La manifattura a bassa tecnologia comprende quei settori industriali che utilizzano tecnologie consolidate e processi produttivi standardizzati, con una bassa intensità di innovazione e investimenti limitati in ricerca e sviluppo. Questo comparto si concentra principalmente sulla produzione di beni di consumo tradizionali, spesso caratterizzati da cicli produttivi ripetitivi e da un utilizzo intensivo di manodopera. Tra i settori che rientrano nella manifattura a bassa tecnologia si annoverano l’industria alimentare, il tessile, l’abbigliamento, la lavorazione del legno, la fabbricazione di mobili e alcune produzioni metallurgiche di base. Questi ambiti produttivi sono spesso orientati a soddisfare una domanda di mercato stabile e su larga scala, piuttosto che a introdurre prodotti innovativi o tecnologie avanzate. Sebbene il contributo della manifattura a bassa tecnologia all’innovazione sia ridotto, essa svolge un ruolo significativo nell’economia, soprattutto in termini di occupazione e produzione industriale di base. Tuttavia, il settore è fortemente esposto alla concorrenza internazionale, specialmente da parte di paesi a basso costo del lavoro, e alle pressioni economiche globali, che richiedono un continuo miglioramento dell’efficienza e dell’adattamento alle nuove dinamiche di mercato. Per rimanere competitivo, il comparto necessita di strategie volte a migliorare la qualità dei prodotti, l’efficienza dei processi e la sostenibilità ambientale, rispondendo alle sfide del cambiamento tecnologico e della globalizzazione. I dati sono stati acquisiti dal sito Istat: www.istat.it
Natalità
e Mortalità delle Imprese nella Manifattura a Bassa Tecnologia tra il 2017 ed il 2022. I
dati relativi alle imprese operanti nella manifattura a bassa tecnologia nel
periodo 2017-2022 mostrano un quadro complessivamente negativo, con un saldo
costantemente deficitario tra imprese nate e cessate. Questo trend evidenzia
una progressiva contrazione del settore, con una perdita netta di 13.140
imprese nell’arco dei sei anni considerati. Tale dinamica è indicativa di sfide
strutturali e contingenti che mettono a rischio la sostenibilità del comparto. Nel
2017 il saldo negativo è stato di -1.031, con 9.834 nuove imprese a fronte di
10.865 cessazioni. Sebbene il dato fosse già critico, nel 2018 si registra un
ulteriore peggioramento, con un saldo di -1.830, frutto di una riduzione delle
nuove aperture a 9.060 e di un numero ancora elevato di cessazioni (10.890). Il
2019 rappresenta un punto particolarmente drammatico per il settore, con il
saldo che tocca -3.777. Questo dato è il risultato di un leggero incremento
delle imprese nate (9.193), insufficiente però a contrastare l’impennata delle
cessazioni, che raggiungono le 12.970 unità. L'anno successivo, il 2020,
segnato dalla pandemia di COVID-19, vede un crollo delle nuove aperture a
6.965, il dato più basso del periodo, e un numero di cessazioni ancora elevato
(10.691), portando a un saldo di -3.726, quasi invariato rispetto al 2019. A
partire dal 2021 si osservano segnali di miglioramento. Il saldo negativo si
riduce a -1.674, con una ripresa delle imprese nate (7.794) e una diminuzione
delle cessazioni (9.468). Nel 2022 questa tendenza si consolida ulteriormente,
con un saldo di -1.102, il meno negativo dell’intero periodo. Tuttavia,
nonostante questi segnali di stabilizzazione, il settore continua a mostrare
una dinamica di contrazione netta, come evidenziato dal totale cumulativo di
50.783 imprese nate contro 63.923 cessate nel periodo analizzato. La
manifattura a bassa tecnologia, tradizionalmente caratterizzata da produzioni
standardizzate e processi meno innovativi, sembra particolarmente vulnerabile
alle pressioni economiche e competitive. L’elevato numero di cessazioni può essere
attribuito a diversi fattori, tra cui la concorrenza internazionale da parte di
paesi con costi di produzione più bassi, l’inefficienza di alcuni modelli di
business e la difficoltà di adattarsi alle nuove dinamiche di mercato, come la
crescente domanda di sostenibilità e digitalizzazione. La pandemia ha
ulteriormente amplificato queste difficoltà, causando un forte calo delle nuove
imprese, soprattutto nel biennio 2019-2020. Nonostante i segnali di ripresa
negli ultimi due anni, il settore necessita di interventi strutturali per
invertire questa tendenza. Politiche industriali mirate potrebbero includere
incentivi per l’innovazione, il supporto alla digitalizzazione dei processi
produttivi e la facilitazione dell’accesso ai mercati internazionali. Inoltre,
la formazione del capitale umano e la promozione di modelli di business più
resilienti potrebbero aiutare le imprese a bassa tecnologia a competere meglio
in un contesto economico sempre più dinamico e globalizzato. In conclusione, i
dati sottolineano la necessità di un’azione strategica per rilanciare la
manifattura a bassa tecnologia, un settore che, nonostante le difficoltà,
continua a rappresentare una componente significativa dell’economia industriale
in termini di occupazione e produzione.
Tassi di natalità
e moralità delle imprese nella manifattura a bassa tecnologia tra il 2017 ed il
2022. I dati relativi ai tassi di natalità e mortalità delle imprese nella
manifattura a bassa tecnologia tra il 2017 e il 2022 mostrano un trend negativo
persistente, con un tasso di natalità medio (4,68%) costantemente inferiore al
tasso di mortalità medio (5,93%). Il saldo negativo medio di -1,25 evidenzia
una progressiva riduzione del tessuto imprenditoriale in questo settore,
riflettendo sfide strutturali e congiunturali che ostacolano la crescita e la
sostenibilità. Nel 2017, il saldo negativo di -0,6 suggerisce una situazione
già critica, con un tasso di natalità del 5,1% e un tasso di mortalità del
5,7%. Nel 2018 il divario si amplia, raggiungendo -1, principalmente a causa di
un calo del tasso di natalità al 4,8% e di un aumento della mortalità al 5,8%.
L'anno 2019 rappresenta il punto di maggiore difficoltà, con un saldo negativo
di -2,1, risultato di un incremento significativo della mortalità (7,2%)
rispetto a una natalità stabile al 5,1%. Questo evidenzia l’incapacità del
settore di compensare le cessazioni con nuove aperture. Nel 2020, segnato dalla
pandemia di COVID-19, il tasso di natalità scende al 4%, il valore più basso
del periodo, mentre la mortalità si riduce al 6,1%, ma il saldo rimane negativo
a -2,1, confermando un contesto di forte pressione economica. Gli anni 2021 e
2022 mostrano segnali di miglioramento. Nel 2021 il saldo si riduce a -1 grazie
a un lieve aumento della natalità (4,5%) e a una diminuzione della mortalità
(5,5%). Nel 2022, il saldo negativo di -0,7 rappresenta il miglior risultato
del periodo, con una natalità al 4,6% e una mortalità al 5,3%. Questi dati
riflettono un settore fragile, esposto a una concorrenza internazionale intensa
e a una domanda stagnante. Nonostante i segnali positivi degli ultimi due anni,
il saldo negativo medio indica la necessità di interventi strategici per
sostenere le imprese esistenti e incentivare la creazione di nuove realtà.
Politiche di sostegno alla digitalizzazione, all’efficienza produttiva e alla diversificazione
del mercato sono essenziali per rafforzare la competitività del settore e
garantirne la sopravvivenza nel lungo termine.
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