I dati dei Composite Leading Indicators (CLI)
armonizzati dall’OCSE, osservati su base mensile tra settembre 2024 e giugno
2025 per un gruppo di economie avanzate e emergenti, offrono un quadro prezioso
delle dinamiche congiunturali globali e delle prospettive di crescita a breve
termine. La natura dei CLI, costruiti per anticipare i punti di svolta
dell’attività economica, consente di interpretare variazioni anche minime come
segnali di cambiamento nella traiettoria macroeconomica. Nel complesso, l’indice
si colloca intorno al valore di riferimento pari a 100, suggerendo una fase di
stabilizzazione ciclica piuttosto che di crescita accelerata o di contrazione
marcata. Osservando il dettaglio temporale, si nota che a settembre 2024 la
maggior parte dei paesi si posizionava lievemente sotto quota 100, con valori
come 99,31 per la Francia, 99,87 per la Germania, 99,94 per l’Italia e 99,91
per gli Stati Uniti, a indicare un contesto di attività economica leggermente
al di sotto del potenziale ma senza segnali di deterioramento significativo. In
quello stesso mese il Regno Unito emergeva come eccezione con un valore di
101,15, riflettendo una fase di slancio relativamente più favorevole, mentre la
Corea con 100,50 e il Messico con 100,42 mostravano anch’essi segnali di
vigore. Nei mesi successivi si registra un miglioramento generalizzato con
progressivi rialzi che portano quasi tutti i paesi a convergere attorno o sopra
quota 100. A ottobre 2024, l’indice statunitense passa da 99,91 a 100,05,
confermando il ritorno a una traiettoria di crescita stabile, mentre l’Italia
si attesta a 100,02 e la Francia rimane leggermente sotto soglia a 99,42,
segnalando una fase di recupero più lenta nel contesto europeo. A novembre i
valori si rafforzano ulteriormente: la Spagna raggiunge 100,43, la Turchia
100,33 e il Regno Unito pur leggermente in calo a 100,96 rimane sopra gli altri
grandi partner, mantenendo il ruolo di economia trainante nel breve termine.
Dicembre 2024 mostra la prosecuzione di questo trend con la Germania che tocca
99,89, quasi perfettamente allineata alla soglia di equilibrio, e l’Italia che
resta poco sopra quota 100. La transizione verso il 2025 conferma un
rafforzamento più deciso, in particolare a gennaio quando l’Australia arriva a
100,08, il Canada a 100,47 e la Germania a 99,98, valori che mostrano un
sostanziale avvicinamento delle economie ai livelli potenziali. La tendenza
positiva prosegue a febbraio, mese in cui quasi tutti i paesi raggiungono o
superano quota 100: Francia 100,05, Germania 100,13, Spagna 100,75 e Regno
Unito 100,97. Tale convergenza indica una ripresa coordinata a livello
internazionale, rafforzata da politiche monetarie meno restrittive e da un
allentamento delle tensioni sulle catene di approvvigionamento globali. A marzo
2025 il rafforzamento è ancora più evidente: Germania a 100,33, Francia a
100,16, Italia stabile a 99,96 ma con dinamica vicina alla soglia, Corea in
accelerazione a 100,76 e Regno Unito oltre quota 101, consolidando un ciclo
positivo. L’area europea nel complesso mostra valori tra 100,32 e 100,43, a
conferma di una ripresa sincronizzata. In aprile si registra un ulteriore
consolidamento con la Germania che sale a 100,56, la Francia a 100,25 e
l’indicatore composito dei quattro grandi paesi europei a 100,53, segnalando un
superamento della fase di stagnazione. L’Italia si mantiene poco sotto soglia a
99,97, suggerendo persistenti fragilità strutturali, ma senza segnali di
recessione. Maggio 2025 porta un ulteriore consolidamento: Germania a 100,80,
Francia a 100,33, Italia a 100,03 e Regno Unito a 101,10, con la Spagna ancora
a livelli elevati (100,52), mentre la Turchia mostra un calo a 99,45 che
segnala divergenze nelle dinamiche delle economie emergenti. A giugno 2025 il
rafforzamento tedesco è ancora più netto con 101,02, così come l’Australia a
100,33 e il Canada a 100,93, mentre la Francia con 100,42 e la Spagna con
100,37 confermano la tendenza positiva. Al contrario la Turchia scivola
ulteriormente a 99,19, sottolineando un quadro di instabilità e divergenza rispetto
al trend generale. L’analisi complessiva evidenzia dunque tre elementi
principali. Primo, il periodo settembre 2024–giugno 2025 è caratterizzato da
una progressiva stabilizzazione delle economie avanzate con valori in risalita
e convergenti attorno a quota 100, indicando un ritorno a condizioni cicliche
di equilibrio dopo una fase di incertezza. Secondo, emergono differenze
regionali, con il Regno Unito, la Corea e in parte la Germania come economie
che hanno trainato la fase di recupero, mentre Francia e Italia hanno mostrato
un percorso più lento e meno lineare, coerente con la loro maggiore esposizione
a fragilità strutturali e a vincoli interni. Terzo, alcune economie emergenti
come Messico e Turchia presentano traiettorie divergenti, con il primo che si
allinea ai trend positivi delle economie avanzate e il secondo che mostra
segnali di debolezza e volatilità, verosimilmente legati a condizioni
macroeconomiche interne e a vulnerabilità esterne. L’andamento dei CLI in
questo periodo segnala dunque un contesto di ripresa moderata e diffusa, ma
priva di slanci eclatanti, con una crescita più stabile nelle economie
industrializzate e fragilità persistenti nei contesti emergenti. Nel complesso,
l’indice armonizzato OCSE suggerisce che la fase post-pandemica e post-crisi
energetica sta lasciando spazio a un ciclo economico più equilibrato, con il
rischio di nuove contrazioni limitato nel breve termine, ma con la necessità di
monitorare attentamente la divergenza tra economie avanzate ed emergenti e le fragilità
ancora evidenti in paesi come l’Italia e la Turchia. Tale interpretazione
conferma che la stabilità non implica necessariamente crescita vigorosa, ma
piuttosto una fase di consolidamento in cui gli shock recenti sono stati
assorbiti e in cui le economie stanno ritrovando una traiettoria di medio
termine più prevedibile, sebbene ancora influenzata da fattori geopolitici,
inflazione e politiche monetarie. In questo quadro, i CLI assumono il ruolo di
barometro affidabile per anticipare i futuri punti di svolta e indicano che le
prospettive per la seconda metà del 2025 saranno di moderata espansione, a meno
di shock esogeni non previsti.
Fonte: OECD
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