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Il valore aggiunto nell’industria estrattiva italiana tra il 2014 ed il 2023

 

Il valore aggiunto nell'industria estrattiva ha registrato un andamento altalenante tra il 2014 e il 2023, caratterizzato da significative variazioni sia in positivo che in negativo. Nel corso del periodo considerato, si è osservata una tendenza generale alla contrazione, con una riduzione complessiva del 42,89%, pari a 2,34 miliardi di euro. Le fasi di crescita, come quelle del 2017, 2018 e soprattutto del 2021, sono state spesso seguite da periodi di forte contrazione, tra cui il 2015, il 2016 e il 2022, che hanno registrato le diminuzioni più marcate. La crisi pandemica del 2020 ha inciso profondamente sul settore, determinando una riduzione del valore aggiunto del 26,22%, seguita da un forte rimbalzo nel 2021, con un incremento del 97,31%. Tuttavia, il 2022 ha segnato nuovamente un brusco calo, suggerendo la fragilità del settore di fronte a fattori esterni e cambiamenti strutturali. La volatilità dei prezzi delle materie prime, la transizione energetica e le politiche ambientali più stringenti hanno influenzato l'andamento del settore. Le prospettive future dipenderanno dalla capacità di adattarsi alle nuove sfide, adottando tecnologie sostenibili e strategie di diversificazione per affrontare la crescente incertezza del mercato. Fonte: ISTAT. Dati: 2014-2023.

 

L'analisi dei dati relativi al valore aggiunto nel settore dell'industria estrattiva tra il 2014 e il 2023 evidenzia un andamento altalenante, caratterizzato da fasi di crescita seguite da periodi di contrazione significativa. Nel corso di questo decennio, il settore ha registrato una diminuzione complessiva di 2,34 miliardi di euro, corrispondente a una variazione negativa del 42,89%. L’andamento mostra chiaramente come l’industria estrattiva sia stata soggetta a forti pressioni, sia di natura congiunturale che strutturale, che ne hanno influenzato la performance economica in modo considerevole. Nel 2014 il valore aggiunto ammontava a 5,456 miliardi di euro, costituendo un punto di partenza da cui si sono poi osservate significative variazioni. Già nel 2015 si è assistito a una riduzione piuttosto marcata con una perdita di 1,237 miliardi, pari a un calo del 22,68%. Questa contrazione è proseguita nel 2016, anno in cui il valore aggiunto ha continuato a scendere registrando una variazione negativa del 16,06%, corrispondente a una perdita di 677,4 milioni di euro. Il biennio 2015-2016 segna quindi una fase di forte contrazione, dovuta probabilmente a fattori legati alla diminuzione della domanda di materie prime, al calo dei prezzi internazionali delle risorse estrattive e a dinamiche di mercato che hanno penalizzato il settore.

Nel 2017 si è registrato un primo segnale di ripresa, con un incremento del valore aggiunto di 500,6 milioni di euro, pari a una crescita del 14,14%. Questo miglioramento potrebbe essere stato determinato da una congiuntura economica più favorevole, dal rialzo dei prezzi delle materie prime sui mercati internazionali o da politiche di investimento mirate a sostenere il settore. Anche il 2018 ha confermato un trend positivo, con un aumento di 491,9 milioni di euro e una crescita del 12,17%, portando il valore complessivo a 4,533 miliardi di euro. Tuttavia, nel 2019 si è verificata una nuova contrazione, con una riduzione di 767,9 milioni, pari a un calo del 16,94%. Questo andamento altalenante suggerisce la presenza di fattori di instabilità che influenzano il settore, tra cui la volatilità dei mercati, l’evoluzione della domanda globale di materie prime e i costi operativi.

L'anno 2020 rappresenta un punto di svolta particolarmente negativo per l’industria estrattiva, con una perdita di 987,5 milioni di euro e una variazione percentuale del -26,22%. Questo calo significativo è probabilmente riconducibile all’impatto della pandemia di COVID-19, che ha comportato una contrazione della produzione industriale a livello globale, una riduzione della domanda di risorse e un rallentamento delle attività estrattive. Le restrizioni imposte per contenere la diffusione del virus hanno influito pesantemente sulle catene di approvvigionamento, causando interruzioni nella produzione e nella distribuzione. La ripresa è stata notevole nel 2021, quando il valore aggiunto ha registrato un incremento di 2,703 miliardi di euro, pari a una crescita del 97,31%. Questo aumento eccezionale può essere spiegato da una ripresa dell’economia globale, da una maggiore domanda di materie prime e dall’attuazione di strategie volte a rilanciare il settore dopo il difficile periodo pandemico. Tuttavia, il 2022 ha segnato una nuova e pesante contrazione, con una perdita di 2,43 miliardi di euro, pari a una riduzione del 44,33%. Questo brusco calo suggerisce che la crescita osservata nel 2021 potrebbe essere stata influenzata da fattori straordinari e non da un consolidamento strutturale del settore. Infine, nel 2023 si è osservata una lieve ripresa con un aumento di 64,3 milioni di euro, pari a una crescita del 2,11%, portando il valore aggiunto a 3,116 miliardi di euro.

L’andamento complessivo del periodo 2014-2023 evidenzia come il settore sia caratterizzato da una forte volatilità e da una crescente incertezza. I periodi di crescita sono stati spesso seguiti da fasi di contrazione altrettanto marcate, segnale di una struttura di mercato particolarmente sensibile alle oscillazioni economiche e alle condizioni esterne. La diminuzione complessiva del 42,89% rispetto al 2014 indica che, nonostante alcune fasi di recupero, il settore non è riuscito a mantenere una crescita sostenibile nel lungo periodo. Le variazioni osservate potrebbero essere attribuite a diversi fattori, tra cui la volatilità dei prezzi delle materie prime, le politiche ambientali più stringenti, l’innovazione tecnologica che ha ridotto la dipendenza da risorse estrattive tradizionali e la concorrenza internazionale. Inoltre, la transizione energetica verso fonti più sostenibili potrebbe aver contribuito alla riduzione della domanda di alcune risorse estrattive, con un impatto significativo sul valore aggiunto generato dal settore.

Un altro aspetto rilevante è la capacità del settore di adattarsi alle nuove sfide, quali l’adozione di tecnologie più efficienti, la diversificazione delle attività e la gestione sostenibile delle risorse. Gli anni di crescita, come il 2017, il 2018 e soprattutto il 2021, dimostrano che esistono opportunità di ripresa quando le condizioni di mercato sono favorevoli e quando vengono attuate strategie efficaci per migliorare la produttività e la competitività del settore. Tuttavia, la forte contrazione osservata nel 2022 suggerisce che la resilienza del settore rimane limitata di fronte a shock esterni e a cambiamenti strutturali di lungo periodo.

In prospettiva futura, sarà cruciale per il settore dell’industria estrattiva affrontare le sfide legate alla sostenibilità ambientale e alla transizione energetica. La crescente attenzione verso pratiche di produzione a basso impatto ambientale e l’adozione di tecnologie più sostenibili rappresentano fattori chiave per la competitività del settore. Inoltre, sarà importante monitorare l’evoluzione della domanda globale di materie prime, considerando le dinamiche geopolitiche e le nuove politiche industriali adottate a livello internazionale. Un approccio strategico orientato alla diversificazione delle attività e all’innovazione tecnologica potrebbe contribuire a mitigare gli effetti negativi delle fluttuazioni di mercato e a garantire una maggiore stabilità nel lungo periodo.

In sintesi, il settore dell’industria estrattiva ha attraversato un decennio caratterizzato da profonde trasformazioni e da sfide significative. Le forti oscillazioni osservate nei valori aggiunti riflettono la complessità di un comparto influenzato da fattori globali e da dinamiche di mercato difficilmente prevedibili. Sebbene vi siano state fasi di crescita, la tendenza generale mostra una contrazione complessiva del valore aggiunto, suggerendo la necessità di strategie di adattamento mirate a garantire la sostenibilità economica e ambientale del settore.

 

 

Fonte: ISTAT

Link: www.istat.it

 

Industria estrattiva  in MLD

Variazione assoluta

Variazione percentuale

2014

5.456

2015

4.218,60

-1.237,40

-22,68

2016

3.541,20

-677,4

-16,06

2017

4.041,80

500,6

14,14

2018

4.533,70

491,9

12,17

2019

3.765,80

-767,9

-16,94

2020

2.778,30

-987,5

-26,22

2021

5.481,80

2.703,50

97,31

2022

3.051,80

-2.430,00

-44,33

2023

3.116,10

64,3

2,11

2014-2023

-2.339,90

-42,89

 

 


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