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Acquisti di beni e servizi delle imprese multinazionali italiane nelle regioni

 

L’ISTAT calcola il valore dei beni e servizi delle imprese multinazionali italiane nelle regioni. I dati fanno riferimento al 2022.

L'analisi dei dati relativi agli acquisti di beni e servizi delle imprese nelle regioni italiane offre uno spaccato interessante sulle dinamiche economiche e produttive del Paese. Le differenze nei valori degli indicatori considerati, come il totale degli acquisti, gli acquisti per unità locali e i rapporti con le retribuzioni, il costo del lavoro, il valore aggiunto e il fatturato, mettono in evidenza le peculiarità regionali e le disuguaglianze economiche. Ecco una valutazione dettagliata dei dati forniti. Le regioni del Nord Italia, come Lombardia, Veneto, Piemonte, Liguria, Friuli-Venezia Giulia ed Emilia-Romagna, si confermano come i principali poli economici del Paese, sia in termini di volume degli acquisti di beni e servizi che di efficienza produttiva. La Lombardia si distingue nettamente con il totale degli acquisti più alto, pari a 214,9 miliardi di euro, accompagnato da valori elevati anche per gli acquisti per unità locali (11,1 milioni di euro) e un rapporto tra acquisti e retribuzioni del 1169,70%. Questi dati indicano un’economia fortemente industrializzata, con una grande capacità di trasformazione e utilizzo delle risorse. Il Veneto e l’Emilia-Romagna, rispettivamente con 76,6 miliardi e 91,4 miliardi di euro di acquisti totali, mostrano un'efficienza simile, con rapporti tra acquisti e fatturato superiori all'80%, a conferma della capacità di massimizzare il valore generato dalle risorse investite. Il Friuli-Venezia Giulia si distingue per un valore particolarmente elevato degli acquisti per unità locali (11 milioni di euro), il che suggerisce un'elevata produttività delle aziende locali. Inoltre, il rapporto tra acquisti e valore aggiunto (536,16%) è uno dei più alti a livello nazionale, evidenziando una forte dipendenza dall'acquisto di beni e servizi per generare valore. In generale, le regioni del Nord si caratterizzano per un equilibrio tra volumi elevati di acquisti e alta efficienza economica, con rapporti tra acquisti e fatturato che si collocano intorno all’80%, a eccezione di alcune realtà specifiche come il Friuli-Venezia Giulia, che raggiunge il 91,96%. Il Lazio si distingue nettamente tra le regioni centrali con 263,1 miliardi di euro di acquisti totali, rappresentando il dato più alto a livello nazionale. Tuttavia, ciò che colpisce maggiormente è il rapporto straordinariamente elevato tra acquisti e retribuzioni (3789,58%) e tra acquisti e costo del lavoro (2647,01%). Questi valori riflettono la forte dipendenza dalle risorse esterne e la capacità di generare alti volumi di valore, probabilmente legati alla presenza di grandi imprese nei settori dei servizi e dell’amministrazione pubblica. Il rapporto tra acquisti e fatturato (91,30%) evidenzia una stretta relazione tra il volume delle risorse utilizzate e il valore prodotto. La Toscana, con 39,1 miliardi di euro di acquisti totali, mostra una buona efficienza produttiva. Il rapporto tra acquisti e retribuzioni (1080,38%) è inferiore a quello del Lazio ma rimane elevato rispetto alla media nazionale, segnalando un contesto economico solido e competitivo. L’Umbria e le Marche, con volumi di acquisti inferiori, rispettivamente pari a 6,9 miliardi e 13 miliardi di euro, si posizionano come regioni con performance medie, caratterizzate da rapporti tra acquisti e fatturato più bassi rispetto alle altre regioni del Centro (intorno al 77%). Ciò suggerisce margini di miglioramento nell'efficienza e nella produttività.  Le regioni meridionali mostrano, nel complesso, volumi di acquisti di beni e servizi più bassi e una minore efficienza produttiva rispetto al Nord e al Centro. Tuttavia, ci sono alcune eccezioni interessanti. La Puglia, ad esempio, si distingue per un rapporto tra acquisti e fatturato del 79,12% e un rapporto tra acquisti e valore aggiunto del 497,04%, valori che indicano una buona capacità di trasformare gli input in output economici. La Sardegna si colloca come un caso unico tra le regioni del Sud, con un rapporto tra acquisti e fatturato dell'85,57%, superiore alla media nazionale, e un rapporto tra acquisti e valore aggiunto di 579,80%. Questi dati suggeriscono una maggiore dipendenza dagli acquisti di beni e servizi per generare valore, probabilmente legata alla presenza di settori specifici ad alta intensità di capitale. Il Molise, pur avendo un volume di acquisti limitato (1,8 miliardi di euro), mostra valori particolarmente elevati per il rapporto tra acquisti e fatturato (94,23%) e tra acquisti e valore aggiunto (583,26%), a indicare una forte dipendenza dagli input esterni. Tuttavia, questa efficienza potrebbe essere limitata dalla dimensione ridotta dell'economia regionale. La Calabria e la Sicilia, con volumi di acquisti rispettivamente pari a 3,5 miliardi e 13,8 miliardi di euro, evidenziano valori bassi nei rapporti tra acquisti e valore aggiunto (256,29% e 291,20%), suggerendo una minore capacità di tradurre gli input in valore economico.



Clusterizzazione con algoritmo k-Means ottimizzato con il metodo di Elbow. La clusterizzazione delle regioni italiane con k=3k=3 evidenzia significative differenze nei profili economici delle regioni, offrendo un quadro interessante delle dinamiche relative agli acquisti di beni e servizi. I cluster evidenziano sia similitudini interne che disuguaglianze tra i gruppi.

·         Cluster 0: Friuli-Venezia Giulia, Molise, Sardegna. Il Cluster 0 rappresenta un gruppo piccolo ma interessante, composto da regioni caratterizzate da peculiarità nei loro modelli economici. Friuli-Venezia Giulia, Molise e Sardegna si distinguono per valori relativamente elevati nei rapporti tra acquisti e fatturato, suggerendo una forte dipendenza dagli input di beni e servizi per generare output economici. Ad esempio, la Sardegna mostra un rapporto tra acquisti e fatturato dell’85,57%, superiore alla media nazionale, mentre il Molise raggiunge addirittura il 94,23%, il valore più alto tra tutte le regioni. Questa dinamica potrebbe riflettere economie basate su settori ad alta intensità di capitale o una minore efficienza nella trasformazione degli input in valore aggiunto. Friuli-Venezia Giulia emerge con un rapporto elevato tra acquisti e valore aggiunto (536,16%), il che indica una forte dipendenza dagli acquisti per generare valore. Tuttavia, questa regione presenta anche livelli di produttività elevati rispetto ad altre regioni del cluster, suggerendo che, pur essendo dipendente dagli acquisti, riesce a mantenere una certa efficienza produttiva. Sardegna e Molise, al contrario, mostrano economie più fragili, con volumi di acquisti complessivi inferiori e una minore diversificazione economica.

·         Cluster 1: Piemonte, Valle d'Aosta, Lombardia, Liguria, Trentino-Alto Adige/Südtirol, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Abruzzo, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia. Il Cluster 1 è il più ampio, comprendendo la maggior parte delle regioni italiane, e riflette un livello di performance economica medio, con significative variazioni interne. Regioni del Nord come Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna dominano in termini di volume di acquisti totali, produttività e rapporti tra acquisti e fatturato. Ad esempio, la Lombardia, con 214,9 miliardi di euro di acquisti, e il Veneto, con 76,6 miliardi di euro, si distinguono per economie solide e diversificate, con rapporti tra acquisti e fatturato vicini all’81%. Al contrario, regioni del Sud come Calabria, Sicilia e Campania, pur appartenendo allo stesso cluster, mostrano volumi di acquisti inferiori e una produttività meno pronunciata. La Calabria, ad esempio, presenta uno dei rapporti più bassi tra acquisti e valore aggiunto (256,29%), evidenziando una minore efficienza economica rispetto alle regioni settentrionali. Regioni del Centro come Toscana e Umbria si posizionano come economie intermedie, con buoni livelli di efficienza produttiva ma senza raggiungere i picchi delle regioni del Nord. La Toscana, ad esempio, mostra un rapporto tra acquisti e fatturato dell’81,62%, segnalando una solida capacità di generare valore dagli input.

·         Cluster 2: Il Lazio si colloca da solo nel Cluster 2, riflettendo il suo profilo economico unico. Con 263,1 miliardi di euro di acquisti totali, il Lazio domina tutti gli indicatori, mostrando rapporti straordinariamente elevati tra acquisti e retribuzioni (3789,58%) e tra acquisti e valore aggiunto (1029,26%). Questi valori straordinari indicano una forte dipendenza dagli acquisti di beni e servizi per generare output economici, probabilmente legata alla concentrazione di attività economiche ad alta intensità di capitale nella regione, come il settore pubblico, la finanza e i servizi avanzati. Il rapporto tra acquisti e fatturato (91,30%) è tra i più alti a livello nazionale, evidenziando un’efficienza elevata nella trasformazione degli input in output economici. Tuttavia, la forte dipendenza dagli acquisti potrebbe anche riflettere una vulnerabilità strutturale, in quanto il sistema economico del Lazio appare particolarmente sensibile alle variazioni nei costi degli input.

Fonte: ISTAT

www.istat.it




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