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Il sistema sanitario italiano tra crisi e ripresa: analisi del valore aggiunto 2014-2023

L’evoluzione del valore aggiunto delle attività dei servizi sanitari in Italia dal 2014 al 2023 evidenzia dinamiche altalenanti che riflettono le difficoltà strutturali e gli effetti di eventi straordinari come la pandemia di COVID-19. Nel 2014, il valore aggiunto si attestava a 89.617,6 milioni di euro, rappresentando il punto di partenza di un trend decennale che registra fluttuazioni significative. Tra il 2014 e il 2019 si osserva una riduzione costante del valore aggiunto, che cala di circa 5.000 milioni di euro (-5,44%) nell’arco di cinque anni. Questo declino riflette le politiche di austerità adottate in seguito alla crisi del debito sovrano europeo, con tagli alla spesa pubblica che hanno penalizzato il sistema sanitario. Nel 2015 si registra una contrazione di 843,3 milioni di euro (-0,94%), seguita nel 2016 da un calo ancora più marcato di 1.173,1 milioni di euro (-1,32%), a conferma di un contesto di contenimento della spesa sanitaria, con effetti diretti sulla capacità del sistema di rispondere alle crescenti esigenze della popolazione. Nel 2017 si osserva una timida ripresa, con un incremento di 225,7 milioni di euro (+0,26%), ma il trend rimane fragile. Nel 2018 il valore aggiunto torna a diminuire, registrando un calo di 678,3 milioni di euro (-0,77%), e nel 2019 la contrazione si aggrava con una riduzione di 2.408,9 milioni di euro (-2,76%). Questo periodo evidenzia una crisi di efficienza nel sistema sanitario, caratterizzata da lunghe liste d’attesa, carenze infrastrutturali e un aumento della spesa sanitaria privata, elementi che indicano una pressione crescente sui cittadini e una progressiva perdita di fiducia nel sistema pubblico. Il 2020 segna un punto di svolta drammatico, con una contrazione senza precedenti del valore aggiunto pari a 5.755,9 milioni di euro (-6,79%). La pandemia di COVID-19, pur essendo il principale fattore di questo crollo, ha messo in evidenza fragilità preesistenti del sistema, legate alla carenza di risorse, alla rigidità organizzativa e alla scarsità di personale. Nonostante il settore sanitario sia stato al centro dell’attenzione pubblica durante l’emergenza, la riduzione del valore aggiunto è imputabile al blocco di gran parte delle attività ordinarie, come le visite specialistiche e gli interventi programmati, per far fronte all’ondata di casi COVID-19. Il 2021 segna una ripresa netta, con un aumento del valore aggiunto di 9.761,5 milioni di euro (+12,36%), un recupero che riflette la ripresa delle attività sanitarie ordinarie e gli investimenti straordinari per fronteggiare l’emergenza, come l’espansione delle terapie intensive, le campagne vaccinali e l’assunzione di personale temporaneo. Anche il 2022 registra una crescita, pari a 2.515,2 milioni di euro (+2,83%), segno di una stabilizzazione del settore dopo gli shock pandemici. Tuttavia, nel 2023 si osserva un nuovo lieve calo di 597,3 milioni di euro (-0,65%), che suggerisce un rallentamento della spesa sanitaria e una razionalizzazione delle risorse. Sul periodo complessivo 2014-2023, il valore aggiunto dei servizi sanitari è cresciuto di appena 1.045,6 milioni di euro, pari a un incremento totale dell’1,17%. Questo dato, particolarmente contenuto, è preoccupante se confrontato con l’aumento della domanda di servizi sanitari legato all’invecchiamento della popolazione, al crescente peso delle malattie croniche e alle disuguaglianze territoriali e sociali nell’accesso ai servizi. L’analisi di questo decennio evidenzia la necessità di adottare politiche industriali mirate per rafforzare il settore sanitario e garantirne la sostenibilità futura. In primo luogo, è cruciale pianificare investimenti strutturali e infrastrutturali per modernizzare il sistema, migliorando l’accesso ai servizi e riducendo le disuguaglianze regionali. Il potenziamento delle infrastrutture sanitarie, la digitalizzazione delle strutture e l’adozione di tecnologie innovative come l’intelligenza artificiale e i big data sono strumenti fondamentali per aumentare l’efficienza e migliorare l’erogazione delle cure. La digitalizzazione, in particolare, rappresenta una leva strategica per ridurre i costi operativi, garantire l’interoperabilità tra i diversi attori del sistema e migliorare il monitoraggio della salute dei pazienti. In secondo luogo, è necessario affrontare la questione della sostenibilità finanziaria del sistema sanitario. L’aumento della spesa sanitaria pubblica deve essere accompagnato da un’efficienza gestionale, da un contenimento degli sprechi e da una maggiore integrazione tra risorse pubbliche e private. Le partnership pubblico-private possono giocare un ruolo importante nel mobilitare risorse aggiuntive e nel favorire l’innovazione. Inoltre, è fondamentale riformare il sistema di finanziamento per garantire un equilibrio tra solidarietà ed efficienza, evitando che l’aumento della spesa sanitaria privata penalizzi le fasce più vulnerabili della popolazione. Un altro elemento chiave riguarda la formazione e la valorizzazione del personale sanitario, che rappresenta il cuore del sistema. La carenza di medici, infermieri e altri professionisti sanitari, unita alla fuga di talenti all’estero, è una delle principali criticità del settore. Per affrontare questa sfida, è necessario aumentare le risorse destinate alla formazione, migliorare le condizioni di lavoro e offrire incentivi economici e professionali per trattenere il personale qualificato in Italia. Anche il rafforzamento della sanità territoriale deve essere una priorità, in linea con le indicazioni del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). L’espansione dei servizi territoriali, come le case della comunità e i distretti sanitari, può migliorare la gestione delle malattie croniche, ridurre la pressione sugli ospedali e garantire una maggiore prossimità ai cittadini. Inoltre, è fondamentale promuovere politiche di prevenzione, che rappresentano un investimento strategico per ridurre i costi sanitari a lungo termine e migliorare la qualità della vita della popolazione. Infine, la pandemia di COVID-19 ha evidenziato l’importanza di prepararsi a eventuali emergenze sanitarie future. La politica industriale dovrebbe includere misure per rafforzare la capacità di risposta del sistema sanitario, come la creazione di scorte strategiche di materiali medici, l’implementazione di protocolli di emergenza e l’investimento in ricerca e sviluppo per affrontare nuove minacce sanitarie. In sintesi, il decennio analizzato mostra un sistema sanitario che, nonostante la resilienza dimostrata durante la pandemia, necessita di riforme strutturali, investimenti strategici e politiche mirate per affrontare le sfide demografiche, tecnologiche e finanziarie del futuro. Un sistema sanitario forte e sostenibile non è solo una garanzia per la salute dei cittadini, ma anche un pilastro per la crescita economica e la coesione sociale del Paese.

Fonte: ISTAT

Link: www.istat.it

Metodo: Prezzi concatenati 2020




Valore Aggiunto Attività dei Servizi Sanitari

Milioni di euro

Variazione Assoluta

Variazione Percentuale

2014

89.617,60

2015

88.774,30

-843,3

-0,94

2016

87.601,20

-1.173,10

-1,32

2017

87.826,90

225,7

0,26

2018

87.148,60

-678,3

-0,77

2019

84.739,70

-2.408,90

-2,76

2020

78.983,80

-5.755,90

-6,79

2021

88.745,30

9.761,50

12,36

2022

91.260,50

2.515,20

2,83

2023

90.663,20

-597,3

-0,65

2014-2023

1.045,60

1,17

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