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L'equilibrio della felicità: come cambia la soddisfazione per la vita con l’età nei paesi OCSE

 

I dati raccolti mostrano differenze significative tra le generazioni e tra le nazioni. In generale, nei paesi europei con sistemi di welfare consolidati e una buona qualità dei servizi pubblici, la soddisfazione per la vita si mantiene alta o addirittura cresce con l’età. In altri contesti, invece, la soddisfazione tende a calare nel passaggio alla vecchiaia, suggerendo problemi strutturali come l’accesso ai servizi sanitari, la solitudine o l’instabilità economica.

Austria e Belgio mostrano una stabilità notevole nei livelli di soddisfazione: i punteggi restano attorno al 7,7 per tutte le fasce d’età. Questo indica una buona continuità della qualità della vita nel tempo, forse grazie alla solidità del sistema sanitario e alla protezione sociale.

Cechia evidenzia un calo netto: da 7,98 nei giovani a 7,04 negli anziani. È uno dei cali più marcati, e potrebbe riflettere una difficoltà del sistema a garantire benessere agli over 65, specialmente in termini di assistenza o pensioni.

Danimarca, uno dei paesi tradizionalmente associati a livelli alti di benessere, mostra una tendenza interessante: la soddisfazione cala leggermente con l’età media ma cresce di nuovo nella vecchiaia (da 7,26 nei giovani a 7,77 negli anziani), un esempio del cosiddetto “curva a U della felicità”, ben documentata nella letteratura internazionale.

Estonia segue un pattern opposto, con una diminuzione significativa fino ai 6,87 punti nella vecchiaia, segnale di una qualità di vita percepita meno soddisfacente per gli anziani, probabilmente a causa delle disparità nei servizi e nella sicurezza economica.

Finlandia mostra un andamento positivo: si parte da 7,37 nei giovani e si arriva a 7,85 negli anziani. Qui la vecchiaia sembra vissuta in modo più sereno, forse per la forte rete sociale, il supporto familiare e i servizi pubblici efficienti.

Francia presenta una leggera ma costante discesa da 7,50 a 7,05, simile alla Grecia, dove la soddisfazione cala da 7,30 a 6,61. Questo può riflettere le difficoltà economiche del paese ellenico, aggravate dalle crisi finanziarie dell’ultimo decennio, che hanno colpito duramente soprattutto la popolazione più fragile.

Ungheria ha valori buoni nei giovani (7,75), ma scendono sotto il 7 nella terza età. Anche qui possiamo ipotizzare che i servizi per gli anziani non siano sufficientemente solidi da sostenere la qualità della vita.

Irlanda mostra una straordinaria stabilità: 7,62 nei giovani e 7,60 negli anziani. Ciò indica che la percezione della qualità della vita non varia molto con l’età, un segnale positivo.

Italia presenta un calo simile a quello della Francia, da 7,49 a 7,08. Questo riflette forse una certa precarietà nella terza età, legata alla frammentazione dei servizi di assistenza e alla solitudine, un problema crescente nelle città italiane.

Giappone è uno dei paesi con i punteggi più bassi: 5,92 nei giovani e 6,01 negli anziani. Questo potrebbe sembrare sorprendente per una nazione così sviluppata, ma riflette una cultura con alti livelli di pressione sociale, stress lavorativo e una crescente crisi di isolamento tra gli anziani.

Lettonia e Lituania mostrano anch’esse un calo costante con l’età. Ad esempio, la Lituania passa da 7,91 a 6,79, e la Lettonia da 7,47 a 6,56, evidenziando un problema sistemico per la popolazione anziana nei paesi baltici.

Lussemburgo ha un andamento particolare: più basso nella mezza età (6,91) e in ripresa nella vecchiaia (7,50). Questo suggerisce che lo stress del lavoro e della vita adulta sia più impattante di quanto non lo sia l’invecchiamento stesso.

Paesi Bassi e Norvegia mostrano entrambi una leggera crescita della soddisfazione nella vecchiaia. In Norvegia, ad esempio, si passa da 7,66 a 7,70, segno di una vecchiaia vissuta positivamente.

Polonia presenta punteggi molto alti nei giovani e adulti (entrambi 7,8), con una diminuzione più marcata solo tra gli anziani (7,45). Nonostante il calo, resta tra i paesi con i punteggi più alti in Europa orientale.

Portogallo e Slovacchia registrano un declino simile: in Portogallo da 7,54 a 6,87, in Slovacchia da 7,93 a 6,86. Anche in questo caso, il benessere nella vecchiaia sembra meno garantito rispetto ad altri contesti europei.

Slovenia ha valori molto alti nei giovani (8,16) e negli adulti (7,93), ma in calo tra gli anziani (7,44). Tuttavia, si mantiene su valori mediamente elevati.

Spagna conferma una tendenza alla decrescita: da 7,62 nei giovani a 7,04 negli anziani, probabilmente legata alle difficoltà di accesso a servizi per la terza età e ai cambiamenti nella struttura familiare.

Svezia è un esempio di stabilità: da 7,31 a 7,63, suggerendo una vita soddisfacente a ogni età grazie a un welfare ben funzionante.

Svizzera ha solo un dato, ma molto alto (8,40 negli anziani), il più alto in assoluto. Questo potrebbe riflettere un’elevata qualità della vita e una rete di sicurezza molto efficace nella terza età.

Turchia, infine, ha un dato preoccupante per gli anziani: 5,70. Questo è uno dei punteggi più bassi, e indica una forte criticità nella percezione della qualità della vita in età avanzata, probabilmente dovuta a pensioni basse, assistenza sanitaria limitata e maggiore esclusione sociale.

Dai dati emerge chiaramente che la soddisfazione per la vita è fortemente influenzata dal contesto socioeconomico e culturale. I paesi nordici ed europei occidentali con sistemi di welfare sviluppati mostrano tendenze stabili o addirittura in crescita nella soddisfazione con l’aumentare dell’età. Al contrario, nei paesi dell’Europa orientale, nei paesi baltici e in alcune economie più fragili, si osserva un netto calo con l’invecchiamento.

Il benessere soggettivo nella terza età non è solo questione di reddito o salute fisica: conta anche la qualità delle relazioni, il senso di inclusione, l’accesso ai servizi e la cultura che circonda la vecchiaia. Politiche pubbliche attente a questi fattori possono invertire le tendenze negative e contribuire a un invecchiamento più sereno e soddisfacente.

 

Fonte: OCSE

Link: www.oecd.org

 

 


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