L'analisi dei
dati relativi alla mancanza di supporto sociale percepita dalla popolazione nei
diversi paesi e tra le varie fasce d’età rivela aspetti fondamentali del
benessere relazionale e della coesione sociale a livello globale. Il supporto
sociale, inteso come la presenza di persone affidabili su cui contare nei
momenti di bisogno, è uno dei pilastri del benessere psicologico, della salute
mentale e della resilienza individuale. L’indicatore "lack of social
support" fornisce quindi un'informazione critica sulle fragilità
relazionali di una società. I dati presentati confermano una tendenza già nota
in letteratura: le carenze di sostegno sociale, pur variando ampiamente da paese
a paese, tendono a crescere con l’età, pur con alcune eccezioni. Inoltre, in
alcune nazioni la mancanza di supporto colpisce con particolare durezza anche
le fasce più giovani e adulte, suggerendo vulnerabilità sistemiche piuttosto
che legate solo all’invecchiamento.
Iniziamo dalla
fascia dei giovani, dove i dati disponibili sono più limitati, ma comunque
rivelatori. Paesi come Colombia (10,22%), Mexico (10,68%) e Türkiye (14,01%)
presentano percentuali relativamente elevate di giovani che dichiarano di non
avere nessuno su cui contare. Si tratta di un segnale preoccupante, poiché i
giovani rappresentano il segmento più dinamico della popolazione e, idealmente,
dovrebbero disporre di reti sociali solide attraverso la famiglia, la scuola,
gli amici e le comunità. La fragilità di questi legami suggerisce un possibile
isolamento precoce, che può essere legato a povertà, urbanizzazione rapida,
crisi familiari o assenza di reti comunitarie forti. All’opposto, nei paesi
nordici dove i dati sono disponibili, come Islanda (0,40%), le percentuali di
giovani che lamentano mancanza di supporto sono estremamente basse. Questo è
probabilmente il riflesso di un sistema educativo e sociale che promuove
l’inclusione e l’attenzione al benessere emotivo già nelle prime fasi della
vita.
Passando alla
fascia degli adulti di mezza età, i dati evidenziano differenze sostanziali tra
i paesi. In generale, questa è la fascia in cui si cominciano a osservare segni
più evidenti di isolamento sociale. In particolare, in paesi come Colombia
(17,18%), Grecia (17,25%), Türkiye (18,35%) e Mexico (19,26%), quasi una
persona su cinque in età lavorativa afferma di non avere una rete di supporto.
Questo dato è significativo, perché questa è l'età in cui le persone si trovano
spesso ad affrontare le maggiori pressioni: responsabilità familiari, stress
lavorativo, problemi economici, gestione della salute e del tempo. La mancanza
di sostegno in questo contesto può contribuire al burnout, alla depressione e a
una qualità della vita fortemente compromessa. È interessante osservare che
anche in paesi avanzati come gli Stati Uniti (12,24%) e il Giappone (11,91%),
le percentuali sono relativamente alte, indicando che il benessere materiale
non garantisce automaticamente la qualità delle relazioni sociali.
In contrasto con
queste realtà più problematiche, alcuni paesi mostrano livelli molto bassi di
mancanza di supporto sociale nella fascia adulta. Finlandia (3,07%), Islanda
(3,45%), Slovenia (4,82%), Danimarca (5,45%) e Norvegia (4,17%) presentano dati
decisamente rassicuranti. Questi risultati suggeriscono che un buon sistema di
welfare, la promozione dell’equilibrio tra vita lavorativa e privata, e
l’investimento in infrastrutture sociali e culturali contribuiscono in maniera
sostanziale al rafforzamento delle relazioni personali. La cultura della
fiducia e della reciprocità, spesso presente nei paesi scandinavi, sembra
funzionare come rete di protezione anche nei momenti di maggiore pressione
della vita adulta.
La fascia più
critica è senza dubbio quella degli anziani, dove i dati mostrano le differenze
più marcate e, in molti casi, i valori più alti di mancanza di supporto
sociale. L’invecchiamento è spesso associato alla perdita di legami
significativi, al ritiro dal mondo del lavoro, a problemi di salute e, nei
contesti più urbanizzati, a un isolamento fisico reale. I dati confermano
queste tendenze. Alcuni paesi presentano livelli allarmanti, come la Corea del
Sud, dove il 31,41% degli anziani dichiara di non avere nessuno su cui contare.
Questo dato è particolarmente grave se si considera che la Corea è un paese
altamente sviluppato, ma anche con una società fortemente orientata al
risultato individuale, che ha conosciuto un declino marcato nelle tradizionali
reti familiari. Anche Grecia (23,63%), Mexico (22,55%) e Chile (14,62%)
mostrano percentuali preoccupanti. L'assenza di reti di supporto nella terza
età ha conseguenze gravi: aumenta il rischio di depressione, di malattie
croniche non trattate, di mortalità prematura e di impoverimento psicologico.
In
contrapposizione, ci sono paesi dove la presenza di reti di sostegno tra gli
anziani resta molto forte. Islanda (2,07%), Nuova Zelanda (5,05%), Finlandia
(5,55%) e Danimarca (6,14%) offrono esempi virtuosi in cui l’anzianità non
coincide con l’abbandono sociale. In questi contesti, l’anziano resta integrato
nel tessuto sociale, anche grazie a servizi di accompagnamento, centri
comunitari, attività culturali e un generale rispetto per l’età avanzata. Da
sottolineare che anche l’Estonia (7,04%), paese post-sovietico in forte
evoluzione, mostra una buona resilienza sociale nella terza età, segno di una
trasformazione culturale in atto.
Un altro dato
interessante emerge nei confronti tra le diverse fasce d’età all’interno dello
stesso paese. In alcuni casi, come in Colombia, Grecia, México e Türkiye, la
mancanza di sostegno sociale cresce costantemente con l’età, suggerendo una
struttura sociale in cui il sostegno si indebolisce progressivamente nel tempo.
In altri paesi, però, i dati mostrano un andamento meno lineare. Ad esempio, in
Irlanda e Israele, la percentuale di anziani che percepisce mancanza di
sostegno è leggermente inferiore rispetto alla fascia adulta, suggerendo che le
reti familiari o comunitarie possono essere più forti o più reattive nel supportare
gli anziani rispetto agli adulti di mezza età. In paesi come la Slovacchia e la
Repubblica Ceca, la differenza tra le fasce d’età è relativamente contenuta, a
indicare una stabilità nelle reti sociali lungo tutto l’arco della vita.
Questi risultati
suggeriscono che l’isolamento sociale non è semplicemente una conseguenza
inevitabile dell’invecchiamento, ma è anche il risultato di scelte culturali,
politiche e strutturali. Dove ci sono investimenti in servizi di prossimità, in
mobilità sostenibile per gli anziani, in reti di volontariato e in spazi
pubblici accessibili, l’età non comporta automaticamente l’abbandono. Dove
invece lo stato sociale è debole, la famiglia è sotto pressione e la cultura
tende a marginalizzare chi non è produttivo, il supporto si riduce in modo
drammatico con l’avanzare dell’età.
In conclusione,
l’analisi dei dati sulla mancanza di sostegno sociale mostra con chiarezza
quanto il benessere individuale sia strettamente legato alla presenza di legami
significativi e affidabili. La società che offre a tutti, giovani, adulti e
anziani, una rete di supporto, è anche una società più coesa, più resiliente e
più sana. I dati suggeriscono che investire nelle relazioni non è solo una
questione morale, ma anche una scelta strategica per la salute pubblica e per
lo sviluppo sostenibile. Gli squilibri osservati tra paesi e tra fasce d’età
devono diventare oggetto di politiche mirate: rafforzare il sostegno nelle fasi
critiche della vita, promuovere l’inclusione sociale degli anziani, contrastare
l’isolamento nelle aree urbane e valorizzare le reti informali sono azioni
necessarie per costruire società più solidali. In un mondo sempre più
interconnesso ma anche più individualista, i dati ci ricordano che avere
qualcuno su cui contare resta uno dei beni più preziosi e che la solitudine non
è solo una condizione personale, ma un problema collettivo che ci riguarda
tutti.
Fonte: OCSE
Link: www.oecd.org
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