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Le spese correnti nei bilanci dei comuni italiani per regione

 

Le spese correnti nei bilanci dei comuni italiani rappresentano le uscite finanziarie destinate a garantire il funzionamento ordinario dell’ente e l’erogazione dei servizi alla cittadinanza. Si tratta di spese con carattere ricorrente, necessarie a soddisfare esigenze di breve termine, distinguendosi dalle spese in conto capitale che riguardano investimenti di lungo periodo. Tra le principali voci rientrano le spese per il personale, che comprendono stipendi, contributi previdenziali e altri oneri; le spese per l’acquisto di beni e servizi, come materiali di consumo, energia, manutenzioni ordinarie e servizi vari; i trasferimenti correnti, che includono contributi economici ad associazioni, famiglie o enti con finalità sociali o educative; gli interessi passivi legati ai debiti comunali; e le imposte o tasse dovute dall’ente. Possono inoltre esserci altre spese minori necessarie per le attività quotidiane. Queste spese sono essenziali per assicurare la continuità dei servizi pubblici, come trasporti locali, illuminazione stradale, manutenzione del patrimonio pubblico e interventi sociali. Sono finanziate attraverso le entrate correnti, che derivano principalmente da tributi locali, trasferimenti statali e proventi di tariffe o servizi pubblici. Nel bilancio comunale, il principio di equilibrio finanziario richiede che le spese correnti siano coperte integralmente dalle entrate correnti, garantendo così la sostenibilità economica. Queste voci sono sottoposte a un attento controllo sia locale sia statale, poiché rappresentano un elemento cruciale per il mantenimento dell’efficienza amministrativa e il rispetto delle norme di finanza pubblica. I dati sono aggregati per i comuni italiani a livello regionale e fanno riferimento al 2022.

Le spese correnti nei bilanci dei comuni italiani aggregati per regione nel 2022. L'analisi dei dati relativi alle spese correnti dei comuni italiani rivela significative differenze sia in termini assoluti sia pro capite, evidenziando il peso economico e gestionale delle regioni nel contesto locale. Partendo dal valore aggregato delle spese, la Lombardia emerge con il maggiore ammontare, oltre 10 miliardi di euro, seguita dal Lazio con oltre 7 miliardi e Campania con quasi 5 miliardi. Questo riflette la dimensione demografica e l'importanza economica delle regioni. Tuttavia, il valore pro capite offre un'interessante prospettiva sull'impatto delle spese in relazione alla popolazione. La Valle d’Aosta, con una spesa di oltre 2.024 euro per abitante, si posiziona al primo posto, indicando un investimento pubblico significativo nonostante la popolazione ridotta. In confronto, regioni densamente popolate come la Campania e la Puglia registrano valori pro capite più bassi, rispettivamente 850 e 840 euro, evidenziando possibili difficoltà nella distribuzione equa delle risorse. Anche la spesa media per comune varia notevolmente. In Toscana, la cifra supera i 14 milioni di euro per comune, seguita dall’Emilia Romagna con oltre 13 milioni, segno di una distribuzione geografica amministrativa con comuni più grandi o maggiormente finanziati. Al contrario, regioni come il Molise e la Valle d’Aosta mostrano una spesa per comune inferiore ai 4 milioni, riflettendo una diversa struttura territoriale o una gestione economica meno ampia. L'analisi mette in luce una correlazione tra densità demografica, numero di comuni e spese pro capite. Ad esempio, il Friuli Venezia Giulia e il Trentino Alto Adige, pur avendo una popolazione più limitata rispetto a regioni come il Lazio, registrano alti valori pro capite, rispettivamente 1.298 e 1.466 euro, segnalando un'attenzione maggiore ai servizi pubblici locali. Regioni meridionali come la Calabria e la Sicilia si trovano in una posizione intermedia con una spesa pro capite di poco inferiore a 1.000 euro, il che potrebbe suggerire vincoli di bilancio o strategie economiche diverse rispetto al Nord. Dal punto di vista gestionale, le differenze tra regioni indicano che alcune zone, come il Veneto e la Lombardia, mantengono una spesa pro capite moderata, rispettivamente 861 e 1.008 euro, con alti valori aggregati, mostrando un’efficienza amministrativa basata su economie di scala. Tuttavia, in regioni più piccole o con popolazioni sparse, come Sardegna e Basilicata, i valori pro capite e per comune sono relativamente elevati, suggerendo costi operativi più alti per garantire servizi pubblici in territori meno densamente popolati. Infine, il Lazio, con una spesa media per comune di quasi 20 milioni di euro, rappresenta un caso anomalo e probabilmente influenzato dalla presenza della capitale Roma, che concentra una significativa parte delle risorse regionali. Questo squilibrio si riflette anche nelle dinamiche di altre grandi città italiane che, come poli amministrativi e culturali, richiedono maggiori risorse per soddisfare esigenze locali e sovraregionali. In sintesi, i dati evidenziano un panorama eterogeneo in termini di distribuzione delle spese comunali in Italia. Differenze legate alla densità abitativa, alla struttura amministrativa e alle priorità di spesa contribuiscono a delineare un quadro complesso della gestione economica locale, in cui emergono disparità significative che riflettono le peculiarità territoriali ed economiche delle diverse regioni.

Spese Correnti

Regione

Valore dei comuni aggregato

Per Capita

Per Comune

 

Piemonte

4.030.942.271,00 €

947,88 €

3.416.052,77 €

 

Valle d'Aosta

249.038.004,00 €

2.024,40 €

3.365.378,43 €

 

Liguria

1.916.920.102,00 €

1.270,45 €

8.191.966,25 €

 

Lombardia

10.109.111.723,00 €

1.008,84 €

6.730.433,90 €

 

Trentino Alto Adige

1.586.993.076,00 €

1.466,56 €

5.627.635,02 €

 

Veneto

4.181.965.156,00 €

861,91 €

7.467.794,92 €

 

Friuli Venezia Giulia

1.552.996.304,00 €

1.298,72 €

7.223.238,62 €

 

Emila Romagna

4.563.050.297,00 €

1.024,21 €

13.827.425,14 €

 

Toscana

4.012.867.263,00 €

1.094,98 €

14.699.147,48 €

 

Umbria

806.734.110,00 €

944,24 €

8.768.849,02 €

 

Marche

1.570.563.066,00 €

1.058,03 €

6.980.280,29 €

 

Lazio

7.494.097.449,00 €

1.310,09 €

19.825.654,63 €

 

Abruzzo

1.322.047.469,00 €

1.041,01 €

4.334.581,87 €

 

Molise

291.673.218,00 €

1.007,81 €

2.144.656,01 €

 

Campania

4.755.964.620,00 €

850,79 €

8.647.208,40 €

 

Puglia

3.270.734.545,00 €

840,75 €

12.726.593,56 €

 

Basilicata

494.496.085,00 €

926,65 €

3.774.779,27 €

 

Calabria

1.742.697.551,00 €

948,07 €

4.313.607,80 €

 

Sicilia

4.617.655.935,00 €

963,11 €

11.809.861,73 €

 

Sardegna

2.083.844.681,00 €

1.327,43 €

5.527.439,47 €

 

 

Clusterizzazione con algoritmo k-Means ottimizzato con il coefficiente di Silhouette. L'analisi della clusterizzazione effettuata sui dati relativi alle spese correnti delle regioni italiane ha evidenziato una suddivisione significativa in base a parametri economici come il valore aggregato delle spese, la spesa pro capite e la spesa media per comune. Attraverso l’ottimizzazione del numero di cluster mediante il coefficiente di silhouette, è stato possibile identificare sette gruppi distinti, ognuno caratterizzato da specifiche peculiarità economiche e amministrative. Di seguito, viene fornita una descrizione dettagliata della distribuzione delle regioni all’interno di ciascun cluster e delle tendenze emergenti. Il Cluster 0 comprende regioni di piccole e medie dimensioni, come Umbria, Marche, Abruzzo, Molise, Basilicata e Calabria. Queste regioni condividono valori aggregati delle spese relativamente bassi rispetto ad altre, con spese pro capite moderate e spese per comune anch’esse contenute. Questo cluster evidenzia una gestione economica caratterizzata da economie limitate, probabilmente influenzate dalla struttura demografica e amministrativa frammentata. Nel Cluster 1 si trovano regioni come Emilia Romagna, Toscana, Puglia e Sicilia. Queste regioni mostrano valori aggregati più elevati, con una spesa media per comune molto alta. Ciò suggerisce una maggiore concentrazione delle risorse in comuni più grandi o in centri amministrativi di maggiore importanza. Le economie di scala sembrano giocare un ruolo importante in questo cluster, con una spesa pro capite nella media o leggermente superiore. Il Cluster 2 raccoglie regioni come Liguria, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia e Sardegna, che presentano spese pro capite elevate e valori mediamente alti di spesa per comune. Si tratta di regioni che, nonostante una popolazione più contenuta rispetto a grandi aree urbane, destinano una quota significativa delle risorse a livello locale. La presenza di zone montane o insulari potrebbe spiegare i maggiori costi operativi necessari per garantire i servizi pubblici. Il Cluster 3 include regioni come Piemonte, Veneto e Campania, caratterizzate da valori aggregati intermedi e spese pro capite più contenute. La spesa media per comune è moderata, suggerendo una distribuzione più uniforme delle risorse tra i diversi enti locali. Queste regioni sembrano bilanciare le necessità di popolazioni numerose con vincoli di bilancio e strategie di gestione razionalizzate. Il Cluster 4 è rappresentato esclusivamente dalla Lombardia, che si distingue nettamente per il valore aggregato delle spese estremamente elevato. La spesa pro capite e la spesa per comune sono mediamente alte, ma è il peso complessivo dell'economia regionale a posizionare la Lombardia come caso unico. La presenza di grandi città e infrastrutture avanzate contribuisce a questa specificità. Il Cluster 5 comprende solo la Valle d’Aosta, che presenta la spesa pro capite più alta tra tutte le regioni e un valore aggregato relativamente basso, coerente con la sua limitata dimensione demografica. Questo cluster evidenzia una gestione delle risorse mirata a garantire elevati standard di servizi nonostante la scala ridotta. Infine, il Cluster 6 accoglie solo il Lazio, che si distingue per la spesa media per comune straordinariamente alta, trainata dalla presenza di Roma, capitale italiana e centro di importanti attività amministrative, culturali ed economiche. La concentrazione delle risorse in un numero ristretto di comuni influisce significativamente sui risultati di questa regione. In sintesi, i risultati della clusterizzazione mostrano come le 20 regioni italiane si distribuiscano in base a modelli economici, geografici e amministrativi distinti. Ogni cluster riflette strategie di spesa e gestione diverse, spesso influenzate da caratteristiche specifiche, come la densità abitativa, la presenza di grandi città o la conformazione territoriale. Questo tipo di analisi offre una base utile per comprendere le disparità regionali e per progettare politiche pubbliche mirate.



Fonte: Istat

Link: www.istat.it


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