Passa ai contenuti principali

Contrasti Urbani: Dalle Megalopoli ai Villaggi, l’Equilibrio tra Densità e Ruralità

 

Il grado di urbanizzazione rappresenta una misura fondamentale per comprendere come la popolazione e le attività economiche siano distribuite nello spazio. Secondo i dati OCSE relativi al 2023, le aree TL2[1] dei paesi europei e OCSE mostrano una grande varietà nella configurazione tra città, aree semi-dense e aree rurali. Questo si riflette non solo nella conformazione geografica e storica dei territori, ma anche nei modelli di sviluppo socio-economico e nelle politiche di pianificazione territoriale adottate negli anni.

In Europa centrale, paesi come Austria, Germania e Svizzera offrono un esempio interessante di equilibrio tra città, sobborghi e aree rurali. In Austria, regioni come la Bassa Austria e l’Alta Austria evidenziano una forte presenza di aree rurali (oltre 400 località nella prima e più di 350 nella seconda), mentre le città sono relativamente poche, sebbene importanti in termini di popolazione e funzione economica. Il numero contenuto di città in queste regioni indica una struttura territoriale policentrica, con una rete di centri di medie dimensioni, piuttosto che la presenza di un’unica metropoli dominante. Situazioni simili si osservano in Stiria e Tirolo. Anche in Svizzera, la presenza capillare di centri semi-densi e rurali è molto marcata, con aree come l’Espace Mittelland e la Svizzera orientale che combinano diversi livelli di urbanizzazione in modo armonico. Zurigo, pur avendo un numero relativamente contenuto di città (27), domina la gerarchia urbana per importanza economica, ma non per estensione territoriale.

In Germania, il quadro è particolarmente variegato. L’estesa presenza di aree rurali si accompagna a una rete densa di città e centri semi-densi. Regioni come Baviera e Baden-Württemberg contano centinaia di comuni classificati come semi-densi o rurali. La Renania-Palatinato, ad esempio, mostra un numero sorprendente di centri rurali (oltre 1800), che testimoniano una tradizione storica di insediamenti piccoli ma diffusi. Tuttavia, l’equilibrio non è uniforme: Berlino, Amburgo e Brema sono regioni-città metropolitane e completamente urbanizzate, prive di aree classificate come rurali o semi-dense. Questo riflette l’organizzazione federale del paese e la coesistenza tra città-stato e Länder prevalentemente rurali.

La Francia presenta un altro caso emblematico. Le sue regioni sono caratterizzate da un numero elevato di comuni, molti dei quali rurali. La regione del Grand Est ha oltre 4500 centri rurali, seguita da Nuova Aquitania e Occitania, con più di 4000 ciascuna. Tuttavia, anche le aree urbane non mancano: l’Île-de-France include oltre 300 città, una densità eccezionale che riflette la forte concentrazione nella capitale Parigi e nell’area metropolitana circostante. Il modello francese combina una metropoli iper-concentrata con una rete di comuni piccoli e diffusi nel resto del paese. Le conseguenze di questa configurazione si manifestano nella necessità di politiche di riequilibrio territoriale, decentramento amministrativo e rilancio delle aree interne.

Nel contesto iberico, Spagna e Portogallo condividono alcune caratteristiche, ma con notevoli differenze. In Spagna, regioni come la Castiglia e León contano oltre 2000 centri rurali, testimoniando una profonda dispersione insediativa. Al contrario, la Catalogna e la Comunità Valenciana mostrano una maggiore concentrazione urbana. Madrid, con 22 città e oltre 150 comuni urbani o semi-densi, rappresenta un polo urbano dominante. In Portogallo, il Nord è la regione con la maggior varietà e presenza di tutti e tre i tipi di urbanizzazione, mentre l’area metropolitana di Lisbona ha una netta prevalenza di città. Le isole (Azzorre e Madeira) mostrano una distribuzione più equilibrata, ma su scala molto ridotta.

I paesi scandinavi offrono un esempio opposto, con grandi territori e densità di popolazione estremamente basse, che si riflettono nella prevalenza di aree rurali. In Svezia e Finlandia, la distribuzione degli insediamenti è marcatamente dispersa. La Svezia, pur avendo città importanti come Stoccolma e Göteborg, è caratterizzata da un gran numero di centri rurali. La regione dell’Alta Norrlandia presenta un basso numero di città e una prevalenza di comuni piccoli. La stessa tendenza si osserva in Norvegia e Finlandia, dove le aree settentrionali, montuose o artiche, sono popolate da piccoli centri o villaggi, con una densità bassissima. In Islanda, la divisione territoriale evidenzia una netta predominanza di aree rurali al di fuori della regione della capitale.

L’Italia offre uno scenario complesso e multiforme. Lombardia e Campania mostrano una forte urbanizzazione, con centinaia di comuni classificati come città o semi-densi, ma con differenze significative: in Lombardia si tratta di una rete policentrica, mentre in Campania la concentrazione si addensa intorno a Napoli. Le regioni del Centro e del Sud, come Molise, Basilicata e Calabria, sono dominate da centri rurali, con pochissimi comuni urbani. L’Italia insulare (Sicilia e Sardegna) presenta un mosaico variegato, con polarizzazione urbana (Palermo e Cagliari) ma anche una rete diffusa di comuni interni di piccole dimensioni, molti dei quali in declino demografico.

Nei paesi dell’Europa dell’Est e nei Balcani, si nota una certa prevalenza di insediamenti rurali, spesso associata a processi storici di decentramento e sviluppo agricolo. In Romania, regioni come il Nord-Est e il Sud-Muntenia presentano centinaia di piccoli comuni rurali, mentre l’area di Bucarest rappresenta un’eccezione urbana. In Bulgaria, la densità urbana è minore rispetto agli standard europei e si registra una prevalenza di aree rurali nelle regioni del Sud e del Nord-Ovest. In Croazia, la distribuzione è più omogenea, ma la città di Zagabria rimane l’unico grande polo urbano. I paesi baltici come Estonia, Lettonia e Lituania mostrano un’organizzazione urbana essenziale e pochi centri densi, segno della scarsa densità abitativa e di una struttura economica ancora fortemente polarizzata.

In alcuni paesi OCSE non europei, come Giappone, Corea e Australia, il concetto di urbanizzazione assume tratti peculiari. In Giappone, nonostante l’elevata urbanizzazione nazionale, molte aree TL2 comprendono un mix di grandi città e hinterland rurale, come accade in regioni come il Kansai e il Tohoku. In Corea, la concentrazione urbana nel bacino di Seul è evidente, ma anche le aree periferiche mostrano segni di sviluppo urbano. L’Australia presenta invece un’estrema polarizzazione: le città sono poche ma gigantesche (Sydney, Melbourne, Brisbane), mentre il resto del territorio è rurale o scarsamente popolato, anche per via delle condizioni ambientali ostili.

I dati rivelano anche la persistenza e l’amplificazione del dualismo urbano-rurale. Le città concentrano funzioni avanzate, infrastrutture e popolazione giovane, mentre le aree rurali soffrono spesso di invecchiamento, spopolamento e deficit di servizi. Le regioni semi-dense assumono un ruolo chiave nel bilanciamento di questi fenomeni, fungendo da cuscinetto tra la metropoli e il villaggio. In molti paesi, questi territori intermedi rappresentano lo spazio dove si gioca la sfida della sostenibilità: garantire accesso ai servizi, contenere l’espansione urbana, ridurre l’uso del suolo e promuovere mobilità sostenibile.

L’analisi del grado di urbanizzazione evidenzia inoltre importanti implicazioni per la pianificazione territoriale. Le politiche europee, come il Green Deal e la Politica di Coesione, promuovono modelli di sviluppo policentrico e territorialmente equilibrato. Tuttavia, la realtà dei territori evidenzia forti disparità: alcune regioni sono in forte espansione urbana, con problemi di consumo di suolo e congestione, mentre altre lottano contro la marginalità e il declino. L’urbanizzazione non è uniforme né neutra: riflette e amplifica dinamiche economiche, sociali, climatiche e tecnologiche.

La transizione ecologica e digitale renderà ancora più urgente una governance multilivello del territorio. Le città dovranno affrontare le sfide della resilienza climatica, della mobilità elettrica e dell’edilizia sostenibile. Le aree rurali, invece, avranno bisogno di investimenti in infrastrutture digitali, agricoltura rigenerativa e servizi pubblici. Il grado di urbanizzazione, dunque, non è solo una statistica, ma una chiave di lettura per disegnare il futuro dello sviluppo territoriale, e richiede strategie su misura per ogni contesto.

In sintesi, i dati OCSE sul grado di urbanizzazione nel 2023 offrono una fotografia articolata e stratificata dell’Europa e dei paesi membri. Ogni regione presenta una sua fisionomia, modellata da secoli di storia, geografia, cultura e politica. La comprensione di queste differenze è essenziale per costruire politiche territoriali efficaci, eque e sostenibili. I prossimi anni richiederanno un’attenta pianificazione, basata su dati territoriali affidabili e aggiornati, per garantire qualità della vita, coesione sociale e resilienza per tutti i cittadini, ovunque essi vivano.

Fonte: OCSE

Link: www.oecd.org

 

 




[1] Sono aree simili alle regioni europee del NUTS 2.

Commenti

Post popolari in questo blog

Trend globali nella produzione di nuovi medici

  Il lungo arco temporale compreso tra il 1980 e il 2023 offre uno sguardo ricco di dettagli sull’evoluzione della formazione dei medici in numerosi paesi, misurata in laureati in medicina per 100 000 abitanti. All’inizio degli anni Ottanta diverse nazioni presentavano livelli di ingresso nelle facoltà di medicina piuttosto elevati, con alcuni picchi record, mentre altre registravano numeri più contenuti. Nel corso dei decenni successivi il quadro si è fatto più sfaccettato: a un’estensione e a un potenziamento delle politiche di reclutamento hanno fatto da contraltare oscillazioni legate a riforme accademiche, crisi economiche, ristrutturazioni dei sistemi sanitari e flussi migratori di professionisti. Dall’analisi emerge un generale trend di aumento della produzione di nuovi medici a livello mondiale, benché con intensità e momenti diversi a seconda delle regioni e dei contesti nazionali, riflettendo scelte politiche, bisogni demografici e dinamiche di mercato. A livello comple...

Superbonus, PNRR e digitalizzazione il futuro del settore dell’architettura e dell’ingegneria in Italia

  L’analisi del valore aggiunto nel settore delle attività degli studi di architettura e ingegneria, collaudi e analisi tecniche in Italia tra il 2014 e il 2022 evidenzia un incremento complessivo del 34,68%, con un aumento assoluto di 6,08 miliardi di euro. Il settore ha attraversato fasi alterne, con momenti di crescita e contrazione che riflettono l’andamento del mercato delle costruzioni, delle infrastrutture e degli investimenti pubblici e privati. Se nei primi anni del periodo analizzato il comparto ha subito una serie di difficoltà legate alla stagnazione economica e alla riduzione degli investimenti, dal 2020 in poi si è registrata una ripresa significativa, culminata nel boom del 2021 e 2022. Questo andamento è il risultato di una combinazione di fattori, tra cui il rilancio degli investimenti in infrastrutture, l’impatto del Superbonus 110%, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e l’aumento della domanda di progettazione e collaudi nel settore edilizio e indus...

Le esportazioni di beni e servizi nell’economia italiana tra il 2014 ed il 2023

  Le esportazioni di beni e servizi FOB (Free on Board) rappresentano il valore totale di beni e servizi venduti da un paese all’estero, calcolato al prezzo FOB, che include i costi fino al punto di carico nel paese esportatore, escludendo trasporto e assicurazione internazionale. Questa variabile è una componente fondamentale della domanda aggregata nella contabilità nazionale e contribuisce direttamente alla determinazione del Prodotto Interno Lordo (PIL). Le esportazioni indicano la capacità di un’economia di competere sui mercati internazionali e riflettono la qualità, l’innovazione e la diversificazione del sistema produttivo di un paese. La loro dinamica è influenzata da fattori globali come la domanda estera, i tassi di cambio, le politiche commerciali e le condizioni macroeconomiche internazionali. Un incremento delle esportazioni favorisce la crescita economica interna, genera occupazione e stimola i settori produttivi nazionali, contribuendo al saldo positivo della bilanc...