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Lavorare troppo: un’analisi generazionale degli orari prolungati nei paesi OCSE

 

L'analisi dei dati relativi alla percentuale di dipendenti che lavorano a lungo in paesi selezionati, suddivisi per fasce d'età (giovani, mezza età e anziani), offre uno spaccato rilevante sulle dinamiche lavorative e le pressioni occupazionali che variano a seconda delle condizioni economiche, culturali e normative. I dati riportano la percentuale di lavoratori che svolgono un numero di ore di lavoro superiore allo standard stabilito, riflettendo sia la domanda del mercato sia il contesto istituzionale.

In molti paesi OCSE, emerge chiaramente una tendenza all'aumento delle ore lavorate con l'età, soprattutto nella fascia centrale (mezza età), probabilmente a causa di responsabilità familiari ed economiche più accentuate. In Australia, ad esempio, il 4,06% dei giovani lavora a lungo, una percentuale che sale all'11,97% tra gli adulti di mezza età, prima di calare leggermente al 9,24% tra gli anziani. Lo stesso schema si osserva anche in paesi come il Regno Unito e gli Stati Uniti. Questo fenomeno suggerisce che gli adulti siano più coinvolti in ruoli dirigenziali o più disposti ad accettare carichi di lavoro maggiori per via di esigenze economiche più elevate.

Tuttavia, ci sono anche eccezioni interessanti. In Grecia, ad esempio, la percentuale più alta si registra nella fascia anziana (6,28%), seguita da quella di mezza età (3,66%) e dai giovani (2,32%). In Spagna, gli anziani registrano l'8,25% di lavoratori con orari lunghi, molto più degli adulti (2,61%) o dei giovani (1,27%). Queste tendenze possono derivare da una combinazione di fattori, tra cui una scarsa protezione pensionistica, la necessità di integrare il reddito, o un mercato del lavoro che penalizza il part-time e spinge i lavoratori senior verso orari prolungati.

I paesi dell'America Latina, come Colombia, Messico e Costa Rica, presentano tassi estremamente elevati in tutte le fasce d'età. In Messico, ad esempio, il 25,85% dei giovani, il 27,41% dei lavoratori di mezza età e il 20,26% degli anziani lavorano lunghe ore, suggerendo una cultura del lavoro estesa e forse anche una necessità sistemica, dovuta alla precarietà delle condizioni lavorative o a bassi salari che richiedono turni più lunghi per garantire un reddito sufficiente. Similmente, in Colombia e Costa Rica i valori rimangono elevati e relativamente stabili, pur diminuendo nella fascia anziana in Costa Rica, a indicare forse una forma di prepensionamento informale o riduzione volontaria delle ore in età avanzata.

Un altro caso estremo è rappresentato dalla Turchia, dove ben il 30,13% dei giovani e il 21,81% degli adulti lavorano lunghe ore, ma la percentuale sale ulteriormente al 39,73% tra gli anziani. Questo dato è particolarmente preoccupante e riflette probabilmente un sistema in cui la protezione sociale è insufficiente e gli anziani sono costretti a rimanere attivi con orari elevati anche dopo l'età pensionabile. Tali situazioni pongono interrogativi seri sull'equità intergenerazionale e sul benessere dei lavoratori senior.

In paesi nordici come Danimarca, Finlandia, Norvegia e Svezia, i tassi rimangono generalmente bassi, a conferma di modelli di welfare equilibrati e regolamentazioni più stringenti sugli orari di lavoro. La Danimarca registra un 3,49% per gli adulti e 2,86% per gli anziani, mentre la Svezia si attesta tra il 2,46% per i giovani e il 5,99% per gli adulti, con un calo relativo negli anziani. Anche l'Estonia, nonostante non faccia parte del Nord Europa in senso stretto, mostra valori contenuti, specialmente per gli anziani (0,80%).

Paesi come Israele e Nuova Zelanda mostrano livelli elevati in tutte le fasce d'età, segnalando probabilmente un'intensa cultura del lavoro e un sistema che incentiva l'impegno prolungato. In Israele, il 6,15% dei giovani, il 15,11% degli adulti e il 10,15% degli anziani lavorano molte ore. Analogamente, in Nuova Zelanda le percentuali sono rispettivamente del 6,51%, 14,32% e 11,01%, confermando un elevato coinvolgimento lavorativo lungo tutto il ciclo di vita.

I paesi baltici, come Lettonia e Lituania, registrano tassi particolarmente bassi. In Lituania, solo lo 0,58% dei giovani, l'1,02% degli adulti e lo 0,22% degli anziani superano le ore lavorative standard. Questo potrebbe essere attribuito a regolamenti più restrittivi, una diffusione del lavoro part-time o una minore pressione sul posto di lavoro. La Lettonia segue una tendenza simile, pur con valori leggermente più alti.

I dati dell'Europa centrale e orientale, come Polonia, Slovacchia, Slovenia e Ungheria, mostrano livelli contenuti con alcune variazioni. In Ungheria, ad esempio, c'è un aumento nelle fasce d'età più alte, con un picco del 3,28% tra gli anziani. In Slovacchia, il dato più alto si registra nei giovani (3,85%), il che potrebbe essere indicativo di un mercato del lavoro competitivo in ingresso, che richiede un impegno maggiore.

Tra i paesi dell'Europa occidentale, emerge una certa eterogeneità. La Germania mantiene tassi relativamente contenuti (0,86% nei giovani, 3,51% nei lavoratori di mezza età), mentre in Francia si nota una crescita importante con l'età (da 1,22% a 6,60%). In Italia la situazione è invertita: mentre solo l'1,68% dei giovani lavora a lungo, questa percentuale sale al 7,49% tra gli anziani. Lussemburgo e Svizzera, pur essendo paesi con economie forti e sistemi di welfare avanzati, mostrano rispettivamente 5,84% e 5,44% di adulti che lavorano a lungo, forse in relazione al settore bancario e finanziario, storicamente più esigente.

Il caso dell'Olanda è emblematico per la sua politica fortemente orientata al part-time: meno dell'1% dei giovani e solo il 2,66% degli adulti lavorano a lungo, confermando la tradizione di flessibilità e conciliazione vita-lavoro.

I paesi anglosassoni, come Regno Unito, Stati Uniti, Canada e Australia, tendono ad avere percentuali più alte nella fascia di mezza età: in UK l'11,40%, in USA il 10,29%, in Canada il 3,78%, in Australia addirittura l'11,97%. Questo evidenzia un mercato del lavoro competitivo, dove la fascia adulta si trova al centro della produttività e dell'espansione di carriera, spesso a costo di un equilibrio vita-lavoro sacrificato.

Nel complesso, il confronto internazionale mostra come il ricorso al lavoro prolungato non sia distribuito uniformemente e risenta di numerosi fattori, tra cui le leggi sul lavoro, il sistema previdenziale, le aspettative culturali e la struttura del mercato del lavoro. Laddove le tutele sono forti e il part-time diffuso, le ore lavorate tendono a essere contenute, mentre in economie con alta informalità o pressione economica le ore lunghe diventano la norma, a discapito della qualità della vita e del benessere.

Questi dati forniscono una base importante per riflettere sulle politiche del lavoro da adottare: dalla regolamentazione dell'orario settimanale, al rafforzamento delle pensioni, al supporto per il bilanciamento tra vita professionale e personale. Affrontare le disuguaglianze nell'impegno lavorativo tra le fasce d'età è cruciale per garantire un sistema equo, sostenibile e rispettoso della salute dei lavoratori lungo tutto l'arco della vita.

 

Fonte: OCSE

Link: www.oecd.org









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