell’età media della popolazione.

 

Fonte: ISTAT

Link: https://www.istat.it/













 

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