L’analisi degli
investimenti nel trasporto su strada nel periodo 2019–2023 rivela una tendenza
globale verso il potenziamento e l’ammodernamento delle infrastrutture
stradali, sia nei Paesi sviluppati sia in quelli in via di sviluppo, pur con
notevoli differenze nei livelli di spesa e nelle traiettorie temporali. Il dato
più eclatante riguarda senza dubbio la Cina, che domina incontrastata la scena
con cifre impressionanti: si passa dai 283 miliardi di euro nel 2019 ai 402
miliardi del 2022, con un leggero calo a 368 miliardi nel 2023. Questi numeri
non solo confermano l’enorme priorità strategica attribuita dalla Repubblica
Popolare alle infrastrutture stradali, ma rappresentano anche una componente
centrale della politica di sviluppo territoriale e di connessione tra aree
interne e coste, così come tra città secondarie e hub metropolitani. Il piano
di espansione della rete autostradale cinese, tra i più estesi al mondo, si
accompagna alla volontà di integrare la rete stradale con altri vettori di
trasporto, come ferrovie e porti, rafforzando così la posizione del Paese nel
commercio globale.
Anche gli Stati
Uniti si confermano tra i maggiori investitori nella rete stradale, con valori
annuali compresi tra i 91 e i 112 miliardi di euro nei tre anni osservabili. La
leggera flessione iniziale, da circa 96 a 91 miliardi nel triennio 2019–2021, è
seguita da un importante rimbalzo nel 2022, superando i 112 miliardi. Questo
riflette probabilmente l’impatto degli investimenti previsti nel pacchetto
infrastrutturale dell’amministrazione Biden, destinato proprio a colmare il
deterioramento accumulato nel corso dei decenni. Negli Stati Uniti, la rete
stradale rappresenta non solo il principale mezzo di trasporto per merci e
persone, ma anche un pilastro dell’identità socio-economica nazionale, e il suo
stato è considerato un indicatore della qualità dei servizi pubblici.
In Europa, la
Germania emerge come il Paese con i maggiori investimenti nel settore stradale,
con un incremento da 15,6 miliardi nel 2019 a oltre 18,3 miliardi stimati nel
2023. Questo andamento positivo riflette la storica attenzione della Germania
per l’efficienza logistica e la manutenzione dell’Autobahn, un asset
infrastrutturale strategico tanto per la mobilità interna quanto per il
traffico transfrontaliero con i Paesi vicini. Anche la Francia mostra una
stabilità nei livelli di spesa, con un leggero calo nel 2020, legato con ogni
probabilità agli effetti della pandemia, ma un sostanziale ritorno ai livelli
pre-crisi nei due anni successivi. La spesa francese resta costantemente
attorno ai 10 miliardi annui, segno di una strategia di mantenimento e graduale
miglioramento più che di espansione massiccia.
Un caso molto
interessante è rappresentato dall’Australia, che passa da circa 13,3 miliardi
nel 2019 a oltre 19,2 miliardi nel 2023, con un’accelerazione notevole a
partire dal 2021. Questa dinamica suggerisce un impegno crescente nel
rafforzamento della rete stradale, probabilmente influenzato dalla necessità di
migliorare i collegamenti tra le aree urbane costiere e l’entroterra, e di
rendere più resilienti i collegamenti soggetti a eventi climatici estremi.
L’Italia mostra una dinamica in netta crescita fino al 2022, passando da 4,3
miliardi nel 2019 a oltre 6,3 miliardi, ma il dato del 2023 non è disponibile.
Questi valori indicano un chiaro cambio di passo rispetto al passato, segnato
da sottoinvestimenti, e riflettono una rinnovata attenzione all’infrastruttura
stradale, anche alla luce delle criticità emerse in seguito a eventi tragici
come il crollo del ponte Morandi nel 2018.
I Paesi Bassi
registrano anch’essi una crescita costante, seppure più contenuta: da 6,4
miliardi nel 2019 a circa 7,7 miliardi nel 2023. Tale aumento rispecchia una
strategia di ottimizzazione delle reti esistenti piuttosto che di espansione,
in linea con una visione urbanistica orientata alla sostenibilità e
all’efficienza intermodale. La Spagna, invece, mostra una crescita più
irregolare ma comunque decisa: da 3,6 miliardi si arriva a un picco di 5,3
miliardi nel 2022, prima di registrare un leggero calo nel 2023. La dinamica
spagnola riflette una volontà di ripresa dopo anni di contenimento della spesa
pubblica, favorita dalla disponibilità di fondi europei post-pandemia.
Tra i Paesi
dell’Est europeo, spiccano la Polonia e la Repubblica Ceca. La Polonia, in
particolare, incrementa gli investimenti da circa 2,4 miliardi a oltre 3,7
miliardi, confermandosi una delle economie emergenti europee più dinamiche nel
settore infrastrutturale. Tale crescita è funzionale all'integrazione logistica
tra Est e Ovest del continente e mira a supportare la crescita economica
interna. La Repubblica Ceca segue una traiettoria simile, passando da 1,38 a
2,63 miliardi nello stesso periodo. Si tratta di aumenti significativi che
mostrano una progressiva convergenza infrastrutturale tra vecchia e nuova
Europa.
Tra i Paesi
nordici, la Finlandia si distingue per un andamento piuttosto stabile, con
valori che si mantengono tra 1,6 e 1,9 miliardi. Anche la Svezia mostra una
certa costanza nella spesa, con un lieve picco nel 2020 e una successiva
graduale discesa fino a 2,77 miliardi nel 2023. L’Irlanda, invece, si colloca
su livelli molto più contenuti, con investimenti attorno ai 500–600 milioni di
euro l’anno, probabilmente a causa delle dimensioni più contenute della rete
viaria nazionale e della priorità data ad altri settori del trasporto pubblico.
Per quanto
riguarda i Paesi extra-OCSE, colpisce la performance dell’Azerbaigian, che
mostra un incremento eccezionale: da 844 milioni nel 2019 a oltre 2,3 miliardi
nel 2022. Questo salto può essere interpretato come parte di un piano di
modernizzazione infrastrutturale nazionale, mirato a rafforzare i collegamenti
tra le regioni e a favorire il transito commerciale tra Asia ed Europa. Anche
la Serbia segue una traiettoria sorprendente, passando da 584 milioni a circa
1,45 miliardi nel 2023, segno che i Balcani stanno iniziando a colmare i gap
infrastrutturali storici.
Altri Paesi,
come la Bulgaria e la Croazia, mostrano segnali positivi. La Bulgaria raddoppia
quasi la spesa dal 2021 al 2023, mentre la Croazia cresce da 349 a oltre 620
milioni. Questi incrementi, pur partendo da livelli contenuti, sono sintomatici
di una maggiore attenzione alla mobilità interna e all’attrazione di fondi
europei per migliorare le reti stradali. La Moldavia, pur con valori bassi,
registra un certo dinamismo, mentre l’Albania e la Macedonia del Nord
presentano dati in crescita, soprattutto nel 2023. Sono segnali di volontà
politica e disponibilità di risorse, anche se spesso ancora limitati rispetto
ai bisogni.
Infine, il
Giappone emerge con investimenti costantemente alti, tra i 30 e i 33 miliardi
nei primi tre anni osservabili. Questo conferma la centralità della rete
stradale giapponese all’interno del sistema nazionale dei trasporti, sebbene il
Paese sia spesso noto per la sua rete ferroviaria. Anche Israele presenta un
aumento progressivo fino al 2022, quando supera i 3,3 miliardi di euro, segno
di uno sforzo continuo nel potenziare la connettività urbana e interurbana.
In conclusione,
i dati sull’investimento stradale globale nel periodo 2019–2023 evidenziano una
tendenza generale alla crescita, in parte accelerata dalla necessità di
rilanciare l’economia dopo la pandemia e in parte motivata dalla crescente
consapevolezza dell’importanza della resilienza infrastrutturale. Le economie
mature puntano soprattutto alla manutenzione e al miglioramento della rete
esistente, mentre i Paesi emergenti e in via di sviluppo si concentrano
sull’espansione e sulla modernizzazione. Tuttavia, il futuro delle
infrastrutture stradali dovrà confrontarsi con la necessità di
decarbonizzazione e di un riequilibrio modale a favore di forme di trasporto
più sostenibili, un tema che implicherà una profonda revisione delle logiche
d’investimento nei prossimi decenni.
Fonte: OCSE
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