L’analisi dei dati sull’occupazione totale nel settore
manifatturiero per il periodo 2018-2023, suddivisa per classi dimensionali
delle imprese, rivela una serie di dinamiche significative che riflettono le
evoluzioni strutturali, le congiunture economiche e le specificità nazionali
dei vari sistemi produttivi europei. Nel complesso, l’occupazione
manifatturiera mostra una relativa stabilità nella maggior parte dei Paesi, ma
con variazioni differenziate tra le imprese di piccola e media dimensione (fino
a 249 addetti) e le grandi imprese (250 addetti o più). In Austria,
l’occupazione totale passa da 680.136 unità nel 2018 a 735.498 nel 2023,
evidenziando una crescita moderata e costante, trainata soprattutto dalle
grandi imprese, il cui personale aumenta di oltre 48.000 unità. La componente
delle PMI cresce in misura più contenuta, segno di un settore produttivo dove
le grandi aziende rafforzano la loro capacità di assorbire forza lavoro. Il
Belgio registra un andamento altalenante, con un picco nel 2019 e un calo
successivo, ma il totale del 2023 (513.638) si mantiene vicino ai livelli del
2018, con una sostanziale parità tra la dinamica delle PMI e quella delle
grandi imprese. In Estonia, la situazione è caratterizzata da oscillazioni
limitate, con un massimo nel 2022 e un calo nel 2023, mentre le grandi imprese
mantengono un peso relativamente ridotto rispetto alle PMI. La Finlandia mostra
un calo più netto nel biennio 2020-2021, seguito da una ripresa parziale, ma
non torna ai livelli iniziali. Qui la forza lavoro è equamente distribuita tra
piccole-medie e grandi imprese, segnale di un sistema industriale bilanciato ma
sensibile alle congiunture. La Francia si distingue per la sua scala: oltre tre
milioni di addetti in ogni anno del periodo osservato, con una ripartizione
stabile attorno al 40% nelle PMI e 60% nelle grandi imprese. L’occupazione
rimane solida e in leggera crescita, suggerendo resilienza nonostante le sfide
post-pandemiche. La Germania si conferma il leader assoluto per dimensioni, con
oltre otto milioni di occupati nel manifatturiero e una predominanza marcata
delle grandi imprese, che impiegano più del 60% della forza lavoro. Il calo del
2020 riflette l’impatto della pandemia, ma la ripresa negli anni successivi
riporta i valori quasi ai livelli pre-crisi. In Grecia, l’occupazione mostra un
incremento graduale, con le PMI che rappresentano la quota maggiore, ma anche
le grandi imprese registrano una crescita rilevante, segno di un’espansione
equilibrata. L’Irlanda presenta dati incompleti per il 2018, ma dal 2019 al
2023 si nota una crescita costante, trainata sia dalle multinazionali (grandi
imprese) sia dalle realtà minori, riflettendo l’attrattività del Paese per gli
investimenti esteri. L’Italia presenta una base occupazionale molto ampia,
intorno ai 3,8-3,9 milioni di addetti, con una struttura produttiva fortemente
centrata sulle PMI, che impiegano oltre due terzi della forza lavoro. La tenuta
complessiva e la leggera crescita verso il 2023 confermano la resilienza del
modello italiano, basato su distretti e reti di imprese. I Paesi baltici
mostrano dimensioni ridotte ma tendenze interessanti: in Lettonia e Lituania
l’occupazione resta stabile o in lieve crescita, con una prevalenza netta delle
PMI. In Lituania, tuttavia, le grandi imprese aumentano il loro peso relativo
nel 2022-2023. Il Lussemburgo, pur con numeri modesti, mantiene una proporzione
stabile tra PMI e grandi imprese, ma mostra un calo nel 2023 dovuto a una
contrazione della componente maggiore. I Paesi Bassi evidenziano una crescita
contenuta fino al 2022 e un lieve calo nel 2023, con una ripartizione circa
65%-35% tra PMI e grandi aziende. In Portogallo, l’occupazione è relativamente
stabile, con le PMI a fare la parte del leone e una leggera crescita delle
grandi imprese verso la fine del periodo. La Slovacchia e la Slovenia
evidenziano un calo costante nelle grandi imprese, parzialmente compensato
dalle PMI, ma il totale tende a ridursi rispetto al 2018. La Spagna mantiene un
livello occupazionale solido, sopra i due milioni, con una distribuzione che
vede le PMI come maggior datore di lavoro, anche se le grandi imprese aumentano
la loro quota verso il 2023. Tra le economie non OCSE, Cipro presenta una
crescita modesta ma costante, con PMI nettamente prevalenti. Malta mostra un
aumento significativo delle grandi imprese a partire dal 2021, dopo un periodo
in cui sembravano assenti, e un incremento costante delle PMI.
Complessivamente, i dati mostrano che il settore manifatturiero europeo ha
retto l’urto della pandemia con una capacità di recupero che varia da Paese a
Paese. Nei contesti più industrializzati, come Germania, Francia e Italia, la
base occupazionale rimane ampia e strutturata, con modelli diversi: prevalenza
delle grandi imprese in Germania e Francia, delle PMI in Italia. Nei Paesi di
minori dimensioni, le PMI costituiscono la spina dorsale dell’occupazione, ma
laddove le grandi imprese sono presenti, la loro influenza sulla dinamica
occupazionale è evidente. Il 2020 rappresenta in quasi tutti i Paesi un anno di
contrazione, seguito da un recupero graduale, segno che il settore ha saputo
adattarsi a nuove condizioni di mercato, digitalizzazione e riconfigurazione
delle catene di approvvigionamento. Il dato aggregato evidenzia anche una
tendenza di lungo periodo verso una stabilizzazione o lieve crescita, piuttosto
che una rapida espansione, coerente con un contesto industriale maturo e in
fase di trasformazione tecnologica. Se da un lato le grandi imprese
garantiscono economie di scala e capacità di investimento, dall’altro le PMI
mantengono un ruolo cruciale nell’occupazione e nell’innovazione diffusa,
soprattutto nei Paesi mediterranei e nordici con forte tradizione
manifatturiera distribuita. In prospettiva, la sfida sarà mantenere e
accrescere i livelli occupazionali in un contesto di crescente automazione e di
transizione verde, che potrebbe alterare la domanda di competenze e ridisegnare
la distribuzione della forza lavoro tra classi dimensionali e settori. La
capacità dei sistemi industriali di coniugare competitività e inclusività
occupazionale determinerà in larga misura la tenuta sociale ed economica della
manifattura europea nei prossimi anni.
Numero totale di persone impiegate. Il numero totale di persone
impiegate è definito come il numero totale di persone che hanno lavorato
nell'unità interessata o per essa durante l'anno di riferimento. L'occupazione
totale esclude: amministratori di società di capitali e membri di comitati di
azionisti retribuiti esclusivamente per la loro partecipazione alle riunioni;
manodopera messa a disposizione dell'unità interessata da altre unità e
fatturata; persone che svolgono lavori di riparazione e manutenzione nell'unità
per conto di altre unità; lavoratori a domicilio; e persone in congedo a tempo
indeterminato, in congedo militare o in pensione.
Fonte: OCSE
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