giovedì 30 gennaio 2025

Economia e Politica Industriale del Mobile: Strategie per Rafforzare un Settore Chiave del Made in Italy

 

 

 

L’analisi del valore aggiunto nella fabbricazione di mobili e altre industrie manifatturiere in Italia nel periodo 2014-2022 evidenzia trend significativi che riflettono sia dinamiche settoriali che impatti macroeconomici più ampi. Esaminando l’andamento dei dati, possiamo suddividere il periodo in tre fasi principali: una crescita post-crisi e stabilizzazione dal 2014 al 2018, una flessione pre-pandemica seguita da un crollo dovuto al COVID-19 tra il 2019 e il 2020 e infine un rimbalzo post-pandemico tra il 2021 e il 2022.

Nel primo periodo, dal 2014 al 2018, il valore aggiunto del settore è cresciuto in maniera costante, passando da 14,1 miliardi di euro nel 2014 a 15,64 miliardi nel 2018, con un incremento complessivo di 1,54 miliardi, pari a un aumento del 10,9% in cinque anni. Il tasso medio annuo di crescita è stato del 2,62%, segno di un’espansione moderata ma costante. L’anno migliore è stato il 2018, con un incremento del 3,34% rispetto all’anno precedente, mentre l’unico anno con una crescita contenuta è stato il 2016, con un modesto +0,97%. Questa crescita è stata sostenuta da diversi fattori, tra cui l’espansione dell’export, la ripresa della domanda interna incentivata anche da misure fiscali legate alla ristrutturazione edilizia e investimenti in innovazione, come l’automazione e nuovi materiali. Tuttavia, alcune criticità hanno caratterizzato questa fase, tra cui una crescita non omogenea all’interno del settore: mentre le aziende di alta gamma, forti del marchio Made in Italy, hanno performato bene, le imprese più piccole e meno innovative hanno sofferto la concorrenza internazionale. Inoltre, la pressione sui costi, tra materie prime e manodopera, ha rappresentato una sfida per molte aziende.

Dopo questa fase di crescita, il 2019 ha segnato un’inversione di tendenza, con una flessione dell’1,86% rispetto all’anno precedente e una perdita di 290,6 milioni di euro di valore aggiunto. Questa battuta d’arresto potrebbe essere legata a diversi fattori, tra cui un rallentamento della crescita economica globale, le incertezze geopolitiche come la Brexit e la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, nonché la riduzione dell’impatto positivo degli incentivi edilizi. Tuttavia, il vero shock è arrivato nel 2020 con la pandemia di COVID-19, che ha causato un crollo del 15,57% nel valore aggiunto del settore, pari a una perdita di 2,39 miliardi di euro in un solo anno. La crisi è stata determinata da una serie di fattori tra cui il lockdown e la chiusura delle fabbriche, che hanno interrotto la produzione e le catene di approvvigionamento, un drastico calo della domanda sia interna che estera a causa dell’incertezza economica e lo shock nel commercio internazionale con ritardi nelle forniture e un aumento significativo dei costi di trasporto. Nel 2020 il settore è tornato ai livelli del 2014, annullando di fatto i progressi fatti nei cinque anni precedenti.

Nel 2021 il settore ha però registrato un forte rimbalzo, con un incremento del 21,1% rispetto all’anno precedente, pari a un aumento di 2,73 miliardi di euro di valore aggiunto. Questo è stato il recupero più marcato dell’intero periodo considerato e ha riportato il settore oltre i livelli pre-pandemia. Nel 2022 la crescita è continuata, seppure con un ritmo più moderato, registrando un aumento del 7,52% che ha portato il valore aggiunto a 16,88 miliardi di euro, il livello più alto dell’intero periodo analizzato. La ripresa è stata trainata da diversi fattori, tra cui un boom della domanda di arredamento dovuto al cambiamento delle abitudini di consumo post-pandemia, con le famiglie che hanno investito maggiormente nella casa e negli spazi lavorativi. A questo si sono aggiunti il potenziamento degli incentivi fiscali come il Bonus Mobili e il Superbonus 110%, la ripresa dell’export, spinta soprattutto dal mercato statunitense ed europeo, e un’evoluzione del settore verso modelli produttivi più resilienti, con una maggiore digitalizzazione e attenzione alla sostenibilità. Tuttavia, restano alcuni rischi e sfide per il futuro, tra cui la pressione inflazionistica e l’aumento dei costi energetici, l’incertezza geopolitica legata alla guerra in Ucraina e alle tensioni commerciali internazionali e la necessità di rafforzare l’innovazione e la transizione ecologica.

Considerando questi dati, è possibile individuare alcune linee di politica industriale per consolidare la crescita e rafforzare la competitività del settore. Un primo elemento fondamentale è l’innovazione e l’adozione dell’Industria 4.0, con incentivi per la digitalizzazione e per la collaborazione tra imprese, che potrebbero migliorare la produttività e ridurre i costi. Un altro aspetto cruciale è la sostenibilità, con un focus su materiali riciclati, processi produttivi a basso impatto ambientale e certificazioni green che possano aumentare il valore percepito del Made in Italy. In questo contesto, il sostegno pubblico a progetti di eco-design può rappresentare un vantaggio competitivo.

L’internazionalizzazione è un altro pilastro strategico, dato che il settore del mobile italiano ha un forte potenziale sui mercati globali. Tuttavia, servono politiche di supporto all’export, con incentivi alla digitalizzazione delle vendite, accordi commerciali strategici e una maggiore protezione della proprietà intellettuale per evitare imitazioni e contraffazioni. Parallelamente, è necessario un supporto specifico alle piccole e medie imprese, che costituiscono il cuore del settore ma spesso faticano ad accedere ai finanziamenti. In questo senso, misure di credito agevolato e incentivi per fusioni e collaborazioni tra aziende potrebbero favorire una maggiore solidità del comparto.

Un ultimo elemento chiave è la formazione e lo sviluppo delle competenze. La trasformazione del settore richiede nuove figure professionali specializzate nel design, nella sostenibilità e nella manifattura digitale. Per questo motivo, sarebbe opportuno potenziare i programmi di formazione, in particolare gli Istituti Tecnici Superiori (ITS), per colmare il gap tra domanda e offerta di competenze nel settore.

Il settore della fabbricazione di mobili e altre industrie manifatturiere in Italia ha dimostrato una grande capacità di ripresa dopo la crisi pandemica, ma resta esposto a molteplici rischi economici e geopolitici. Per garantirne la competitività nel lungo periodo, sarà essenziale investire in innovazione, sostenibilità e internazionalizzazione, sostenendo al contempo le PMI e la formazione di nuove competenze. Questi elementi non solo consoliderebbero la crescita del comparto, ma potrebbero anche rafforzare il posizionamento dell’Italia come leader globale nel settore dell’arredamento e del design.

Fonte: ISTAT

Link: www.istat.it

Metodo: Prezzi costanti 2020.




Valore aggiunto Italia Fabbricazione di mobili, altre industrie manifatturiere 

Milioni di euro

Variazione assoluta

Variazione percentuale

2014

14.104,20

2015

14.554,10

449,9

3,19

2016

14.694,90

140,8

0,97

2017

15.137,40

442,5

3,01

2018

15.642,50

505,1

3,34

2019

15.351,90

-290,6

-1,86

2020

12.962,10

-2.389,80

-15,57

2021

15.697,30

2.735,20

21,1

2022

16.877,70

1.180,40

7,52

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