L’analisi dei
dati relativi alla percezione di sicurezza notturna, suddivisi per fascia d’età
nei diversi paesi, rivela un aspetto fondamentale della qualità della vita e
del benessere soggettivo dei cittadini. Sentirsi al sicuro di notte è una
dimensione essenziale della sicurezza personale e incide profondamente sul
comportamento quotidiano, sulla libertà di movimento e sulla fiducia nella
propria comunità e nelle istituzioni. I dati forniti mostrano una significativa
varietà tra i paesi, ma anche all’interno delle fasce d’età, segnalando come la
percezione della sicurezza sia un fenomeno complesso, influenzato non solo dal
tasso reale di criminalità, ma anche da fattori culturali, mediatici, storici e
individuali.
In primo luogo,
si osserva una generale tendenza per cui la fascia di mezza età è spesso quella
in cui la percezione della sicurezza notturna è più alta. Questo può essere
spiegato dal fatto che gli adulti di mezza età tendono a essere meno
vulnerabili fisicamente rispetto agli anziani e meno esposti a paure
generalizzate rispetto ai giovani. In molti paesi europei, ad esempio, questa
fascia mostra i livelli più alti di sicurezza percepita. Prendiamo il caso
della Norvegia, dove il 94,82% degli adulti dichiara di sentirsi al sicuro la
notte, una percentuale altissima che si mantiene elevata anche tra i giovani e
gli anziani, rispettivamente con il 91,03% e il 92,42%. Anche la Slovenia
presenta valori molto elevati: 93,72% tra gli adulti, 90,38% tra i giovani e
87,15% tra gli anziani. Questi paesi condividono sistemi di welfare
consolidati, un basso livello di disuguaglianze, un ambiente urbano ben
organizzato e una fiducia istituzionale generalmente alta, fattori che contribuiscono
significativamente alla percezione di sicurezza.
Un andamento
simile si registra anche in paesi come il Portogallo, dove l’88,29% degli
adulti si sente sicuro di notte, o la Finlandia, con l’89,45%, e il Lussemburgo
con l’88,36%. Ancora una volta, si tratta di nazioni in cui i cittadini
mostrano un’alta fiducia nello Stato, e dove gli spazi pubblici tendono a
essere ben curati, illuminati e regolati, rafforzando il senso di controllo e
protezione sociale.
Diverso è il
quadro che emerge da paesi come il Cile, la Colombia e il Messico. In queste
nazioni, la percezione di sicurezza notturna è molto bassa in tutte le fasce
d’età. In Cile, solo il 44,72% degli adulti dichiara di sentirsi al sicuro di
notte, con una situazione simile anche per i giovani (43,07%) e gli anziani
(42,35%). In Colombia la situazione è leggermente migliore ma comunque critica:
46,59% tra gli adulti, 44,23% tra i giovani e 47,79% tra gli anziani. In
Messico i dati sono ancora più bassi, con un 43,17% tra gli adulti e valori molto
simili nelle altre fasce. Questi numeri riflettono non solo un alto tasso di
criminalità reale, ma anche un clima sociale segnato da violenza urbana,
insicurezza economica e debolezza istituzionale. È interessante notare che, in
questi paesi, la differenza tra le fasce d’età è minima, il che suggerisce un
senso di insicurezza trasversale, radicato nell’esperienza quotidiana e non
limitato a specifici gruppi.
Anche in alcuni
paesi europei si notano disuguaglianze nella percezione della sicurezza tra le fasce
d’età. In Belgio, ad esempio, il 74,97% degli adulti si sente al sicuro di
notte, ma la percentuale scende significativamente tra gli anziani (64,05%),
che rappresentano il gruppo più vulnerabile. Questo andamento si ripete anche
in Italia, dove la percezione di sicurezza è del 73,21% tra gli adulti, ma solo
del 62,54% tra gli anziani. In Grecia la situazione è ancora più marcata: il
68,32% degli adulti si sente sicuro, ma solo il 56,65% tra gli anziani, a
testimonianza di una vulnerabilità percepita che può essere legata a fattori
come scarsa illuminazione pubblica, episodi di criminalità urbana o
semplicemente una maggiore ansia personale legata all’età.
Un altro aspetto
interessante riguarda i giovani. In molti paesi, come in Germania, Francia,
Irlanda e Svezia, i giovani mostrano un livello di percezione della sicurezza
inferiore rispetto agli adulti. In Germania, ad esempio, il 76,88% degli adulti
si sente sicuro, ma solo il 76,31% dei giovani con un lieve scarto che però si
amplia in Francia (78,89% contro 78,03%) e Irlanda (79,13% contro 76,69%).
Queste differenze possono sembrare minime, ma sono indicative di come anche i
giovani possano percepire il rischio, spesso acuito da esperienze di
microcriminalità, notizie mediatiche o sensazioni di vulnerabilità nelle ore
notturne, specie in contesti urbani. Tuttavia, esistono anche eccezioni in cui
i giovani si sentono più sicuri rispetto agli anziani, come in Corea del Sud,
dove il 77,23% dei giovani si sente al sicuro, contro il 79,61% degli anziani, un
dato piuttosto equilibrato che potrebbe essere legato a un contesto urbano
altamente controllato, videosorvegliato e dove il rispetto sociale contribuisce
a una maggiore tranquillità percepita.
In molti altri
paesi, però, la fascia degli anziani mostra una netta riduzione nella
percezione di sicurezza. È il caso dell’Australia, dove il 72,26% degli adulti
si sente sicuro, ma solo il 64,01% tra gli anziani. Anche in Belgio e in
Germania, come già osservato, la differenza è significativa. Questo andamento può
essere spiegato con la maggiore vulnerabilità fisica che gli anziani
percepiscono, la minore mobilità, la solitudine e, in alcuni casi,
l’allontanamento da ambienti familiari o comunitari in cui si sentivano più
protetti. Inoltre, gli anziani sono più suscettibili alla paura percepita,
anche in assenza di minacce reali, e possono essere influenzati da esperienze
passate o rappresentazioni negative nei media.
I paesi nordici
offrono invece un quadro generalmente positivo, con livelli molto elevati di
sicurezza percepita in tutte le fasce. In Finlandia, il 89,45% degli adulti si
sente sicuro, e il dato resta elevato anche tra gli anziani (86,08%). In
Svezia, i valori sono leggermente inferiori, ma comunque elevati: 82,71% tra
gli adulti, 77,67% tra gli anziani. La Norvegia si distingue con valori
altissimi in tutte le fasce: 91,03% tra i giovani, 94,82% tra gli adulti,
92,42% tra gli anziani. Questi dati riflettono non solo la reale sicurezza
delle città nordiche, ma anche una cultura sociale che valorizza la fiducia
reciproca, la cooperazione e un uso equilibrato dei mezzi di comunicazione, che
tendono a non enfatizzare eccessivamente gli episodi di cronaca nera.
Un caso
particolare è rappresentato dalla Svizzera, dove si osserva un’elevata
percezione della sicurezza anche tra gli anziani (86,75%), uno dei valori più
alti registrati per questa fascia d’età. È un dato che conferma come un
ambiente urbano ben gestito, con trasporti pubblici efficienti, una rete
sociale attiva e una polizia di prossimità presente, possa ridurre
drasticamente le sensazioni di paura anche tra i più vulnerabili. All’opposto,
in paesi come la Slovacchia, la percezione scende al 67,18% tra gli anziani,
mentre in Costa Rica tocca il fondo con il 41,12%, un valore allarmante che
implica non solo un contesto di criminalità diffusa, ma anche una carenza di
strategie pubbliche mirate alla sicurezza dei cittadini più fragili.
È importante
osservare anche i valori dei Paesi Bassi, dove si registra un’ottima percezione
tra gli adulti (90,22%), ma un calo tra gli anziani (79,19%), che resta
comunque positivo rispetto alla media globale. Anche in Spagna, la percezione è
stabile: 83,74% tra gli adulti e 79,64% tra gli anziani, il che indica un buon
equilibrio sociale. In Irlanda e nel Regno Unito, i dati mostrano una leggera
flessione tra gli anziani, ma le percentuali restano piuttosto elevate.
Complessivamente,
questi dati mostrano quanto la percezione di sicurezza notturna sia un
indicatore chiave del benessere sociale. Non basta avere un basso tasso di
criminalità per garantire che i cittadini si sentano al sicuro: servono
ambienti urbani accoglienti, una presenza istituzionale costante e visibile,
una buona illuminazione pubblica, un supporto sociale forte e un’informazione
equilibrata. In molti paesi, il divario generazionale nella percezione di
sicurezza indica una vulnerabilità da affrontare con politiche mirate,
soprattutto per gli anziani, che si trovano spesso a vivere in condizioni di
maggiore solitudine e fragilità. Allo stesso modo, l’insicurezza diffusa tra i
giovani in alcuni contesti suggerisce che la società non sta offrendo spazi
sicuri e rassicuranti per la loro vita notturna e sociale.
Resta infine
fondamentale comprendere che la percezione della sicurezza, anche quando non
direttamente legata ai dati oggettivi sulla criminalità, influenza
profondamente i comportamenti quotidiani: le persone evitano di uscire,
limitano la propria libertà, cambiano abitudini e sviluppano ansie che, nel
lungo periodo, minano la coesione sociale. Per questa ragione, affrontare la
questione della sicurezza percepita deve essere una priorità delle politiche
pubbliche, alla pari della sicurezza reale, affinché tutti possano vivere con
serenità anche le ore della notte.
Fonte: OCSE
Link: www.oecd.org
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