L’analisi dell’andamento del valore aggiunto del settore delle attività
immobiliari in Italia tra il 2014 e il 2023 evidenzia una crescita complessiva
di 21,53 miliardi di euro, pari a un aumento del 10,21%
nel decennio. Questo comparto rappresenta una componente fondamentale
dell’economia italiana, essendo strettamente legato alla dinamica del mercato
immobiliare, agli investimenti nel settore delle costruzioni, alle politiche
urbanistiche e alle condizioni macroeconomiche, come i tassi di interesse e il
potere d’acquisto delle famiglie. L’andamento dei dati mostra un periodo
iniziale di crescita moderata, una contrazione significativa nel 2020 a causa
della pandemia di COVID-19, seguito da una fase di ripresa più marcata a
partire dal 2021.
Nel 2014, il valore aggiunto del settore si attestava a 211
miliardi di euro, con una crescita nei primi anni del periodo
analizzato. Nel 2015, l’aumento è stato di 3,95
miliardi di euro (+1,87%), un segnale di espansione moderata del
mercato immobiliare, sostenuta dalla ripresa dell’economia italiana dopo la
crisi finanziaria globale. Tuttavia, nel 2016, la crescita si
è quasi arrestata, con un aumento minimo di 193,8 milioni di euro
(+0,09%), indicando una fase di stabilizzazione della domanda di
immobili e delle attività connesse. Nel 2017, il settore ha
registrato una ripresa più decisa, con un incremento di 953,7 milioni
di euro (+0,44%), seguito da una crescita di 1,97 miliardi di
euro (+0,91%) nel 2018 e di 2,13 miliardi di
euro (+0,98%) nel 2019.
Questa prima fase di espansione moderata può essere attribuita a diversi
fattori. Da un lato, il miglioramento del mercato del lavoro e la
stabilizzazione economica hanno favorito una ripresa della domanda immobiliare,
soprattutto per la compravendita di abitazioni e immobili commerciali.
Dall’altro, le politiche monetarie della Banca Centrale Europea, con tassi di
interesse storicamente bassi, hanno reso più accessibile il credito per
l’acquisto di immobili, stimolando gli investimenti nel settore. Tuttavia, la
crescita contenuta riflette anche una serie di criticità strutturali, come la
scarsa mobilità del mercato immobiliare italiano, la burocrazia complessa e
un’offerta rigida di nuove costruzioni.
Il 2020 ha segnato una svolta negativa, con una riduzione
del valore aggiunto di 6,99 miliardi di euro (-3,18%),
portandolo a 213,2 miliardi di euro. L’impatto della pandemia
di COVID-19 ha colpito duramente il settore immobiliare, determinando un crollo
delle transazioni, il blocco temporaneo delle nuove costruzioni e una forte
incertezza sulle prospettive economiche. Il lockdown e le misure restrittive
hanno limitato l’attività degli operatori immobiliari, mentre il calo del
reddito disponibile delle famiglie e la crisi di liquidità di molte imprese
hanno ridotto la domanda di acquisto e locazione. Anche il settore commerciale
ha subito pesanti conseguenze, con un aumento della disoccupazione e la
chiusura di molte attività, che hanno portato a una riduzione della domanda di
spazi per uffici e negozi.
Nel 2021, il settore ha mostrato segnali di ripresa, con un
aumento del valore aggiunto di 1,58 miliardi di euro (+0,74%),
raggiungendo 214,78 miliardi di euro. Questo recupero parziale
è stato favorito dalla riapertura dell’economia e dalla ripresa delle
transazioni immobiliari, grazie anche agli incentivi statali per la
ristrutturazione degli edifici e l’efficientamento energetico, come il
Superbonus 110%. Tuttavia, la crescita contenuta rispetto alla perdita del 2020
indica che il mercato immobiliare ha impiegato più tempo rispetto ad altri
settori per tornare ai livelli pre-pandemia.
Nel 2022, la crescita è stata più robusta, con un
incremento di 6,76 miliardi di euro (+3,15%), portando il
valore aggiunto a 221,54 miliardi di euro. Questo aumento è
stato determinato da diversi fattori, tra cui il rimbalzo della domanda
immobiliare, il proseguimento delle politiche di incentivo alla
ristrutturazione e un rinnovato interesse per gli investimenti nel settore
immobiliare come bene rifugio in un contesto di incertezza economica. La combinazione
di tassi di interesse ancora relativamente bassi e l’aumento dei risparmi
accumulati dalle famiglie durante la pandemia ha stimolato l’acquisto di
immobili, sia per uso abitativo che per investimento.
Il 2023 ha segnato un’accelerazione della crescita, con un
aumento di 10,99 miliardi di euro (+4,96%), portando il valore
aggiunto a 232,53 miliardi di euro. Questa espansione è stata
supportata dall’aumento del valore degli immobili, dalla ripresa del settore
delle costruzioni e dal crescente interesse per la riqualificazione urbana e la
sostenibilità. Tuttavia, l’inflazione crescente e il rialzo dei tassi di
interesse da parte della BCE hanno iniziato a influenzare il mercato
immobiliare, rendendo più oneroso il credito per le famiglie e le imprese e
ponendo nuove sfide per la crescita futura del settore.
Dal punto di vista industriale, il settore immobiliare è stato
caratterizzato da un’evoluzione significativa nel periodo analizzato.
L’adozione di tecnologie digitali ha trasformato il modo in cui gli immobili
vengono compravenduti e gestiti, con un aumento dell’uso di piattaforme online,
realtà virtuale e intelligenza artificiale per la valutazione e la promozione
degli immobili. Inoltre, la crescente attenzione alla sostenibilità ha spinto
lo sviluppo di edifici a basso impatto ambientale e l’adozione di criteri ESG
(Environmental, Social, and Governance) negli investimenti immobiliari.
Le politiche industriali hanno giocato un ruolo chiave nel determinare
l’andamento del settore. Gli incentivi fiscali per la riqualificazione degli
edifici, come il Superbonus, hanno sostenuto la domanda di ristrutturazioni, stimolando
l’occupazione nel settore edile e aumentando il valore del patrimonio
immobiliare esistente. Tuttavia, le incertezze normative e le modifiche delle
agevolazioni fiscali hanno generato instabilità nel settore, con un impatto
sulla pianificazione degli investimenti da parte di imprese e privati.
Guardando al futuro, il settore immobiliare italiano dovrà affrontare
diverse sfide. L’aumento dei tassi di interesse potrebbe ridurre la domanda di
mutui e rallentare la crescita del mercato immobiliare. Inoltre, la
trasformazione delle esigenze abitative e lavorative, con una maggiore
diffusione dello smart working e una crescente domanda di spazi flessibili,
potrebbe influenzare il valore di alcuni segmenti del mercato, come gli uffici
e i centri commerciali.
Per mantenere la competitività del settore, sarà fondamentale sviluppare
politiche industriali che incentivino l’innovazione e la sostenibilità,
favorendo l’efficientamento energetico degli edifici e la rigenerazione urbana.
La digitalizzazione del mercato immobiliare e l’adozione di nuove tecnologie
per la gestione degli asset immobiliari rappresenteranno elementi chiave per la
crescita futura del comparto.
In sintesi, il settore delle attività immobiliari in Italia ha attraversato
un decennio di crescita moderata, con una battuta d’arresto nel 2020 seguita da
una ripresa progressiva. Il futuro del comparto dipenderà dalla capacità di
adattarsi ai cambiamenti macroeconomici, alle nuove esigenze abitative e alle
sfide della sostenibilità, con il supporto di adeguate politiche industriali e
strategie di investimento mirate.
Fonte: ISTAT
Link: www.istat.it
Metodo: Prezzi concatenate
2020
Valore Aggiunto Attività immobiliari
|
|||
Milioni di euro |
Variazione Assoluta |
Variazione Percentuale
|
|
2014 |
210.996,20 |
||
2015 |
214.945,30 |
3.949,10 |
1,87 |
2016 |
215.139,10 |
193,8 |
0,09 |
2017 |
216.092,80 |
953,7 |
0,44 |
2018 |
218.059,70 |
1.966,90 |
0,91 |
2019 |
220.192,30 |
2.132,60 |
0,98 |
2020 |
213.196,50 |
-6.995,80 |
-3,18 |
2021 |
214.775,10 |
1.578,60 |
0,74 |
2022 |
221.535,40 |
6.760,30 |
3,15 |
2023 |
232.530,60 |
10.995,20 |
4,96 |
2014-2023 |
21.534,40 |
10,21 |
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