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Dalla crescita alla crisi pandemica: dieci anni di trasformazioni nell’industria automobilistica italiana

 

L’analisi del valore aggiunto della fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi in Italia tra il 2014 e il 2022 evidenzia una crescita complessiva di 6,17 miliardi di euro, pari a un aumento del 60,61% nell’arco del decennio. Questo settore rappresenta un comparto strategico dell’industria manifatturiera italiana, con un impatto significativo sull’occupazione, sulla ricerca e sviluppo e sulla bilancia commerciale del paese. L’andamento del valore aggiunto mostra tre fasi distinte: una crescita accelerata tra il 2014 e il 2017, una fase di rallentamento tra il 2018 e il 2019, un crollo nel 2020 a causa della pandemia di COVID-19 e una successiva ripresa tra il 2021 e il 2022.

Nel 2014, il valore aggiunto del settore era di 10,18 miliardi di euro, segnando il punto di partenza di un periodo di espansione legato alla ripresa dell’industria automobilistica dopo la crisi finanziaria globale. Nel 2015, il settore ha registrato un aumento significativo di 1,67 miliardi di euro (+16,39%), raggiungendo 11,85 miliardi di euro. Questo incremento è stato favorito dall’aumento della produzione e delle esportazioni, grazie alla ripresa della domanda interna e internazionale di autoveicoli. L’industria automobilistica ha beneficiato di politiche di incentivo al rinnovo del parco auto, dell’espansione delle vendite in Europa e dell’aumento degli investimenti in ricerca e sviluppo da parte dei principali produttori.

Nel 2016, il valore aggiunto è cresciuto ulteriormente di 2,67 miliardi di euro (+22,56%), portandosi a 14,52 miliardi di euro. Questo è stato l’anno di maggiore crescita del periodo, trainato dall’innovazione tecnologica nel settore, dall’incremento delle esportazioni e dall’ampliamento delle capacità produttive. L’industria italiana ha rafforzato la propria posizione nei segmenti premium e nei veicoli commerciali, con un aumento della produzione e della competitività sui mercati esteri. L’introduzione di nuove tecnologie per la riduzione delle emissioni e l’efficienza energetica ha incentivato ulteriori investimenti da parte delle case automobilistiche e dei fornitori della filiera.

Nel 2017, il valore aggiunto ha continuato a crescere, seppur a un ritmo più contenuto, con un incremento di 1,82 miliardi di euro (+12,56%), raggiungendo 16,34 miliardi di euro. Il settore ha continuato a beneficiare della domanda di veicoli a basso consumo e dell’espansione della mobilità elettrica, con le prime serie di investimenti significativi nelle tecnologie ibride ed elettriche. Tuttavia, le prime incertezze legate alle normative ambientali più stringenti e alla necessità di adattare le linee produttive a nuovi standard tecnologici hanno iniziato a rallentare la crescita.

Nel 2018, il settore ha registrato un ulteriore aumento del valore aggiunto di 431,2 milioni di euro (+2,64%), raggiungendo 16,77 miliardi di euro. Questo rallentamento della crescita segnala una fase di stabilizzazione, con il mercato che ha iniziato a risentire delle incertezze legate alle normative sulle emissioni e al cambiamento delle preferenze dei consumatori verso veicoli più sostenibili. L’industria ha dovuto affrontare investimenti sempre più ingenti per l’elettrificazione della gamma, la riduzione dell’impatto ambientale della produzione e l’adeguamento ai nuovi standard europei sulle emissioni di CO2.

Nel 2019, il settore ha subito una contrazione del valore aggiunto di 852,1 milioni di euro (-5,08%), scendendo a 15,92 miliardi di euro. Questo calo è stato determinato da diversi fattori, tra cui il rallentamento dell’economia globale, il calo della domanda in alcuni mercati chiave e l’incertezza normativa legata alle politiche di riduzione delle emissioni. Inoltre, la transizione verso l’elettrificazione e le nuove tecnologie ha comportato costi significativi per le case automobilistiche, che hanno dovuto riorganizzare la produzione e rivedere le strategie di sviluppo.

Il 2020 ha rappresentato l’anno di maggiore crisi per il settore, con un crollo del valore aggiunto di 4,70 miliardi di euro (-29,54%), portandolo a 11,22 miliardi di euro. La pandemia di COVID-19 ha avuto un impatto devastante sulla produzione automobilistica, con la chiusura temporanea degli impianti, la riduzione della domanda e la crisi delle catene di approvvigionamento. Il lockdown e le restrizioni alla mobilità hanno drasticamente ridotto le vendite di autoveicoli, mentre le interruzioni nelle forniture di componenti, come i semiconduttori, hanno limitato la capacità produttiva delle aziende. Il settore ha affrontato una delle peggiori crisi della sua storia, con una riduzione della produzione e un forte impatto sull’occupazione.

Nel 2021, il settore ha registrato una ripresa significativa, con un aumento del valore aggiunto di 3,26 miliardi di euro (+29,07%), riportandolo a 14,48 miliardi di euro. Questo recupero è stato determinato dalla ripresa della domanda, dagli incentivi per l’acquisto di veicoli elettrici e dal miglioramento delle condizioni produttive. Tuttavia, la crisi dei semiconduttori e l’aumento dei costi delle materie prime hanno continuato a rappresentare un ostacolo alla piena ripresa del settore. Le case automobilistiche hanno accelerato gli investimenti nell’elettrificazione e nelle nuove tecnologie, con una crescente attenzione alla sostenibilità e all’innovazione.

Nel 2022, il valore aggiunto del settore è aumentato di 1,86 miliardi di euro (+12,88%), raggiungendo 16,35 miliardi di euro. La ripresa della produzione e il consolidamento della transizione verso la mobilità elettrica hanno favorito la crescita del settore, che ha beneficiato di investimenti significativi in ricerca e sviluppo. Tuttavia, le incertezze legate all’aumento dei costi energetici e alle tensioni geopolitiche hanno continuato a rappresentare una sfida per il settore, che si trova ad affrontare una fase di trasformazione senza precedenti.

Dal punto di vista industriale, il settore della fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi in Italia ha vissuto un decennio caratterizzato da una forte crescita iniziale, una fase di rallentamento e una crisi profonda legata alla pandemia, seguita da una ripresa significativa. La transizione verso la mobilità elettrica rappresenta la principale sfida per il settore, con investimenti necessari nella riconversione degli impianti, nello sviluppo di nuove tecnologie e nella creazione di infrastrutture per la ricarica. Le politiche industriali dovranno sostenere questa trasformazione con incentivi agli investimenti, programmi di formazione per i lavoratori e misure per garantire la competitività dell’industria automobilistica italiana nel contesto globale. Sarà fondamentale favorire l’innovazione nella produzione di batterie, lo sviluppo della filiera dell’idrogeno e il potenziamento delle infrastrutture per la mobilità sostenibile. Inoltre, la cooperazione tra pubblico e privato sarà essenziale per garantire la transizione del settore senza compromettere l’occupazione e la competitività dell’industria italiana. Il futuro della fabbricazione di autoveicoli dipenderà dalla capacità di adattarsi ai cambiamenti tecnologici e dalla velocità con cui le imprese riusciranno a innovare e rispondere alle nuove esigenze del mercato.

Fonte: ISTAT

Link: www.istat.it

Metodo: prezzi concatenati 2020.



Valore aggiunto Fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi 

Milioni di euro

Variazione assoluta

Variazione percentuale

2014

10.181

2015

11.850,10

1.669,10

16,39

2016

14.523,40

2.673,30

22,56

2017

16.348,20

1.824,80

12,56

2018

16.779,40

431,2

2,64

2019

15.927,30

-852,1

-5,08

2020

11.222,90

-4.704,40

-29,54

2021

14.485,60

3.262,70

29,07

2022

16.351,70

1.866,10

12,88

2014-2022

6.170,70

60,61

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