lunedì 27 gennaio 2025

Dal Cartaceo allo Streaming: Evoluzione del Valore Aggiunto nell’Industria dei Media in Italia

 

L'analisi dell'andamento del valore aggiunto a prezzi concatenati nel settore delle attività editoriali, audiovisive e di trasmissione in Italia tra il 2014 e il 2023 fornisce spunti interessanti per comprendere le dinamiche economiche di un comparto caratterizzato da una forte evoluzione tecnologica e da cambiamenti significativi nelle abitudini di consumo. Il settore, che include editoria tradizionale, produzione audiovisiva e servizi di trasmissione radiotelevisiva, rappresenta un'importante componente dell'economia culturale e creativa del Paese. Tuttavia, come evidenziano i dati, il valore aggiunto di questa industria ha attraversato fasi di crescita moderata, crisi profonde e parziali riprese, evidenziando le sfide strutturali con cui gli operatori si sono dovuti confrontare.

Nel 2014, il valore aggiunto del settore si attestava a 10,089 miliardi di euro, rappresentando un punto di riferimento rispetto ai successivi sviluppi. L'anno seguente, nel 2015, si è registrata una crescita del 2,29%, con un incremento di 230,6 milioni di euro. Questo dato suggerisce un periodo di relativa stabilità, probabilmente legato a una ripresa della spesa pubblicitaria e a un graduale adattamento del comparto alle nuove sfide poste dalla digitalizzazione. Tuttavia, già nel 2016, la crescita è risultata più contenuta, con un aumento di soli 88,6 milioni di euro (+0,86%), segnale di un rallentamento imputabile a una progressiva maturazione del mercato e alla crescente concorrenza dei player internazionali nel settore audiovisivo, come le piattaforme di streaming.

L'anno 2017 segna una prima inversione di tendenza, con una contrazione dello 0,58%, equivalente a una perdita di 60,6 milioni di euro. Questo calo può essere interpretato come il risultato di un mercato editoriale in difficoltà, con un declino nella diffusione della stampa tradizionale e una crescente pressione sulle imprese del settore per diversificare le proprie fonti di ricavo attraverso il digitale. La contrazione si aggrava nel 2018, con una riduzione del valore aggiunto di 540,4 milioni di euro, pari a un calo del 5,22%. Tale flessione è indicativa delle difficoltà strutturali di una parte dell'industria, in particolare l'editoria cartacea, che ha dovuto affrontare la crisi del modello di business tradizionale basato sulle vendite e sulla pubblicità, in favore di nuove modalità di consumo basate su abbonamenti digitali e contenuti gratuiti.

Il trend negativo è proseguito nel 2019, con una ulteriore contrazione del 4,83%, corrispondente a una perdita di 473,4 milioni di euro. Questa tendenza al ribasso evidenzia come il settore fosse già in difficoltà prima della crisi pandemica del 2020. Le cause sono da ricercare nella crescente competizione delle piattaforme globali di contenuti on demand, come Netflix e Amazon Prime, che hanno sottratto quote di mercato ai tradizionali operatori televisivi nazionali e locali, ma anche nella riduzione della spesa pubblicitaria da parte delle imprese, che ha avuto un impatto diretto sulle entrate del comparto mediatico.

Il 2020 è stato l'anno della crisi più acuta, con una drastica riduzione del valore aggiunto di 761,5 milioni di euro, pari a un calo dell'8,16%. La pandemia di COVID-19 ha colpito duramente il settore, con la sospensione di molte attività produttive e la riduzione degli eventi dal vivo, che rappresentano una fonte significativa di introiti per molte imprese del comparto. Il calo della pubblicità e la chiusura di cinema, teatri ed eventi sportivi hanno ulteriormente aggravato la situazione, rendendo evidente la vulnerabilità del settore di fronte a shock esterni di ampia portata. Tuttavia, la pandemia ha anche accelerato la transizione verso il digitale, spingendo molte aziende ad investire in nuove piattaforme di distribuzione e a potenziare la presenza online.

Il 2021 ha segnato un'importante ripresa, con un rimbalzo del 12,36% (+1.059,9 milioni di euro), grazie alla ripresa delle attività economiche e al ritorno degli investimenti pubblicitari. Inoltre, la crescente domanda di contenuti digitali da parte dei consumatori ha favorito una ripresa del settore audiovisivo, con le piattaforme di streaming che hanno consolidato ulteriormente la loro posizione di mercato. Tuttavia, il 2022 ha visto una lieve flessione, con un calo dello 0,39%, pari a una perdita di 37,3 milioni di euro, indicando che la ripresa post-pandemica ha incontrato alcuni ostacoli, probabilmente legati all'aumento dei costi di produzione e all'incertezza economica globale.

Nel 2023, il settore ha mostrato segnali di stabilizzazione, con una crescita dello 0,86% (+82,9 milioni di euro), suggerendo che il comparto stia cercando di consolidare i progressi fatti negli anni precedenti, adattandosi alle nuove dinamiche di mercato. Tuttavia, rispetto al 2014, il valore aggiunto complessivo del settore è diminuito di 411,2 milioni di euro, registrando un calo del 4,08%. Questo dato evidenzia la difficoltà del comparto a mantenere i livelli di valore aggiunto di dieci anni prima, a causa delle trasformazioni strutturali che hanno investito il settore, dalla digitalizzazione alla frammentazione dell'audience.

Dal punto di vista industriale, il settore ha subito una profonda trasformazione, con una crescente convergenza tra i diversi media e l'affermarsi di modelli di business basati sulla personalizzazione dei contenuti e sulla fruizione on-demand. Le aziende hanno dovuto affrontare investimenti significativi in tecnologia per rimanere competitive, adottando strategie di diversificazione dei ricavi, come la monetizzazione dei dati e la creazione di contenuti esclusivi per piattaforme digitali. Tuttavia, queste trasformazioni hanno comportato anche sfide notevoli, tra cui la riduzione dei margini di profitto, l'aumento della concorrenza globale e la necessità di adattarsi a normative sempre più stringenti in materia di diritti d'autore e protezione dei dati.

Un altro elemento chiave del settore industriale riguarda l'occupazione, che ha subito trasformazioni importanti a causa dell'automazione e della digitalizzazione. Se da un lato sono emerse nuove figure professionali legate alla gestione dei contenuti digitali e all'analisi dei dati, dall'altro molte professioni tradizionali, come quelle legate alla stampa e alla produzione televisiva lineare, hanno subito una riduzione significativa. La formazione e la riqualificazione della forza lavoro sono diventate dunque aspetti cruciali per garantire la competitività delle imprese nel lungo periodo.

Un altro fattore determinante è il ruolo della regolamentazione, che ha un impatto significativo sulle dinamiche di mercato. Le politiche europee in materia di concorrenza e protezione dei contenuti hanno cercato di bilanciare le esigenze degli operatori tradizionali con quelle delle nuove piattaforme digitali, introducendo regole più stringenti per garantire una maggiore equità nel settore. Tuttavia, la sfida principale resta quella di trovare un equilibrio tra la necessità di proteggere le industrie locali e la spinta all'innovazione imposta dalla competizione globale.

In conclusione, il settore delle attività editoriali, audiovisive e di trasmissione in Italia ha vissuto un decennio caratterizzato da profondi cambiamenti, con un bilancio complessivamente negativo rispetto al 2014. Tuttavia, l'adattamento alle nuove tecnologie e alle preferenze dei consumatori rappresenta una grande opportunità per il futuro, a patto che le imprese siano in grado di investire in innovazione, diversificazione e competenze digitali.

 

Fonte: ISTAT

Link: www.istat.it

Metodo: prezzi concatenati 2020

Valore aggiunto a prezzi concatenati 2020 Attività editoriali, audiovisivi, attività di trasmissione in Italia

Esercizio

Miliardi di euro

Variazione Assoluta

Variazione Percentuale

2014

10.089

2015

10.319,60

230,6

2,29

2016

10.408,20

88,6

0,86

2017

10.347,60

-60,6

-0,58

2018

9.807,20

-540,4

-5,22

2019

9.333,80

-473,4

-4,83

2020

8.572,30

-761,5

-8,16

2021

9.632,20

1.059,90

12,36

2022

9.594,90

-37,3

-0,39

2023

9.677,80

82,9

0,86

2014-2023

-411,2

-4,08

 



Nessun commento:

Posta un commento