I dati raccolti sullo stato di implementazione del
Country-by-Country Reporting (CbCR) nel 2021 rivelano un quadro globale di
crescente trasparenza fiscale, in risposta agli standard internazionali
elaborati nell'ambito dell'azione 13 del progetto BEPS (Base Erosion and Profit
Shifting) dell'OCSE. Il CbCR richiede ai gruppi multinazionali (MNEs) di
dimensioni significative di fornire report dettagliati delle loro attività,
profitti e tasse pagate giurisdizione per giurisdizione.
Diffusione
e adozione globale. L'adozione del CbCR è pressoché universale tra i
paesi OCSE e si sta rapidamente estendendo ai paesi non OCSE. Dai dati emerge
che quasi tutti gli stati analizzati hanno introdotto una normativa CbCR, con
rare eccezioni o situazioni "TBC" ("To Be Confirmed") come
nel caso di Israele, Georgia e Montenegro, che al momento della rilevazione non
avevano ancora finalizzato le proprie disposizioni. Dal 1° gennaio 2016 in
avanti, la maggior parte dei paesi OCSE ha imposto l'obbligo di CbCR per i
gruppi multinazionali con un fatturato annuo consolidato superiore ai 750
milioni di euro, in linea con la soglia raccomandata dall'OCSE. Anche paesi non
OCSE come Argentina, Uruguay, e i territori britannici d'oltremare (Guernsey,
Jersey, Isole Vergini Britanniche) hanno adottato lo stesso valore soglia.
Diverse soglie nazionali. Sebbene il
benchmark di 750 milioni di euro rappresenti lo standard prevalente a livello
internazionale, alcuni paesi hanno deciso di introdurre soglie differenti,
spesso calibrate in funzione delle rispettive valute nazionali. In Giappone, ad
esempio, la soglia è fissata a 100 miliardi di yen, mentre in Corea del Sud è
stabilita a 1 trilione di won. Negli Stati Uniti la soglia ammonta a 850
milioni di dollari, in Cina a 5,5 miliardi di renminbi e in Messico a 12
miliardi di pesos. In Sudafrica, invece, la soglia è stata fissata a 10
miliardi di rand. Anche al di fuori dell’area OCSE si riscontrano variazioni
significative: il Brasile adotta una soglia di 2,26 miliardi di real,
l'Indonesia utilizza come parametro 11 trilioni di rupie e il Vietnam 18.000
miliardi di dong. Queste differenze sono principalmente giustificate da
esigenze di comparabilità economica, mirando a stabilire soglie che, in termini
reali, risultino equivalenti o comunque molto vicine ai 750 milioni di euro,
tenendo conto del potere d’acquisto e delle dimensioni delle economie locali.
Scadenze di deposito. Un altro elemento che presenta un
alto livello di standardizzazione riguarda la tempistica per il deposito dei
Country-by-Country (CbC) report. La regola generale, seguita dalla maggior
parte delle giurisdizioni, stabilisce che il report debba essere presentato
entro dodici mesi dalla chiusura dell'esercizio fiscale. Le eccezioni a questa
prassi sono davvero poche. In Colombia, ad esempio, pur mantenendo il termine
dei dodici mesi, il calcolo avviene in relazione a una specifica unità di
misura fiscale locale. In Brasile, il termine per la presentazione era
inizialmente fissato a soli sette mesi, anche se successivamente l'obbligo di
local filing è stato sospeso. In Georgia, invece, le autorità richiedono il deposito
entro il 31 dicembre dell’anno successivo alla chiusura dell'esercizio, mentre
in Vietnam il report deve essere predisposto entro novanta giorni dalla fine
del periodo fiscale, ma deve essere effettivamente presentato solo su specifica
richiesta dell'amministrazione fiscale. Nonostante queste poche differenze, il
quadro generale riflette un elevato grado di armonizzazione globale, un aspetto
che facilita notevolmente la conformità da parte dei gruppi multinazionali,
riducendo la complessità amministrativa legata agli adempimenti fiscali
internazionali.
Voluntary
Parent Surrogate Filing. Una caratteristica interessante è l'uso del meccanismo della
"Voluntary Parent Surrogate Filing", disponibile in alcuni paesi come
Giappone, Svizzera, Hong Kong, Isle of Man, Malaysia e Curaçao. Questo
meccanismo consente a un'entità diversa dalla capogruppo di depositare il
report CbCR, evitando così il rischio di doppi adempimenti. È un'opzione
particolarmente utile in scenari in cui il paese di residenza della capogruppo
non ha ancora implementato il CbCR o non dispone di un accordo di scambio
efficace.
Paesi e territori in ritardo. Nonostante il panorama
internazionale presenti un quadro generalmente positivo in termini di adozione
e implementazione del Country-by-Country reporting, alcuni paesi mostrano
ancora ritardi o incertezze nell’attuazione pratica delle normative. Israele,
ad esempio, non ha ancora fornito dati definitivi riguardo alla piena
operatività della propria legislazione in materia. In Montenegro, lo status
normativo appare ancora indefinito, senza indicazioni chiare sui tempi e sulle
modalità di applicazione. In Mongolia, pur essendo stata introdotta una
normativa specifica a partire dal 2020, mancano tuttora alcuni dettagli
fondamentali per una completa applicazione. Anche in paesi come Cabo Verde e
Georgia l'implementazione del regime CbC risulta sospesa o solo parzialmente
avviata. A questi casi si aggiunge il fatto che alcune giurisdizioni, come le
Isole Vergini Britanniche e il Brasile, hanno inizialmente sospeso l’obbligo di
local filing. Queste sospensioni sono state adottate soprattutto per consentire
un migliore allineamento agli standard previsti dall’OCSE o in funzione di
aggiornamenti normativi interni, volti a garantire una maggiore coerenza ed
efficacia dei rispettivi sistemi di reporting.
Impatto
economico e fiscale. L'adozione
del Country-by-Country Reporting (CbCR) rappresenta oggi uno dei pilastri
fondamentali della strategia globale per contrastare l'erosione della base
imponibile e il trasferimento artificioso degli utili. L'obiettivo principale
di questo strumento è fornire alle autorità fiscali di tutto il mondo
informazioni dettagliate, standardizzate e comparabili sui profili fiscali
delle imprese multinazionali, migliorando sensibilmente la capacità di
individuare rischi legati a pratiche di transfer pricing aggressivo o ad altre
forme di elusione fiscale.
Il fatto che quasi tutti i paesi abbiano introdotto normative sul CbCR
testimonia l'importanza politica ed economica di tali misure. La disponibilità
sistematica di dati consente infatti ai governi di individuare eventuali
incoerenze nei margini di profitto dichiarati tra differenti giurisdizioni,
rendendo possibile un'analisi più accurata della coerenza tra la ripartizione
dei profitti e la sostanza economica delle attività svolte. Inoltre, il CbCR
svolge anche un ruolo strategico nel prevenire dinamiche di concorrenza fiscale
dannosa, contribuendo a evitare una corsa al ribasso ("race to the
bottom") nella competizione tra stati per attrarre investimenti tramite
abbattimenti eccessivi delle aliquote fiscali.
Considerazioni
sulle soglie di esenzione. La soglia di 750 milioni di euro, pur garantendo
un’ampia copertura (copre circa il 90% del fatturato globale generato dai
gruppi multinazionali), lascia fuori le imprese di dimensioni più piccole e
medie. Questa scelta riflette un bilanciamento tra efficacia e proporzionalità,
per evitare di sovraccaricare con obblighi di compliance società che hanno un
impatto limitato sul piano globale della tassazione. Tuttavia, alcuni analisti
ritengono che col tempo sarà necessario abbassare questa soglia, man mano che
le capacità delle autorità fiscali e dei sistemi di scambio automatico di
informazioni miglioreranno.
I dati
disponibili dimostrano chiaramente come il Country-by-Country Reporting (CbCR)
sia ormai divenuto uno standard globale. Tuttavia, il successo concreto di
questo strumento dipende non solo dalla mera esistenza della normativa, ma
soprattutto dalla qualità delle informazioni raccolte, dalla disponibilità di
strumenti analitici adeguati da parte delle autorità fiscali e, in misura
ancora maggiore, dall'effettivo utilizzo dei dati a fini di valutazione del
rischio, piuttosto che come base per un'imposizione automatica.
Nonostante l’adozione
capillare, rimangono alcune sfide operative di rilievo. In primo luogo, è
fondamentale garantire che lo scambio internazionale dei report avvenga in modo
fluido e sicuro, attraverso meccanismi come la CbC Multilateral Competent
Authority Agreement (MCAA), che consente la trasmissione dei dati tra autorità
fiscali aderenti. Un'altra priorità è assicurare la coerenza tra i requisiti di
reporting nei diversi paesi, in modo da evitare distorsioni o oneri
amministrativi inutili per i gruppi multinazionali.
Un aspetto
particolarmente delicato riguarda la protezione della riservatezza delle
informazioni sensibili fornite: i dati contenuti nei report, seppur destinati
all’uso esclusivo delle autorità fiscali, riguardano dettagli strategici sulle
strutture operative e finanziarie dei gruppi multinazionali, ed è quindi
essenziale che vengano adeguatamente tutelati.
Infine, va
sottolineato che, sebbene il CbCR sia stato concepito come strumento di uso
riservato, si registra una crescente pressione politica e sociale verso una
maggiore trasparenza. In questo senso, l'introduzione del "Public
CbCR" nell'Unione Europea, obbligatorio a partire dal 2024, rappresenta
una svolta significativa: la pubblicazione di alcune informazioni selezionate
offrirà al pubblico — investitori, consumatori, media — una nuova opportunità
per valutare le strategie fiscali delle grandi multinazionali, cambiando ancora
una volta il panorama della fiscalità internazionale.
Fonte: OCSE
Link: https://data-explorer.oecd.org/
Commenti
Posta un commento