Il
Country-by-Country Reporting (CbCR) rappresenta uno degli strumenti principali
promossi dall’OCSE nell’ambito del progetto BEPS (Base Erosion and Profit
Shifting) per migliorare la trasparenza fiscale internazionale. Le
multinazionali sono tenute a riportare, per ogni giurisdizione in cui operano,
dati aggregati come il profitto ante imposte, il totale delle imposte pagate e
altri indicatori di attività economica. L’obiettivo principale del CbCR è
fornire ai governi strumenti per identificare rischi fiscali, pratiche
aggressive di pianificazione fiscale e per assicurare una corretta tassazione
dei profitti. Nel dataset relativo al 2021, sono stati raccolti dati da molteplici
paesi sia OCSE che non-OCSE. Il focus di questa analisi è in particolare
sull'indicatore "Income tax accrued – current year relative to profit
(loss) before income tax", espresso in percentuale del profitto ante
imposte.
Tendenze
Globali. Analizzando la distribuzione globale, emerge
come il valore medio a livello mondiale dell’imposta dovuta rispetto ai
profitti dichiarati sia pari a circa -0,18% al 5° percentile e 0,04%
al 25° percentile. Questa situazione riflette un quadro frammentato e presenta
evidenti anomalie. Molti paesi mostrano valori negativi o nulli al 5°
percentile, suggerendo che in una parte significativa delle imprese il profitto
ante imposte è basso o addirittura negativo, oppure che l’imposta dovuta
risulti molto inferiore ai profitti teorici. Questa situazione è tipica di
contesti in cui vi sono perdite operative, utilizzo di crediti fiscali o
strategie di pianificazione fiscale aggressiva.
Focus
sulle Economie Avanzate. Nei principali
paesi OCSE si osserva una situazione mista. In Australia si registra un valore
negativo del -0,19% al 5° percentile e un valore mediano positivo dello 0,15%,
indicando una distribuzione bilanciata, con una parte delle imprese in perdita
o soggette a bassa imposizione e un’altra parte caratterizzata da una
redditività e tassazione regolare. In Germania si rileva un valore fortemente
negativo al 5° percentile (-0,96%), mentre il valore mediano risulta prossimo
allo zero; questo dato può essere interpretato come il segnale di un ampio
utilizzo di meccanismi di differimento o deduzioni fiscali da parte di alcuni
gruppi multinazionali. La Francia, invece, mostra valori più stabili, con un 5°
percentile a -0,04% e una mediana dello 0,16%, evidenziando una tassazione più
omogenea, coerente con il sistema fiscale francese che tende a limitare l’uso
di veicoli offshore.
Situazioni
Anomale e Giurisdizioni Particolari.
Alcune giurisdizioni mostrano risultati estremamente anomali. In Ghana
si osserva un valore estremamente negativo al 5° percentile (-2,32%), un’anomalia
che può essere attribuita sia a rilevanti perdite operative sia a una base
imponibile fortemente ridotta grazie a esenzioni o agevolazioni fiscali.
Mozambico (-1,41%) e Mauritius (-1,88%) evidenziano valori che suggeriscono
come molte imprese riescano a registrare profitti imponibili minimi o a
compensare le basi imponibili con perdite accumulate negli anni precedenti.
Anche la situazione della Norvegia (-1,60%) riflette una dinamica simile,
indicando che molte aziende nel campione hanno registrato perdite consistenti
oppure hanno fatto ampio ricorso a deduzioni fiscali.
Presenza
di Giurisdizioni "Neutre". Alcuni paesi mostrano valori fermi
a 0,00% ai vari percentili (es. Grecia, Polonia, Romania, Egitto). Questo
riflette, in molti casi, un'assenza di attività tassabile o un modello di
reportistica aggregata con valori normalizzati, oppure presenza prevalente di
holding company o entità a basso margine.
Comparazione
Regionale. In Europa Occidentale i dati presentano generalmente
una situazione più "normale", con variazioni moderate tra i profitti
dichiarati e le tasse dovute, mentre gli outlier principali si riscontrano in
economie caratterizzate da regimi di agevolazione fiscale particolari, come il
Lussemburgo e l’Irlanda. In America Latina si osserva invece una variabilità
molto più accentuata: Colombia (-1,03%), Cile (-0,44%) e Messico (-0,98%)
evidenziano un utilizzo estensivo di deduzioni fiscali o, in alternativa, una
redditività reale molto bassa. Nella regione Asia-Pacifico, Corea (-0,24%) e
Cina (-0,67%) mostrano alcuni segnali di mismatch fiscale tra utile contabile e
imposta dovuta, mentre il Giappone e l’Australia si distinguono per un rapporto
più stabile e coerente tra profitti e tassazione. Infine, l’Africa e il Medio
Oriente registrano i valori più negativi in assoluto, con casi particolarmente
critici come quelli di Ghana, Mozambico e Namibia.
Interpretazioni
possibili. Valori negativi di "Income tax accrued / Profit
before tax" possono derivare da diverse dinamiche. In primo luogo, le
perdite operative rappresentano una causa significativa: quando un’impresa
subisce perdite, il reddito imponibile si abbassa notevolmente, rendendo
irrilevante o minima l'imposta corrente dovuta. Un'altra possibile spiegazione
è l'utilizzo di crediti fiscali, in particolare il riporto di perdite o l’uso
di crediti d’imposta accumulati negli anni precedenti, che consentono di
abbattere l’onere fiscale attuale. A questi fenomeni si aggiunge la
pianificazione fiscale aggressiva, che implica l’utilizzo di strutture
societarie complesse per spostare i profitti verso giurisdizioni con livelli di
tassazione molto bassi o nulli. Non va sottovalutato l'impatto degli effetti
pandemici: molte aziende, tra il 2020 e il 2021, hanno registrato performance
operative alterate a causa del COVID-19, con conseguenze che si sono riflesse
anche nei bilanci degli anni successivi. Infine, occorre considerare le
differenze contabili esistenti tra le varie giurisdizioni, poiché in alcuni
paesi i principi contabili utilizzati per il calcolo del profitto fiscale
divergono sensibilmente da quelli adottati per la determinazione del profitto
contabile, generando scostamenti rilevanti nei dati aggregati.
Ruolo
delle giurisdizioni a bassa tassazione. Paesi come le Bermuda, le Isole
Cayman, Jersey, Guernsey mostrano valori a 0,00% ai vari percentili. Questo
conferma il loro ruolo tradizionale di hub finanziari e sedi di entità passive
(holding, special purpose vehicles), dove la tassazione effettiva è nulla o
marginale.
Tendenze future e global minimum tax. Con l’implementazione imminente del Pillar Two dell’OCSE, che prevede una tassazione minima globale del 15% per i gruppi multinazionali con ricavi superiori a 750 milioni di euro, molte delle distorsioni osservate in questo dataset dovrebbero progressivamente ridursi. I paesi caratterizzati da elevata redditività ma da una bassa tassazione, come Irlanda, Singapore e Lussemburgo, saranno costretti ad adeguare i loro regimi fiscali o rischieranno che i profitti generati sul loro territorio vengano tassati direttamente in altri paesi. Parallelamente, le multinazionali avranno un incentivo maggiore a riportare i profitti nei paesi in cui effettivamente svolgono attività sostanziali, grazie all'introduzione del meccanismo del "substance based carve-out", che premia la presenza economica reale. Inoltre, le dinamiche economiche e fiscali osservate nei paesi emergenti, in particolare in Africa e Sud America, potrebbero migliorare sensibilmente, a condizione che le nuove regole siano accompagnate da un rafforzamento delle capacità amministrative e di controllo da parte delle autorità fiscali locali.
Il quadro
fornito dai dati CbCR 2021 evidenzia ancora ampie disomogeneità tra i paesi,
sia in termini di redditività che di tassazione effettiva. I dati mostrano
progressi nella trasparenza fiscale, con un numero crescente di paesi che
partecipano attivamente alla raccolta e condivisione delle informazioni.
Nonostante questi miglioramenti, le distorsioni fiscali restano evidenti,
soprattutto in quei settori e in quelle regioni caratterizzate da una forte
mobilità dei profitti e da una bassa imposizione. Il futuro della fiscalità
internazionale sembra tuttavia orientarsi verso una maggiore convergenza delle
aliquote effettive, spinto dall'accordo globale sulla minimum tax. È probabile
che nei prossimi anni i report CbCR diventino strumenti ancora più completi e
significativi per l'analisi dei rischi fiscali, ma affinché possano essere
pienamente efficaci a livello amministrativo e politico sarà necessario un
sostanziale miglioramento nella qualità dei dati, attraverso una maggiore
standardizzazione e una copertura più completa delle informazioni raccolte.
Fonte: OCSE
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