Le entrate totali nei bilanci dei comuni italiani
rappresentano una vasta gamma di fonti che consentono di finanziare attività,
investimenti e servizi essenziali. Queste entrate sono suddivise in titoli che
riflettono la loro natura e finalità, garantendo un’organizzazione trasparente
ed efficiente delle risorse finanziarie comunali. Il Titolo 1
comprende entrate correnti di natura tributaria, contributiva e perequativa.
Rientrano qui imposte come l'Imposta Municipale Propria (IMU), l'addizionale
comunale Irpef, l'Imposta di Soggiorno, la Tassa Rifiuti (TARI), e tributi
legati a concessioni o occupazione di spazi pubblici. Sono incluse anche
compartecipazioni a tributi statali come l’Iva e l’Irpef, oltre ai fondi
perequativi dallo Stato e dalle Regioni, che bilanciano le disparità tra i
territori. Il Titolo 2 raccoglie i trasferimenti correnti da
amministrazioni pubbliche, famiglie, imprese e istituzioni sociali private.
Questi trasferimenti finanziano servizi essenziali e supportano iniziative
specifiche, mentre sponsorizzazioni e contributi da imprese arricchiscono le
risorse disponibili. Il Titolo 3 include entrate extratributarie derivanti dalla
vendita di beni e servizi, gestione di beni comunali, sanzioni amministrative e
redditi da capitale, come interessi attivi e dividendi. Il Titolo 4
copre le entrate in conto capitale, destinate agli investimenti. Queste
includono contributi per opere pubbliche da enti pubblici, privati o
dall’Unione Europea, alienazione di beni materiali e immateriali, e altri trasferimenti
straordinari. Il Titolo 5 riguarda la riduzione di attività finanziarie,
come alienazioni di azioni, riscossione di crediti e altre forme di
liquidazione di beni finanziari. Il Titolo 6 si focalizza sulle
accensioni di prestiti, includendo mutui, obbligazioni e finanziamenti per
investimenti di medio-lungo termine, mentre il Titolo 7 copre anticipazioni
di cassa per esigenze di liquidità temporanea. Infine, il Titolo 9
comprende entrate per conto terzi e partite di giro, quali ritenute fiscali,
trasferimenti e depositi gestiti temporaneamente dai comuni per conto di altri
soggetti. Complessivamente, queste entrate garantiscono la sostenibilità
finanziaria degli enti locali e la loro capacità di rispondere alle necessità
dei cittadini.
Le entrate
totali nei bilanci dei comuni italiani per regione nel 2022. I dati sulle
entrate totali nei comuni italiani evidenziano significative differenze tra le
regioni, sia in termini di valori aggregati che di incidenza pro capite e per
comune. Queste disparità riflettono le peculiarità territoriali, demografiche e
amministrative di ciascuna regione. Il Lazio emerge come una delle regioni con
le entrate totali più elevate, pari a oltre 12,5 miliardi di euro, con un
valore pro capite di 2.187,87 euro e un significativo valore per comune di
33.109.080,12 euro. Questo dato è fortemente influenzato dalla presenza di
Roma, che rappresenta un’area amministrativa complessa e concentrata,
richiedendo risorse sostanziali per la gestione dei servizi. La Lombardia, pur
avendo il valore aggregato più alto con oltre 15,8 miliardi di euro, registra
un valore pro capite relativamente basso, pari a 1.581,12 euro. Questo riflette
l’ampia popolazione e la presenza di comuni di dimensioni medio-piccole,
caratteristica che diluisce il valore pro capite pur mantenendo un’elevata
capacità economica. Un trend simile si osserva in Veneto ed Emilia-Romagna,
regioni con valori pro capite rispettivamente di 1.417,16 euro e 1.545,05 euro,
ma con entrate per comune di 12.278.599,00 e 20.859.119,16 euro, segno di una
distribuzione più uniforme delle risorse. Regioni come il Trentino-Alto Adige e
l’Abruzzo si distinguono per valori pro capite molto alti, rispettivamente
2.725,29 euro e 2.754,06 euro. Questo dato può essere attribuito a una
popolazione meno numerosa e a un maggiore investimento in servizi e
infrastrutture rispetto alle dimensioni demografiche. Analogamente, la Valle
d’Aosta, con il valore pro capite più alto (3.377,46 euro), riflette un
contesto locale caratterizzato da comuni di piccole dimensioni con esigenze
specifiche di gestione. Nel Sud, la Sicilia e la Campania registrano valori
totali elevati, rispettivamente 11,2 e 10,3 miliardi di euro. Tuttavia, i
valori pro capite (2.337,01 euro e 1.852,09 euro) e per comune (28.656.859,02
euro e 18.824.239,94 euro) evidenziano una differenza nella distribuzione delle
risorse, con la Sicilia che beneficia di un maggior flusso aggregato di
entrate. La Calabria, con 2.368,46 euro pro capite, mostra un valore più alto
rispetto alla media del Sud, indicando una maggiore incidenza delle entrate in
relazione alla popolazione. Le regioni insulari, come la Sardegna, si collocano
a metà strada con valori aggregati di circa 3,5 miliardi di euro e un valore
pro capite di 2.248,94 euro. Questo dato sottolinea l’importanza delle risorse
per garantire la sostenibilità economica nei territori isolati. In sintesi, i
dati mostrano una significativa eterogeneità nella capacità dei comuni italiani
di generare e gestire entrate. Le regioni con grandi città o economie più sviluppate
tendono a registrare valori aggregati più alti, mentre le regioni meno popolate
o con territori complessi mostrano un maggiore valore pro capite, riflettendo
le specifiche esigenze amministrative e socioeconomiche.
Totale Entrate |
|||
Regione |
Comuni
Aggregati |
Per Capita |
Per Comuni
|
Piemonte |
7.574.610.171,98 € |
1.781,18 € |
6.419.161,16 € |
Valle d’Aosta |
415.488.534,02 € |
3.377,46 € |
5.614.709,92 € |
Liguria |
3.582.760.375,99 € |
2.374,50 € |
15.310.941,78 € |
Lombardia |
15.843.661.912,00 € |
1.581,12 € |
10.548.376,77 € |
Trentino
Alto Adige |
2.949.077.103,02 € |
2.725,29 € |
10.457.720,22 € |
Veneto |
6.876.015.439,99 € |
1.417,16 € |
12.278.599,00 € |
Friuli
Venezia Giulia |
2.339.581.068,00 € |
1.956,51 € |
10.881.772,41 € |
Emilia
Romagna |
6.883.509.324,00 € |
1.545,05 € |
20.859.119,16 € |
Toscana |
6.726.404.406,99 € |
1.835,41 € |
24.638.843,98 € |
Umbria |
1.471.566.059,97 € |
1.722,38 € |
15.995.283,26 € |
Marche |
2.833.147.550,98 € |
1.908,58 € |
12.591.766,89 € |
Lazio |
12.515.232.284,01 € |
2.187,87 € |
33.109.080,12 € |
Abruzzo |
3.497.556.226,02 € |
2.754,06 € |
11.467.397,46 € |
Molise |
597.678.338,01 € |
2.065,14 € |
4.394.693,66 € |
Campania |
10.353.331.966,03 € |
1.852,09 € |
18.824.239,94 € |
Puglia |
6.010.035.683,02 € |
1.544,90 € |
23.385.352,85 € |
Basilicata |
1.055.966.808,02 € |
1.978,81 € |
8.060.815,33 € |
Calabria |
4.353.575.825,94 € |
2.368,46 € |
10.776.177,79 € |
Sicilia |
11.204.831.876,77 € |
2.337,01 € |
28.656.859,02 € |
Sardegna |
3.530.465.343,01 € |
2.248,94 € |
9.364.629,56 € |
Clusterizzazione
con algoritmo k-Means ottimizzato con il coefficiente di Silhouette. I dati sui cluster delle
regioni italiane, basati sui valori di entrate pro capite e per comune,
evidenziano una distribuzione che riflette le caratteristiche socio-economiche
e amministrative di ciascun territorio. Ecco una sintesi dettagliata dei
risultati con l’elenco completo delle 20 regioni e la loro appartenenza ai
cluster.
·
Cluster 0: Piemonte, Molise, Basilicata. Questo
cluster raggruppa regioni caratterizzate da valori pro capite moderati
(Piemonte: 1.781,18 €, Molise: 2.065,14 €, Basilicata: 1.978,81 €) e valori per
comune relativamente bassi rispetto alla media. Si tratta di regioni con
economie equilibrate e una distribuzione uniforme delle risorse.
·
Cluster 1: Emilia-Romagna, Toscana, Puglia. Queste regioni mostrano valori per
comune molto elevati (Emilia-Romagna: 20.859.119,16 €, Toscana: 24.638.843,98
€, Puglia: 23.385.352,85 €) e valori pro capite nella fascia media (tra
1.544,90 € e 1.835,41 €). Sono regioni con una buona capacità economica e una
gestione delle risorse orientata ai grandi comuni.
·
Cluster 2: Trentino-Alto Adige, Abruzzo.
Le regioni in questo cluster si distinguono per alti valori pro capite
(Trentino-Alto Adige: 2.725,29 €, Abruzzo: 2.754,06 €) e valori per comune più
contenuti rispetto ad altre regioni di simile capacità economica. Questo
riflette l’attenzione verso una distribuzione delle risorse in territori con
popolazioni meno dense.
·
Cluster 3: Lazio, Sicilia. Questo cluster comprende regioni con
valori eccezionalmente elevati sia pro capite (Lazio: 2.187,87 €, Sicilia:
2.337,01 €) sia per comune (Lazio: 33.109.080,12 €, Sicilia: 28.656.859,02 €).
Questi dati sono influenzati dalla presenza di grandi centri urbani come Roma e
Palermo, che richiedono una gestione delle risorse più complessa.
·
Cluster 4: Lombardia, Veneto. Le regioni in questo cluster
rappresentano aree con economie forti e popolazioni dense. I valori pro capite
sono moderati (Lombardia: 1.581,12 €, Veneto: 1.417,16 €), mentre i valori per
comune sono relativamente alti (Lombardia: 10.548.376,77 €, Veneto:
12.278.599,00 €). Questo evidenzia l’efficienza nella gestione delle risorse in
territori economicamente avanzati.
·
Cluster 5: Valle d’Aosta. Unica nel suo cluster, la Valle
d’Aosta registra il valore pro capite più alto (3.377,46 €) e un valore per
comune di 5.614.709,92 €. Questo riflette la piccola dimensione territoriale e
la gestione mirata delle risorse in un contesto particolare.
·
Cluster 6: Liguria. La Liguria, con
2.374,50 € pro capite e 15.310.941,78 € per comune, si colloca in un cluster
separato, evidenziando una forte concentrazione amministrativa e urbana che
influenza la distribuzione delle risorse.
·
Cluster 7: Friuli Venezia Giulia, Marche.
Queste regioni mostrano valori pro capite e per comune nella fascia media
(Friuli Venezia Giulia: 1.956,51 € e 10.881.772,41 €; Marche: 1.908,58 € e 12.591.766,89
€), riflettendo una gestione equilibrata delle risorse.
·
Cluster 8: Umbria, Campania. L’Umbria e la Campania si
caratterizzano per valori pro capite moderati (Umbria: 1.722,38 €, Campania:
1.852,09 €) e per comune elevati (15.995.283,26 € e 18.824.239,94 €), segno di
una buona capacità di attrarre risorse.
·
Cluster 9: Calabria, Sardegna. Le
regioni in questo cluster hanno valori pro capite elevati (Calabria: 2.368,46
€, Sardegna: 2.248,94 €) e valori per comune moderati (Calabria: 10.776.177,79
€, Sardegna: 9.364.629,56 €). Questo riflette esigenze specifiche e una
distribuzione attenta delle risorse.
Questa analisi mostra una netta differenziazione
tra regioni con grandi centri urbani e quelle con distribuzione territoriale
più frammentata, evidenziando la diversità amministrativa dell’Italia.
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