L’Istat calcola il valore del fatturato delle imprese
multinazionali italiane nelle regioni. I dati fanno riferimento al 2022.
I dati forniti relativi alle imprese
multinazionali italiane nelle varie regioni evidenziano una significativa
variabilità nei principali indicatori economici, riflettendo la diversità
economica e produttiva del Paese. L’analisi si focalizza su sei indicatori
principali: fatturato totale, fatturato per unità locali, fatturato per
addetti, rapporto tra fatturato e retribuzioni, fatturato per costo del lavoro
e fatturato per valore aggiunto. La Lombardia si distingue nettamente
come la regione con il fatturato totale più alto, pari a 263 miliardi di euro,
seguita dal Lazio con 288 miliardi di euro e dall’Emilia-Romagna con 114
miliardi di euro. Queste tre regioni rappresentano i principali poli economici
italiani, caratterizzati da una significativa concentrazione di imprese
multinazionali. Il Lazio, in particolare, spicca per un valore estremamente
alto di fatturato per unità locali (49,36 milioni di euro), che riflette
l’elevata produttività delle imprese presenti, molte delle quali legate ai
settori dei servizi, della finanza e dell’amministrazione pubblica. Il fatturato per addetti
mostra una correlazione con la specializzazione settoriale delle regioni. La
Lombardia guida nuovamente con 573.015 euro per addetto, seguita dalla Sardegna
con 616.379 euro, probabilmente grazie alla presenza di industrie estrattive e
settori ad alta intensità di capitale. La Calabria, invece, si colloca
all’ultimo posto con 285.126 euro per addetto, riflettendo una minore efficienza
produttiva e una concentrazione di attività in settori a basso valore aggiunto.
Il rapporto
tra fatturato e retribuzioni è un indicatore che evidenzia la
capacità delle imprese di generare fatturato in relazione ai costi del
personale. Il Lazio domina con un rapporto di 4150,60%, un valore
straordinariamente alto che sottolinea la forte redditività delle imprese nella
regione, mentre la Calabria si colloca al livello più basso con 953,95%,
indicando un rapporto meno favorevole tra fatturato e retribuzioni. Questo
riflette, in parte, le differenze strutturali tra regioni del Nord e del Sud. Similmente,
il rapporto
tra fatturato e costo del lavoro segue un andamento simile, con
il Lazio che raggiunge un valore di 2899,18%, seguito dalla Sardegna con 1338,22%.
Anche in questo caso, la Calabria si posiziona in coda, con un rapporto di
675,20%. Questo dato evidenzia le difficoltà delle regioni meridionali nel
massimizzare la redditività delle imprese rispetto ai costi sostenuti. Il fatturato per valore aggiunto
mostra i livelli di efficienza nella trasformazione dei costi in valore
economico. La Sardegna si distingue come la regione più efficiente con un
rapporto di 677,58%, seguita dalla Puglia (628,24%) e dal Molise (618,98%).
Questi valori indicano una maggiore capacità di generare valore rispetto ai
costi. Al contrario, la Calabria (352,15%) e il Trentino-Alto Adige (357,15%)
mostrano un’efficienza inferiore, sottolineando la necessità di migliorare le
strategie produttive. Un caso interessante è rappresentato dalla Sardegna,
che pur avendo un fatturato totale inferiore rispetto a regioni come la
Lombardia e il Lazio, si posiziona tra i migliori per fatturato per addetto e
fatturato per valore aggiunto. Questo suggerisce una specializzazione
settoriale in attività altamente produttive e ad alta intensità di capitale. Le
regioni del Sud
Italia evidenziano,
nel complesso, performance economiche inferiori rispetto al Nord, con fatturati
totali significativamente più bassi e una minore efficienza produttiva. La
Puglia, tuttavia, emerge come un’eccezione, con un fatturato per valore
aggiunto di 628,24%, uno dei più alti a livello nazionale, evidenziando il
potenziale di crescita per questa regione. Il Nord Italia domina in quasi
tutti gli indicatori analizzati, con Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e
Friuli-Venezia Giulia che mostrano livelli elevati di fatturato totale,
produttività per addetto e rapporto tra fatturato e costi. Queste regioni
beneficiano di una combinazione di infrastrutture avanzate, forza lavoro
qualificata e settori produttivi diversificati. Il Centro Italia,
rappresentato principalmente da Lazio e Toscana, mostra una significativa
variabilità. Il Lazio, in particolare, emerge come un centro economico
cruciale, con valori molto alti in quasi tutti gli indicatori, grazie alla
concentrazione di grandi imprese multinazionali nella capitale. La Toscana, pur
non raggiungendo i livelli del Lazio, si distingue per un buon rapporto tra
fatturato e retribuzioni (1323,60%) e una produttività per addetto superiore
alla media.
Clusterizzazione
con algoritmo k-Means ottimizzato con il metodo di Elbow. La
clusterizzazione delle regioni italiane in quattro gruppi (k=4k=4) rivela
dinamiche economiche distintive tra le regioni e la loro partecipazione al
sistema delle imprese multinazionali. Ogni cluster evidenzia caratteristiche
economiche specifiche, legate ai principali indicatori come il fatturato, la
produttività, e la capacità di generare valore aggiunto. Ecco una sintesi delle
osservazioni principali:
·
Cluster 0: Comprende
regioni come Friuli-Venezia Giulia, Molise, Puglia, Basilicata e Sardegna.
Questo cluster rappresenta regioni con economie caratterizzate da buoni livelli
di fatturato per addetti e una produttività discreta, ma senza raggiungere i
picchi delle regioni economicamente dominanti. La Puglia e la Sardegna si
distinguono per un rapporto tra fatturato e valore aggiunto elevato (oltre il
600%), il che suggerisce una buona capacità di trasformare gli input in valore
economico. Tuttavia, regioni come Molise e Basilicata, pur appartenendo a
questo gruppo, presentano differenze nelle dimensioni complessive del
fatturato, evidenziando che il cluster raccoglie regioni con economie più
diversificate e meno polarizzate rispetto ad altri gruppi.
·
Cluster 1: In questo
cluster troviamo esclusivamente il Lazio, una regione che spicca per i valori
straordinariamente elevati di quasi tutti gli indicatori analizzati. Il fatturato
complessivo del Lazio raggiunge 288 miliardi di euro, accompagnato da un
fatturato per addetti di oltre 1,7 milioni di euro, significativamente
superiore a qualsiasi altra regione. Inoltre, il rapporto tra fatturato e
retribuzioni (4150,6%) e tra fatturato e costo del lavoro (2899,18%)
posizionano il Lazio come una delle regioni più performanti e produttive.
Questo cluster evidenzia un’alta concentrazione di attività economiche ad alto
valore aggiunto, probabilmente legate alla presenza di grandi imprese nei
settori della finanza, dei servizi pubblici e amministrativi, e delle
multinazionali che operano a Roma.
·
Cluster 2: Include
Piemonte, Valle d'Aosta, Liguria, Trentino-Alto Adige, Veneto, Emilia-Romagna,
Toscana, Umbria, Marche, Abruzzo, Campania, Sicilia e Calabria. Questo cluster
rappresenta un gruppo molto ampio, comprendente regioni del Nord, Centro e Sud
Italia. È caratterizzato da un mix di regioni con performance economiche medie
e medio-basse. Ad esempio, l’Emilia-Romagna e il Veneto si distinguono per un
fatturato per unità locali relativamente elevato, mentre regioni come Abruzzo,
Campania e Calabria mostrano valori significativamente inferiori. Questo
cluster riflette economie diversificate, in cui il contributo delle imprese
multinazionali è importante ma meno concentrato rispetto alle regioni
dominanti.
·
Cluster 3: Comprende
esclusivamente la Lombardia, che emerge come un’eccellenza economica e
produttiva. Con un fatturato complessivo di oltre 263 miliardi di euro, la
Lombardia si posiziona come il cuore economico d’Italia. Il fatturato per unità
locali (13,6 milioni di euro) e per addetti (573.015 euro) confermano la forte
produttività e la capacità di attrarre imprese multinazionali. La Lombardia è
una regione poliedrica, con una base economica diversificata che spazia dal
manifatturiero avanzato ai servizi finanziari e tecnologici.
Questa clusterizzazione mette in evidenza le profonde
disparità economiche tra le regioni italiane. Da una parte, regioni come Lazio
e Lombardia dominano grazie a economie robuste e a un’alta concentrazione di
multinazionali che contribuiscono a risultati eccezionali. Dall’altra parte,
regioni del Sud come Molise, Calabria e Basilicata si trovano in cluster
diversi con performance generalmente più basse, riflettendo una struttura
economica meno sviluppata e con una minore attrattività per le imprese
internazionali. Il cluster 2, che raccoglie la maggior parte delle regioni
italiane, dimostra una mediazione tra questi due estremi. Tuttavia, la varietà
interna del gruppo evidenzia che molte regioni, pur essendo raggruppate
insieme, hanno caratteristiche economiche piuttosto divergenti. Per ridurre i
divari regionali, interventi mirati in infrastrutture, innovazione e formazione
potrebbero sostenere una crescita economica più uniforme. In definitiva, i
risultati di questa clusterizzazione forniscono una chiara mappatura delle
performance regionali e sottolineano l'importanza di politiche differenziate
per affrontare le esigenze specifiche di ciascun cluster. La competitività
economica italiana dipenderà dalla capacità di bilanciare gli investimenti tra
le regioni più performanti e quelle che necessitano di maggior supporto per
colmare il divario.
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