lunedì 2 dicembre 2024

L’autonomia impositiva delle città metropolitane e province italiane

 

L'autonomia impositiva si riferisce alla capacità di un ente territoriale, come una regione, una provincia o un comune, di stabilire, gestire e riscuotere direttamente tributi e imposte sul proprio territorio. Questa capacità include la possibilità di determinare le aliquote, le basi imponibili e altre caratteristiche rilevanti per la tassazione, entro i limiti stabiliti dalla legge nazionale. Un elevato grado di autonomia impositiva implica che l'ente può finanziare una parte significativa delle proprie spese attraverso le entrate derivanti da tributi locali, riducendo la dipendenza da trasferimenti statali. Al contrario, una bassa autonomia impositiva indica che l'ente si basa prevalentemente su risorse finanziarie trasferite dal governo centrale o altri livelli di amministrazione. L'autonomia impositiva è spesso considerata un elemento chiave del federalismo fiscale, in quanto consente agli enti locali di adattare le politiche fiscali alle esigenze specifiche del proprio territorio, promuovendo efficienza e responsabilità nella gestione delle risorse pubbliche. I dati fanno riferimento alle province e città metropolitane italiane tra il 2021 ed il 2022.

 

I dati relativi al grado di autonomia impositiva delle regioni italiane nel 2021 e nel 2022 evidenziano una riduzione generalizzata rispetto all'anno precedente. Questa tendenza è particolarmente evidente in alcune regioni che nel 2021 registravano un livello di autonomia fiscale significativamente alto, come Emilia-Romagna, Marche e Abruzzo, che nel 2022 hanno subito cali rispettivamente di 13,7, 15,7 e 26,5 punti percentuali. Anche regioni come Lombardia, Veneto e Toscana mostrano cali marcati, indicando una contrazione della capacità delle regioni di generare entrate proprie tramite la fiscalità. Nel Nord Italia, il grado di autonomia impositiva risulta generalmente più alto rispetto al Centro e al Sud. Tuttavia, anche le regioni settentrionali hanno visto una diminuzione significativa nel 2022. Ad esempio, la Lombardia, una delle regioni economicamente più forti, è passata dal 58,7% del 2021 al 51,1% del 2022, mentre il Veneto è sceso dal 53,5% al 41,7%. La stessa tendenza è osservabile per il Piemonte e l'Emilia-Romagna, che pur mantenendo livelli superiori alla media nazionale, registrano riduzioni importanti. Nel Centro Italia, l’Umbria ha subito una delle riduzioni più marcate, passando dal 64,8% al 45,3%, seguita dalla Toscana e dal Lazio, che mostrano cali più moderati. Le Marche, con una diminuzione di oltre 15 punti percentuali, si allineano al trend generale della contrazione dell'autonomia impositiva anche in quest'area. Nel Sud e nelle Isole, il quadro mostra una minore capacità fiscale rispetto alle altre aree geografiche, ma anche qui si osservano differenze significative tra le regioni. Abruzzo e Molise, che nel 2021 registravano un grado di autonomia tra i più alti del Paese, hanno visto una drastica diminuzione rispettivamente di 26,5 e 16,7 punti percentuali. Sicilia e Sardegna presentano una flessione meno accentuata, mentre regioni come Calabria e Basilicata evidenziano cali significativi, scendendo sotto il 50%. A livello nazionale, il grado medio di autonomia impositiva è passato dal 58,1% nel 2021 al 48,3% nel 2022, segnando una contrazione di quasi 10 punti percentuali. Questa tendenza riflette un possibile impatto di misure centralizzate o di politiche economiche che hanno limitato la capacità delle regioni di autofinanziarsi. La distribuzione geografica dei dati suggerisce inoltre una persistenza del divario tra Nord e Sud, sebbene anche le regioni settentrionali abbiano subito riduzioni significative.


Clustering gerarchico. Il dendrogramma risultante dall’analisi di clustering gerarchico delle città metropolitane e province delle regioni italiane in base al grado di autonomia impositiva per gli anni 2021 e 2022 fornisce una rappresentazione visiva delle similarità e delle differenze tra le regioni. Questa metodologia permette di identificare raggruppamenti naturali basati sulle caratteristiche fiscali delle regioni e consente di osservare il loro posizionamento relativo nel contesto italiano. Le regioni con i valori più bassi, come la Liguria, tendono a essere posizionate in cluster separati, riflettendo la loro distanza dai valori medi o alti di autonomia impositiva. La Liguria, con un grado di autonomia del 28,8% nel 2021 e del 27,1% nel 2022, si distingue nettamente rispetto alla maggior parte delle altre regioni, dimostrando una limitata capacità di generare entrate fiscali proprie. Questo risultato può essere spiegato da una combinazione di fattori economici e strutturali, come una base imponibile meno robusta e una maggiore dipendenza dai trasferimenti statali. D’altro canto, regioni come Emilia-Romagna, Marche, Molise e Abruzzo, che nel 2021 presentavano livelli di autonomia impositiva superiori al 70%, formano cluster distinti caratterizzati da valori più alti rispetto alla media nazionale. Tuttavia, si nota che il grado di autonomia di queste regioni subisce una significativa riduzione nel 2022, portando alcune di esse a raggrupparsi con regioni di autonomia intermedia, come Lazio e Toscana. Questa tendenza evidenzia una contrazione generalizzata dell’autonomia fiscale, che potrebbe essere attribuibile a fattori legati alla centralizzazione fiscale, agli effetti economici della pandemia o a una redistribuzione delle risorse finanziarie verso il livello centrale. Un altro gruppo interessante è formato dalle regioni del Sud, come Calabria, Basilicata, Sicilia e Sardegna, che condividono valori moderati o bassi di autonomia impositiva. Queste regioni, pur mostrando una certa eterogeneità interna, si raggruppano insieme nel dendrogramma, riflettendo una situazione fiscale simile, con una limitata capacità di autofinanziamento e una maggiore dipendenza dai trasferimenti statali. Questo pattern può essere interpretato come il risultato di disparità economiche e strutturali che caratterizzano il divario Nord-Sud in Italia. Le regioni del Nord, come Lombardia, Veneto e Piemonte, che generalmente mostrano livelli di autonomia impositiva superiori alla media nazionale, tendono a raggrupparsi in cluster distinti, sebbene i loro valori siano diminuiti nel 2022 rispetto al 2021. Questo declino, visibile anche in altre regioni settentrionali, suggerisce una tendenza generale di riduzione dell’autonomia fiscale in tutto il Paese, con alcune eccezioni legate alle caratteristiche peculiari di specifiche regioni. Infine, il dendrogramma evidenzia una convergenza tra alcune regioni del Centro e del Sud, come Lazio e Campania, che presentano valori intermedi di autonomia fiscale e mostrano pattern simili, pur appartenendo a contesti geografici e socioeconomici diversi. Questo risultato indica che le dinamiche fiscali delle città metropolitane e province delle regioni italiane non sono interamente spiegabili dalle loro posizioni geografiche, ma dipendono anche da fattori specifici legati alle politiche regionali e al contesto economico. In conclusione, il clustering gerarchico delle regioni italiane in base all’autonomia impositiva rivela importanti differenze e similitudini tra le regioni, riflettendo il complesso panorama fiscale del Paese. La generale contrazione dell’autonomia impositiva nel 2022 evidenzia la necessità di approfondire ulteriormente le dinamiche che hanno guidato questi cambiamenti e di considerare interventi politici mirati per rafforzare la capacità fiscale delle regioni, in particolare quelle con maggiore difficoltà.



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