Nel 2025, il panorama globale delle aliquote
statutarie di imposta sulle società si presenta come un mosaico eterogeneo,
riflettendo priorità economiche, politiche fiscali e strategie di attrazione
degli investimenti esteri diversificate. In generale, si osserva che i paesi
sviluppati tendono a mantenere aliquote moderate o elevate, mentre diverse
economie emergenti e piccole giurisdizioni puntano su aliquote più contenute
per favorire la competitività internazionale.
Aliquote
elevate: Francia, Colombia, Australia, Cile. La Francia conferma nel 2025
un'aliquota combinata del 36,13%, una delle più alte a livello mondiale,
nonostante un'aliquota "base" ridotta al 25% al netto di
sovrattasse. Questa configurazione riflette una tradizione di fiscalità
importante, anche se negli ultimi anni sono stati compiuti tentativi di
riduzione parziale per aumentare la competitività rispetto ad altri Stati
europei.
La Colombia
applica una delle aliquote più elevate dell'America Latina con un 35%
complessivo, mostrando la forte necessità di gettito fiscale per sostenere
spese sociali in un contesto di sviluppo economico complesso. Anche Australia
e Cile, con rispettivamente 30% e 27%, si collocano nel
gruppo dei paesi con imposizione rilevante.
Queste
scelte sembrano indicare una strategia meno orientata all'attrazione di
investimenti esteri tramite la leva fiscale e più focalizzata su esigenze
interne di finanziamento pubblico.
Aliquote
intermedie: Regno Unito, Belgio, Paesi Bassi, Spagna. Un grande
gruppo di paesi presenta aliquote nell'intervallo tra 25% e 28%,
fra cui spiccano Regno Unito (25%), Belgio (25%), Paesi
Bassi (25,8%) e Spagna (25%). Queste nazioni
mantengono un equilibrio: l'aliquota è sufficientemente bassa da rimanere
competitivi a livello europeo, ma abbastanza alta da garantire una solida base
imponibile. Il Regno Unito, ad esempio, dopo il periodo post-Brexit ha
scelto di alzare l'aliquota (precedentemente al 19%) al 25%, abbandonando
parzialmente la strategia di "race to the bottom" sui tributi
societari. Un caso interessante è il Canada, dove l'aliquota federale (15%)
è incrementata dalle tasse provinciali fino a raggiungere circa 25,98%
in media nazionale. Questa struttura riflette il federalismo fiscale canadese,
in cui gli enti subnazionali svolgono un ruolo importante nel gettito
complessivo.
Aliquote
basse: Irlanda, Lituania, Ungheria. Dall'altro lato, Irlanda (12,5%),
Lituania (16%) e Ungheria (9%, la più bassa in
assoluto) adottano aliquote estremamente ridotte, seguite a breve distanza da Svizzera
(19,61%) e Polonia (19%). Queste strategie sono state
fondamentali per attrarre multinazionali e investimenti diretti esteri. L'Irlanda,
ad esempio, ha costruito una vera e propria economia basata sulla presenza di
colossi tecnologici (Google, Facebook, Apple) grazie alla sua bassa tassazione.
L'Ungheria offre un caso particolarissimo: un'aliquota
straordinariamente bassa (9%) accompagnata da forti agevolazioni
settoriali, che punta non solo alla competitività fiscale, ma anche alla
reindustrializzazione del paese attraverso investimenti stranieri.
Aliquote
"intermedie-basse": Scandinavia, Estonia, Stati Uniti. Nei paesi
scandinavi troviamo una politica fiscale orientata all'efficienza e alla
semplicità. In Svezia (20,6%), Danimarca (22%) e Norvegia
(22%) si pratica una pressione moderata, coerente con un ampio stato
sociale finanziato anche da alte imposte personali piuttosto che aziendali. Particolare
è il caso di Estonia, dove l'aliquota (22%) si applica solo sui
profitti effettivamente distribuiti (dividendi). Ciò incoraggia il
reinvestimento degli utili e la capitalizzazione delle imprese. Gli Stati
Uniti presentano un'aliquota federale del 21%, a cui si sommano
imposte statali e locali (in media circa 5,78%) per un totale del 25,57%.
Dal 2017 (riforma Trump), la riduzione dal precedente 35% al 21% ha
rappresentato uno degli interventi più significativi nella storia recente della
fiscalità americana.
Strutture
federali: Stati Uniti, Germania, Canada, Svizzera. Alcuni
paesi, come Germania e Stati Uniti, devono essere interpretati
considerando le componenti sub-nazionali. In Germania, ad esempio,
all'imposta federale (15,83%) si aggiunge una significativa
"Gewerbesteuer" locale, portando l'aliquota combinata a circa 30,06%.
Analogamente, in Canada la somma delle imposte provinciali e federali
porta il carico fiscale totale a quasi 26%, mentre in Svizzera le
aliquote variano notevolmente a seconda del cantone di residenza, con una media
del 19,61%. Queste strutture offrono margini di pianificazione fiscale
interna (c.d. "internal tax competition") tra stati/province/cantoni.
Nel complesso si osserva che l'Europa Occidentale
tende a mantenere aliquote tra il 20% e il 30%, mentre l'America Latina si
distingue per aliquote generalmente più elevate, come nel caso di Colombia,
Cile e Messico; l'area Asia-Pacifico presenta invece una grande variabilità,
con l'Australia che applica un'aliquota del 30%, il Giappone del 29,74% e la
Corea del 26,4%, mentre Singapore e Hong Kong (non inclusi nel dataset fornito)
operano con aliquote molto inferiori, sotto il 20%. La competizione fiscale
internazionale ha spinto molti Stati a rivedere le proprie aliquote negli
ultimi decenni, ma la recente introduzione dell'accordo OCSE sulla global
minimum tax del 15% (Pillar Two) cambierà il quadro in modo strutturale a
partire dal biennio 2024-2025; molti paesi con aliquote formali superiori al
15% potrebbero non risentirne direttamente, mentre quelli che hanno basato la
propria attrattività su regimi molto bassi, come Irlanda, Ungheria e Lituania,
dovranno adeguarsi o modulare esenzioni e incentivi in modo differente.
Inoltre, la pressione pubblica e politica per garantire che le grandi
multinazionali paghino una quota equa di tasse nei paesi in cui operano
continuerà a spingere verso una maggiore trasparenza e uniformità
internazionale. I dati relativi al 2025 confermano che non esiste un unico
modello vincente di politica fiscale aziendale, che le aliquote elevate
convivono spesso con sistemi complessi di incentivi e deduzioni tali da ridurre
l'imposizione effettiva, che le economie piccole o periferiche continuano ad
adottare politiche di bassa tassazione per mantenere competitività, mentre le
economie più grandi puntano su basi fiscali più ampie e su sistemi più solidi e
articolati; tuttavia, le dinamiche globali potrebbero ridurre nel medio termine
la possibilità di utilizzare il dumping fiscale come leva primaria di
competitività.
Fonte: OCSE
Link: https://data-explorer.oecd.org/
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