L’analisi dei
dati relativi alla spesa per la manutenzione delle infrastrutture stradali nel
periodo 2019–2023 evidenzia una realtà profondamente eterogenea, influenzata da
fattori economici, climatici, politici e infrastrutturali. Se da un lato i
Paesi ad alto reddito mostrano generalmente una spesa sostenuta e in alcuni
casi crescente, dall’altro le economie emergenti e i Paesi non OCSE evidenziano
investimenti più contenuti, spesso discontinui, ma con alcune eccezioni
interessanti. La manutenzione stradale rappresenta una voce fondamentale nel
bilancio dei trasporti, in quanto contribuisce alla sicurezza della mobilità
quotidiana, alla riduzione dei costi logistici e alla resilienza delle
infrastrutture.
Tra i grandi
investitori spiccano gli Stati Uniti, con valori superiori ai 50 miliardi di
euro all’anno nel triennio 2019–2021, mantenendo la leadership assoluta a
livello globale in questo ambito. La leggera flessione del 2021 rispetto agli
anni precedenti riflette probabilmente l’impatto della pandemia, che ha
modificato le priorità di spesa pubblica e rallentato diversi cantieri.
Tuttavia, l'entità di questi investimenti segnala l’importanza assegnata alla
rete viaria in un Paese dove la mobilità privata e il trasporto merci su gomma
sono predominanti. Anche il Giappone registra livelli molto alti, con oltre 21
miliardi di euro nel 2019 e più di 23 miliardi nel 2020, confermando una
costante attenzione verso l’infrastruttura stradale, essenziale in un Paese
soggetto a eventi climatici estremi e ad alta densità urbana.
L’Italia mostra
una dinamica particolarmente significativa, con una crescita evidente nel
periodo considerato. Da 6,8 miliardi nel 2019 si arriva a 9,3 miliardi nel
2021, con un lieve calo a 8,3 miliardi nel 2022. Questa traiettoria riflette probabilmente
una fase di recupero e potenziamento dopo anni di sottoinvestimenti. Il
rilancio potrebbe essere stato favorito sia da pressioni pubbliche per
migliorare la sicurezza delle infrastrutture, sia dalla disponibilità di fondi
europei legati alla ripresa post-COVID. Anche la Francia mostra un andamento
positivo: la spesa passa da circa 2,8 miliardi nel 2019 a oltre 3 miliardi nel
2022, con valori stabili anche nel 2023. Questi dati riflettono una politica di
continuità, che privilegia il mantenimento e l’efficienza della rete esistente,
in linea con la strategia francese di decarbonizzazione e razionalizzazione dei
trasporti.
La Germania non
è presente nei dati, ma altri Paesi europei di rilievo offrono spunti
interessanti. I Paesi Bassi evidenziano una crescita costante della spesa, da
circa 2,1 miliardi nel 2019 a quasi 2,8 miliardi nel 2023, con un picco nel
2022 oltre i 2,9 miliardi. Questo andamento conferma la volontà di mantenere
un’infrastruttura di alta qualità e ben integrata con gli altri sistemi di
mobilità, in un Paese che ha fatto della sostenibilità e dell’efficienza una
priorità. La Svizzera si colloca su valori elevati, con spese annue superiori
ai 2,5 miliardi di euro, con un picco nel 2022. Anche in questo caso, la
stabilità e l’affidabilità della rete stradale sono elementi chiave per un
Paese molto attento alla qualità dei servizi pubblici.
Paesi come la
Svezia e la Finlandia mantengono livelli medio-alti di investimento, pur in
contesti meno popolosi. La Svezia passa da circa 999 milioni nel 2019 a oltre
1,24 miliardi nel 2023, mentre la Finlandia cresce da 321 a 391 milioni nello
stesso periodo. Questi numeri, rapportati alla popolazione e all’estensione
territoriale, dimostrano un impegno costante nella manutenzione, fondamentale
per garantire la mobilità anche nelle zone meno densamente abitate e in
condizioni climatiche sfavorevoli. La Repubblica Ceca, invece, offre un esempio
di investimento dinamico, con valori che crescono da 982 milioni nel 2019 a
oltre 1,24 miliardi nel 2023, segno di una volontà di modernizzare la rete e
migliorarne la sicurezza e funzionalità.
Polonia e
Ungheria si muovono su livelli intermedi, ma con alcune oscillazioni. La
Polonia cresce progressivamente da 480 milioni nel 2019 a oltre 592 milioni nel
2023, mantenendo una certa coerenza. L’Ungheria mostra invece una curva meno
lineare: dai 375 milioni del 2019 si sale nel 2020, ma poi si scende nel 2021,
per risalire nel 2022 e ridiscendere nel 2023. Questa variabilità potrebbe
dipendere da strategie di spesa annuale, dalla disponibilità di fondi o da
cicli di manutenzione programmata. Irlanda e Belgio, pur avendo economie
avanzate, presentano invece livelli piuttosto bassi: l’Irlanda spende
stabilmente circa 46 milioni all’anno, in netto calo rispetto al 2019, mentre
il Belgio mostra un andamento molto irregolare, con un picco straordinario di
498 milioni nel 2021, seguito da una riduzione nei due anni successivi. Queste
fluttuazioni possono riflettere approcci differenziati nella contabilizzazione
delle spese o variazioni cicliche nella manutenzione delle autostrade e delle
strade urbane.
Nei Paesi
extraeuropei, il Canada presenta un unico dato disponibile (4,4 miliardi nel
2019), comunque rilevante. La Nuova Zelanda mostra un andamento costante e in
crescita, da circa 1,09 miliardi nel 2019 a oltre 1,4 miliardi nel 2023, segno
di una strategia progressiva di miglioramento e manutenzione della rete. Il
Messico mostra valori discontinui, ma generalmente superiori al miliardo,
indicando una priorità nazionale verso la conservazione della rete viaria,
anche se con oscillazioni dettate probabilmente da instabilità economica o
cambiamenti di governo.
Nei Paesi non
OCSE si riscontrano situazioni molto diversificate. L’Azerbaigian, ad esempio,
aumenta costantemente la propria spesa da circa 40 a oltre 76 milioni tra 2019
e 2023, mentre l’Albania passa da appena 13 milioni nel 2019 a oltre 34 milioni
nel 2023, un progresso significativo pur su valori contenuti. La Serbia
mantiene una spesa superiore ai 300 milioni all’anno, con una certa regolarità,
anche se nel 2023 si osserva una flessione. La Bulgaria mostra una tendenza
positiva, crescendo da 212 a oltre 416 milioni, mentre la Croazia registra un
incremento simile, superando i 327 milioni nel 2023. Moldova e Macedonia del
Nord mostrano cifre più modeste, sotto i 50 milioni, ma con lievi segnali di
crescita. Anche l’Uzbekistan, sebbene non fornisca dati recenti, si era
collocato nel triennio 2019–2021 su livelli superiori ai 700 milioni, una cifra
sorprendente rispetto alla dimensione dell’economia nazionale. Infine, la
Georgia e altri piccoli Paesi non forniscono dati sufficienti per una
valutazione completa.
Nel complesso, i
dati confermano che la manutenzione della rete stradale rappresenta una
componente vitale per la funzionalità e la sicurezza del sistema dei trasporti.
Nei Paesi ad alto reddito, la spesa è generalmente più alta e più costante,
mentre nei Paesi in via di sviluppo si assiste a una crescita graduale ma
ancora limitata in termini assoluti. Tuttavia, il trend generale è positivo,
segno che la manutenzione sta acquisendo un peso sempre maggiore nelle
politiche infrastrutturali. La sua centralità sarà sempre più strategica anche
nel contesto della transizione ecologica, dove infrastrutture efficienti e
sicure costituiranno un prerequisito per ridurre le emissioni e ottimizzare la
mobilità.
Fonte: OCSE
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