I dati
proposti forniscono una visione approfondita delle emissioni di CO₂ provenienti
dal trasporto su strada, espresse come percentuale sul totale delle emissioni
di CO₂ del settore trasporti, su base annuale dal 2018 al 2022. L'analisi di
tali indicatori permette di comprendere l’impatto ambientale del trasporto
stradale a livello globale e di cogliere le differenze tra paesi OCSE e
non-OCSE. Inoltre, aiuta a evidenziare come fattori quali politiche ambientali,
sviluppo delle infrastrutture di mobilità sostenibile e cambiamenti nei modelli
di consumo energetico abbiano modificato il quadro delle emissioni negli ultimi
anni.
Osservando i
Paesi OCSE, emerge che la maggior parte di essi presenta valori molto elevati,
con percentuali superiori al 90%. Paesi come Austria, Belgio, Colombia, Costa
Rica, Slovenia e Lussemburgo mostrano livelli prossimi o superiori al 97-99%,
indicando che la quasi totalità delle emissioni del settore trasporti proviene
dal trasporto su strada. Questo dato riflette una fortissima dipendenza dalla
mobilità su gomma, tipica di economie caratterizzate da un elevato grado di
urbanizzazione e una capillare rete stradale.
L'Australia
mostra una percentuale più bassa rispetto ad altri paesi OCSE, pur oscillando
tra l'83,2% e l'86,2%. Questo suggerisce che in Australia altre modalità di
trasporto, come il ferroviario o il marittimo, contribuiscono ancora in maniera
significativa alle emissioni complessive del settore trasporti. Un
comportamento simile è osservabile negli Stati Uniti, dove il valore passa
dall'83,3% del 2018 all'84,3% del 2021. Sebbene il trasporto su strada
rappresenti comunque la quota principale, si intravede una diversificazione
modale più marcata rispetto alla media OCSE.
In Norvegia
emerge una situazione particolarmente interessante: la percentuale di emissioni
da trasporto su strada scende dal 65,8% nel 2018 al 63,9% nel 2021. Questo dato
è un chiaro riflesso dell’impegno della Norvegia nella transizione verso una
mobilità sostenibile, in particolare grazie alla diffusione massiccia di
veicoli elettrici e all'utilizzo di trasporti pubblici a basse emissioni. In
effetti, la Norvegia è spesso citata come modello mondiale per la mobilità elettrica
e i dati sulle emissioni confermano questa leadership.
Altri paesi
che mostrano segnali positivi, pur mantenendo valori alti, sono Finlandia,
Danimarca e Svezia. Questi paesi scandinavi hanno investito molto in mobilità
sostenibile, promuovendo l'uso di trasporti pubblici ecologici e incentivando
la riduzione dell'uso del mezzo privato tradizionale. Ad esempio, in Finlandia
la percentuale scende lievemente nel 2020 per poi risalire, ma resta sotto il
95%.
Guardando al
resto d’Europa, la Germania mantiene livelli molto alti, intorno al 96-97%,
indicando la predominanza del trasporto stradale nelle emissioni, nonostante
gli sforzi in corso per potenziare le infrastrutture ferroviarie e promuovere
alternative più sostenibili. Francia, Italia e Spagna si collocano su valori
simili, tra il 94% e il 96%, segnalando una struttura del sistema di trasporto
fortemente orientata all’uso dell’auto privata e dei mezzi pesanti su strada.
I dati del
Regno Unito mostrano un leggero miglioramento, con un aumento delle emissioni
stradali rispetto al totale delle emissioni del settore trasporti dal 94% al
95,8% nel 2021. Anche qui il trend va interpretato alla luce del calo
dell'aviazione durante la pandemia, che ha alterato la composizione delle
emissioni.
Analizzando
il Giappone e la Corea del Sud, si nota che, pur avendo sistemi ferroviari
estremamente sviluppati, il trasporto su strada rappresenta comunque oltre il
90% delle emissioni del settore trasporti. Questo risultato può sembrare
controintuitivo, ma si spiega considerando il volume elevato di traffico su
strada privato e commerciale in aree urbane molto estese e densamente popolate.
Nel caso dei
Paesi non-OCSE, emergono differenze significative. Ad esempio, in Russia la
percentuale di emissioni da trasporto stradale è molto bassa rispetto alla
media, attestandosi intorno al 59-62% nel periodo 2018-2020. Questo riflette il
ruolo centrale del trasporto ferroviario nel Paese, eredità storica di un
modello di mobilità costruito su lunghe distanze e scarsa accessibilità
stradale nelle regioni più remote.
Al
contrario, in paesi come Montenegro, Marocco, Serbia e North Macedonia, le
emissioni da trasporto su strada rappresentano praticamente la totalità delle
emissioni del settore trasporti, superando il 99%. Questa dipendenza totale
evidenzia una mancanza di alternative al trasporto su gomma e una forte carenza
di infrastrutture ferroviarie e marittime efficienti.
In Cina si
osserva una percentuale relativamente bassa, intorno all'81-82%. Nonostante il
gigantesco sviluppo del parco automobilistico cinese, il paese continua a
mantenere una forte quota di trasporto ferroviario, specialmente per il
trasporto merci, grazie all’estensione e alla modernizzazione della rete
ferroviaria.
Il Brasile
mostra un valore attorno al 91%, segnalando una forte dipendenza dal trasporto
stradale per i passeggeri e per il trasporto merci, una caratteristica comune a
molti paesi latinoamericani, dove le reti ferroviarie risultano spesso
sottosviluppate.
Un dato
significativo emerge anche osservando l’India: tra il 2018 e il 2021, la
percentuale di emissioni stradali cresce fino a superare il 92%. Questo
riflette l’aumento della motorizzazione privata e il limitato sviluppo di
trasporti alternativi nonostante le recenti politiche di investimento nelle
ferrovie e nei trasporti urbani.
Interessante
anche il caso della Mongolia, dove le emissioni stradali rappresentano solo il
68-71% delle emissioni del trasporto: valore relativamente basso che riflette
un limitato sviluppo complessivo del settore dei trasporti e l'importanza di
altri vettori come il trasporto ferroviario.
Nel corso
della pandemia di Covid-19, si registra una lieve riduzione delle emissioni
complessive da trasporto in molti paesi, ma la percentuale di emissioni
attribuibile alla strada tende ad aumentare. Questo fenomeno è dovuto
principalmente alla drastica riduzione dell’aviazione e della mobilità
marittima e ferroviaria, mentre il trasporto stradale, anche se ridotto, ha
mantenuto una certa continuità soprattutto per motivi legati alla logistica e
al trasporto merci essenziale.
In
prospettiva, questi dati mettono in evidenza le grandi sfide ambientali legate
al trasporto su strada. Se la transizione energetica verso veicoli a basse o
zero emissioni sarà implementata efficacemente, potremo aspettarci una
progressiva riduzione delle emissioni assolute di CO₂, anche se il peso
percentuale del trasporto su strada potrebbe rimanere elevato. In altre parole,
ridurre le emissioni complessive del trasporto richiede non solo veicoli più
puliti, ma anche un cambiamento modale significativo.
La
promozione della mobilità sostenibile, l’integrazione delle reti ferroviarie,
l’elettrificazione del trasporto su strada e la decarbonizzazione delle flotte
logistiche saranno fondamentali per modificare questo scenario. Paesi come
Norvegia, Svezia e Paesi Bassi sono già sulla buona strada, mentre molte
economie emergenti e in via di sviluppo dovranno affrontare sfide più complesse
legate sia alla crescita della domanda di mobilità sia alla disponibilità di risorse
per investimenti infrastrutturali sostenibili.
In
conclusione, i dati confermano che il trasporto su strada resta il principale
contributore alle emissioni di CO₂ del settore trasporti in quasi tutti i Paesi
analizzati. Tuttavia, si intravedono segnali di cambiamento: la crescita della
mobilità elettrica, i miglioramenti nelle tecnologie dei carburanti
alternativi, l’espansione dei sistemi di trasporto pubblico e il crescente
impegno politico e sociale per la sostenibilità ambientale lasciano sperare in
un futuro in cui l'impatto ambientale della mobilità sarà progressivamente
ridotto.
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