sabato 4 gennaio 2025

Il fatturato delle impese multinazionali estere localizzate nelle regioni italiane

 

L’ISTAT calcola il valore del fatturato realizzato dalle imprese multinazionali estere operanti nelle regioni italiane. Il fatturato comprende le vendite di prodotti fabbricati dall’impresa, gli introiti per lavorazioni eseguite per conto terzi, gli introiti per eventuali prestazioni a terzi di servizi non industriali (commissioni, noleggi di macchinari, ecc.), le vendite di merci acquistate in nome proprio e rivendute senza trasformazione, le commissioni, provvigioni e altri compensi per vendite di beni per conto terzi, gli introiti lordi del traffico e le prestazioni di servizi a terzi. Il fatturato viene richiesto al lordo di tutte le spese addebitate ai clienti (trasporti, imballaggi, assicurazioni e simili) e di tutte le imposte indirette (fabbricazione, consumo, eccetera) ad eccezione dell’IVA fatturata ai clienti, al netto degli abbuoni e sconti accordati ai clienti e delle merci rese; sono esclusi anche i rimborsi di imposte all’esportazione, gli interessi di mora e quelli sulle vendite rateali. Il valore dei lavori eseguiti nel corso dell’esercizio da parte delle imprese di costruzione e cantieristiche sono conglobati nel valore complessivo del fatturato. I dati fanno riferimento al 2022.

I dati relativi al fatturato delle imprese multinazionali estere localizzate nelle regioni italiane nel 2022 forniscono una panoramica dettagliata sulla capacità produttiva delle diverse aree del Paese. Questi dati misurano l'efficienza e la produttività regionale attraverso indicatori come il rapporto tra fatturato e valore aggiunto, fatturato e costo del lavoro, fatturato per addetto, fatturato per unità produttiva e il fatturato complessivo. La Lombardia emerge come la regione con il fatturato più alto, pari a 344,2 miliardi di euro. Questo risultato è trainato dal ruolo della regione come centro economico nazionale e dalla presenza di numerose multinazionali operanti in settori avanzati come la tecnologia, la finanza e la manifattura. Il rapporto tra fatturato e costo del lavoro, pari a 911,03, evidenzia un’efficienza produttiva significativa, ma il rapporto tra fatturato e valore aggiunto, a 525,77, suggerisce che parte della produzione si basa su settori a margine più basso rispetto ad altre regioni. Il Lazio, con un fatturato totale di 122,1 miliardi di euro, si distingue per il rapporto tra fatturato e costo del lavoro più elevato, pari a 1128,05. Questo dato riflette una produttività economica elevata rispetto ai costi, dovuta probabilmente alla concentrazione di imprese nei settori dei servizi avanzati e nelle amministrazioni centrali. Inoltre, il fatturato per addetto, pari a 719.277,49 euro, e il fatturato per unità produttiva, di 24,4 milioni di euro, confermano l'efficienza economica del Lazio, che si colloca tra le regioni più performanti del Paese. Il Veneto, con un fatturato totale di 78,1 miliardi di euro, mostra valori solidi con un rapporto fatturato/valore aggiunto di 547,14 e un rapporto fatturato/costo del lavoro di 946,51. Questi dati riflettono un sistema produttivo forte e competitivo, caratterizzato da settori come la manifattura avanzata, la moda e l'agroalimentare. La regione beneficia inoltre di una forte capacità di esportazione e di una base produttiva diversificata. Il Piemonte, con un fatturato totale di 72,4 miliardi di euro, presenta un rapporto fatturato/valore aggiunto di 479,94 e un rapporto fatturato/costo del lavoro di 737,39, entrambi inferiori rispetto ad altre grandi regioni settentrionali. Questi dati potrebbero riflettere una prevalenza di settori tradizionali e una minore intensità tecnologica. Il fatturato per addetto, pari a 395.581,19 euro, e il fatturato per unità produttiva, di 12,7 milioni di euro, indicano una solida base economica, ma meno performante rispetto a Lombardia e Lazio. L'Emilia-Romagna si colloca in una posizione intermedia con un fatturato di 60,7 miliardi di euro, un rapporto fatturato/valore aggiunto di 430,89 e un rapporto fatturato/costo del lavoro di 750,12. Questi dati indicano un equilibrio tra produttività e costi, mentre il fatturato per addetto e per unità produttiva, rispettivamente di 415.999,68 euro e 13 milioni di euro, confermano l'importanza della regione come centro economico diversificato. La Toscana, con un fatturato totale di 45,2 miliardi di euro, presenta un rapporto fatturato/costo del lavoro di 876,48, che la pone in una posizione competitiva rispetto ad altre regioni. Tuttavia, il rapporto fatturato/valore aggiunto, pari a 367,84, è uno dei più bassi tra le regioni settentrionali e centrali, suggerendo una minore efficienza nella trasformazione del valore rispetto ai ricavi. La Liguria, con un fatturato totale di 40,6 miliardi di euro, si distingue per i rapporti tra fatturato e valore aggiunto (1297,25) e fatturato e costo del lavoro (1606,31), che indicano una produttività straordinaria in settori di nicchia come la logistica e l'industria navale. Tuttavia, l'economia ligure appare fortemente concentrata, con un fatturato per addetto e per unità produttiva, rispettivamente di 737.513,56 euro e 25,6 milioni di euro, legati ad attività ad alta intensità di capitale. La Sicilia, con un fatturato di 30,7 miliardi di euro, presenta un rapporto tra fatturato e costo del lavoro di 2056,77, il più alto a livello nazionale. Questo risultato è probabilmente legato a settori specifici come l'energia e il turismo. Il fatturato per addetto, pari a 933.296,53 euro, e il fatturato per unità produttiva, di 19,7 milioni di euro, evidenziano una concentrazione economica in settori trainanti, ma limitata in termini di diversificazione. La Campania, con un fatturato di 22 miliardi di euro, mostra rapporti intermedi tra fatturato e valore aggiunto e fatturato e costo del lavoro, rispettivamente pari a 481,30 e 861,86. Questo indica una struttura produttiva diversificata, ma meno efficiente rispetto ad altre regioni meridionali. Il Trentino-Alto Adige, con un fatturato di 13,2 miliardi di euro, si distingue per un buon equilibrio tra produttività e costi, supportato da settori come il turismo e l'agroalimentare di qualità. Similmente, il Friuli-Venezia Giulia, con un fatturato di 17 miliardi di euro, evidenzia una solida capacità produttiva, con un rapporto fatturato/valore aggiunto di 525,24 e un rapporto fatturato/costo del lavoro di 898,78. Le regioni Umbria e Marche, con fatturati rispettivamente di 3,8 e 7,4 miliardi di euro, mostrano indicatori economici inferiori rispetto al Nord, ma competitivi su scala locale. Infine, regioni come Basilicata, Calabria, Sardegna, Molise e Valle d’Aosta presentano fatturati e indicatori economici significativamente inferiori rispetto alle regioni più sviluppate. Tuttavia, alcune regioni, come la Basilicata, si distinguono per un alto fatturato per unità produttiva, segnalando settori ad alta produttività. In sintesi, l’analisi evidenzia una marcata polarizzazione economica tra Nord e Sud, con le regioni settentrionali che dominano in termini di fatturato e produttività. Tuttavia, alcune regioni meridionali mostrano risultati promettenti in specifici settori, indicando opportunità per uno sviluppo economico più equilibrato.

 

REGIONI

Fatturato/Valore Aggiunto*100

Fatturato/Costo del lavoro*100

Fatturato/Addetti

Fatturato per Unità Produttiva

Fatturato

Lombardia

525,7660621

911,0303

614.743,37 €

17.752.922,38 €

344.211.412.000,00 €

Lazio

564,50269

1128,05

719.277,49 €

24.449.438,93 €

122.100.498.000,00 €

Veneto

547,1355851

946,5105

486.660,49 €

13.981.158,22 €

78.112.731.000,00 €

Piemonte

479,9439585

737,3897

395.581,19 €

12.748.729,40 €

72.412.783.000,00 €

Emilia-Romagna

430,8920574

750,1202

415.999,68 €

13.017.706,17 €

60.740.617.000,00 €

Toscana

367,8391307

876,4765

477.534,10 €

12.840.980,14 €

45.251.614.000,00 €

Liguria

1297,249126

1606,307

737.513,56 €

25.634.747,63 €

40.631.075.000,00 €

Sicilia

577,5773906

2056,768

933.296,53 €

19.714.150,10 €

30.734.360.000,00 €

Campania

481,2985526

861,8563

411.292,93 €

12.528.595,56 €

22.025.271.000,00 €

Puglia

600,1721261

964,9348

396.755,05 €

11.244.702,24 €

17.597.959.000,00 €

Friuli-Venezia Giulia

525,2415225

898,7819

429.472,38 €

11.320.185,14 €

17.059.519.000,00 €

Trentino-Alto Adige

369,0983144

836,7928

450.142,38 €

8.033.515,46 €

13.247.267.000,00 €

Abruzzo

455,6145141

704,6226

325.347,75 €

11.064.077,52 €

11.418.128.000,00 €

Marche

420,4815872

640,885

283.696,15 €

6.431.046,88 €

7.408.566.000,00 €

Calabria

1170,282154

3182,907

1.195.660,78 €

16.675.189,57 €

7.036.930.000,00 €

Basilicata

869,2871343

1574,478

620.734,79 €

29.497.711,86 €

6.961.460.000,00 €

Sardegna

471,4667892

731,003

292.919,66 €

5.321.378,85 €

5.183.023.000,00 €

Umbria

453,2489259

745,9193

315.492,35 €

6.904.087,43 €

3.790.344.000,00 €

Molise

505,4413278

855,127

392.455,78 €

10.044.118,64 €

1.777.809.000,00 €

Valle d'Aosta

340,3698597

569,1193

243.872,98 €

2.822.704,04 €

629.463.000,00 €

 

Clusterizzazione con algoritmo k-Means ottimizzato con il metodo di Elbow. L’analisi dei risultati della clusterizzazione delle regioni italiane in tre gruppi basata sui parametri economici delle imprese multinazionali estere evidenzia significative differenze strutturali e produttive tra le aree del Paese. I tre cluster riflettono livelli distinti di performance economica, produttività e attrattività per gli investimenti internazionali. I dati analizzati includono il fatturato per addetto, il fatturato per unità produttiva, il rapporto tra fatturato e valore aggiunto, il rapporto tra fatturato e costo del lavoro e il fatturato complessivo.

·         Il Cluster 0 comprende regioni che presentano valori medi o bassi nei principali indicatori economici analizzati. Queste regioni, tra cui Sardegna, Umbria, Marche, Abruzzo e Puglia, mostrano una struttura economica meno sviluppata rispetto ai cluster più performanti. Ad esempio, il fatturato per addetto e per unità produttiva in queste regioni è significativamente inferiore rispetto a quello delle regioni del Cluster 2. Ciò suggerisce una minore produttività o una dipendenza da settori tradizionali con basso valore aggiunto. Le regioni del Cluster 0 potrebbero beneficiare di politiche mirate all’attrazione di investimenti esteri e alla modernizzazione delle infrastrutture produttive per aumentare la loro competitività.

·         Il Cluster 1 rappresenta una fascia intermedia e include regioni che mostrano valori economici bilanciati ma non eccezionali. Regioni come Emilia-Romagna, Piemonte e Veneto appartengono a questo gruppo. Queste aree sono caratterizzate da un’economia diversificata e da una buona produttività, ma non raggiungono i livelli delle regioni del Cluster 2. Ad esempio, il rapporto tra fatturato e costo del lavoro è significativo, indicando una gestione efficiente delle risorse, ma i valori assoluti di fatturato per addetto e per unità produttiva rimangono al di sotto delle migliori performance nazionali. Queste regioni beneficiano di settori manifatturieri forti e ben radicati, ma necessitano di una maggiore innovazione tecnologica e di investimenti in ricerca e sviluppo per competere a livello globale.

·         Il Cluster 2 comprende le regioni economicamente più avanzate, come Lombardia, Lazio e Toscana. Queste regioni si distinguono per valori elevati in tutti gli indicatori analizzati, come il fatturato complessivo, il fatturato per addetto e il fatturato per unità produttiva. La Lombardia, ad esempio, domina in termini di fatturato complessivo grazie alla sua posizione di polo economico nazionale e alla presenza di un tessuto produttivo diversificato e altamente specializzato. Il Lazio beneficia della concentrazione di multinazionali, istituzioni centrali e servizi avanzati a Roma, mentre la Toscana si distingue per settori come il lusso, l’agroalimentare e la farmaceutica. Queste regioni non solo attraggono una quota significativa di investimenti esteri, ma fungono anche da traino per l’economia nazionale. La loro capacità di combinare innovazione, infrastrutture avanzate e capitale umano qualificato le posiziona al vertice del panorama economico italiano.

La clusterizzazione evidenzia una chiara polarizzazione economica tra Nord e Sud Italia, con regioni del Sud e delle isole che tendono a raggrupparsi nei cluster meno performanti. Tuttavia, alcune regioni del Sud, come la Sicilia e la Basilicata, presentano anomalie positive in alcuni indicatori, segnalando nicchie produttive o settori ad alta produttività che meritano attenzione e supporto. Questo divario strutturale sottolinea la necessità di politiche regionali differenziate, che affrontino le specifiche esigenze di sviluppo economico e produttivo delle diverse aree del Paese. Ad esempio, investimenti mirati in infrastrutture logistiche, formazione avanzata e incentivi fiscali potrebbero aiutare a ridurre il gap tra Nord e Sud. In conclusione, la clusterizzazione fornisce un quadro chiaro delle differenze economiche tra le regioni italiane e mette in evidenza le aree che richiedono interventi strategici per migliorare la loro posizione competitiva. Le regioni del Cluster 2 rappresentano esempi di eccellenza da cui altre aree potrebbero trarre ispirazione, mentre quelle dei Cluster 0 e 1 mostrano un potenziale di crescita che potrebbe essere sbloccato attraverso politiche mirate e investimenti strutturali. Questo tipo di analisi può guidare i decisori politici nella definizione di strategie regionali più efficaci, mirate a promuovere uno sviluppo economico sostenibile e inclusivo su tutto il territorio nazionale.

 



Cluster

Regioni

Valore Medio Fatturato (€)

Cluster 0

Puglia, Umbria, Sardegna, Marche, Abruzzo, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Molise, Valle d'Aosta, Toscana, Emilia-Romagna, Piemonte, Veneto, Campania

25.475.363.857,14

Cluster 1

Lazio, Lombardia

233.155.955.000,00

Cluster 2

Sicilia, Liguria, Calabria, Basilicata

21.340.956.250,00

 

Fonte: ISTAT

Link: www.istat.it

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