lunedì 6 gennaio 2025

Le Unità Locali delle Multinazionali Italiane nelle Regioni

 

L’Istat calcola le unità locali delle multinazionali italiane nelle regioni. I dati fanno riferimento al 2022.

I dati mostrano una significativa variabilità tra le regioni italiane in termini di unità locali, addetti per unità locale, retribuzioni, costi del lavoro, valore aggiunto e fatturato. Lombardia si distingue come leader assoluto con il numero più alto di unità locali (19.321) e il fatturato più elevato per unità locale (€ 13.614.930,39). Questo riflette un tessuto economico fortemente industrializzato e orientato all'innovazione. Emilia-Romagna segue con valori alti di addetti per unità locale (27,83) e una retribuzione per unità (€ 1.048.935,66), evidenziando un forte orientamento produttivo con un buon livello di valore aggiunto (€ 2.788.068,89). Lazio, invece, si distingue per il valore aggiunto molto elevato per unità (€ 4.378.806,78) e un fatturato complessivo significativamente maggiore rispetto a tutte le altre regioni (€ 49.362.848,92), suggerendo un peso rilevante delle multinazionali nei settori servizi e amministrazione centrale. Le regioni settentrionali, come Veneto e Friuli-Venezia Giulia, presentano elevati livelli di produttività, con valori medi di valore aggiunto rispettivamente di € 2.101.130,82 e € 2.060.660,61, sottolineando un forte contributo industriale e manifatturiero. Piemonte e Liguria mostrano risultati significativi, con buone performance in termini di retribuzione e costi del lavoro, benché il numero di addetti sia relativamente inferiore rispetto ad altre regioni di punta. Per quanto riguarda le regioni del Sud, Puglia e Basilicata emergono con un buon fatturato (€ 11.016.350,28 per Puglia e € 8.741.756,52 per Basilicata), a fronte di costi del lavoro più contenuti rispetto alle regioni settentrionali. Sicilia e Sardegna mostrano valori intermedi, con un numero di addetti più basso e retribuzioni contenute, mentre Calabria e Molise registrano i dati più bassi in quasi tutte le metriche, evidenziando una minore attrattività per le multinazionali. Nel complesso, emerge un forte divario tra Nord e Sud, con le regioni settentrionali che dominano in termini di produttività, retribuzioni e valore aggiunto. Le regioni del Centro, come Toscana, Lazio e Umbria, si posizionano in modo variegato, con Lazio che spicca per il suo contributo alle metriche più elevate. Le regioni del Sud e le isole, pur mostrando una crescita nelle attività multinazionali, affrontano sfide significative legate alla competitività e all'efficienza economica. L'analisi evidenzia inoltre un legame diretto tra innovazione e performance economica delle multinazionali, dove le regioni più innovative presentano anche valori più alti in termini di valore aggiunto e fatturato per unità locale. Per un'interpretazione più approfondita, sarebbe utile esaminare le politiche regionali e i settori economici dominanti, così come il supporto infrastrutturale e istituzionale per l'attrazione degli investimenti multinazionali.

REGIONI

Numero unità locali

Addetti per unità locali

Retribuzione per unità locale

Costo del lavoro per unità locali

Valore aggiunto per unità locali

Fatturato per unità locale

Piemonte

7.668

20,98

765.262,00 €

1.075.187,92 €

1.953.502,09 €

7.394.557,51 €

Valle d'Aosta

261

14,62

477.743,30 €

679.681,99 €

1.389.061,30 €

5.379.130,27 €

Lombardia

19.321

23,76

951.335,85 €

1.345.955,28 €

2.736.311,27 €

13.614.930,39 €

Liguria

2.530

19,04

733.273,12 €

1.032.468,77 €

1.998.571,54 €

9.291.618,58 €

Trentino-Alto Adige

1.918

19,12

667.635,56 €

941.603,75 €

1.865.611,05 €

6.662.990,09 €

Veneto

9.685

23,83

829.424,88 €

1.165.920,70 €

2.101.130,82 €

9.687.877,13 €

Friuli-Venezia Giulia

2.587

21,41

749.676,85 €

1.055.502,90 €

2.060.660,61 €

12.014.820,64 €

Emilia-Romagna

9.015

27,83

1.048.935,66 €

1.492.142,98 €

2.788.068,89 €

12.660.741,43 €

Toscana

5.310

19,18

681.473,63 €

958.672,50 €

2.018.163,84 €

9.019.961,96 €

Umbria

1.172

20,84

618.855,80 €

885.947,95 €

1.569.628,84 €

7.494.417,24 €

Marche

2.437

21,24

680.907,67 €

960.306,52 €

1.649.121,87 €

6.941.203,12 €

Lazio

5.838

27,89

1.189.294,45 €

1.702.646,45 €

4.378.806,78 €

49.362.848,92 €

Abruzzo

1.823

15,03

502.625,89 €

694.009,33 €

1.369.312,67 €

5.483.620,41 €

Molise

415

9,25

290.204,82 €

405.426,51 €

773.865,06 €

4.790.038,55 €

Campania

3.656

20,81

719.783,92 €

995.450,77 €

1.904.266,14 €

7.081.718,54 €

Puglia

2.498

20,97

640.225,38 €

897.559,65 €

1.753.516,01 €

11.016.350,28 €

Basilicata

575

16,66

519.151,30 €

734.582,61 €

2.022.775,65 €

8.741.756,52 €

Calabria

1.481

11,62

347.265,36 €

490.630,65 €

940.730,59 €

3.312.740,72 €

Sicilia

2.820

17,77

588.017,38 €

801.100,71 €

1.681.371,28 €

6.698.644,68 €

Sardegna

1.607

14,17

474.153,70 €

652.818,92 €

1.289.322,34 €

8.736.161,17 €

 

Clusterizzazione con algoritmo k-Means ottimizzato con il metodo di Elbow. L’applicazione del metodo di Elbow ha comportato l’individuazione di un numero ottimale di clusters con k=4. I clusters sono indicati come di seguito:

·         Cluster 0: composto da Piemonte, Liguria, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Toscana, Umbria, Marche, Campania, Puglia, Basilicata, Sicilia.  Il Cluster 0 rappresenta un insieme eterogeneo di regioni italiane che uniscono realtà del Nord, Centro e Sud. Questo cluster evidenzia una diversità economica, includendo regioni settentrionali come Piemonte e Friuli-Venezia Giulia, caratterizzate da un'economia industriale solida, insieme a regioni del Centro-Sud come Puglia, Basilicata e Sicilia, spesso legate ad attività economiche più tradizionali e con un ritmo di sviluppo più lento. Le regioni in questo cluster condividono livelli intermedi in vari indicatori economici, come retribuzione, valore aggiunto e fatturato per unità locale. Questo suggerisce una fascia di sviluppo economico che si posiziona tra i poli avanzati del Nord e le aree meno performanti del Sud. Il mix di regioni in Cluster 0 indica che alcune aree del Centro-Sud, come Toscana e Campania, hanno potenzialità di convergere verso le performance settentrionali. Tuttavia, la presenza di regioni più deboli sottolinea l'importanza di politiche mirate a ridurre i divari regionali.

·         Cluster 1: composto esclusivamente dal Lazio. Il Lazio si distingue per valori significativamente più alti in fatturato e valore aggiunto per unità locale, riflettendo il ruolo della capitale come centro decisionale e hub economico. Tuttavia, questa concentrazione di risorse e attività potrebbe ampliare il divario con le altre regioni del Centro-Sud. La performance del Lazio sottolinea la necessità di strategie per distribuire meglio le opportunità economiche sul territorio nazionale.

·         Cluster 2: composto da Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna. . Questo cluster rappresenta il cuore industriale e produttivo del Paese, caratterizzato da alti valori in tutte le metriche economiche analizzate, come retribuzione, costo del lavoro, valore aggiunto e fatturato per unità locale. La Lombardia, con Milano come centro finanziario e industriale, guida il gruppo, seguita da Veneto ed Emilia-Romagna, rinomate per le eccellenze nel manifatturiero, agroalimentare e meccanico. Le regioni in questo cluster beneficiano di infrastrutture avanzate, forti reti industriali e una cultura imprenditoriale consolidata, che favoriscono un alto livello di competitività sia a livello nazionale che internazionale. Questo cluster rappresenta un benchmark per le altre regioni italiane, ma sottolinea anche il marcato divario Nord-Sud. Le politiche di sviluppo dovrebbero mirare a replicare il modello di successo di queste regioni nelle aree meno sviluppate per favorire una crescita equilibrata.

·         Cluster 3: composto da Valle d'Aosta, Abruzzo, Molise, Calabria, Sardegna. Il Cluster 3 raggruppa regioni con performance economiche più deboli rispetto al resto del Paese. Questo cluster è caratterizzato da bassi livelli in indicatori come retribuzione, valore aggiunto e fatturato per unità locale, riflettendo una bassa densità industriale e un'economia spesso legata a settori tradizionali e meno competitivi. La Valle d'Aosta, sebbene posizionata al Nord, condivide caratteristiche simili alle regioni del Sud e delle isole presenti nel cluster, probabilmente a causa della sua dimensione ridotta e della dipendenza da settori specifici come il turismo. Le altre regioni, principalmente meridionali, soffrono di problemi strutturali, come carenze infrastrutturali, bassi livelli di investimento e limitato accesso a mercati globali. Questo cluster sottolinea il divario Nord-Sud, ma evidenzia anche l'importanza di strategie mirate a rafforzare le economie locali, investendo in infrastrutture, innovazione e formazione per promuovere lo sviluppo economico sostenibile.

Pertanto la struttura dei clusters è C2>C1>C0>C3.

 

 


 

Fonte: ISTAT

Link: www.istat.it

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