L’analisi dei
dati relativi alla percezione di avere voce nel governo da parte dei cittadini
nei paesi esaminati fornisce un’interessante panoramica sul grado di fiducia e partecipazione
democratica tra le diverse fasce d’età. Il sentimento di “avere voce in
capitolo” nelle decisioni governative è un indicatore fondamentale della
qualità della democrazia percepita, del senso di cittadinanza attiva e del
legame tra istituzioni e popolazione. I dati rivelano non solo variazioni
consistenti tra paesi, ma anche importanti differenze generazionali. In molti
casi, i giovani sembrano sentire più degli anziani di avere un ruolo, anche se
ciò non è una costante. Al contrario, in alcuni paesi, tutte le fasce d’età
mostrano un senso di disconnessione, che può essere sintomo di una crisi più
ampia di rappresentanza o partecipazione.
Cominciando
dall’Australia, emerge un quadro interessante: i giovani e gli adulti di mezza
età dichiarano in misura piuttosto simile, poco sopra il 50%, di avere voce in
capitolo nel governo. Tuttavia, la percentuale scende in modo significativo tra
gli anziani, fermandosi al 37,16%. Questo divario generazionale può essere
interpretato in diversi modi: da un lato, i giovani e i cittadini in età
lavorativa potrebbero essere più attivi politicamente o semplicemente più
ottimisti nel pensare che il loro coinvolgimento conti; dall’altro, gli anziani
potrebbero percepire un allontanamento dalle dinamiche istituzionali,
sentendosi meno rappresentati o meno coinvolti nei processi decisionali
contemporanei.
In Belgio, il
quadro appare più critico. Le percentuali sono piuttosto basse per tutte le
fasce d’età, ma il divario è particolarmente netto: si passa dal 45,43% tra i
giovani al 34,63% tra gli adulti, fino a crollare al 20,44% tra gli anziani.
Questo andamento potrebbe suggerire un senso generale di insoddisfazione verso
la capacità del governo di ascoltare i cittadini o una sfiducia diffusa nei
confronti delle istituzioni politiche, accentuata dall’età. Il Belgio, con il
suo sistema federale complesso e i continui cambi di governo, potrebbe
contribuire a creare questa percezione di inefficacia o distanza tra elettori e
rappresentanti.
In Canada si
registra una situazione più stabile, con i giovani e gli adulti che si
attestano attorno al 49%, mentre tra gli anziani la percezione cala al 30,48%.
Anche qui il calo è netto, ma la coerenza tra giovani e adulti suggerisce una
certa uniformità nella percezione di partecipazione fino alla terza età, quando
subentrano probabilmente fattori come il distacco dai nuovi strumenti digitali
di comunicazione politica o un disincanto più marcato.
Il caso del Cile
è particolarmente problematico. Solo il 19,97% dei giovani ritiene di avere
voce nel governo, percentuale che sale al 29,82% tra gli adulti ma scende
nuovamente al 15,81% tra gli anziani. Si tratta di uno dei valori più bassi in
assoluto, che può riflettere sia il passato politico del paese, con una storia
recente segnata da proteste e riforme costituzionali in corso, sia una sfiducia
radicata nelle istituzioni. Il fatto che proprio i giovani, solitamente più
ottimisti o coinvolti nei movimenti sociali, si sentano poco ascoltati è
particolarmente allarmante per la salute della democrazia.
Anche in
Colombia, le percentuali sono basse e piuttosto livellate, attorno al 25%, con
una leggera flessione tra i giovani. Ciò potrebbe suggerire una percezione
generalizzata di inefficacia delle istituzioni e di distanza tra governo e
cittadini, senza grandi differenze tra generazioni. Diverso è il caso della
Costa Rica, dove si nota un andamento in controtendenza: mentre giovani e
adulti mostrano livelli molto bassi di percezione (rispettivamente 22,65% e
19,75%), tra gli anziani la percentuale sale al 25,82%. Questo dato può essere
interpretato come un residuo di fiducia da parte delle generazioni che hanno
vissuto fasi di maggiore stabilità politica o coinvolgimento diretto nei
processi storici, rispetto alle nuove generazioni più disilluse.
In Danimarca,
uno dei paesi nordici noti per la qualità della governance, si osserva un dato
curioso: i giovani dichiarano in misura significativa (49,84%) di avere voce
nel governo, ma la percentuale cala tra gli adulti (37,19%) per poi risalire
tra gli anziani (46,01%). Questo andamento anomalo può indicare una fiducia più
forte da parte delle fasce estreme dell’età, che si sentono rappresentate o
coinvolte in altro modo, mentre gli adulti potrebbero essere in una fase di
scetticismo più critico, forse dovuto a responsabilità economiche o pressioni
familiari.
In Estonia, la
percezione è bassa e decrescente: dal 30,25% dei giovani si passa al 19,91%
degli adulti e poi all’11,65% degli anziani. Questo può riflettere una
difficoltà nella costruzione di un senso di cittadinanza attiva
post-indipendenza o un’eccessiva distanza tra istituzioni e cittadini. Allo
stesso modo, anche in Finlandia le percentuali sono basse, sotto il 25% per
tutte le fasce, con una leggera prevalenza tra gli adulti. Ciò può apparire in
contrasto con l’idea dei paesi nordici come modelli di partecipazione, ma può
anche indicare un’autocritica maggiore o aspettative più alte rispetto al resto
del mondo.
In Francia e
Germania si osservano valori intermedi, con una percezione di coinvolgimento
nel governo che varia tra il 30% e il 43%, con un progressivo calo con
l’aumentare dell’età. Questo andamento coerente può suggerire una struttura
democratica che, pur funzionante, fatica a rappresentare pienamente le istanze
della popolazione più anziana. Grecia, Islanda e Italia mostrano situazioni
simili, con valori più bassi in generale e una tendenza al calo con l’età,
salvo l’Islanda dove il calo è meno marcato.
Un caso anomalo
e interessante è la Corea del Sud, dove i valori sono molto simili tra le fasce
d’età: 40,68% tra i giovani, 39,55% tra gli adulti e 37,20% tra gli anziani.
Questo suggerisce una percezione condivisa tra generazioni sul proprio ruolo
all’interno delle istituzioni democratiche, pur non essendo valori altissimi.
In paesi come la Lettonia, invece, la percezione è estremamente bassa in tutte
le fasce, scendendo fino al 9,68% tra gli anziani. Un dato simile si osserva in
Slovenia e Slovacchia, dove anche i giovani si attestano intorno al 20% o meno.
In Messico e
Nuova Zelanda, i valori sono più alti e stabili tra tutte le fasce, con un
leggero calo tra gli anziani ma una sostanziale fiducia percepita nelle
istituzioni. La Norvegia presenta una situazione particolare: i valori sono
moderati tra giovani e adulti, ma risalgono tra gli anziani. Questo può
riflettere una partecipazione civica storicamente solida tra le generazioni più
anziane. In Portogallo, invece, la situazione è inversa: il valore più alto si
registra tra gli anziani, mentre gli adulti mostrano il minimo livello, suggerendo
una possibile crisi di fiducia intermedia.
In Spagna e
Svezia, la tendenza generale è al calo con l’età, ma i valori restano vicini al
30%, suggerendo un coinvolgimento percepito modesto ma presente. La Svizzera si
distingue come caso positivo e raro, con oltre il 57% di tutte le fasce d’età
che dichiara di avere voce in capitolo nel governo, con valori addirittura più
alti tra adulti e giovani rispetto agli anziani. Ciò è probabilmente il
riflesso del sistema politico svizzero, basato su democrazia diretta,
referendum frequenti e un forte legame tra cittadini e istituzioni.
Il Regno Unito
mostra invece un andamento inverso e sorprendente: i giovani dichiarano in
misura molto bassa di avere voce (12,58%), mentre la percentuale cresce con
l’età fino ad arrivare al 22,80% tra gli anziani. Questo potrebbe riflettere un
senso di esclusione generazionale da parte dei giovani, forse accentuato dagli
eventi politici degli ultimi anni, come la Brexit, in cui una parte
significativa dei giovani non si è sentita rappresentata dalle scelte del
paese.
Complessivamente,
i dati dimostrano che la percezione di avere voce nel governo è tutt’altro che
uniforme tra paesi e fasce d’età. In alcuni contesti, essa è più alta tra i
giovani, altrove tra gli adulti o tra gli anziani. Il senso di partecipazione e
rappresentanza dipende chiaramente non solo dalla struttura istituzionale, ma
anche dalla cultura politica, dalla fiducia nei meccanismi democratici e
dall’inclusività dei processi decisionali. Le differenze generazionali indicano
che ogni fascia d’età ha aspettative e livelli di coinvolgimento differenti, e
le politiche pubbliche dovrebbero tenerne conto per rafforzare la democrazia.
Per migliorare la qualità della partecipazione democratica, è necessario
promuovere l’educazione civica, rendere le istituzioni più accessibili e
incoraggiare forme innovative di coinvolgimento, affinché ogni cittadino,
indipendentemente dall’età, possa sentirsi parte attiva nella costruzione delle
decisioni collettive.
Fonte: OCSE
Link: www.oecd.org
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