L'analisi degli
investimenti nella rete ferroviaria dei vari Paesi nel periodo compreso tra il
2019 e il 2023 evidenzia dinamiche molto eterogenee, dettate da politiche
infrastrutturali interne, priorità strategiche, condizioni economiche e impatti
della pandemia da COVID-19. In primo luogo, è opportuno osservare l'andamento
di alcuni Paesi che spiccano per l'entità degli investimenti, come Cina,
Giappone, Francia e Germania. La Cina, in particolare, si conferma in modo
schiacciante il Paese con il maggior livello assoluto di investimenti nel
settore ferroviario, mantenendo valori che oscillano attorno ai 100 miliardi di
euro all'anno, senza subire cali significativi nemmeno durante gli anni
pandemici. Questo dato riflette la costante volontà di Pechino di rafforzare il
trasporto interno e di integrarlo con le strategie commerciali globali, come la
Belt and Road Initiative. La continuità e l'elevato livello di spesa indicano
un approccio strutturale e strategico alla mobilità ferroviaria.
In Giappone, si
osserva invece una tendenza discendente: dai circa 17,5 miliardi di euro del
2019 si scende progressivamente fino a poco più di 11,4 miliardi nel 2023.
Questo calo potrebbe essere legato sia alla stagnazione economica interna sia
al completamento di progetti di grande scala già pianificati negli anni
precedenti, oppure alla scelta di destinare più risorse ad altri settori
infrastrutturali o tecnologici. Francia e Germania mostrano invece una tendenza
opposta: entrambe aumentano i propri investimenti nel periodo esaminato. In
particolare, la Francia parte da circa 11,5 miliardi nel 2019, scende
leggermente nel 2020, ma risale negli anni successivi, arrivando a circa 12,4
miliardi nel 2023. La Germania mostra una traiettoria di crescita più lineare e
costante, con un incremento da circa 9,3 miliardi a oltre 12,7 miliardi nel
quinquennio. Questi aumenti suggeriscono un rinnovato impegno dell’Europa
centrale verso la mobilità sostenibile, in linea con gli obiettivi di
decarbonizzazione e transizione ecologica delineati dall’Unione Europea.
Tra i Paesi
extra-europei, l’Australia mostra una crescita netta e costante negli
investimenti ferroviari, passando da circa 4,9 miliardi nel 2019 a oltre 9,2
miliardi nel 2023. Questo raddoppio degli stanziamenti in soli cinque anni
evidenzia un'accelerazione significativa, probabilmente motivata dal desiderio
di ridurre la dipendenza dal trasporto stradale e affrontare problemi di
congestione e sostenibilità. Anche la Nuova Zelanda segue una dinamica
positiva, benché su scala molto più ridotta: si passa da circa 158 milioni nel
2019 a quasi 394 milioni nel 2023, con un picco rilevante nel 2023 che potrebbe
indicare l’avvio di nuovi progetti infrastrutturali di rilievo.
L’Italia
rappresenta un caso interessante. Dopo un forte aumento degli investimenti tra
il 2019 e il 2021 (da 4,2 a oltre 11 miliardi), i valori si stabilizzano nel
2022. Il dato del 2023 non è disponibile, ma il trend fino al 2022 indica un
importante rilancio del comparto ferroviario, verosimilmente alimentato da fondi
europei come il Next Generation EU e da una nuova attenzione alla mobilità
sostenibile nel quadro della transizione verde. Similmente, anche la Spagna
mostra una crescita, passando da 2,2 miliardi nel 2019 a 3,9 miliardi nel 2023,
quasi raddoppiando in cinque anni, segno di un impegno significativo nel
rafforzamento della propria infrastruttura ferroviaria, tradizionalmente forte
soprattutto nell’alta velocità.
Tra i Paesi
europei più piccoli, come i Baltici o l’Europa dell’Est, si rilevano incrementi
talvolta marcati. La Lituania passa da 86 a 314 milioni, la Lettonia da 26 a
161 milioni, mentre la Slovacchia, per la quale i dati partono solo dal 2020,
registra una progressione da 176 a 365 milioni. Questi numeri, seppur modesti
in termini assoluti, rappresentano aumenti percentuali notevoli e testimoniano
l’impegno di questi Paesi a migliorare le proprie connessioni ferroviarie,
spesso in cooperazione con fondi UE e piani di collegamento transnazionali,
come Rail Baltica. Anche in Repubblica Ceca l’incremento è considerevole, con
un passaggio da circa 763 milioni nel 2019 a oltre 1,6 miliardi nel 2023, con
un picco di quasi 1,75 miliardi nel 2022. Questo rafforza l’idea che i Paesi
centro-orientali stiano investendo pesantemente per colmare i gap infrastrutturali
con l’Europa occidentale.
Un caso a parte
è rappresentato dal Regno Unito, per il quale sono disponibili solo i dati del
2019, che ammontano a oltre 13 miliardi di euro. Si tratta di uno dei valori
più alti dell’intero dataset, ma l’assenza di dati successivi impedisce
qualsiasi analisi dell’evoluzione. Anche gli Stati Uniti mostrano una parabola
discendente nei dati disponibili, da circa 11,6 miliardi nel 2019 a 8,6
miliardi nel 2021, con una forte contrazione nel biennio pandemico, seguita da
un’assenza di dati recenti. Questo potrebbe riflettere la tradizionale
preferenza americana per il trasporto su gomma e aereo rispetto alla ferrovia,
soprattutto per il trasporto passeggeri.
Interessante è
anche l’evoluzione in alcuni Paesi emergenti o in via di sviluppo. In Albania,
per esempio, si assiste a una crescita significativa, sebbene su cifre molto
basse: da appena 1 milione di euro nel 2019 si arriva a oltre 33 milioni nel
2023. Anche la Serbia mostra un’evoluzione impressionante, con un incremento da
139 milioni a circa 440 milioni nello stesso periodo. In entrambi i casi,
l’aumento degli investimenti potrebbe essere correlato a programmi di sviluppo
infrastrutturale finanziati da istituzioni internazionali o da partnership
strategiche. La Bulgaria raddoppia quasi i propri investimenti ferroviari,
mentre la Croazia e la Macedonia del Nord mostrano progressioni costanti che
indicano una maggiore attenzione alla connettività e alla modernizzazione dei
trasporti, in linea con le aspirazioni di integrazione europea.
Un altro caso
degno di nota è quello della Polonia, dove gli investimenti crescono da circa
654 milioni nel 2019 fino a superare 1,2 miliardi nel 2023. Questo dato
rafforza la tendenza generale dell’Europa centrale e orientale a investire massicciamente
nel potenziamento del trasporto ferroviario, anche per supportare la logistica
regionale e le connessioni con l’Europa occidentale. Anche la Turchia aumenta
costantemente i propri investimenti, da 2,1 miliardi a quasi 2,9 miliardi,
confermando una politica di ammodernamento delle infrastrutture coerente con il
ruolo strategico del Paese come ponte tra Europa e Asia.
In conclusione,
i dati relativi agli investimenti nelle infrastrutture ferroviarie tra il 2019
e il 2023 mostrano un panorama complesso, ma anche ricco di segnali positivi.
Se da un lato si registrano cali in alcune economie sviluppate come il Giappone
o gli Stati Uniti, dall’altro vi è una diffusa tendenza all’aumento in Europa,
Australia e in diversi Paesi emergenti. Questo suggerisce che la ferrovia stia
tornando al centro delle politiche di trasporto sostenibile, grazie anche al
supporto delle istituzioni sovranazionali, alla crescente consapevolezza
ambientale e alla necessità di soluzioni logistiche più resilienti. Sebbene la
pandemia abbia avuto un impatto differenziato, non ha arrestato, se non
temporaneamente, i piani di sviluppo ferroviario. L’interesse strategico verso
questo tipo di mobilità sembra destinato a consolidarsi ulteriormente nei
prossimi anni, anche alla luce delle sfide climatiche e dell’urgenza di ridurre
le emissioni nel settore dei trasporti.
Fonte: OCSE
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