L’analisi della
spesa per la manutenzione delle autostrade tra il 2019 e il 2023 mostra un
quadro complesso e disomogeneo, in cui si intrecciano scelte di politica
infrastrutturale, contingenze economiche, evoluzioni normative e modelli
diversi di gestione della rete autostradale. La manutenzione rappresenta un
elemento strategico per garantire la sicurezza, la funzionalità e la durabilità
delle autostrade, ed è spesso un indicatore della maturità e dell’efficienza
con cui uno Stato cura le sue infrastrutture, al di là della costruzione di
nuove tratte. Dall’osservazione dei dati si rilevano due tendenze principali:
da una parte, i Paesi che mantengono o aumentano costantemente gli
investimenti, mostrando una pianificazione a lungo termine; dall’altra, quelli
con andamenti discontinui o decrescenti, in cui la manutenzione sembra
dipendere da fattori esterni piuttosto che da una strategia organica.
Uno dei casi più
emblematici è rappresentato dall’Austria, che dimostra una progressione
costante negli investimenti per la manutenzione autostradale. Si parte da 752
milioni di euro nel 2019 e si raggiunge 1,097 miliardi nel 2023. Questo
incremento di oltre il 45% in cinque anni suggerisce un impegno significativo
nel mantenere in condizioni ottimali una rete che, per posizione geografica e
funzione logistica, è tra le più trafficate d’Europa. L’Austria conferma così
un approccio proattivo alla manutenzione, considerata non solo un obbligo
gestionale ma un investimento sul medio-lungo termine per preservare valore e competitività
infrastrutturale.
Situazione
opposta per la Repubblica Ceca, che mostra una curva discendente: da 195
milioni nel 2019 si tocca un picco di circa 263 milioni nel 2020, per poi
scendere progressivamente fino a 190 milioni nel 2023. Questo andamento
potrebbe derivare da una scelta di concentrare gli investimenti nella
costruzione o nell’ampliamento della rete, tralasciando temporaneamente le
attività manutentive. Tuttavia, una simile riduzione potrebbe, a lungo termine,
portare a un incremento dei costi per ripristini straordinari, oltre a rischi
per la sicurezza stradale.
L’Ungheria
presenta un caso ancora più instabile. Nei primi tre anni, la spesa resta
stabile intorno ai 40 milioni di euro, ma nel 2022 si registra un improvviso
salto a 146 milioni, seguito da un crollo stimato a soli 33 milioni nel 2023.
Tali fluttuazioni non sembrano riconducibili a una normale ciclicità della
manutenzione, ma a fattori esterni come variazioni di bilancio, priorità
politiche, oppure alla conclusione di interventi straordinari. In ogni caso,
l’assenza di continuità programmatica può mettere a rischio l’efficienza
complessiva della rete.
L’Irlanda ha
livelli di spesa molto contenuti, che si attestano attorno ai 9-13 milioni
annui. Se rapportati all’estensione territoriale e alla dimensione della rete
autostradale del Paese, questi importi potrebbero apparire adeguati, ma la
mancanza di dati per alcuni anni non consente una lettura precisa
dell’effettivo impegno irlandese sul fronte manutentivo. Al contrario, la Lituania,
pur partendo da valori molto bassi (circa 23 milioni nel 2019), raddoppia
progressivamente fino a raggiungere i 56 milioni nel 2023. Questo segnale
positivo indica un’intenzione di rafforzare la qualità della rete esistente,
forse in parallelo a finanziamenti europei o ad azioni di adeguamento
normativo.
In Europa
occidentale, si distinguono due esempi significativi: Svizzera e Regno Unito.
La Svizzera mostra una crescita costante negli investimenti, da 253 milioni nel
2019 a oltre 319 milioni nel 2022. Questa dinamica è coerente con l’approccio
di eccellenza gestionale che caratterizza le politiche infrastrutturali
svizzere, dove la qualità delle reti rappresenta un pilastro dello sviluppo
economico. Nel Regno Unito, i livelli di spesa sono tra i più alti in assoluto,
con valori che superano costantemente 1,2 miliardi e arrivano fino a quasi 1,5
miliardi nel 2022. Questa consistenza riflette un’attenzione significativa
verso la manutenzione autostradale, fondamentale in un Paese dove le autostrade
svolgono un ruolo cruciale nei flussi commerciali interni e nelle connessioni
logistiche internazionali.
La Polonia si
colloca in una posizione intermedia, con una crescita contenuta ma costante: da
circa 189 milioni nel 2019 si arriva a 250 milioni nel 2023. Questo aumento del
30% in cinque anni testimonia un impegno stabile, probabilmente incentivato
dalla necessità di adeguare progressivamente la rete agli standard europei.
Anche la Slovenia registra una crescita graduale, da 45 milioni a 63 milioni,
dimostrando che anche i Paesi più piccoli stanno adottando una visione più
strutturata della manutenzione.
Un caso
interessante è rappresentato dalla Nuova Zelanda, che mostra una curva
ascendente regolare: da 398 milioni nel 2019 a quasi 600 milioni nel 2023. Tale
crescita costante suggerisce una forte attenzione alla qualità e alla sicurezza
della rete, anche in un contesto geografico isolato e con bassa densità
abitativa, dove l’affidabilità delle infrastrutture è essenziale. Al contrario,
la Turchia presenta valori molto bassi, in costante calo dal 2019 al 2022,
prima di un lieve recupero nel 2023. I livelli restano comunque inferiori a 15
milioni annui, una cifra sorprendentemente bassa per un Paese di grandi
dimensioni, con un’intensa attività commerciale interna e transcontinentale.
Questo potrebbe indicare una forte dipendenza da operatori privati o da
finanziamenti extra-bilancio per la gestione della rete.
Guardando ai
Paesi non OCSE, la Bulgaria mostra un’evoluzione straordinaria. Dopo tre anni
su livelli contenuti (attorno ai 60 milioni), nel 2022 la spesa esplode a oltre
307 milioni, per poi aumentare ancora nel 2023, superando i 365 milioni. Questo
incremento impressionante può essere interpretato come una risposta a carenze
strutturali evidenziate nel tempo, oppure a un’improvvisa disponibilità di
fondi europei. Anche la Serbia segue una dinamica altalenante ma con valori
sempre consistenti: da 143 milioni nel 2019 si sale fino a oltre 202 milioni
nel 2021, per poi scendere a 115 milioni nel 2023. Il trend suggerisce una
politica manutentiva reattiva, influenzata probabilmente da vincoli di bilancio
e da cambiamenti di governo.
Altri Paesi
dell’Est, come la Croazia e la Moldova, mostrano tendenze di crescita più
contenute ma comunque regolari. La Croazia passa da 34 milioni nel 2019 a 45
milioni nel 2023, mentre la Moldova, pur con qualche flessione, mantiene un
livello di spesa superiore ai 40 milioni negli ultimi anni. Tali valori, seppur
modesti, indicano una certa coerenza programmatica, spesso assente in altri
contesti con simili livelli di sviluppo.
In sintesi, il
panorama globale della manutenzione autostradale evidenzia profonde divergenze
tra i Paesi. Alcuni, come Austria, Svizzera, Nuova Zelanda e Regno Unito,
mostrano un approccio maturo, con investimenti progressivi e continui. Altri,
come Ungheria, Turchia o Serbia, evidenziano una pianificazione meno lineare,
forse dettata da limiti economici o da scelte politiche contingenti. In ogni
caso, la manutenzione resta una voce cruciale nel bilancio infrastrutturale e
rappresenta una cartina tornasole della sostenibilità e della resilienza di un
sistema di trasporti. Un’infrastruttura ben mantenuta non solo riduce i costi
futuri di ricostruzione, ma aumenta anche la sicurezza degli utenti, riduce l’impatto
ambientale e garantisce continuità operativa, elementi oggi più che mai
centrali in un mondo in rapido cambiamento.
Fonte: OCSE
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