L’Istat calcola il valore delle imposte sui
prodotti. Le imposte sui prodotti sono tributi indiretti applicati al valore o
alla quantità di beni e servizi durante il loro processo di produzione,
distribuzione o consumo finale. Comprendono imposte come l’IVA (Imposta sul
Valore Aggiunto), le accise su carburanti, alcol e tabacchi, i dazi doganali e
altre imposte indirette. Questi tributi vengono aggiunti al prezzo dei beni e
servizi e, generalmente, trasferiti ai consumatori finali attraverso i prezzi
di vendita. Le imposte sui prodotti rappresentano una componente fondamentale
per il calcolo del PIL a prezzi di mercato, essendo sommate al valore aggiunto.
Sono strettamente correlate alla domanda e all’attività economica: un aumento
nei consumi o nella produzione si traduce in un incremento del gettito fiscale
derivante da queste imposte. Esse svolgono un ruolo cruciale per le finanze
pubbliche, fornendo una fonte importante di entrate per lo Stato e influenzando
indirettamente i comportamenti di consumo e produzione. I dati fanno
riferimento al periodo tra il 2014 ed il 2023.
L’andamento delle imposte sui prodotti in Italia
tra il 2014 e il 2023 rappresenta un importante indicatore delle dinamiche
macroeconomiche e delle interazioni tra il sistema produttivo, i consumi e le
politiche fiscali. Le imposte sui prodotti, che comprendono tributi come l’IVA,
le accise e altre imposte indirette applicate alla vendita di beni e servizi,
svolgono un ruolo cruciale nella composizione del prodotto interno lordo (PIL)
a prezzi di mercato. Queste imposte sono strettamente legate alla domanda
interna e ai livelli di produzione, rendendole un riflesso diretto della salute
economica del Paese e del contesto globale.
Nel 2014, il gettito delle imposte sui prodotti
era pari a 217,1 miliardi di euro, segnando il punto di partenza per un
decennio caratterizzato da fasi di crescita moderata, crisi profonde e
successive riprese. Tra il 2015 e il 2016, si osserva un incremento contenuto
delle imposte sui prodotti, con variazioni assolute di 782 milioni (+0,36%) e
817 milioni (+0,38%), rispettivamente. Questo periodo riflette una fase di
stabilizzazione economica dopo la crisi finanziaria globale del 2008-2009 e la
crisi del debito sovrano europeo, che avevano colpito duramente i livelli di
produzione e consumo in Italia. La crescita moderata del PIL nominale durante
questi anni ha sostenuto il gettito fiscale, grazie a un graduale rafforzamento
della domanda interna e al contributo positivo di alcuni settori produttivi.
Nel 2017, tuttavia, si registra una contrazione
delle imposte sui prodotti, con una diminuzione di 574 milioni (-0,26%). Questo
dato segnala un rallentamento della crescita economica e una relativa
stagnazione della domanda interna, in un contesto globale caratterizzato da
incertezze geopolitiche e commerciali. La situazione peggiora ulteriormente nel
2018, con un calo più marcato delle imposte sui prodotti di 1,3 miliardi
(-0,59%). L’economia italiana, pur registrando un aumento limitato del PIL
reale, risente di problemi strutturali come la bassa produttività e
l’insufficiente capacità di attrarre investimenti. Questi fattori limitano
l’espansione economica e, di conseguenza, il gettito fiscale derivante dai
consumi e dalla produzione.
Nel 2019, le imposte sui prodotti subiscono un
ulteriore calo significativo, con una riduzione di 3,5 miliardi (-1,61%),
raggiungendo un valore di 213,3 miliardi di euro. Questo decremento è
attribuibile a un rallentamento generalizzato dell’economia globale e
nazionale, caratterizzato da tensioni commerciali tra le principali economie
mondiali e da una crescente incertezza politica interna. L’andamento del PIL
nominale, debole in questo periodo, contribuisce a limitare la crescita del
gettito fiscale, evidenziando la vulnerabilità dell’economia italiana alle
dinamiche internazionali e alla stagnazione della domanda interna.
L’anno 2020 rappresenta un punto di svolta
drammatico, con una contrazione delle imposte sui prodotti senza precedenti. Il
gettito fiscale scende a 186,7 miliardi di euro, con una perdita di 26,6
miliardi rispetto al 2019 (-12,45%). Questa riduzione riflette l’impatto
devastante della pandemia di COVID-19, che ha causato un blocco delle attività
economiche, un calo drammatico dei consumi e una contrazione significativa
della produzione. I lockdown, le restrizioni alla mobilità e l’incertezza economica
hanno colpito duramente settori chiave, come il commercio al dettaglio, il
turismo e l’industria manifatturiera. L’effetto sul PIL nominale è stato
altrettanto severo, con una contrazione che ha amplificato la riduzione delle
imposte sui prodotti. Questa crisi ha messo in evidenza la stretta correlazione
tra l’attività economica e il gettito fiscale, dimostrando come eventi
straordinari possano influenzare in modo rapido e significativo le finanze
pubbliche.
Il 2021 segna l’inizio di una ripresa economica,
con un incremento delle imposte sui prodotti pari a 15,6 miliardi (+8,36%), che
raggiungono un valore di 202,4 miliardi di euro. Questo rimbalzo è stato
favorito dalla riapertura delle attività produttive e commerciali, dal rilancio
della domanda interna ed estera e dal sostegno delle politiche fiscali
espansive messe in atto sia a livello nazionale che europeo, come il Piano
Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). L’effetto base, ovvero il confronto
con il livello molto basso del 2020, ha amplificato l’entità della crescita
percentuale. Tuttavia, questo aumento non è stato sufficiente a riportare il
gettito fiscale ai livelli pre-pandemici, riflettendo una ripresa economica
ancora incompleta e disomogenea tra i settori.
Nel 2022, le imposte sui prodotti continuano a
crescere, sebbene a un ritmo più contenuto rispetto all’anno precedente. Il
gettito fiscale aumenta di 3,9 miliardi (+1,94%), raggiungendo 206,3 miliardi
di euro. Questo incremento è stato sostenuto dalla ripresa economica in corso e
dall’aumento dei prezzi nominali, in parte dovuto all’inflazione. Tuttavia,
l’economia italiana ha iniziato a scontrarsi con nuove sfide, tra cui l’aumento
dei costi energetici, le tensioni geopolitiche legate alla guerra in Ucraina e
il rialzo dei tassi di interesse da parte della Banca Centrale Europea per
contrastare l’inflazione. Questi fattori hanno limitato la crescita della
domanda e della produzione, con effetti indiretti sul gettito fiscale.
Nel 2023, le imposte sui prodotti registrano un
ulteriore aumento di 1,6 miliardi (+0,77%), raggiungendo un valore di 207,8
miliardi di euro. Questo dato riflette una fase di stabilizzazione economica,
con una crescita nominale limitata da persistenti incertezze geopolitiche e
dalle pressioni inflazionistiche. Nonostante il recupero rispetto ai livelli
più bassi del 2020, il gettito fiscale rimane inferiore a quello del 2014,
evidenziando un saldo negativo complessivo di 9,2 miliardi (-4,24%) nell’arco
del decennio. Questo calo cumulativo è un chiaro indicatore delle difficoltà
incontrate dall’economia italiana nel sostenere una crescita robusta e
duratura, influenzata da shock esterni e da problemi strutturali interni.
Dal punto di vista macroeconomico, l’andamento
delle imposte sui prodotti evidenzia la stretta relazione tra l’attività
economica e il gettito fiscale. Nei periodi di crescita, l’aumento della
domanda interna e della produzione stimola il gettito delle imposte indirette,
mentre nei periodi di recessione o stagnazione, come il 2020, la contrazione dell’attività
economica si traduce in una riduzione significativa delle entrate fiscali.
Questa dinamica ha implicazioni dirette per le finanze pubbliche, poiché il
calo delle imposte sui prodotti riduce le risorse disponibili per finanziare la
spesa pubblica e i programmi di investimento.
Per quanto riguarda il PIL, le imposte sui
prodotti rappresentano una componente essenziale del calcolo del PIL a prezzi
di mercato, essendo sommate al valore aggiunto. La contrazione delle imposte
nel 2020 ha amplificato la flessione del PIL nominale, mentre il loro recupero
negli anni successivi ha contribuito positivamente alla ripresa economica.
Tuttavia, la crescita limitata del gettito fiscale rispetto al 2014 suggerisce
che la ripresa del PIL nominale non è stata sufficientemente vigorosa da
riportare il livello delle imposte indirette ai valori pre-crisi. Questo
riflette una ripresa economica ancora fragile e disomogenea, che necessita di
politiche mirate per rafforzare la crescita e aumentare la resilienza dell’economia
italiana.
In prospettiva, l’aumento del gettito fiscale
potrebbe essere sostenuto attraverso una crescita economica più inclusiva e
sostenibile, piuttosto che attraverso un incremento delle aliquote fiscali. Ciò
richiede investimenti in settori ad alto valore aggiunto, innovazione
tecnologica e transizione ecologica, oltre a politiche che stimolino i consumi
interni e migliorino la produttività. Un sistema fiscale più efficiente e
orientato alla crescita potrebbe inoltre contribuire a garantire una maggiore
stabilità delle entrate, mitigando gli effetti delle fluttuazioni economiche.
In conclusione, i dati sulle imposte sui prodotti offrono una visione chiara
delle sfide e delle opportunità dell’economia italiana, evidenziando la
necessità di politiche economiche e fiscali mirate per sostenere una crescita
duratura e resiliente.
Esercizio
|
Imposte
sui prodotti in milioni di euro |
Variazione
assoluta |
Variazione
percentuale |
2014 |
217.054,70 |
||
2015 |
217.837,20 |
782,5 |
0,361 |
2016 |
218.654,50 |
817,3 |
0,375 |
2017 |
218.080,10 |
-574,4 |
-0,263 |
2018 |
216.784,60 |
-1.295,50 |
-0,594 |
2019 |
213.297,40 |
-3.487,20 |
-1,609 |
2020 |
186.747 |
-26.550,40 |
-12,448 |
2021 |
202.352 |
15.605,00 |
8,356 |
2022 |
206.272,50 |
3.920,50 |
1,937 |
2023 |
207.850,40 |
1.577,90 |
0,765 |
2014-2023 |
-9.204,30 |
-4,241 |
Fonte: ISTAT
Link: www.istat.it
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