L'autonomia finanziaria si riferisce alla capacità
degli enti territoriali, quali regioni, province, città metropolitane e comuni,
di gestire in modo indipendente le proprie risorse economiche. Questa
indipendenza riguarda sia la capacità di procurarsi risorse attraverso
strumenti propri (ad esempio tributi locali, tasse e tariffe) sia la
possibilità di decidere come allocare e utilizzare tali risorse per soddisfare
i bisogni e le priorità del territorio amministrato. L'autonomia finanziaria si
articola in due componenti principali:
- Autonomia di entrata: la capacità degli enti di
     procurarsi risorse attraverso tributi propri, compartecipazioni al gettito
     di tributi statali e regionali, trasferimenti erariali o regionali e altre
     fonti di reddito, come tariffe per i servizi pubblici.
 - Autonomia di spesa: il diritto degli enti di
     decidere come impiegare le risorse disponibili, compatibilmente con le
     norme nazionali e comunitarie, per erogare servizi pubblici, finanziare
     investimenti e garantire lo sviluppo socioeconomico del territorio.
 
Il livello di autonomia finanziaria di un ente si
misura spesso con il rapporto tra le entrate proprie (ossia quelle generate
direttamente dall’ente) e il totale delle entrate. Un alto grado di autonomia
finanziaria indica una maggiore autosufficienza economica e una minore
dipendenza dai trasferimenti dello Stato o di altri enti superiori. L'autonomia
finanziaria è fondamentale per il buon funzionamento della pubblica
amministrazione locale, poiché permette di adattare le politiche fiscali e di
spesa alle specifiche esigenze del territorio. Tuttavia, è bilanciata da
vincoli normativi, come il rispetto del patto di stabilità interno, e dalla
necessità di garantire uniformità e solidarietà tra le diverse aree del Paese,
specialmente per ridurre i divari economici tra Nord e Sud.
L’analisi dei dati relativi al grado di autonomia
finanziaria delle città metropolitane e province per regioni italiane nel 2021
e 2022 evidenzia un generale calo su tutto il territorio nazionale. Questo
andamento riflette una riduzione della capacità di finanziarsi attraverso
risorse proprie rispetto al totale delle entrate, un indicatore chiave per
valutare l’autosufficienza economica degli enti locali. Nel Nord-Ovest, regioni
come Piemonte e Lombardia, tradizionalmente caratterizzate da una forte
autonomia, hanno registrato cali significativi, rispettivamente da 71,3% a
65,8% e da 80,7% a 69,9%. Anche il Nord-Est ha subito una flessione, con il
Veneto che passa dal 60,5% al 49,7% e l’Emilia-Romagna dal 78,5% al 65,0%,
dimostrando come la crisi economica o cambiamenti legislativi possano aver
influenzato la capacità di queste regioni di mantenere elevati livelli di
autonomia. Il Centro, storicamente un'area intermedia tra il Nord e il Sud in
termini di autonomia finanziaria, presenta anch’esso una contrazione, con il
Lazio che scende dal 69,6% al 59,6% e le Marche che mostrano uno dei cali più
marcati, da 81,1% a 62,9%. La Toscana segue un trend simile, passando dal 76,2%
al 65,7%. L’Umbria subisce una riduzione particolarmente rilevante, dal 68,7%
al 48,8%. Nel Mezzogiorno la situazione appare ancora più critica, con il Sud
che nel complesso scende dal 65,7% al 50,0%. L’Abruzzo segna un crollo
drammatico, dal 81,0% al 52,1%, e anche regioni come Campania e Calabria
mostrano cali consistenti. Le isole maggiori, Sicilia e Sardegna, pur partendo
da livelli già più bassi, evidenziano una sostanziale stabilità relativa, pur
calando leggermente. Il dato complessivo per l’Italia, che passa dal 67,4% al
56,8%, testimonia una contrazione uniforme su scala nazionale. Questa riduzione
può essere attribuita a molteplici fattori, tra cui l’effetto della pandemia di
COVID-19 sulle finanze pubbliche, le politiche fiscali adottate e il calo delle
entrate tributarie locali. L’analisi regionale e per macroaree mette in
evidenza come il Nord, pur mantenendo livelli medi più alti, sia stato colpito
da riduzioni proporzionalmente significative, mentre il Sud e le Isole
continuano a soffrire di livelli strutturalmente più bassi di autonomia
finanziaria.
Clusterizzazione con algoritmo
k-Means ottimizzato con il coefficiente di Silhouette. il clustering K-Means applicato ai
dati sull'autonomia finanziaria del 2021 e 2022 ha identificato 3 cluster
ottimali in base al coefficiente di Silhouette. La composizione dei cluster è
la seguente:
- Cluster 0: Il Cluster 0, composto da Veneto, Umbria,
     Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna, rappresenta un
     gruppo di regioni con valori di autonomia finanziaria intermedi, che
     tendono verso la fascia media-bassa nel confronto tra il 2021 e il 2022.
     Queste regioni, pur mostrando livelli di autonomia non critici come la
     Liguria (Cluster 1), denotano difficoltà nel mantenere una stabilità o un
     miglioramento significativo in questo parametro. La presenza di regioni
     sia del Nord (Veneto) che del Sud e delle isole (Sicilia, Sardegna) indica
     che la diminuzione della performance finanziaria non è limitata a una
     specifica area geografica, ma riflette dinamiche economiche o
     amministrative più trasversali. Questo cluster evidenzia la necessità di
     interventi mirati, soprattutto per le regioni del Mezzogiorno, per migliorare
     la capacità di autonomia finanziaria e ridurre il divario con le regioni
     più performanti del Cluster 2.
 - Cluster 1: La Liguria, appartenente al Cluster 1, si
     distingue nettamente come la regione con i valori più bassi di autonomia
     finanziaria sia nel 2021 che nel 2022. Questa posizione unica nel
     clustering indica una situazione strutturale specifica rispetto alle altre
     regioni italiane, probabilmente legata a fattori economici o
     amministrativi peculiari. La bassa autonomia finanziaria potrebbe
     riflettere una dipendenza elevata da trasferimenti statali o una capacità
     ridotta di generare entrate proprie attraverso il prelievo fiscale o altre
     fonti. Tale situazione potrebbe essere influenzata da una base economica
     limitata o da sfide demografiche, come un invecchiamento significativo
     della popolazione, che limita le risorse disponibili. La chiara
     separazione della Liguria dagli altri cluster sottolinea la necessità di
     analisi più approfondite per identificare le cause principali e sviluppare
     politiche mirate per migliorare l'autonomia finanziaria della regione,
     favorendone una maggiore sostenibilità economica nel lungo periodo.
 - Cluster 2: Le regioni Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna,
     Toscana, Marche, Lazio, Abruzzo e Molise si distinguono per i valori
     elevati di autonomia finanziaria sia nel 2021 che nel 2022. Questo indica
     una solida capacità di autofinanziamento, attribuibile probabilmente a
     economie regionali più sviluppate, sistemi produttivi diversificati e
     un'efficiente gestione delle risorse. Queste aree tendono a beneficiare di
     una maggiore indipendenza nella gestione delle entrate e delle spese
     pubbliche, garantendo stabilità anche in periodi di incertezza economica.
     La loro posizione nel cluster di fascia alta sottolinea una performance
     finanziaria stabile nel tempo, riflettendo strutture economiche robuste e
     livelli di reddito più elevati. Tuttavia, l’inclusione di regioni come
     Abruzzo e Molise, che storicamente mostrano economie meno dinamiche
     rispetto alle altre, potrebbe suggerire un miglioramento recente nella
     gestione finanziaria o un effetto positivo di politiche regionali. Questi
     risultati evidenziano il divario tra aree più forti e altre regioni
     italiane.
 
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