L’ISTAT calcola il valore del fatturato
realizzato dalle imprese multinazionali estere operanti nelle regioni italiane.
Il fatturato comprende le vendite di prodotti fabbricati dall’impresa, gli
introiti per lavorazioni eseguite per conto terzi, gli introiti per eventuali
prestazioni a terzi di servizi non industriali (commissioni, noleggi di
macchinari, ecc.), le vendite di merci acquistate in nome proprio e rivendute
senza trasformazione, le commissioni, provvigioni e altri compensi per vendite
di beni per conto terzi, gli introiti lordi del traffico e le prestazioni di
servizi a terzi. Il fatturato viene richiesto al lordo di tutte le spese
addebitate ai clienti (trasporti, imballaggi, assicurazioni e simili) e di
tutte le imposte indirette (fabbricazione, consumo, eccetera) ad eccezione
dell’IVA fatturata ai clienti, al netto degli abbuoni e sconti accordati ai clienti
e delle merci rese; sono esclusi anche i rimborsi di imposte all’esportazione,
gli interessi di mora e quelli sulle vendite rateali. Il valore dei lavori
eseguiti nel corso dell’esercizio da parte delle imprese di costruzione e
cantieristiche sono conglobati nel valore complessivo del fatturato. I dati
fanno riferimento al 2022.
I dati relativi al fatturato delle imprese
multinazionali estere localizzate nelle regioni italiane nel 2022 forniscono
una panoramica dettagliata sulla capacità produttiva delle diverse aree del
Paese. Questi dati misurano l'efficienza e la produttività regionale attraverso
indicatori come il rapporto tra fatturato e valore aggiunto, fatturato e costo
del lavoro, fatturato per addetto, fatturato per unità produttiva e il
fatturato complessivo. La Lombardia emerge come la regione con il fatturato più
alto, pari a 344,2 miliardi di euro. Questo risultato è trainato dal ruolo
della regione come centro economico nazionale e dalla presenza di numerose
multinazionali operanti in settori avanzati come la tecnologia, la finanza e la
manifattura. Il rapporto tra fatturato e costo del lavoro, pari a 911,03,
evidenzia un’efficienza produttiva significativa, ma il rapporto tra fatturato
e valore aggiunto, a 525,77, suggerisce che parte della produzione si basa su
settori a margine più basso rispetto ad altre regioni. Il Lazio, con un
fatturato totale di 122,1 miliardi di euro, si distingue per il rapporto tra
fatturato e costo del lavoro più elevato, pari a 1128,05. Questo dato riflette
una produttività economica elevata rispetto ai costi, dovuta probabilmente alla
concentrazione di imprese nei settori dei servizi avanzati e nelle
amministrazioni centrali. Inoltre, il fatturato per addetto, pari a 719.277,49
euro, e il fatturato per unità produttiva, di 24,4 milioni di euro, confermano
l'efficienza economica del Lazio, che si colloca tra le regioni più performanti
del Paese. Il Veneto, con un fatturato totale di 78,1 miliardi di euro, mostra
valori solidi con un rapporto fatturato/valore aggiunto di 547,14 e un rapporto
fatturato/costo del lavoro di 946,51. Questi dati riflettono un sistema
produttivo forte e competitivo, caratterizzato da settori come la manifattura
avanzata, la moda e l'agroalimentare. La regione beneficia inoltre di una forte
capacità di esportazione e di una base produttiva diversificata. Il Piemonte,
con un fatturato totale di 72,4 miliardi di euro, presenta un rapporto
fatturato/valore aggiunto di 479,94 e un rapporto fatturato/costo del lavoro di
737,39, entrambi inferiori rispetto ad altre grandi regioni settentrionali.
Questi dati potrebbero riflettere una prevalenza di settori tradizionali e una
minore intensità tecnologica. Il fatturato per addetto, pari a 395.581,19 euro,
e il fatturato per unità produttiva, di 12,7 milioni di euro, indicano una
solida base economica, ma meno performante rispetto a Lombardia e Lazio.
L'Emilia-Romagna si colloca in una posizione intermedia con un fatturato di
60,7 miliardi di euro, un rapporto fatturato/valore aggiunto di 430,89 e un
rapporto fatturato/costo del lavoro di 750,12. Questi dati indicano un
equilibrio tra produttività e costi, mentre il fatturato per addetto e per
unità produttiva, rispettivamente di 415.999,68 euro e 13 milioni di euro, confermano
l'importanza della regione come centro economico diversificato. La Toscana, con
un fatturato totale di 45,2 miliardi di euro, presenta un rapporto
fatturato/costo del lavoro di 876,48, che la pone in una posizione competitiva
rispetto ad altre regioni. Tuttavia, il rapporto fatturato/valore aggiunto,
pari a 367,84, è uno dei più bassi tra le regioni settentrionali e centrali,
suggerendo una minore efficienza nella trasformazione del valore rispetto ai
ricavi. La Liguria, con un fatturato totale di 40,6 miliardi di euro, si
distingue per i rapporti tra fatturato e valore aggiunto (1297,25) e fatturato
e costo del lavoro (1606,31), che indicano una produttività straordinaria in
settori di nicchia come la logistica e l'industria navale. Tuttavia, l'economia
ligure appare fortemente concentrata, con un fatturato per addetto e per unità
produttiva, rispettivamente di 737.513,56 euro e 25,6 milioni di euro, legati
ad attività ad alta intensità di capitale. La Sicilia, con un fatturato di 30,7
miliardi di euro, presenta un rapporto tra fatturato e costo del lavoro di
2056,77, il più alto a livello nazionale. Questo risultato è probabilmente
legato a settori specifici come l'energia e il turismo. Il fatturato per
addetto, pari a 933.296,53 euro, e il fatturato per unità produttiva, di 19,7
milioni di euro, evidenziano una concentrazione economica in settori trainanti,
ma limitata in termini di diversificazione. La Campania, con un fatturato di 22
miliardi di euro, mostra rapporti intermedi tra fatturato e valore aggiunto e
fatturato e costo del lavoro, rispettivamente pari a 481,30 e 861,86. Questo
indica una struttura produttiva diversificata, ma meno efficiente rispetto ad
altre regioni meridionali. Il Trentino-Alto Adige, con un fatturato di 13,2
miliardi di euro, si distingue per un buon equilibrio tra produttività e costi,
supportato da settori come il turismo e l'agroalimentare di qualità.
Similmente, il Friuli-Venezia Giulia, con un fatturato di 17 miliardi di euro,
evidenzia una solida capacità produttiva, con un rapporto fatturato/valore
aggiunto di 525,24 e un rapporto fatturato/costo del lavoro di 898,78. Le
regioni Umbria e Marche, con fatturati rispettivamente di 3,8 e 7,4 miliardi di
euro, mostrano indicatori economici inferiori rispetto al Nord, ma competitivi
su scala locale. Infine, regioni come Basilicata, Calabria, Sardegna, Molise e
Valle d’Aosta presentano fatturati e indicatori economici significativamente
inferiori rispetto alle regioni più sviluppate. Tuttavia, alcune regioni, come
la Basilicata, si distinguono per un alto fatturato per unità produttiva,
segnalando settori ad alta produttività. In sintesi, l’analisi evidenzia una
marcata polarizzazione economica tra Nord e Sud, con le regioni settentrionali
che dominano in termini di fatturato e produttività. Tuttavia, alcune regioni
meridionali mostrano risultati promettenti in specifici settori, indicando
opportunità per uno sviluppo economico più equilibrato.
REGIONI |
Fatturato/Valore Aggiunto*100 |
Fatturato/Costo del lavoro*100 |
Fatturato/Addetti |
Fatturato per Unità Produttiva |
Fatturato |
Lombardia |
525,7660621 |
911,0303 |
614.743,37 € |
17.752.922,38 € |
344.211.412.000,00 € |
Lazio |
564,50269 |
1128,05 |
719.277,49 € |
24.449.438,93 € |
122.100.498.000,00 € |
Veneto |
547,1355851 |
946,5105 |
486.660,49 € |
13.981.158,22 € |
78.112.731.000,00 € |
Piemonte |
479,9439585 |
737,3897 |
395.581,19 € |
12.748.729,40 € |
72.412.783.000,00 € |
Emilia-Romagna |
430,8920574 |
750,1202 |
415.999,68 € |
13.017.706,17 € |
60.740.617.000,00 € |
Toscana |
367,8391307 |
876,4765 |
477.534,10 € |
12.840.980,14 € |
45.251.614.000,00 € |
Liguria |
1297,249126 |
1606,307 |
737.513,56 € |
25.634.747,63 € |
40.631.075.000,00 € |
Sicilia |
577,5773906 |
2056,768 |
933.296,53 € |
19.714.150,10 € |
30.734.360.000,00 € |
Campania |
481,2985526 |
861,8563 |
411.292,93 € |
12.528.595,56 € |
22.025.271.000,00 € |
Puglia |
600,1721261 |
964,9348 |
396.755,05 € |
11.244.702,24 € |
17.597.959.000,00 € |
Friuli-Venezia
Giulia |
525,2415225 |
898,7819 |
429.472,38 € |
11.320.185,14 € |
17.059.519.000,00 € |
Trentino-Alto
Adige |
369,0983144 |
836,7928 |
450.142,38 € |
8.033.515,46 € |
13.247.267.000,00 € |
Abruzzo |
455,6145141 |
704,6226 |
325.347,75 € |
11.064.077,52 € |
11.418.128.000,00 € |
Marche |
420,4815872 |
640,885 |
283.696,15 € |
6.431.046,88 € |
7.408.566.000,00 € |
Calabria |
1170,282154 |
3182,907 |
1.195.660,78 € |
16.675.189,57 € |
7.036.930.000,00 € |
Basilicata |
869,2871343 |
1574,478 |
620.734,79 € |
29.497.711,86 € |
6.961.460.000,00 € |
Sardegna |
471,4667892 |
731,003 |
292.919,66 € |
5.321.378,85 € |
5.183.023.000,00 € |
Umbria |
453,2489259 |
745,9193 |
315.492,35 € |
6.904.087,43 € |
3.790.344.000,00 € |
Molise |
505,4413278 |
855,127 |
392.455,78 € |
10.044.118,64 € |
1.777.809.000,00 € |
Valle
d'Aosta |
340,3698597 |
569,1193 |
243.872,98 € |
2.822.704,04 € |
629.463.000,00 € |
Clusterizzazione
con algoritmo k-Means ottimizzato con il metodo di Elbow. L’analisi dei
risultati della clusterizzazione delle regioni italiane in tre gruppi basata
sui parametri economici delle imprese multinazionali estere evidenzia
significative differenze strutturali e produttive tra le aree del Paese. I tre
cluster riflettono livelli distinti di performance economica, produttività e
attrattività per gli investimenti internazionali. I dati analizzati includono
il fatturato per addetto, il fatturato per unità produttiva, il rapporto tra
fatturato e valore aggiunto, il rapporto tra fatturato e costo del lavoro e il
fatturato complessivo.
·
Il Cluster 0 comprende regioni
che presentano valori medi o bassi nei principali indicatori economici
analizzati. Queste regioni, tra cui Sardegna, Umbria, Marche, Abruzzo e Puglia,
mostrano una struttura economica meno sviluppata rispetto ai cluster più
performanti. Ad esempio, il fatturato per addetto e per unità produttiva in
queste regioni è significativamente inferiore rispetto a quello delle regioni
del Cluster 2. Ciò suggerisce una minore produttività o una dipendenza da
settori tradizionali con basso valore aggiunto. Le regioni del Cluster 0 potrebbero
beneficiare di politiche mirate all’attrazione di investimenti esteri e alla
modernizzazione delle infrastrutture produttive per aumentare la loro
competitività.
·
Il Cluster 1 rappresenta una
fascia intermedia e include regioni che mostrano valori economici bilanciati ma
non eccezionali. Regioni come Emilia-Romagna, Piemonte e Veneto appartengono a
questo gruppo. Queste aree sono caratterizzate da un’economia diversificata e
da una buona produttività, ma non raggiungono i livelli delle regioni del Cluster
2. Ad esempio, il rapporto tra fatturato e costo del lavoro è significativo,
indicando una gestione efficiente delle risorse, ma i valori assoluti di
fatturato per addetto e per unità produttiva rimangono al di sotto delle
migliori performance nazionali. Queste regioni beneficiano di settori
manifatturieri forti e ben radicati, ma necessitano di una maggiore innovazione
tecnologica e di investimenti in ricerca e sviluppo per competere a livello
globale.
·
Il Cluster 2 comprende le
regioni economicamente più avanzate, come Lombardia, Lazio e Toscana. Queste
regioni si distinguono per valori elevati in tutti gli indicatori analizzati,
come il fatturato complessivo, il fatturato per addetto e il fatturato per
unità produttiva. La Lombardia, ad esempio, domina in termini di fatturato
complessivo grazie alla sua posizione di polo economico nazionale e alla
presenza di un tessuto produttivo diversificato e altamente specializzato. Il
Lazio beneficia della concentrazione di multinazionali, istituzioni centrali e
servizi avanzati a Roma, mentre la Toscana si distingue per settori come il
lusso, l’agroalimentare e la farmaceutica. Queste regioni non solo attraggono
una quota significativa di investimenti esteri, ma fungono anche da traino per
l’economia nazionale. La loro capacità di combinare innovazione, infrastrutture
avanzate e capitale umano qualificato le posiziona al vertice del panorama
economico italiano.
La clusterizzazione evidenzia una chiara
polarizzazione economica tra Nord e Sud Italia, con regioni del Sud e delle
isole che tendono a raggrupparsi nei cluster meno performanti. Tuttavia, alcune
regioni del Sud, come la Sicilia e la Basilicata, presentano anomalie positive
in alcuni indicatori, segnalando nicchie produttive o settori ad alta
produttività che meritano attenzione e supporto. Questo divario strutturale
sottolinea la necessità di politiche regionali differenziate, che affrontino le
specifiche esigenze di sviluppo economico e produttivo delle diverse aree del
Paese. Ad esempio, investimenti mirati in infrastrutture logistiche, formazione
avanzata e incentivi fiscali potrebbero aiutare a ridurre il gap tra Nord e
Sud. In conclusione, la clusterizzazione fornisce un quadro chiaro delle
differenze economiche tra le regioni italiane e mette in evidenza le aree che
richiedono interventi strategici per migliorare la loro posizione competitiva.
Le regioni del Cluster 2 rappresentano esempi di eccellenza da cui altre aree
potrebbero trarre ispirazione, mentre quelle dei Cluster 0 e 1 mostrano un
potenziale di crescita che potrebbe essere sbloccato attraverso politiche
mirate e investimenti strutturali. Questo tipo di analisi può guidare i
decisori politici nella definizione di strategie regionali più efficaci, mirate
a promuovere uno sviluppo economico sostenibile e inclusivo su tutto il
territorio nazionale.
Cluster |
Regioni |
Valore
Medio Fatturato (€) |
Cluster
0 |
Puglia,
Umbria, Sardegna, Marche, Abruzzo, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia
Giulia, Molise, Valle d'Aosta, Toscana, Emilia-Romagna, Piemonte, Veneto,
Campania |
25.475.363.857,14 |
Cluster
1 |
Lazio,
Lombardia |
233.155.955.000,00 |
Cluster
2 |
Sicilia,
Liguria, Calabria, Basilicata |
21.340.956.250,00 |
Fonte: ISTAT
Link: www.istat.it
Nessun commento:
Posta un commento