lunedì 2 dicembre 2024

L’incidenza dei redditi da lavoro dipendente nelle città metropolitane e province italiane

 

L’incidenza dei redditi da lavoro dipendente rappresenta la percentuale della spesa totale di un ente pubblico destinata al pagamento dei redditi da lavoro dipendente, come stipendi, contributi previdenziali e oneri accessori relativi al personale impiegato. Questo indicatore misura il peso economico del lavoro dipendente sul bilancio complessivo dell'ente, evidenziando la quota di risorse vincolate a questa voce di spesa. Un valore elevato indica che una significativa parte delle risorse dell'ente è assorbita dalle spese per il personale, il che potrebbe limitare la disponibilità di fondi per altre attività, investimenti o servizi pubblici. Al contrario, un valore basso suggerisce che i costi del lavoro dipendente rappresentano una quota meno rilevante, lasciando maggiore flessibilità per la destinazione delle risorse verso altre priorità. Questa variabile è rilevante per valutare l'efficienza nella gestione delle risorse pubbliche, la sostenibilità finanziaria dell'ente e il grado di vincoli strutturali, poiché un'incidenza troppo elevata potrebbe indicare rigidità economica o difficoltà nella razionalizzazione della spesa. I dati sono stati acquisiti dal sito ISTAT. I dati fanno riferimento alle città metropolitane e province nel contesto regionale.

I dati relativi all'incidenza dei redditi da lavoro dipendente nelle regioni italiane per il 2021 e il 2022 evidenziano significative differenze territoriali e variazioni tra i due anni. Il Piemonte mostra una leggera diminuzione, passando dal 15,1% al 14,8%, segnalando una stabilità relativa, mentre la Lombardia evidenzia un incremento dal 12,3% al 13,7%, suggerendo una maggiore dipendenza dal lavoro dipendente, forse legata alla ripresa economica post-pandemia. Liguria e Veneto presentano livelli molto bassi in entrambi gli anni, con un lieve incremento per la Liguria (da 8,7% a 9,3%) e una riduzione significativa per il Veneto (da 8,5% a 7,4%), che si posiziona come una delle regioni meno dipendenti dai redditi da lavoro dipendente. Emilia-Romagna e Toscana mostrano valori intermedi e una leggera riduzione, con Emilia-Romagna che passa dal 13,4% al 12,0% e Toscana dal 13,4% al 13,2%, indicando una stabilità economica e una minore variazione nei redditi da lavoro dipendente. Il Centro Italia presenta regioni con livelli di incidenza più alti, ma in calo rispetto al 2021. L’Umbria registra una significativa diminuzione, passando dal 20,6% al 16,7%, e le Marche mostrano un trend simile, con una riduzione dal 21,8% al 19,0%. Questi dati suggeriscono una possibile diversificazione delle fonti di reddito o una riduzione dell’importanza relativa dei redditi da lavoro dipendente. Anche il Lazio evidenzia una diminuzione consistente, passando dal 16,7% al 14,6%, riflettendo forse una crescente importanza di altri settori economici o una contrazione del mercato del lavoro dipendente. Il Sud Italia e le Isole presentano valori generalmente più alti, con alcune variazioni interessanti. La Calabria passa dal 19,3% al 17,0%, e la Basilicata dal 17,6% al 14,8%, indicando un calo nell’incidenza del lavoro dipendente. La Sicilia, invece, mostra un incremento, passando dal 21,6% al 22,3%, posizionandosi come la regione con il valore più alto nel 2022. Questo potrebbe riflettere un mercato del lavoro dipendente più stabile o un aumento del lavoro formale nell’isola. La Sardegna rimane stabile al 16,6% in entrambi gli anni, evidenziando una struttura economica meno volatile. Campania e Puglia registrano variazioni opposte, con la Campania che scende dall’11,2% al 9,9% e la Puglia che cresce dal 10,6% all’11,2%, evidenziando dinamiche economiche regionali differenziate. In sintesi, i dati evidenziano tendenze diverse tra le regioni italiane. Le regioni settentrionali mostrano generalmente una minore dipendenza dai redditi da lavoro dipendente rispetto al Sud e alle Isole, dove questi valori tendono a essere più alti. Tuttavia, il calo generale in molte regioni potrebbe indicare un mercato del lavoro dipendente in contrazione o una diversificazione delle fonti di reddito. La Sicilia, con il suo incremento, rappresenta un’eccezione, segnalando forse un mercato del lavoro più dinamico. Questo quadro sottolinea la necessità di politiche regionali mirate per affrontare le specificità economiche di ciascuna area.




Clusterizzazione con algoritmo k-Means ottimizzato con il coefficiente di Silhouette. La clusterizzazione dei dati relativi all'incidenza dei redditi da lavoro dipendente ha identificato due cluster principali:

·         Cluster 0: comprende regioni con valori più alti di incidenza dei redditi da lavoro dipendente, indicando una maggiore dipendenza dal lavoro dipendente come fonte principale di reddito regionale. Questo fenomeno è particolarmente evidente nelle regioni del Sud e delle Isole, come Calabria, Sicilia e Sardegna, dove il lavoro dipendente rappresenta una componente importante dell’economia locale. Queste regioni tendono a essere caratterizzate da una minore diversificazione economica e una maggiore presenza di settori pubblici o settori a bassa flessibilità, che si riflette in una maggiore incidenza del lavoro dipendente. Le regioni centrali come Umbria, Marche e Lazio si posizionano anch’esse in questo cluster, suggerendo che, pur essendo meno colpite dalle fragilità strutturali del Sud, presentano comunque una dipendenza relativamente elevata dal lavoro dipendente. Il Piemonte, nel Nord, rappresenta un'eccezione tra le regioni settentrionali, con valori che lo collocano in questo gruppo, probabilmente per via di specificità settoriali o economiche. La composizione di questo cluster riflette una struttura economica meno dinamica, con una minore capacità di generare redditi autonomi o diversificati. Ciò evidenzia la necessità di politiche economiche mirate, volte a stimolare una maggiore diversificazione economica e a promuovere lo sviluppo di settori ad alto valore aggiunto.

·         Cluster 1: Liguria, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Campania e Puglia, appartenenti al cluster con i valori più bassi di incidenza dei redditi da lavoro dipendente, mostrano una minore dipendenza economica da questa voce di reddito. Questo fenomeno riflette in molti casi una maggiore diversificazione delle fonti economiche, con una presenza rilevante di redditi provenienti da altre attività, come lavoro autonomo, imprese e investimenti. Regioni come Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, caratterizzate da economie fortemente industrializzate e dinamiche, beneficiano di una struttura economica che non si basa esclusivamente sul lavoro dipendente. Anche Toscana e Liguria, pur avendo una base economica più mista, mantengono un’incidenza bassa grazie alla presenza di settori alternativi, come il turismo e il commercio. Campania e Puglia, pur essendo nel Sud, si collocano in questo cluster per una minore dipendenza relativa dal lavoro dipendente, che potrebbe essere spiegata da una maggiore incidenza di economie informali o da un tessuto produttivo caratterizzato da una varietà di attività. Questo cluster evidenzia quindi una struttura economica più flessibile e meno vincolata ai redditi da lavoro dipendente, offrendo maggiore resilienza economica e capacità di adattamento ai cambiamenti, soprattutto rispetto alle regioni con maggiore incidenza.

Il grafico mostra la chiara separazione tra i cluster, con i centroidi evidenziati in rosso. Le regioni del Cluster 0 si distribuiscono su valori più alti sia nel 2021 che nel 2022, mentre le regioni del Cluster 1 tendono a concentrarsi in valori più bassi, riflettendo strutture economiche differenti. ​



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