L’analisi dei
dati relativi al sostegno sociale percepito tra le fasce di età giovani, adulte
e anziane nei paesi OCSE e in alcune altre nazioni fornisce uno spaccato rilevante
delle dinamiche relazionali e del capitale sociale delle popolazioni. Il
sostegno sociale, qui espresso come la percentuale di persone che dichiarano di
avere qualcuno su cui contare in caso di bisogno, rappresenta un importante
indicatore di benessere soggettivo, coesione sociale e qualità della vita.
L’elemento più immediatamente visibile nei dati è che, nella stragrande
maggioranza dei paesi considerati, il livello di sostegno sociale percepito è
molto alto in tutte le fasce d’età, generalmente sopra l’80% e spesso oltre il
90%. Questo suggerisce che, nonostante le sfide sociali ed economiche, molte
società mantengono reti di supporto personale forti e stabili. Tuttavia,
analizzando con maggiore dettaglio, emergono differenze notevoli tra i gruppi
generazionali e tra i diversi paesi, che meritano di essere esplorate.
Cominciando con
la fascia giovanile, che comprende gli individui dai 15 anni in su ma ancora
considerati “giovani” (in genere fino ai 34 anni), i livelli di sostegno
percepito risultano generalmente altissimi. Molti paesi, come Finlandia
(98,64%), Islanda (99,60%), Slovacchia (96,48%), Lituania (96,46%) e Lettonia
(96,28%), riportano valori prossimi alla totalità. Questo può essere spiegato
con la forte connessione familiare e amicale che i giovani spesso sperimentano,
oltre alla loro presenza attiva in contesti educativi, sportivi o sociali dove
i legami sono più dinamici. Tuttavia, ci sono anche paesi in cui il dato, pur
elevato, è leggermente più basso: in Colombia, ad esempio, il 89,78% dei
giovani percepisce supporto sociale, in Messico l’89,32% e in Türkiye l’85,99%,
che è uno dei valori più bassi del campione. Questi valori, sebbene comunque
alti, potrebbero indicare una minore efficienza dei legami interpersonali, o
differenze culturali nella modalità di percezione e dichiarazione del sostegno
ricevuto.
La fascia di età
intermedia, rappresentata dagli adulti di mezza età, mostra una leggera
flessione nella percezione del supporto sociale, pur mantenendosi su livelli
generalmente elevati. Questa flessione potrebbe derivare da vari fattori.
Innanzitutto, gli adulti di mezza età sono spesso al centro di pressioni
multiple, tra il lavoro, la cura dei figli, e l’assistenza ai genitori anziani.
Tali pressioni potrebbero ridurre il tempo e l’energia per coltivare legami
sociali forti o, semplicemente, alterare la percezione soggettiva del supporto
disponibile. In paesi come Finlandia (96,93%), Islanda (96,55%) e Norvegia
(95,83%), il supporto resta molto alto anche in questa fascia, probabilmente
riflettendo il ruolo delle istituzioni sociali, la qualità della vita e
l’efficacia del welfare state nel mantenere una rete di sicurezza sociale anche
durante le fasi più impegnative della vita adulta. Al contrario, paesi come
Messico (80,74%), Türkiye (81,65%), Colombia (82,82%) e Grecia (82,75%)
mostrano una percezione del sostegno più bassa in questa fase, il che potrebbe
segnalare una debolezza delle reti di supporto informale o una maggiore
solitudine associata alla complessità della vita adulta. Anche la Corea, con un
85,40%, mostra un valore piuttosto contenuto per uno stato economicamente
sviluppato, segno forse di un’evoluzione culturale che ha ridotto i legami
comunitari tradizionali.
La situazione
degli anziani, gruppo demografico particolarmente vulnerabile e spesso soggetto
a isolamento, è particolarmente interessante. In alcuni paesi, come la Nuova
Zelanda (94,95%), l’Estonia (92,96%), la Slovacchia (92,83%) e la Svizzera
(92,64%), gli anziani riportano una percezione di sostegno sociale molto alta,
spesso anche superiore a quella della fascia adulta intermedia. Questo dato
potrebbe indicare che in queste nazioni vi sia una cultura del rispetto e
dell’inclusione delle persone anziane, unita a servizi di assistenza sociale
efficaci. Al contrario, in paesi come la Corea (68,59%), la Grecia (76,37%) e
il Messico (77,45%), la percezione del sostegno cala drasticamente nella terza
età. Questi numeri preoccupanti possono essere il risultato di più fattori: un
cambiamento culturale che ha indebolito le reti familiari tradizionali, la
mancanza di politiche pubbliche efficaci per l’inclusione sociale degli
anziani, o semplicemente un problema crescente di solitudine. In Corea in
particolare, il dato è sorprendentemente basso rispetto alla media globale, il
che conferma quanto l’isolamento degli anziani sia una questione sociale
critica nel paese, nonostante il suo elevato sviluppo economico.
Un’altra
tendenza interessante che emerge è che, in molti paesi, la percezione del
sostegno tra gli anziani è superiore o comparabile a quella dei giovani e degli
adulti. Questo è il caso, ad esempio, della Slovacchia (92,83%), dell’Irlanda
(93,02%), dell’Estonia (92,96%) e della Nuova Zelanda (94,95%). Questo
suggerisce che le persone anziane in questi paesi si sentono ancora parte
integrante della società, forse grazie a un forte capitale sociale, a politiche
pubbliche inclusive, o a reti familiari e comunitarie molto solide. In altri
casi, come in Germania (88,20%) e in Italia (86,49%), il calo nella percezione
è più evidente, pur restando in valori alti. Potrebbe trattarsi di una
questione legata all’invecchiamento della popolazione e alla difficoltà, in
contesti più urbanizzati o individualisti, di mantenere legami forti e
duraturi.
La distribuzione
per paese rivela anche modelli culturali e regionali. I paesi nordici
(Finlandia, Svezia, Norvegia, Islanda) tendono a mostrare valori costantemente
alti in tutte le fasce d’età. Questo non sorprende, dato che si tratta di
società che hanno storicamente investito nella coesione sociale e nella
promozione del benessere collettivo. Anche in paesi come Belgio, Irlanda, Paesi
Bassi e Svizzera, i livelli di sostegno percepito restano stabili e molto alti
lungo l’arco della vita. Al contrario, paesi dell’Europa meridionale e
dell’America Latina mostrano una maggiore variabilità, con una tendenza alla
decrescita del sostegno con l’età. In Grecia, ad esempio, si passa da un 95,38%
tra i giovani a un 76,37% tra gli anziani, una perdita di quasi 20 punti
percentuali. In Messico si registra un calo simile, da 89,32% a 77,45%. Queste
dinamiche potrebbero derivare da cambiamenti sociali, come l’emigrazione dei
giovani, l’urbanizzazione o la frammentazione delle famiglie estese.
Un caso a parte
è rappresentato dagli Stati Uniti, dove i valori sono alti ma non ai vertici
della classifica: 93,48% tra i giovani, 87,76% tra gli adulti, e 91,68% tra gli
anziani. La leggera risalita tra gli anziani potrebbe essere spiegata con la
presenza di comunità religiose o reti di volontariato attive, che fungono da
sostegno nella terza età. In generale, la variabilità tra le fasce d’età è meno
marcata nei paesi con un forte sistema di welfare o una cultura comunitaria
consolidata, mentre è più accentuata nei paesi con un individualismo crescente
o sistemi familiari in trasformazione.
In conclusione,
i dati sul sostegno sociale percepito rivelano un quadro complesso ma
tendenzialmente positivo: nella maggior parte dei paesi, oltre l’80% della
popolazione dichiara di avere qualcuno su cui contare. Tuttavia, le differenze
tra gruppi d’età e tra paesi sono significative e indicano la necessità di
politiche mirate. Gli adulti di mezza età, spesso dimenticati nei programmi
sociali, mostrano segnali di affaticamento relazionale; gli anziani, invece,
evidenziano vulnerabilità preoccupanti in paesi dove il supporto sociale cala
drasticamente. Per rafforzare il capitale sociale e contrastare l’isolamento, è
fondamentale promuovere una cultura del supporto reciproco e investire in
servizi pubblici, reti comunitarie e strategie intergenerazionali. In un mondo
sempre più urbanizzato e digitalizzato, mantenere vive le relazioni umane resta
una delle sfide sociali più urgenti e decisive per il benessere collettivo.
Fonte:
OCSE
Link:
www.oecd.org
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