I dati dell’OCSE evidenziano una panoramica
interessante sulla percezione positiva dello stato di salute tra le diverse
fasce d’età — giovani, adulti di mezza età e anziani — in vari paesi,
principalmente europei. In generale, si osserva che la percezione positiva
della propria salute tende a diminuire con l’età, il che è atteso, ma con
differenze significative da paese a paese che meritano una riflessione
approfondita. Partendo dai giovani, in quasi tutti i paesi elencati la
percentuale di persone che si percepiscono in buona salute è molto alta, spesso
sopra l’85%, con casi estremi come la Grecia, l’Ungheria, l’Italia e la
Slovacchia che superano il 95%. Ciò potrebbe riflettere sia una reale
condizione fisica positiva tra i giovani sia un’ottimistica percezione soggettiva
legata all’età. Tuttavia, ci sono eccezioni come la Danimarca e la Svezia, che
si attestano rispettivamente al 74% e 75,7%, più basse rispetto alla media
generale, suggerendo forse un’autovalutazione più esigente o uno stile di vita
che, pur in paesi con alti standard di vita, potrebbe includere fattori di
stress o aspettative culturali differenti riguardo al benessere personale.
Passando alla fascia di mezza età, la percentuale di percezione positiva scende
in modo più marcato. In particolare, paesi come l’Estonia, la Lettonia, la
Lituania e il Portogallo mostrano dati significativamente inferiori alla media,
con valori intorno o inferiori al 50%, e addirittura sotto il 42% nei paesi
baltici. Questo potrebbe indicare condizioni economiche o sanitarie meno favorevoli,
oppure il peso delle responsabilità familiari e lavorative che colpisce in modo
più evidente questa fascia della popolazione. Al contrario, paesi come
l’Irlanda, la Grecia, l’Italia e la Nuova Zelanda mostrano tassi molto alti
nella fascia intermedia, con percentuali che vanno dal 76% fino a superare
l’85%, il che suggerisce un ambiente socio-sanitario più favorevole, oppure una
maggiore soddisfazione personale e benessere percepito in questa fase della
vita. Gli anziani rappresentano la fascia in cui il calo è più netto e
drammatico in quasi tutti i paesi, ma anche qui ci sono differenze sostanziali
che meritano attenzione. I dati più bassi si riscontrano nei paesi baltici
(Lettonia 14,2%, Lituania 10,9%, Estonia 22,9%) e nell’Europa dell’Est in
generale (Ungheria 24,7%, Slovacchia 23,9%, Polonia 26,1%, Portogallo 17,2%),
dove meno di un quarto degli anziani dichiara di sentirsi in buona salute.
Questo potrebbe riflettere non solo una realtà oggettiva legata a condizioni
sanitarie carenti, ma anche un livello di aspettativa sulla salute più basso o
una cultura meno ottimistica nella valutazione della propria condizione. Al
contrario, si distinguono positivamente paesi come la Norvegia (69,9%),
l’Irlanda (62,6%), i Paesi Bassi (56,7%), la Svezia (56,2%), il Belgio (57,8%)
e la Nuova Zelanda (83,5%), dove oltre la metà degli anziani si percepisce in
buona salute. Questo può essere attribuito a una combinazione di fattori:
migliori sistemi sanitari, cultura del benessere, alto livello di istruzione e cura
della persona anche in età avanzata, nonché un ambiente sociale che valorizza
l’invecchiamento attivo. Da notare anche casi particolari come la Germania e la
Francia, due potenze europee, dove nonostante l’avanzato sviluppo economico, la
percezione positiva tra gli anziani resta sotto il 45%, il che suggerisce che
lo sviluppo economico da solo non garantisce un alto benessere percepito nelle
fasce più anziane. Un dato interessante emerge anche dalla Nuova Zelanda, che
riporta valori molto elevati e costanti in tutte le fasce d’età (oltre l’83%),
un caso eccezionale che meriterebbe uno studio approfondito per individuare le
buone pratiche che consentono un simile livello di salute percepita diffusa. In
sintesi, questi dati suggeriscono che la percezione della salute varia
fortemente con l’età ma anche tra paesi, riflettendo sia differenze oggettive
nei sistemi sanitari e nelle condizioni di vita sia fattori culturali e
psicologici. Le politiche pubbliche che intendano migliorare il benessere della
popolazione dovrebbero considerare queste variazioni e agire in modo mirato,
sostenendo maggiormente le fasce più vulnerabili e promuovendo un
invecchiamento sano e attivo.
Fonte: OCSE
Link: www.oecd.org
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