L’incidenza dei redditi da lavoro dipendente rappresenta la percentuale della spesa
totale di un ente pubblico destinata al pagamento dei redditi da lavoro
dipendente, come stipendi, contributi previdenziali e oneri accessori relativi
al personale impiegato. Questo indicatore misura il peso economico del lavoro
dipendente sul bilancio complessivo dell'ente, evidenziando la quota di risorse
vincolate a questa voce di spesa. Un valore elevato indica che una significativa
parte delle risorse dell'ente è assorbita dalle spese per il personale, il che
potrebbe limitare la disponibilità di fondi per altre attività, investimenti o
servizi pubblici. Al contrario, un valore basso suggerisce che i costi del
lavoro dipendente rappresentano una quota meno rilevante, lasciando maggiore
flessibilità per la destinazione delle risorse verso altre priorità. Questa
variabile è rilevante per valutare l'efficienza nella gestione delle risorse
pubbliche, la sostenibilità finanziaria dell'ente e il grado di vincoli
strutturali, poiché un'incidenza troppo elevata potrebbe indicare rigidità
economica o difficoltà nella razionalizzazione della spesa. I dati sono stati
acquisiti dal sito ISTAT. I dati fanno riferimento alle città metropolitane e
province nel contesto regionale.
I dati relativi all'incidenza dei redditi da
lavoro dipendente nelle regioni italiane per il 2021 e il 2022 evidenziano
significative differenze territoriali e variazioni tra i due anni. Il Piemonte
mostra una leggera diminuzione, passando dal 15,1% al 14,8%, segnalando una
stabilità relativa, mentre la Lombardia evidenzia un incremento dal 12,3% al
13,7%, suggerendo una maggiore dipendenza dal lavoro dipendente, forse legata
alla ripresa economica post-pandemia. Liguria e Veneto presentano livelli molto
bassi in entrambi gli anni, con un lieve incremento per la Liguria (da 8,7% a
9,3%) e una riduzione significativa per il Veneto (da 8,5% a 7,4%), che si
posiziona come una delle regioni meno dipendenti dai redditi da lavoro
dipendente. Emilia-Romagna e Toscana mostrano valori intermedi e una leggera
riduzione, con Emilia-Romagna che passa dal 13,4% al 12,0% e Toscana dal 13,4%
al 13,2%, indicando una stabilità economica e una minore variazione nei redditi
da lavoro dipendente. Il Centro Italia presenta regioni con livelli di
incidenza più alti, ma in calo rispetto al 2021. L’Umbria registra una
significativa diminuzione, passando dal 20,6% al 16,7%, e le Marche mostrano un
trend simile, con una riduzione dal 21,8% al 19,0%. Questi dati suggeriscono
una possibile diversificazione delle fonti di reddito o una riduzione
dell’importanza relativa dei redditi da lavoro dipendente. Anche il Lazio
evidenzia una diminuzione consistente, passando dal 16,7% al 14,6%, riflettendo
forse una crescente importanza di altri settori economici o una contrazione del
mercato del lavoro dipendente. Il Sud Italia e le Isole presentano valori
generalmente più alti, con alcune variazioni interessanti. La Calabria passa
dal 19,3% al 17,0%, e la Basilicata dal 17,6% al 14,8%, indicando un calo
nell’incidenza del lavoro dipendente. La Sicilia, invece, mostra un incremento,
passando dal 21,6% al 22,3%, posizionandosi come la regione con il valore più
alto nel 2022. Questo potrebbe riflettere un mercato del lavoro dipendente più
stabile o un aumento del lavoro formale nell’isola. La Sardegna rimane stabile
al 16,6% in entrambi gli anni, evidenziando una struttura economica meno
volatile. Campania e Puglia registrano variazioni opposte, con la Campania che
scende dall’11,2% al 9,9% e la Puglia che cresce dal 10,6% all’11,2%,
evidenziando dinamiche economiche regionali differenziate. In sintesi, i dati
evidenziano tendenze diverse tra le regioni italiane. Le regioni settentrionali
mostrano generalmente una minore dipendenza dai redditi da lavoro dipendente
rispetto al Sud e alle Isole, dove questi valori tendono a essere più alti.
Tuttavia, il calo generale in molte regioni potrebbe indicare un mercato del
lavoro dipendente in contrazione o una diversificazione delle fonti di reddito.
La Sicilia, con il suo incremento, rappresenta un’eccezione, segnalando forse
un mercato del lavoro più dinamico. Questo quadro sottolinea la necessità di
politiche regionali mirate per affrontare le specificità economiche di ciascuna
area.
Clusterizzazione con algoritmo
k-Means ottimizzato con il coefficiente di Silhouette. La clusterizzazione dei dati
relativi all'incidenza dei redditi da lavoro dipendente ha identificato due
cluster principali:
·
Cluster
0: comprende regioni con valori più alti di incidenza dei redditi da
lavoro dipendente, indicando una maggiore dipendenza dal lavoro dipendente come
fonte principale di reddito regionale. Questo fenomeno è particolarmente
evidente nelle regioni del Sud e delle Isole, come Calabria, Sicilia e
Sardegna, dove il lavoro dipendente rappresenta una componente importante
dell’economia locale. Queste regioni tendono a essere caratterizzate da una
minore diversificazione economica e una maggiore presenza di settori pubblici o
settori a bassa flessibilità, che si riflette in una maggiore incidenza del
lavoro dipendente. Le regioni centrali come Umbria, Marche e Lazio si
posizionano anch’esse in questo cluster, suggerendo che, pur essendo meno
colpite dalle fragilità strutturali del Sud, presentano comunque una dipendenza
relativamente elevata dal lavoro dipendente. Il Piemonte, nel Nord, rappresenta
un'eccezione tra le regioni settentrionali, con valori che lo collocano in questo
gruppo, probabilmente per via di specificità settoriali o economiche. La
composizione di questo cluster riflette una struttura economica meno dinamica,
con una minore capacità di generare redditi autonomi o diversificati. Ciò
evidenzia la necessità di politiche economiche mirate, volte a stimolare una
maggiore diversificazione economica e a promuovere lo sviluppo di settori ad
alto valore aggiunto.
·
Cluster
1: Liguria, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Campania e
Puglia, appartenenti al cluster con i valori più bassi di incidenza dei redditi
da lavoro dipendente, mostrano una minore dipendenza economica da questa voce
di reddito. Questo fenomeno riflette in molti casi una maggiore
diversificazione delle fonti economiche, con una presenza rilevante di redditi
provenienti da altre attività, come lavoro autonomo, imprese e investimenti.
Regioni come Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, caratterizzate da economie
fortemente industrializzate e dinamiche, beneficiano di una struttura economica
che non si basa esclusivamente sul lavoro dipendente. Anche Toscana e Liguria,
pur avendo una base economica più mista, mantengono un’incidenza bassa grazie
alla presenza di settori alternativi, come il turismo e il commercio. Campania
e Puglia, pur essendo nel Sud, si collocano in questo cluster per una minore
dipendenza relativa dal lavoro dipendente, che potrebbe essere spiegata da una
maggiore incidenza di economie informali o da un tessuto produttivo
caratterizzato da una varietà di attività. Questo cluster evidenzia quindi una
struttura economica più flessibile e meno vincolata ai redditi da lavoro
dipendente, offrendo maggiore resilienza economica e capacità di adattamento ai
cambiamenti, soprattutto rispetto alle regioni con maggiore incidenza.
Il grafico mostra la chiara separazione tra i cluster,
con i centroidi evidenziati in rosso. Le regioni del Cluster 0 si
distribuiscono su valori più alti sia nel 2021 che nel 2022, mentre le regioni
del Cluster 1 tendono a concentrarsi in valori più bassi, riflettendo strutture
economiche differenti.
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