sabato 11 gennaio 2025

L’andamento della spesa italiana per consumi finali tra il 2014 ed il 2023

 

La spesa per consumi finali nazionali, nell’ambito della contabilità nazionale, rappresenta una delle principali componenti della domanda aggregata e, di conseguenza, del Prodotto Interno Lordo (PIL). Essa include il valore totale delle spese sostenute dalle famiglie e dalle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie (ISFLSF) per l’acquisto di beni e servizi finali, esclusi quelli destinati a investimenti o esportazioni. Questa componente è spesso considerata un indicatore fondamentale del benessere economico, poiché riflette il livello di consumo dei privati e la loro capacità di accedere a beni e servizi essenziali e discrezionali. In Italia, i consumi privati rappresentano una quota predominante del PIL, variando generalmente tra il 55% e il 60% a seconda delle condizioni economiche. Essi sono influenzati da fattori quali il reddito disponibile, il clima di fiducia dei consumatori, il costo del credito e il contesto macroeconomico globale. I dati analizzati di seguito fanno riferimento al periodo tra il 2014 ed il 2023.

La spesa per consumi finali nazionali rappresenta una componente cruciale del PIL (Prodotto Interno Lordo) in quanto misura il valore totale delle spese sostenute dalle famiglie e dalle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie (ISFLSF) per beni e servizi finali. Questa voce del PIL, spesso indicata come "consumo privato", è un indicatore chiave per analizzare l’andamento della domanda interna e il livello di benessere economico di una nazione. Nel caso italiano, i dati del periodo 2014-2023 offrono uno spaccato interessante, che riflette le dinamiche economiche nazionali e globali. Di seguito, analizziamo nel dettaglio l’evoluzione della spesa per consumi finali nazionali e il suo contributo alla composizione del PIL.

Il PIL è calcolato come somma delle componenti della domanda aggregata: consumi privati, investimenti, spesa pubblica ed esportazioni nette (differenza tra esportazioni e importazioni). Tra queste, i consumi privati rappresentano storicamente la componente più rilevante del PIL italiano, con una quota che varia tra il 55% e il 60% a seconda delle oscillazioni congiunturali. La capacità di questa componente di influenzare il ciclo economico deriva dal fatto che i consumi privati sono strettamente legati al reddito disponibile delle famiglie, al livello di fiducia dei consumatori e al costo del credito.

Nel periodo considerato, il valore della spesa per consumi finali nazionali è passato da 1.377.320,80 milioni di euro nel 2014 a 1.447.386,70 milioni di euro nel 2023, segnando una crescita complessiva di 70.065,90 milioni di euro, pari al 5,09%. Tuttavia, questo incremento non è stato lineare, ma caratterizzato da fasi ben definite. Tra il 2014 e il 2019 si osserva una crescita moderata, che riflette la lenta uscita dell’economia italiana dalla crisi finanziaria globale e dalla successiva crisi del debito sovrano. Nel 2015 la spesa per consumi finali registra un aumento di 18.754,30 milioni di euro, pari a una variazione dell’1,36%. Questo risultato è coerente con la ripresa economica in atto in quegli anni, sostenuta da politiche monetarie espansive da parte della Banca Centrale Europea e da un graduale miglioramento del mercato del lavoro.



Negli anni successivi, il tasso di crescita si attenua progressivamente. Nel 2016 si registra un aumento dello 0,89%, seguito da un incremento dello 0,99% nel 2017 e dello 0,38% nel 2018. Questo rallentamento riflette una serie di fattori, tra cui l’aumento delle incertezze politiche e economiche a livello europeo e globale, che hanno inciso negativamente sulla fiducia dei consumatori e sulle loro decisioni di spesa. Il 2019 segna un punto di svolta, con una contrazione della spesa per consumi finali di 1.687,20 milioni di euro (-0,12%). Sebbene contenuta, questa flessione anticipa le difficoltà che si sarebbero aggravate con l’arrivo della pandemia di COVID-19 nel 2020.

L’anno 2020 rappresenta un punto di rottura nell’andamento della spesa per consumi finali nazionali e, più in generale, nella composizione del PIL italiano. A causa della pandemia e delle conseguenti misure di lockdown, la spesa per consumi finali subisce una contrazione senza precedenti, con una diminuzione di 113.854,70 milioni di euro (-7,98%). Questa riduzione è attribuibile a diversi fattori. Da un lato, le restrizioni alla mobilità e la chiusura di molti settori produttivi e commerciali hanno limitato la possibilità stessa di consumare, in particolare per quanto riguarda beni e servizi discrezionali come viaggi, ristorazione e intrattenimento. Dall’altro, l’incertezza economica e il peggioramento delle prospettive occupazionali hanno portato le famiglie a incrementare il risparmio precauzionale, riducendo ulteriormente la domanda aggregata.

La contrazione della spesa per consumi finali nel 2020 ha avuto un impatto significativo sulla composizione del PIL italiano. Con una riduzione così marcata dei consumi privati, il contributo di questa componente al PIL è diminuito, evidenziando una maggiore dipendenza da altre voci della domanda aggregata, come la spesa pubblica e le esportazioni nette. Tuttavia, è importante sottolineare che anche altre componenti del PIL, come gli investimenti, hanno subito contrazioni significative, rendendo il 2020 uno degli anni più difficili per l’economia italiana dal dopoguerra.

A partire dal 2021, la spesa per consumi finali nazionali ha iniziato a recuperare terreno, grazie all’allentamento delle restrizioni e alla ripresa delle attività economiche. Nel 2021 si registra un aumento di 64.335,20 milioni di euro (+4,90%), il dato più alto dell’intero periodo in termini di variazione assoluta e percentuale. Questo rimbalzo riflette una combinazione di fattori, tra cui il miglioramento delle condizioni sanitarie, l’implementazione di politiche fiscali espansive a sostegno delle famiglie e l’effetto positivo delle campagne vaccinali sulla fiducia dei consumatori. Nonostante ciò, è importante notare che il livello della spesa per consumi finali nel 2021 era ancora inferiore a quello del 2019, segnalando che il recupero non era ancora completo.

Nel 2022 la ripresa della spesa per consumi finali prosegue, con un aumento di 53.101,90 milioni di euro (+3,86%). Questo risultato è stato sostenuto da una forte domanda repressa accumulata durante la pandemia e dalla graduale normalizzazione delle condizioni economiche. Tuttavia, l’inflazione crescente, alimentata dall’aumento dei prezzi dell’energia e delle materie prime, ha iniziato a erodere il potere d’acquisto delle famiglie, limitando il potenziale di crescita dei consumi. Anche nel 2023 si osserva una crescita della spesa per consumi finali, ma a un ritmo più contenuto rispetto agli anni precedenti (+1,22%). Questo rallentamento riflette il persistente impatto dell’inflazione e delle incertezze economiche globali, che hanno continuato a influenzare negativamente il clima di fiducia dei consumatori.

L’analisi dell’intero periodo 2014-2023 evidenzia l’importanza dei consumi privati nella composizione del PIL italiano, ma sottolinea anche le vulnerabilità strutturali dell’economia nazionale. La crescita media annua della spesa per consumi finali è stata modesta, segnalando una dinamica di domanda interna relativamente debole. Questo risultato è attribuibile a diversi fattori, tra cui una crescita stagnante dei redditi reali, un alto livello di disoccupazione in alcune fasce della popolazione e un generale clima di incertezza che ha caratterizzato gran parte del decennio.

La crisi del 2020 ha messo in luce la necessità di rafforzare la resilienza dell’economia italiana e di stimolare una crescita più sostenuta e inclusiva della domanda interna. Le politiche adottate negli anni successivi, tra cui il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), mirano a sostenere la crescita economica attraverso investimenti in infrastrutture, digitalizzazione e transizione ecologica. Tuttavia, affinché i consumi privati possano tornare a essere un motore trainante del PIL, sarà fondamentale affrontare le sfide strutturali che limitano il potere d’acquisto delle famiglie e migliorare il mercato del lavoro per garantire una maggiore sicurezza economica.

In conclusione, la spesa per consumi finali nazionali ha svolto un ruolo fondamentale nella composizione del PIL italiano nel periodo 2014-2023, ma il suo contributo è stato fortemente influenzato da fattori congiunturali e strutturali. Nonostante la ripresa registrata negli ultimi anni, restano significative le sfide per rafforzare questa componente e garantire una crescita economica sostenibile nel lungo periodo.

Spesa per consumi finali nazionali  in milioni di euro

Variazione assoluta

Variazione percentuale

2014

1.377.320,80

2015

1.396.075,10

18.754,30

1,36

2016

1.408.559,70

12.484,60

0,89

2017

1.422.542

13.982,30

0,99

2018

1.427.989

5.447,00

0,38

2019

1.426.301,80

-1.687,20

-0,12

2020

1.312.447,10

-113.854,70

-7,98

2021

1.376.782,30

64.335,20

4,90

2022

1.429.884,20

53.101,90

3,86

2023

1.447.386,70

17.502,50

1,22

2014-2023

70.065,90

5,09

 

 

Fonte: ISTAT

Link: www.istat.it

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