Lazio,
Sicilia e Toscana hanno un valore aggiunto per stabilimento superiore a
corrispondente livello della Lombardia
L’Istat calcola il valore
aggiunto delle imprese multinazionali nelle regioni italiane. Il valore
aggiunto è definito come l’incremento di valore che l’attività dell’impresa
apporta al valore dei beni e servizi ricevuti da altre aziende mediante
l’impiego dei propri fattori produttivi (il lavoro, il capitale e l’attività
imprenditoriale). Tale aggregato è ottenuto sottraendo dal totale dei ricavi
l’ammontare dei costi: i primi contengono il valore del fatturato lordo, le
variazioni delle giacenze di prodotti finiti, semilavorati e in corso di
lavorazione, gli incrementi delle immobilizzazioni per lavori interni e i
ricavi accessori di gestione; i secondi comprendono i costi per acquisti lordi,
per servizi vari e per godimento di servizi di terzi, le variazioni delle
rimanenze di materie e di merci acquistate senza trasformazione e gli oneri
diversi di gestione. I dati fanno riferimento al 2022.
Valore
aggiunto delle imprese multinazionali estere nelle regioni italiane nel 2022. I
dati relativi al valore aggiunto per addetto e altri indicatori economici nelle
regioni italiane mostrano notevoli differenze tra Nord, Centro, Sud e Isole,
riflettendo le disuguaglianze strutturali e produttive del Paese. La regione con il valore aggiunto per addetto
più elevato è la Sicilia, con 161.588,13 €, seguita dalla Toscana (129.821,45 €)
e dal Lazio (127.417,90 €). Questo dato sorprendente per la Sicilia potrebbe
riflettere specificità settoriali o una bassa intensità occupazionale rispetto
alla produttività in settori chiave. Tuttavia, nel caso del Lazio e della
Toscana, è probabile che il risultato sia influenzato dall'elevata presenza di
servizi avanzati e amministrazioni centrali. Al contrario, regioni come la Liguria
(56.852,11 €) e la Sardegna (62.129,44 €) si collocano agli ultimi posti,
indicando una produttività più contenuta o una minore presenza di settori ad
alto valore aggiunto. Il Lazio guida anche per valore aggiunto per unità
produttiva con 4.331.146,58 €, a dimostrazione dell’alta efficienza delle sue
imprese, probabilmente grazie a grandi organizzazioni e attività centralizzate
nella capitale. Al secondo posto troviamo la Toscana con 3.490.922,81 €,
seguita dalla Sicilia con 3.413.248,24 €, che mantiene il suo risultato
notevole per unità produttiva. La Valle d'Aosta chiude la classifica con 829.304,93
€, una cifra molto più bassa che evidenzia un tessuto produttivo più piccolo e
meno competitivo. Il rapporto tra valore aggiunto e costo del lavoro, che
misura l'efficienza economica delle imprese, vede primeggiare la Sicilia con un
impressionante 356,10%, seguita dalla Calabria con 271,98%. Questi valori
indicano che in queste regioni il costo del lavoro è molto contenuto rispetto
al valore generato, il che potrebbe essere attribuibile alla presenza di settori
ad alta produttività con bassi costi operativi. Al contrario, la Liguria
registra il rapporto più basso con solo 123,82%, suggerendo difficoltà a
generare valore rispetto ai costi del lavoro. La maggior parte delle regioni
del Nord, come la Lombardia, il Veneto e l'Emilia-Romagna, si attesta intorno
al 170-175%, valori che denotano una buona efficienza economica ma non ai
livelli delle regioni del Sud e delle Isole. La Lombardia domina il totale del
valore aggiunto con 65,47 miliardi di euro, grazie alla sua dimensione
economica e al suo ruolo come polo produttivo e finanziario. Seguono il Lazio
con 21,63 miliardi di euro e il Piemonte con 15,09 miliardi di euro, che
confermano la rilevanza economica del Nord-Ovest. Tuttavia, le regioni meno
popolose, come la Valle d’Aosta e il Molise, riportano valori
significativamente più bassi, rispettivamente 184,93 milioni di euro e 351,73
milioni di euro, che riflettono un tessuto produttivo limitato e una minore
attrattività economica. Questi dati evidenziano una netta polarizzazione
economica in Italia. Le regioni del Nord, come la Lombardia, il Veneto e
l’Emilia-Romagna, mostrano solidità nei parametri economici, grazie alla loro
struttura industriale e alla presenza di grandi aziende e settori innovativi.
Il Lazio si distingue per il valore aggiunto per unità produttiva, trainato
dalla capitale e dai servizi avanzati. Tuttavia, alcune regioni del Sud e delle
Isole, come la Sicilia e la Calabria, registrano rapporti valore aggiunto/costo
del lavoro eccezionalmente alti, segno che in alcuni casi esistono nicchie
produttive molto efficienti. Nonostante
questi risultati positivi per alcune regioni del Mezzogiorno, le differenze di
valore aggiunto totale e per addetto rispetto al Nord evidenziano un divario
strutturale che limita lo sviluppo equilibrato del Paese. Politiche mirate a
incentivare investimenti produttivi e migliorare l’efficienza economica nelle regioni
meno competitive potrebbero contribuire a ridurre queste disuguaglianze.
Regioni |
Valore Aggiunto per Addetto |
Valore aggiunto per unità produttiva |
Valore aggiunto/Costo del lavoro*100 |
Valore Aggiunto |
Lombardia |
116.923,37 € |
3.376.582,03 € |
173,28 |
65.468.549.000,00 € |
Lazio |
127.417,90 € |
4.331.146,58 € |
199,83 |
21.629.746.000,00 € |
Piemonte |
82.422,37 € |
2.656.295,42 € |
153,64 |
15.087.758.000,00 € |
Veneto |
88.946,96 € |
2.555.337,03 € |
172,99 |
14.276.668.000,00 € |
Emilia-Romagna |
96.543,83 € |
3.021.106,09 € |
174,09 |
14.096.481.000,00 € |
Toscana |
129.821,45 € |
3.490.922,81 € |
238,28 |
12.302.012.000,00 € |
Sicilia |
161.588,13 € |
3.413.248,24 € |
356,10 |
5.321.254.000,00 € |
Campania |
85.454,84 € |
2.603.081,91 € |
179,07 |
4.576.218.000,00 € |
Trentino-Alto
Adige |
121.957,31 € |
2.176.524,56 € |
226,71 |
3.589.089.000,00 € |
Friuli-Venezia
Giulia |
81.766,65 € |
2.155.234,24 € |
171,12 |
3.247.938.000,00 € |
Liguria |
56.852,11 € |
1.976.085,17 € |
123,82 |
3.132.095.000,00 € |
Puglia |
66.106,88 € |
1.873.579,55 € |
160,78 |
2.932.152.000,00 € |
Abruzzo |
71.408,56 € |
2.428.385,66 € |
154,65 |
2.506.094.000,00 € |
Marche |
67.469,34 € |
1.529.447,92 € |
152,42 |
1.761.924.000,00 € |
Sardegna |
62.129,44 € |
1.128.685,83 € |
155,05 |
1.099.340.000,00 € |
Umbria |
69.606,86 € |
1.523.244,08 € |
164,57 |
836.261.000,00 € |
Basilicata |
71.407,34 € |
3.393.322,03 € |
181,12 |
800.824.000,00 € |
Calabria |
102.168,59 € |
1.424.886,26 € |
271,98 |
601.302.000,00 € |
Molise |
77.646,16 € |
1.987.197,74 € |
169,18 |
351.734.000,00 € |
Valle
d'Aosta |
71.649,41 € |
829.304,93 € |
167,21 |
184.935.000,00 € |
Clusterizzazione
con algoritmo k-Means ottimizzato con il metodo di Elbow.
Vengono individuati i seguenti clusters:
·
Cluster 0: Regioni con valori bassi: Le
regioni appartenenti al Cluster 0, come Sardegna, Umbria, Basilicata e Marche,
sono caratterizzate da valori bassi sia per il valore aggiunto per addetto sia
per il valore aggiunto per unità produttiva. Questo indica una struttura
economica meno sviluppata, spesso legata a un tessuto produttivo frammentato o
a settori economici meno competitivi sul piano nazionale e internazionale. La
Sardegna, ad esempio, si confronta con la difficoltà di superare il limite
geografico legato all’insularità, che incide negativamente sui costi logistici
e sull'attrattività per gli investitori. La Basilicata, invece, pur avendo
registrato progressi grazie ad alcuni investimenti industriali (come
l'automotive), rimane nel gruppo delle regioni meno sviluppate a causa della dipendenza
da pochi settori e dalla scarsa diversificazione economica. Umbria e Marche
riflettono economie di scala ridotte, con una prevalenza di piccole e medie
imprese che, pur costituendo il cuore del tessuto produttivo locale, faticano a
competere in termini di produttività ed efficienza con regioni più avanzate. Queste
regioni spesso si confrontano con sfide sistemiche, tra cui una minore capacità
di attrarre investimenti esteri, infrastrutture inadeguate e un capitale umano
meno specializzato. Interventi mirati, come il rafforzamento delle
infrastrutture logistiche, incentivi alla formazione e politiche per la
digitalizzazione delle imprese, potrebbero aiutare a migliorare il
posizionamento di queste regioni nel panorama nazionale.
·
Cluster 1: Regioni con valori medi: Il
Cluster 1 rappresenta una fascia intermedia che comprende regioni con valori
medi per il valore aggiunto per addetto e per unità produttiva. Queste regioni
mostrano un tessuto produttivo bilanciato, che beneficia di una buona
combinazione tra settori tradizionali e moderni, ma non eccelle particolarmente
in nessuna delle due direzioni. Le regioni di questo gruppo sono spesso
caratterizzate da economie regionali che riescono a sostenere livelli adeguati
di occupazione e produttività, ma che mancano di una spinta innovativa
sufficiente per competere con le aree più sviluppate. Le regioni del Cluster 1
potrebbero trarre vantaggio da politiche di innovazione e crescita settoriale,
puntando a modernizzare i loro sistemi produttivi e migliorare la competitività
delle imprese. Ad esempio, favorire l'internazionalizzazione delle imprese e
incentivare investimenti in ricerca e sviluppo potrebbe aiutare queste regioni
a colmare il divario con quelle del Cluster 2.
·
Cluster 2: Regioni con valori elevati: Il
Cluster 2 include regioni come Lombardia, Lazio e Toscana, che si distinguono
per valori elevati in entrambi gli indicatori analizzati. La Lombardia, con il
suo ruolo di polo economico del Paese, guida questo gruppo, trainata da settori
come finanza, manifattura avanzata e servizi tecnologici. Il Lazio, con la
presenza della capitale, beneficia dell'alta concentrazione di amministrazioni
centrali, aziende multinazionali e istituzioni di ricerca. La Toscana, pur
essendo una regione più piccola, ha sviluppato una forte capacità produttiva,
supportata da settori di nicchia come il lusso, l'industria farmaceutica e il
turismo di alta qualità. Queste regioni condividono alcune caratteristiche
comuni, come un’infrastruttura moderna, un capitale umano altamente specializzato
e la capacità di attrarre investimenti esteri significativi. Inoltre, la
diversificazione economica è un altro punto di forza, poiché riduce la
dipendenza da un singolo settore e aumenta la resilienza economica. Le
politiche regionali in queste aree si concentrano spesso sull'innovazione
tecnologica e sulla sostenibilità, cercando di mantenere un vantaggio
competitivo nel lungo termine.
La suddivisione delle
regioni in tre cluster evidenzia chiaramente la polarizzazione economica del
Paese. Mentre le regioni del Cluster 2 rappresentano l’eccellenza in termini di
produttività e valore aggiunto, quelle del Cluster 0 mostrano la necessità di
interventi strutturali per superare gap storici e infrastrutturali. Le regioni
del Cluster 1, invece, sono in una posizione di transizione, con il potenziale
per progredire verso livelli più alti di produttività ed efficienza. Una
strategia nazionale ben coordinata, che combini investimenti mirati e politiche
di sviluppo regionale, potrebbe contribuire a colmare le disparità e a favorire
uno sviluppo equilibrato in tutto il Paese.
Fonte: ISTAT
Link: www.istat.it
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